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Erdogan: Twitter la più pericolosa minaccia alla società

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Turchia, la protesta sui social media

Il premier Erdogan definisce Twitter la più pericolosa minaccia alla società. E ordina l’embargo digitale. Ma i cittadini trovano il modo di aggirarlo. E si fa vivo anche Anonymous

di Mauro Vecchio

Più di dieci milioni di cinguettii negli ultimi tre giorni di protesta tra le strade di Istanbul, in un flusso inarrestabile di micropost dagli hashtag #occupygezi e #geziparkieylemi. Su Twitter, l’infuocata situazione turca ha trovato un canale perfetto per diffondersi a macchia d’olio verso l’opinione pubblica internazionale. La proliferazione incontrollata dei commenti in 140 caratteri non sembra affatto gradita alle autorità.

“Esiste ora una nuova minaccia chiamata Twitter – ha dichiarato il contestato premier turco Recep Tayyip Erdogan – Dove si possono trovare i migliori esempi di menzogna. Per me, i social media rappresentano la peggiore minaccia alla società”. In seguito allo scoppio della rivolta di piazza, lo stesso Erdogan ha ordinato al suo staff di bloccare tutti gli accessi dalla Turchia a piattaforme della condivisione social come Facebook e appunto Twitter.

In realtà, gli utenti locali hanno mostrato grande perizia nell’aggiramento di questi stessi blocchi governativi, un livello di esperienza high-tech ancora maggiore di quello offerto nel corso dell’ormai celebre Primavera Araba. A colpi di VPN – più di 120mila download per il software Hotspot Shield, in appena due giorni– e servizi proxy, i netizen turchi riescono a comunicare in barba alle strategie censorie delle autorità nazionali.

Fotografie di giovani insanguinati, immagini dal vivo nel corso delle proteste di piazza. Gli utenti turchi approfittano delle nuove tecnologie – dall’app di streaming fornita da Ustream a Zello, che funziona come un tradizionale walkie talkie – per raccontare al mondo la violenza della polizia e l’evolversi della vicenda. Al blocco dei siti social da parte del governo Erdogan ha risposto anche Anonymous, ovviamente alla maniera degli hacktivisti.

Nel corso dell’#OpTurkey, il collettivo ha abbattuto dozzine di siti governativi in terra turca, con la promessa di proseguire senza sosta a base di DDoS contro un regime paragonato a quello di Cina e Iran. Dalla Siria, la milizia nota come SEA ha rivendicato un’azione cibernetica contro le infrastrutture di rete del governo turco, con il conseguente rilascio di informazioni private sullo staff di Erdogan.

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Fonte: Punto Informatico

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Approfondimento (madu)

Anonymous – #OpTurkey – Il popolo turco si aspetta il tuo aiuto!

Lettera da Istanbul: da Gezi Park al mondo

Perché la Turchia non vuole più Erdogan

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Appello – Bolivia: fermate l’autostrada in Amazzonia

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Domenica la polizia boliviana ha usato gas lacrimogeni e manganelli contro le popolazioni indigene, inclusi donne e bambini, che manifestavano contro la costruzione di una mega-autostrada illegale che taglierà in due la foresta amazzonica.

72 ore dopo il paese è caduto in crisi: il Ministro della difesa ha rassegnato le dimissioni per disgusto, i boliviani hanno occupato le strade del paese e il Presidente Evo Morales è stato costretto a sospendere momentaneamente la costruzione dell’autostrada. Alcune multinazionali molto potenti, però, hanno già cominciato a disboscare questa preziosa riserva naturale. Solo se il mondo si metterà dalla parte di questi coraggiosi leader indigeni potremo far sì che l’autostrada segua un altro percorso e garantire così la protezione della foresta.

Avaaz ha appena consegnato una petizione d’emergenza firmata da 115.000 membri della Bolivia e dell’America Latina a due ministri importanti: ora sono estremamente preoccupati e sotto pressione. Dopo questi episodi di brutale violenza dobbiamo agire con maggiore urgenza e lanciare un allarme per fermare la repressione e la costruzione dell’autostrada. Firma la petizione urgente – sarà consegnata in maniera spettacolare al Presidente Evo Morales non appena raggiungeremo le 500.000 firme.

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FIRMA LA PETIZIONE !!

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Fonte: Avaaz.org

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Approfondimento

Disboscamento

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Emergency sulla situazione a Lampedusa

Quello che sta succedendo a Lampedusa è figlio di una politica criminale che da molti anni i governi di questo paese stanno attuando nei confronti dei migranti. Migranti che, oltre a essere privati dei più elementari diritti umani, vengono deliberatamente usati per esasperare gli animi, costruire “diversi” e “nemici”, alimentare guerre tra poveri.

La tensione e la violenza delle ultime ore, a Lampedusa come a Pozzallo, sono l’inevitabile conseguenza della politica di un governo che tratta gli stranieri come criminali, come problema di ordine pubblico, come bestie. Il sovraffollamento delle strutture, la carenza di assistenza di base, la privazione dei diritti fondamentali, oltre a essere una vergogna per un Paese che si vuole definire civile, comportano inevitabilmente l’inasprirsi del disagio e della violenza.
Grave è anche la mancanza di un progetto di accoglienza: migliaia di persone vengono lasciate marcire in condizioni disumane, senza prospettive, senza speranze, senza sapere cosa succederà di loro. A fare le spese di questa situazione, insieme ai migranti, sono ovviamente i cittadini italiani, lasciati pressoché soli a gestire tutti i problemi che una politica miope e disumana ha creato.

Disumana, nella maggior parte dei casi, è anche la situazione dei migranti che visitiamo ogni giorno nel sud Italia, presso le cliniche mobili di EMERGENCY: lavoratori trattati come schiavi, senza accesso all’acqua potabile, senza una casa, senza assistenza medica, senza diritti.

Confidiamo che i cittadini italiani abbiano la ragionevolezza e l’umanità che finora è mancata al governo, quell’umanità che permette di capire che gli “stranieri”, i “clandestini”, i “migranti stagionali” sono, prima che qualsiasi altra cosa, semplicemente “persone”, esseri umani. E come tali devono essere trattati. Ci rifiutiamo di cadere, anche a Lampedusa, nella logica della guerra: ci rifiutiamo di partecipare alla lotta di “quelli che stanno male”
contro ” quelli che stanno peggio”. Siamo dalla parte dei diritti: dei diritti degli italiani e degli stranieri, contro chi ostinatamente li nega.

Per conoscere il Programma di Emergency a favore dei migranti

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