Tag Archives: film

A Savigliano (Cn) il 13 maggio in prima mondiale assoluta il filmato inedito del funerale di Sacco e Vanzetti

.

.

Boston - Charlestown, 23 agosto 1927 - Funerali di Sacco e Vanzetti

Charlestown, 23 agosto 1927 – Funerali di Sacco e Vanzetti

.

Il funerale mai visto di Sacco e Vanzetti

.

di  Giuseppe Galzerano

Storie. Girata clandestinamente, perduta e ritrovata, la preziosa pellicola con le immagini delle esequie di Sacco & Vanzetti verrà proiettata martedì 13 maggio a Savigliano (Cn) in prima mondiale assoluta.

Chi non ricorda la tra­ge­dia di Nicola Sacco e Bar­to­lo­meo Van­zetti, i due anar­chici ita­liani emi­grati in Ame­rica e ful­mi­nati inno­centi sulla sedia elet­trica nel car­cere di Char­le­stown, Boston Mas­sa­chu­setts, pochi minuti dopo la mez­za­notte tra il 22 e il 23 ago­sto 1927, a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro?

Il mondo intero fino all’ultimo aveva spe­rato di strap­pare i due ita­liani alla sedia elet­trica e c’erano state impo­nenti mani­fe­sta­zioni in ogni angolo del mondo, tranne che per ragioni poli­ti­che in Italia.

Sor­presi su un tram la sera del 5 mag­gio 1920 erano stati arre­stati: nelle tasche ave­vano due rivol­telle e dei volan­tini sov­ver­sivi per pro­muo­vere per la sera del 9 mag­gio una mani­fe­sta­zione di pro­te­sta con­tro la poli­zia di New York che la notte del 3 mag­gio — dopo averlo ille­git­ti­ma­mente arre­stato e trat­te­nuto — aveva vigliac­ca­mente sca­ra­ven­tato dal quat­tor­di­ce­simo piano della que­stura Andrea Sal­sedo, un tipo­grafo ed edi­tore anar­chico sici­liano (ori­gi­na­rio di Pan­tel­le­ria), sfrac­cel­lan­done il corpo sul mar­cia­piedi della que­stura. Ave­vano anche il com­pito di met­tere in salvo gior­nali, opu­scoli e libri pub­bli­cati con immensi sacri­fici dai lavo­ra­tori anar­chici italo-americani.

Bar­to­lo­meo Van­zetti, ori­gi­na­rio di Vil­la­fal­letto (Cn), fu accu­sato della rapina avve­nuta il 24 dicem­bre 1919 a Brid­gewa­ter e, uni­ta­mente a Nicola Sacco, ori­gi­na­rio di Tor­re­mag­giore (Fg) di quella del 15 aprile 1920, veri­fi­ca­tasi a South Brain­tree, in cui mori­rono due per­sone. Al pro­cesso tan­tis­simi testi­mo­niano l’estraneità, l’innocenza e la lon­ta­nanza dai luo­ghi in cui avven­nero le rapine. Furono sette lun­ghi anni di mar­ti­rio e di calvario.

A ottan­ta­sette anni dall’esecuzione il caso dei due anar­chici ita­liani è più vivo che mai. Ogni anno, nel mondo, si pub­bli­cano libri che affron­tano la ter­ri­bile vicenda, si mol­ti­pli­cano gli studi e le ricer­che che ne appro­fon­di­scono la sto­ria, cre­scono le ini­zia­tive di sup­porto e di divul­ga­zione, si con­so­li­dano le ini­zia­tive cine­ma­to­gra­fi­che, tea­trali, foto­gra­fi­che, let­te­ra­rie e arti­sti­che. Gli archivi e le memo­rie indi­vi­duali e col­let­tive con­ti­nuano a for­nire mate­riale e nuovi ele­menti sull’infamia con­su­mata dalla giu­sti­zia ame­ri­cana con­tro due one­sti lavo­ra­tori, offrendo alla ricerca sto­rica la pos­si­bi­lità di appro­fon­dire i vari aspetti della vicenda. Ancora oggi molto mate­riale, con­ser­vato in Biblio­te­che pub­bli­che, Uni­ver­sità, Fon­da­zioni, Archivi anar­chici, pub­blici e pri­vati, attende di essere visio­nato, sco­perto e reso noto. Un cal­colo appros­si­ma­tivo fa regi­strare oltre 500 volumi e migliaia e migliaia di saggi su gior­nali e rivi­ste di tutto il mondo e in tutte le lin­gue, testi­mo­niando un inte­resse che non verrà mai meno.

