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Sardegna: pacifisti annunciano sabotaggi non violenti contro la produzione di bombe

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Bombe Made in Sardegna: un pacifista annuncia azioni nonviolente di sabotaggio

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di Luca Kocci

«Signor prefetto, signor questore, la informo che per quanto riguarda la fabbrica di bombe di Domusnovas (Ca), potrei attuare delle azioni di sabotaggio nonviolente. Considerato che il governo italiano sta violando la legge 185/90. Infatti in base a quella norma non si possono vendere armi alle nazioni in guerra! L’Arabia Saudita usa queste bombe, ci sono le prove, anche e soprattutto contro civili inermi. La mia coscienza di cristiano mi impone di farlo».

È questa la breve lettera che il pacifista sardo Antonello Repetto, aderente a Pax Christi – ma la sua, precisa, «è una iniziativa personale» – e non nuovo ad iniziative nonviolente antimilitariste, ha inviato al prefetto e al questore di Cagliari per “autodenunciarsi” e, contestualmente, denunciare la condotta illegittima della Rwm Italia munitions (sede centrale a Ghedi, provincia di Brescia, e uno stabilimento a Domusnovas, provincia di Cagliari), costola della Rheinmetall Defence, colosso tedesco degli armamenti, subentrato nel 2010 alla Società esplosivi industriali spa, che dal 2001, dopo aver prodotto per anni esplosivi da cava e per altri usi civili, è stata convertita a fabbrica per ordigni militari.

Secondo un’inchiesta giornalistica di Reported.ly – rilanciata in Italia, fra gli altri, da Famiglia Cristiana, Il fatto quotidiano e l’Unione sarda – a Domusnovas vengono prodotte bombe, vendute, attraverso l’Arabia Saudita, agli Emirati Arabi Uniti e regolarmente utilizzate per bombardare lo Yemen (v. Adista Notizie n. 40/15), come denunciano anche Amnesty International, Medici senza frontiere, Rete Disarmo e Opal Brescia. In violazione, quindi della legge 185/90, che regola l’export di armi dall’Italia e vieta la vendita di armamenti a Paesi impegnati in conflitti.

«Mi sono autodenunciato per rendere pubblica, in questo modo, la violazione della legge», spiega ad Adista Antonello Repetto. «È la mia coscienza, di cristiano, che me lo impone, perché il quinto comandamento parla chiaro: non uccidere. E con le bombe fabbricate a Domusnovas si uccide, anche civili inermi. Rilevo poi, con rammarico, che la Chiesa sarda, tranne pochissime eccezioni, continua a restare in un assordante silenzio, facendo il contrario di quello che dice papa Francesco, che in più occasioni ha denunciato la guerra, la produzione e il commercio di armi. Ma io non potevo più tacere». Il prossimo 19 dicembre è in programma un sit-in presso la Rwm di Domusnovas. E in quell’occasione i pacifisti potrebbero mettere in atto nuove inziative nonviolente nei confronti dell’industria.

Repetto ha indirizzato una lettera anche agli operai della Rwm di Domusnovas, allegandole il testo della Preghiera semplice di Francesco d’Assisi. «Mi permetto di scrivervi per invitarvi a riflettere su quello che purtroppo contribuite a fabbricare», si legge nella lettera inviata anche ad Adista. «Come ben sapete gli ordigni da voi prodotti vengono usati dall’Arabia Saudita contro lo Yemen. I raid aerei hanno causato la morte di migliaia di civili. Amnesty International afferma che sono stati compiuti veri crimini di guerra. Sono state infatti distrutte scuole e addirittura ospedali. Capisco cosa vuol dire oggi come oggi avere la fortuna di lavorare, e il posto di lavoro va indubbiamente salvaguardato, soprattutto quando si ha famiglia. Però non me ne vorrete se voglio rammentare che anche in Yemen hanno la famiglia! Quanti civili inermi dovranno ancora morire a causa di questi micidiali ordigni che provengono, purtroppo, anche dalla Sardegna? Vorrei, se mi permettete, farvi una proposta: perché tramite i vostri rappresentanti sindacali non chiedete una riconversione della fabbrica? So benissimo che non è un discorso facile da affrontare. Vorrei che in occasione del Natale prendeste in considerazione la mia proposta».

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Fonte: Adista

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AGGIORNAMENTO:

Un altro pacifista, Francesco Arcuri, si è autodenunciato. Anch’egli, come il collega Repetto, attuerà azioni nonviolente per sabotare la produzione di Bombe della fabbrica Rwm Italia Munitions di Domusnovas (CA). Arcuri ha comunicato la sua decisione con due lettere inviate ai vertici di Prefettura e Questura. Nelle lettere affronta anche il problema sui posti di lavoro nella fabbrica: “Sono contro il ricatto occupazionale e non voglio che i cittadini siano costretti a scegliere fra la disoccupazione e il lavoro in fabbriche di morte, diretta o indiretta che sia… io mi autodenuncio per puntare il dito contro lo Stato Italiano che non mi garantisce né un lavoro né una casa a favore di spese belliche, perché voglio che i miei figli crescano in un paese dignitoso, dove possano vivere felicemente e serenamente, senza guerre alimentate da scopi economici e poi spacciate per “sante”.”  (madu)

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Alex Zanotelli: la guerra è alle porte! Mobilitiamoci!

