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Petizione: Basta guerre “umanitarie”. Nessun intervento militare in Libia

MOBILITIAMOCI: Che orrore, proprio in questi minuti, stanno bombardando Tripoli. Una città con i suoi abitanti sotto le bombe della coalizione. Altro che “no fly zone”. Mi fa pensare che tutto era già preordinato. Altro che protezione dei ribelli, forse protezione dei pozzi. Vogliono eliminare Gheddafi a tutti i costi anche con molte …perdite di civili. Ma… “not in my name“. Firma la PETIZIONE!!!!   (madu)

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La Libia vive giorni drammatici.
Sia le forze popolari, che l’apparato di potere, appaiono divisi lungo linee geografiche e tribali in battaglia fra loro.
Il rischio è che i paesi occidentali strumentalizzino questo contesto, già di per se foriero di lutti e sofferenze, per giustificare l’ennesimo intervento militare.
L’ Iraq e l’ Afghanistan mostrano ogni giorno, in modo inequivocabile, come i cosiddetti “interventi umanitari” siano in realtà tappe di un progetto strategico finalizzato al controllo delle risorse (soprattutto energetiche).
Si tratta di vere e proprie guerre sanguinose, che il nostro Paese combatte in violazione della Costituzione e della volontà popolare, e che hanno portato ulteriori sofferenze a popolazioni già provate.
Non facciamoci coinvolgere in un altro intervento militare.
Non partecipiamo all’ennesima guerra illegale, e dalle conseguenze irreparabili. [Read english version]

Maurizio Pallante (Fondatore del Movimento Decrescita Felice e Portavoce di “Uniti e Diversi”)
Giulietto Chiesa (Presidente del Laboratorio politico “Alternativa”)
Monia Benini (Presidente de “Per il Bene Comune”)
Massimo Fini (Fondatore del Movimento Zero)
– la Rete Provinciale Torinese dei Movimenti e Liste di Cittadinanza

http://www.unitiediversi.itinfo@unitiediversi.it

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FIRMA LA PETIZIONE

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Fonte: Petition24

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Libia: NO alla guerra! Rinasce movimento “NoWar”

No alle guerre umanitarie! No alla violenza!  E, come ci ricorda Grillo, la Cecenia, il Tibet, il Darfur, le infinite guerre civili in Africa dove le mettiamo? Cosa abbiamo fatto? Cosa stiamo facendo? Perché non siamo intervenuti?  (madu)

Non c’è strada che porti alla pace che non sia la pace, l’intelligenza e la verità.”  (Gandhi)

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20 marzo 2011

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di Marco Barone

La risoluzione ONU 1973 manifesta  i suoi primi nefasti effetti.
Oltre  110 missili da crociera Tomahawk  hanno colpito 20 diversi obiettivi in Libia ed i numerosi bombardamenti aerei occidentali, secondo la televisione di Stato libica, avrebbero procurato oltre  40 morti e 150 feriti, (e questa sarebbe la no fly zone?).
Nello stesso tempo  il Comitato dell’Unione Africana riunito a Nouakhott in Mauritania, lancia  appello per la “cessazione immediata di tutte le ostilità”, ma  in Italia finalmente qualcosa si muove.
Fischia il  vento di contestazione contro il consenso unilaterale sia di destra che sinistra istituzionale per questa guerra del capitale.
Inizia a soffiar vento gelido di contestazione verso questa ennesima guerra del sistema che procurerà ancora ed ancora tante vittime civili ed effetti non prevedibili.
Terni:
Alla notizia dell’intervento francese alcune decine di cittadini ternani si sono ritrovati spontaneamente sotto la Prefettura per manifestare la totale condanna di questa ulteriore guerra.
Dal presidio è partita la proposta di una pubblica assemblea che si terrà lunedì  per organizzare e coordinare iniziative contro la guerra.
Milano:
Dopo il primo momento di mobilitazione del pomeriggio del 19 marzo dove un corteo partecipato, ha attraversato le vie di Milano contro ogni forma di imperialismo e di intervento “umanitario” si lancia una mobilitazione permanente che già da domenica pomeriggio darà un segnale di netta opposizione ai bombardamenti e al massacro di civili.
Per tali ragioni vi sarà un presidio/mobilitazione in Piazza San Babila domenica 20 marzo 2011 alle ore 16.00
Appuntamenti per cominciare a dare una risposta immediata:
domenica 20 marzo
ore 15 – Piazza Loreto
ore 16 – P.za S.Babila
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La Scuola e i Valori della Pace

L’umanità dovrebbe imparare a non contemplare la guerra nella sua visione del mondo e della vita, compiendo lo sforzo intellettuale di evitare le guerre e di disegnare un mondo senza conflitti armati e soprattutto ritrovare quello che è rimasto di umano in ciascuno di noi, per trasformare l’utopia di un mondo senza conflitti e senza schiavitù, in progetti di cultura e di civiltà, opponendo la vita alla violenza di massa, alla discriminazione, alla disuguaglianza dei diritti, dove l’abolizione del conflitto armato è un cammino da percorrere individualmente e collettivamente.

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di Laura Tussi

La scuola, così come altri luoghi dell’educazione, è uno spazio interattivo che coinvolge nello stare insieme e nel trovare occasioni comuni di progetti, giochi, azioni, in un comportamento reciproco tra gli allievi che arrivano da lontano, con stili cognitivi propri, linguaggi diversi, forme culturali già interiorizzate, di cui gli educatori devono riconoscere il valore, il peso, la rilevanza.

Una pedagogia dello scambio prevede interazioni, intrecci di saperi e culture, nell’organizzazione del sistema educativo che non deve restare rigido su posizioni di prevaricazione, ma dovrebbe consentire spazi e tempi adeguati alle esigenze di ciascuno, strutturandosi in modo duttile e relazionale, collegandosi in modo positivo con il territorio, organizzando le differenze di abitudini, di cibo, di cultura orale, di scrittura e lingua.

Gli operatori scolastici hanno il compito di osservare la complessità che si origina dagli incroci delle differenze, attraverso un lavoro paziente e metodico che trova le sue radici nel dialogo e nell’interpretazione, in percorsi didattici per ricercare modi, spazi e tempi di coesistenza, nei quali la consapevolezza di sé, delle proprie origini, della propria cultura, riesca a coniugarsi con il rispetto dell’altro.

Il sistema scolastico deve favorire al suo interno relazioni complementari tra gli allievi che appartengono a culture differenti, stabilendo relazioni verso l’esterno, senza prevaricazione, con rispetto reciproco, evitando processi di ghettizzazione interni ed esterni, nella disponibilità al dialogo e al cambiamento, con la convinzione che l’apertura può limitare l’insorgere di conflitti ed è necessaria al rafforzamento delle identità reciproche, al mantenimento e alla sopravvivenza della propria cultura.

La storia dell’umanità è costituita di fusioni etniche e ibridazioni dialogiche di gruppi diversi, dove qualunque cultura non ha mai una sola origine, ma è narrazione storica di culture altre, lingue e saperi che si incontrano e continuano ad intrecciarsi, fondendosi e confondendosi gli uni negli altri, nel valore delle mescolanze, degli incontri, degli incroci che si originano dal movimento di donne e uomini, di culture, nel flusso continuo e inarrestabile di genti, idee e progetti.

Gli spostamenti dei popoli e le migrazioni di massa sono state necessità economiche di ogni epoca, perché sempre sono esistite popolazioni che hanno cambiato territorio, mutuato abitudini, scambiato strutture sociali, incrociato culture, meticciato economie, trasformandosi a vicenda. (leggi tutto)

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Fonte: Peacelink

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