Lo prova, se ve ne fosse biso­gno, l’iniziativa di mar­tedì 13 mag­gio quando a Savi­gliano (Cn), in una sala di Palazzo Taf­fini, alle ore 21, verrà pro­iet­tato — per la prima volta nel mondo — il film ine­dito del fune­rale di Sacco e Van­zetti, svol­tosi il 28 ago­sto 1927. La serata è pro­mossa da Luigi Botta, in col­la­bo­ra­zione con le asso­cia­zioni «Pro­me­teo» e «Cri­sto­foro Beg­giami» di Savi­gliano e con il patro­ci­nio della «Sacco and Van­zetti Com­me­mo­ra­tion Society» di Boston e dell’associazione «Sacco e Van­zetti» di Tor­re­mag­giore. L’emozionante docu­mento sto­rico e cine­ma­to­gra­fico è stato recen­te­mente restau­rato e rior­di­nato da Jerry Kaplan, per conto della «Sacco and Van­zetti Com­me­mo­ra­tion Society», con la super­vi­sione dell’anarchico italo-americano Robert D’Attilio.

Restau­rato lo scorso anno per l’anniversario dell’esecuzione, il fil­mato prima d’ora non è stato mai mostrato dal vivo, con pub­blico pre­sente, come con­ferma Jerry Kaplan: «Il film non è mai stato mostrato in luogo pub­blico, con un pub­blico pre­sente. La vostra pro­ie­zione sarà la prima».

La sto­ria di que­sto fil­mato è par­ti­co­lar­mente com­plessa e inte­res­sante. All’epoca venne rea­liz­zato in modo arti­giano in quanto il Governo degli Stati Uniti, il giorno stesso dell’esecuzione di Sacco e Van­zetti, ordinò tas­sa­ti­va­mente che tutti i fil­mati sul caso dei due anar­chici venis­sero distrutti e infatti la docu­men­ta­zione cine­ma­to­gra­fica è pra­ti­ca­mente nulla. For­tu­na­ta­mente l’anarchico Aldino Feli­cani — gior­na­li­sta anar­chico ori­gi­na­rio di Vic­chio (Fi), emi­grato nel 1914 negli Stati Uniti, fon­da­tore e ani­ma­tore del Defense Com­mit­tee «Sacco and Van­zetti» di Boston, costi­tuito per con­durre la bat­ta­glia poli­tica e per por­tare una viva e con­creta soli­da­rietà ai due car­ce­rati — con­sa­pe­vole dell’importanza dell’evento, inca­rica alcuni cineo­pe­ra­tori di ripren­dere di nasco­sto e clan­de­sti­na­mente il fune­rale dei due anar­chici ita­liani. La pre­ziosa pel­li­cola, poi, finì in mani ano­nime. Nel 1930 il gior­na­li­sta Gard­ner Jack­son, che aveva seguito il pro­cesso, l’acquista per 1.000 dol­lari; viene mostrata e poi con­ser­vata dal gior­na­li­sta. Ma si perde nuo­va­mente. Lo scrit­tore Fran­cis Rus­sel, impe­gnato nelle ricer­che per il suo libro Tra­gedy in Ded­ham. The Story of the Sacco Van­zetti Case — pub­bli­cato negli Stati Uniti nel 1961 e tra­dotto in ita­liano dall’editore Mur­sia nel 1966 e ripub­bli­cato da Mon­da­dori nel 2005 — la ritrova alla fine degli anni ’50 ma non la uti­lizza né la men­ziona nel volume.Era disor­di­nata e a spez­zoni, quasi irri­co­no­sci­bile. Prov­vide a farla rior­di­nare con un mon­tag­gio appros­si­ma­tivo, eli­mi­nando alcune parti rite­nute di scarsa qua­lità e dan­neg­giate. Nel 1962 la dona, insieme ad altro mate­riale sul caso, alla Bran­deis Uni­ver­sity di Wal­tham, Mas­sa­chu­setts, dove viene ancora una volta dimen­ti­cata. Con la dona­zione di tutto il patri­mo­nio del Comi­tato di Difesa alla Boston Public Library, la pel­li­cola è recu­pe­rata presso l’Università e dupli­cata con due diverse copie nega­tive. Lo scorso anno Jerry Kaplan riprende in mano le sei sezioni del film, che durano all’incirca sei minuti. Le sele­ziona e le stu­dia, eli­mina le ripe­ti­zioni e le riprese extra sog­getto. Riman­gono com­ples­si­va­mente 4’30″ di pro­ie­zione. Li rimonta cro­no­lo­gi­ca­mente, seguendo scru­po­lo­sa­mente i qua­ran­ta­tre stac­chi di scena.