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Manifestazione a Chicago contro la NATO

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“La guerra è alle porte. Non arriva con l’avanzata delle bandiere nere dell’Isis ma con quelle della Nato. E si fa largo sul fronte ucraino come su quello mediterraneo. Così le forze di reazione rapida passano da tredici a quarantamila uomini. Si prepara l’”inevitabile” intervento in Libia e s’intensifica l’utilizzo dei droni con la scusa di combattere i trafficanti di esseri umani. A fine settembre, poi, comincia la più grande esercitazione militare dal tempo della caduta del muro di Berlino. Coinvolgerà 35 mila soldati Nato, 200 aerei e 50 navi da guerra. Sarà pilotata dalla nuova base di Lago Patria a Napoli. Giochiamo in casa e giochiamo con il fuoco. A settembre, durante l’esercitazione, dobbiamo farci sentire […]
E allora mobilitiamoci tutti, credenti e non, uniamoci al di là di ideologie o credi, contro questa gigantesca esercitazione militare Nato “Trident Juncture 2015” che si terrà in autunno.
Lo chiedo da Napoli, il centro comando di questa operazione, insieme al comitato napoletano “Pace e Disarmo”.
Perché non pensare a una manifestazione nazionale a Napoli o altrove, promossa da tutte le realtà del movimento per la pace, dalla Rete della pace come dal Tavolo della Pace, dai No Muos come dai No Nato?”  (leggi tutto)

Alex Zanotelli

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Fonte: comune-info

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Approfondimento

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Trident Juncture 2015

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Fermatevi, la guerra non è la soluzione. Esistono altre strade.

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Testo congiunto diffuso da Rete della Pace, Campagna Sbilanciamoci e Rete Italiana per il Disarmo

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Il caos libico non accetta scorciatoie, semplificazioni e improvvisazione. L’intervento armato non può che aggravare la situazione.

Fermare la violenza in Libia, contrastare le milizie affiliate ad ISIS e tutti i gruppi armati è possibile senza più ripetere gli errori del passato, senza gettare ulteriore benzina sull’incendio.

L’intervento del 2011 dimostra pienamente in questi giorni tutto il proprio fallimento. La situazione è drammatica in tutta la regione del medio Oriente e dell’Africa Sub Sahariana, non solamente in Libia, e occorre agire con urgenza per mettere in sicurezza vite umane, per fermare le azioni criminali e terroriste, per ricomporre e riconciliare le diverse comunità etniche e religiose dell’intera regione. Questo l’obiettivo, la cui realizzazione dipende fortemente dal “modo” in cui si cercherà di metterlo in pratica: fondamentale per non produrre ulteriori vittime e caos.

Noi riteniamo che sia necessario dispiegare una molteplicità di azioni, tra le quali:

  • Chiedere ai Ministri degli Affari Esteri dei paesi europei di presentare richiesta presso la Corte Penale Internazionale dell’Aia di avviare un processo nei confronti di Abu Backr Al-Baghdadi: sia chiamato a giudizio come responsabile del sedicente «Stato Islamico» insieme agli esecutori e finanziatori dei crimini di genocidio, contro l’umanità e di guerra, così come previsto nello Statuto della stessa Corte.
  • Sostenere la ricostruzione dell’assetto statuale libico, con tutte le forze della diplomazia e della politica, a partire dall’iniziativa dell’Onu per un accordo tra le parti: solo un’azione internazionale sotto egida Onu, costruita con il pieno coinvolgimento dei rappresentanti delle comunità locali e della società civile, potrà raggiungere un accordo che freni gli scontri tra gruppi armati.
  • La comunità internazionale, sotto guida ONU e con l’impegno e la cooperazione della Lega araba e dell’Organizzazione degli stati africani, deve farsi garante e protettrice di un futuro accordo di pace, anche al fine di mettere alle strette Qatar, Arabia Saudita ed altri paesi della regione che – in maniera ipocrita – sono responsabili nel sostegno e nella propagazione delle guerre in corso
  • L’Unione Europea può inviare personale civile nelle zone più sicure per sostenere il protagonismo della società civile, delle comunità religiose e delle donne nella costruzione di un processo di pace, tutelando i difensori dei diritti umani e gli operatori di pace locale che più si espongono in questo momento. Questa sarà la missione dei futuri Corpi Civili di Pace.
  • Bloccare le fonti di finanziamento del terrorismo, la vendita delle armi e di petrolio, le complicità con i diversi gruppi di miliziani armati che imperversano nella regione. Un modo per non diventare complici in un conflitto che ci vede già molto responsabili, e per non essere “imprenditori di morte pronti a fornire armi a tutti” come ha ricordato oggi lo stesso Papa Francesco.

L’Unione Europea e i suoi stati membri devono fare la propria parte, garantendo assistenza umanitaria a profughi e migranti e cooperando con i paesi della regione che se ne stanno facendo carico, per mettere in campo un’operazione di salvataggio in mare e di accoglienza dei profughi e migranti.

Abbiamo bisogno di una politica ed un impegno internazionale che dichiarino finita la stagione degli errori armati e degli interessi di parte riportando al centro l’interesse generale della comunità globale per la Pace, la libertà e per l’accesso ai diritti universali per tutte e per tutti.

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Fonte: disarmo.org

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Approfondimento

Libia: pacifisti, no a intervento militare, non si ripeta errore fatto con Gheddafi

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