È que­sto lo straor­di­na­rio docu­mento umano, poli­tico, sociale e cul­tu­rale che viene pro­iet­tato, per la prima volta, in ante­prima mon­diale a Savi­gliano, cit­ta­dina nella quale viveva la fami­glia Van­zetti prima di tra­sfe­rirsi a Villafalleto.

Il Comi­tato di Difesa aveva pen­sato di esporre le due salme al pub­blico in una camera ardente in grande stile, ma nes­suno accetta di fit­tar­gli una sala e così si serve della camera mor­tua­ria dell’impresario fune­bre Joseph Lan­gone. Il cor­teo fune­bre si snoda a par­tire dalle 14,30. Ci sono oltre cin­que­cento poli­ziotti armati e set­tanta guar­die a cavallo scor­tano i carri fune­bri, seguiti da oltre cin­que­mila per­sone, molte delle quali indos­sano una cra­vatta nera e un garo­fano rosso all’occhiello e oltre due­cen­to­mila sono assie­pate lungo i mar­cia­piedi e sotto la piog­gia. Gli anar­chici, in spre­gio degli ordini della poli­zia, distri­bui­scono brac­ciali di fel­tro rosso con la scritta: «Remem­ber. Justice Cru­ci­fied August 22, 1927».

Nel fil­mato, oltre a rico­no­scere Aldino Feli­cani e il gio­vane Brini, che il giorno della rapina per la quale fu accu­sato Van­zetti ven­deva anguille pro­prio in com­pa­gnia di Van­zetti, si vede la poli­zia che, al comando di un furi­bondo ser­gente che impu­gna un ombrello, man­ga­nel­lare dura­mente i par­te­ci­panti. Alla fine del fil­mato del fune­rale il gover­na­tore del Mas­sa­chu­setts, Alvan Tuft Ful­ler, dice «gra­zie a Dio, tutto è finito». Ma non era così.

Luigi Botta, l’organizzatore della mani­fe­sta­zione, è un appas­sio­nato gior­na­li­sta di Savi­gliano, autore nel 1978 del volume Sacco e Van­zetti: giu­sti­ziata la verità, che da molti anni rac­co­glie in tutto il mondo mate­riale su Sacco e Van­zetti e sta lavo­rando a una nuova monu­men­tale pub­bli­ca­zione com­pleta e arti­co­lata, ricca di mate­riale ine­dito e di oltre un migliaio di foto­gra­fie d’epoca.

.

Fonte: il Manifesto

.

.


il Film: “A proposito di Davis” di Joel e Ethan Coen

.

.

48891

.

A proposito di Davis

 di Joel e Ethan Coen

(USA/Francia – 2013)

.

di Marcello Polizzi

Dall’interno di una metropolitana, che viaggia su sonorità tipicamente sixties, un gatto osserva disorientato le luci delle varie fermate che all’esterno velocemente si susseguono: il genio irriverente dei fratelli Coen ci conduce così dentro Llewyn Davis. Potrebbe essere infatti questa breve scena a racchiudere il punto di vista del protagonista della storia, musicista talentuoso ma incompreso e senza fissa dimora nel mondo in perenne mutamento del Greenwich Village dei primi anni ’60. E così come le stazioni di una metro segnano un percorso circolare destinato a ripetersi, anche il film presenta una struttura simile, svolgendosi nell’arco di un’intera settimana. Ma partenza ed arrivo non per forza coincidono e spesso il tragitto è guidato dalla sorte, alle volte cattiva.

Spinto in un vagabondaggio dai rimandi omerici, Llewyn aspira ad affermare la sua musica. Desiderio questo condiviso da molti altri attorno a lui, nel delicato periodo di passaggio dal sogno americano ai conflitti del Vietnam e di tutto il decennio a venire, in cui i giovani non vedranno certezze. L’abilità dei registi di Minneapolis sta proprio nel mostrare un vivido ritratto di quest’epoca non cedendo mai alla mera celebrazione, ma suggerendo attraverso dettagli e rimandi l’atmosfera di quegli anni.E fulcro di quest’operazione non poteva che essere la musica, vero mezzo di ribellione giovanile nell’America di allora. Lontani però da una nostalgia all’AmericanGraffiti, i Coen si ispirano alla vita del misconosciuto cantante folk ed intimo amico di Bob Dylan, Dave Van Ronk e mostrando così l’altra faccia della medaglia, portano sullo schermo una nuova storia di outsider, aggiungendo un volto nuovo alla loro galleria, ed uno dei più belli.

Pur costituendo una sorta di summa della poetica coeniana, A proposito di Davis presenta una vena fortemente intimista rispetto alle pellicole precedenti, facendo di una storia individuale una sorta di cassa di risonanza per il mondo in cui essa è calata. Sarà il folk di Llewyn a farsi portavoce di quel disagio generazionale e così esso non piacerà agli amanti di musica antica né tantomeno al vecchio jazzista Turner, ma non sarà neppure vendibile, come le canzoni di Jim o Troy. Il conflitto interiore che ne consegue tratteggia così la figura dell’artista che crede intimamente nel suo lavoro e rifiuta di piegarsi del tutto all’industria discografica, che di lì a poco avrebbe comunque sfruttato la nuova ondata culturale. Da tutto ciò deriva forse il suo insuccesso, frutto semplicemente di un destino sbagliato di cui i Coen si fanno implacabili artefici e che rende Llewyn Davis vittima dei suoi tempi, quei tempi che, come pochi anni dopo qualcuno cantava, stavano cambiando.

.

TRAILER

.

.

SCHEDA DEL FILM

Titolo originale: Inside Llewyn Davis
Regia: Ethan Coen, Joel Coen
Interpreti: Oscar Isaac, Carey Mulligan, Justin Timberlake, John Goodman, F. Murray Abraham
Origine: Usa 2013
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 105′

 .

.

.

.


Cesena – Chiamata alle arti per un film dedicato a Tiziano Terzani

.

.

th

.

Cinema San Biagio di Cesena

Lunedì 3 Febbraio 2014

Sala Rossa – ore 20.45

.

Il cinema San Biagio di Cesena (FC) ospiterà una “Chiamata alle arti” per sostenere la produzione del film “Un indovino mi disse”, tratto dall’omonimo libro di Tiziano Terzani.
Una serata organizzata da Emergency di Forlì-Cesena, Amnesty International di Cesena, Arci di Cesena e Centro per la Pace di Cesena.
Filmati, letture, musica dal vivo e un monologo di teatro civile per ripercorrere insieme la vita di Tiziano Terzani e, in particolare, il viaggio nel cuore dell’Asia, raccontato in Un indovino mi disse. Un viaggio che, per lo scrittore, è stato tappa fondamentale di un percorso di trasformazione da corrispondente di guerra a uomo di pace.
Nel corso della serata il regista Mario Zanot -autore di Anam il senza nome, l’ultima intervista a Tiziano Terzani – insieme a Davide Fabbri, presenterà il progetto del film tratto da Un indovino mi disse.

.
– L’attore e narratore Roberto Mercadini reciterà un monologo inedito su Terzani.
– Marcello “Macola” Mazzola e Filippo Francesconi eseguiranno alcuni brani musicali dal vivo.
– Valentina Rossi e Ilario Sirri leggeranno brani tratti dai libri di Terzani.
– Vi saranno le testimonianze delle volontarie di Emergency: Margherita Piastrellonie Sara Salvigni.

.
L’ingresso è libero, con possibilità di donazione a sostegno del progetto cinematografico.

.
Informazioni utili:
www.unindovinocidisse.it
info@unindovinocidisse.it

.

Serata_Terzani_a_Cesena_3_2_2014

.

Il progettocinematografico in generale

Alla fine del 2012 è stata lanciata sul web la campagna di raccolta fondi per realizzare un film da quello che è forse il libro più amato di Tiziano Terzani: Un indovino mi disse.

L’idea è del regista milanese Mario Zanot, documentarista e visual effects supervisor, che ha collaborato, tra gli altri, con Giuseppe Tornatore e Nanni Moretti, e che nel 2013 ha vinto il David di Donatello per i migliori effetti digitali del film “Diaz, don’t  clean upthis blood” di Daniele Vicari.

Zanot incontra Terzani nel 2004 per girare Anam il senza nome , l’ultima intervista rilasciata dal giornalista-scrittore, poco prima della sua scomparsa.

Il film “Un indovino mi disse” ripercorrerà il viaggio di Terzani alla scoperta del cuore magico dell’Asia, un viaggio che il giornalista fece nel 1993, spostandosi senza mai prendere aerei. All’apice della sua carriera infatti, in crisi umana e professionale, Terzani si aggrappa alla vecchia profezia di un indovino di Hong Kong: “Attento! Nel 1993 corri un gran rischio di morire. In quell’anno non volare. Non volare mai”.
Quella maledizione si trasforma per lui in una benedizione, un’occasione per reinventarsi la vita. In quello stesso anno, l’elicottero sul quale sarebbe dovuto salire cade. Un caso? Al di là della sua veridicità, la profezia lo aiuta a trovare una nuova dimensione umana e spirituale.

Un indovino mi disse sarà girato tra Vietnam, Laos , Cambogia, Birmania eThailandia.

La sceneggiatura è già pronta e alcuni partner stranieri hanno mostrato vivo interesse per il progetto.

In Italia Mario Zanot ha deciso di rivolgersi anche al pubblico, per farconoscere e finanziare almeno in parte questo film. Chi sceglie di versare 50 euro vedrà il proprio nome nei titoli di coda del film.
Per promuovere questo progetto è stato fondato il Comitato Un indovino ci disse. Il film che sta organizzando serate di raccolta fondi in tutta Italia, delle “Chiamate alle arti”, durante le quali ripercorrere la vita di Terzani, corrispondente di guerra, viaggiatore e uomo di pace, attraverso la proiezione di filmati, la lettura di brani tratti dai suoi libri e musica suonata dal vivo. Grazie all’aiuto dei lettori di Terzani sono già state organizzate più di sessanta serate, in piccole e grandi città. I soldi donati dagli utenti del web e quelli raccolti durante questi eventi andranno ad affiancarsi al finanziamento dei partner stranieri, per coprire il budget complessivo del film che si aggira intorno al milione e mezzo di euro. L’obiettivo è quello di iniziare le riprese nel 2014, decennale della morte di Terzani. Una parte degli incassi del film verrà devoluta a Emergency, per l’ospedale di Lashkar-gah in Afghanistan, intitolato a Tiziano Terzani. Si tratta di un centro chirurgico in cui il 60% dei pazienti ricoverati è curato per ferite di guerra causate da bombe, mine antiuomo e pallottole, e dove un terzo dei pazienti ha meno di 14 anni.
In ogni caso, se la cifra raccolta attraverso il finanziamento popolare non dovesse essere sufficiente a garantire la produzione del film, l’intero importo, tolte le spese documentate, verrà devoluto a Emergency.

.

Fonte: Centro Cinema San Biagio

.

.