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“Schiavi” il film inchiesta di Stefano Mencherini

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locandina

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E’ uscito Schiavi, documentario sulle rotte del nuovo sfruttamento

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E’ possibile contattare il regista per organizzare una proiezione o acquistare un dvd del film

“Schiavi” è il nuovo film inchiesta di Stefano Mencherini, giornalista indipendente, autore e regista Rai.

Il documentario, realizzato nel corso degli ultimi tre anni e prodotto da Flai Cgil e da Less onlus (Napoli), denuncia lo sperpero di denari pubblici e l’indiscriminato calpestio di diritti umani e civili avvenuto attraverso l’Ena (Emergenza Nord Africa) e mette in luce come masse incredibili di migranti (rifugiati, richiedenti asilo e irregolari) finiscano nella rete dei nuovi schiavi.

Nel film inchiesta, che raccoglie anche testimonianze dell’unico processo aperto in Europa con accuse di riduzione in schiavitù verso datori di lavoro e caporali (il processo è in corso a Lecce), interviene anche il ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge, che oltre ad alcune precisazioni lancia un appello all’Europa affinchè si possano tutelare collegialmente i diritti umani e civili dei migranti attraverso legislazioni, anche europee, non meramente repressive, che fino ad oggi hanno solo contribuito ad alimentare lutti e inaccettabili pratiche di sfruttamento.

Grazie a Schiavi e Mare nostrum del 2003, si ha uno spaccato incontrovertibile di quanto le politiche dell’immigrazione nel nostro Paese, almeno negli ultimi dieci anni, siano state dannose, inique e controproducenti. Ma si intuisce anche come si possa cambiare per modificare questo inaccettabile stato di cose.

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Trailer

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Info www.stefanomencherini.org

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Fonte: peacelink

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Dopo 10 anni di prigione libertà per l’attivista politico cinese Wang Xiaoning

Wang Xiaoning

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di Mauro Vecchio

“Sta lasciando una piccola prigione per entrare in una prigione più grande”. Sono le prime parole rilasciate alla stampa da Yu Ling, moglie del celebre attivista cinese Wang Xiaoning. Arrestato nel lontano 2002, Xiaoning è stato ora scarcerato dopo 10 anni di prigionia, accusato di aver incitato movimenti e opinioni sovversive nei confronti del potere centrale in terra asiatica.

La prigione più grande sarebbe la vita in libertà, perché Ling non riesce proprio a convincersi che l’esistenza della sua famiglia resterà tranquilla e pacifica. Privato dei diritti politici per altri due anni, Xiaoning potrà tornare a casa dopo aver scontato la sua pena – mai ammessa – nel secondo carcere di Pechino.

L’attivista asiatico era stato arrestato dopo la pubblicazione online di numerosi articoli di protesta, considerati una minaccia per la stabilità del Partito Comunista e dunque del governo di Pechino. Gli attivisti locali avevano puntato il dito contro il portale Yahoo!, reo di aver collaborato con il regime consegnando i dati utili all’identificazione di Xiaoning. La moglie si era scagliata contro Yahoo! senza esclusione di colpi.

“Senza un vero sistema multi-partitico, elezioni libere e separazione dei poteri sono solo parte di riforme politiche del tutto fraudolente”. Alcuni dei passaggi incriminati, pubblicati su Yahoo! nei vari commenti dell’attivista. Yu Ling aveva più volte denunciato abusi e maltrattamenti nel corso delle visite al marito in prigione.

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Fonte: Punto Informatico

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Aprrofondimento (madu)

Wang Xiaoning

Dissidenti della Repubblica Popolare Cinese

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16 aprile 2012 : non dimentichiamo Iqbal Masih il bambino coraggioso (Muridke 1983 – Lahore 16 aprile 1995)

 

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da Wikipedia

Iqbal Masih nacque nel 1983 in una famiglia molto povera. Quando aveva cinque anni la sua famiglia si indebitò per pagare le spese matrimoniali della primogenita e Iqbal fu venduto dal padre per 12 dollari e cominciò a lavorare in condizioni di schiavitù.

Lavorava incatenato a un telaio per circa quattordici ore al giorno, per una cifra equivalente a 3 centesimi di euro. Cercò parecchie volte di sfuggire al direttore della fabbrica, che lo puniva gettandolo in una cisterna sotterranea chiusa da una grata quasi senza aria. In seguito si scoprì che, la prima volta che Iqbal cercò di scappare, il padrone corrompendo i poliziotti se lo fece restituire.

Un giorno del 1992 uscì di nascosto dalla fabbrica/prigione e partecipò, insieme ad altri bambini, ad una manifestazione del Fronte di Liberazione dal Lavoro Schiavizzato. In quella manifestazione, che celebrava la «Giornata della Libertà», Iqbal decise spontaneamente di raccontare la sua storia e la condizione di sofferenza degli altri bambini nella fabbrica di tappeti in cui lavorava. Gli avvocati del sindacato contribuirono a liberarlo dal lavoro minorile e il segretario del BLLF lo indirizzò allo studio e all’attività in difesa dei diritti dei bambini.

Dal 1993 Iqbal cominciò così a tenere una serie di conferenze internazionali sensibilizzando l’opinione pubblica mondiale sui diritti negati ai bambini nel suo paese e contribuendo al dibattito sulla schiavitù mondiale e sui diritti internazionali dell’infanzia. Nel dicembre del 1994 ottenne un premio di 15.000 dollari sponsorizzato dall’azienda di calzature ReeboK,  con i quali Iqbal avrebbe voluto finanziare una scuola nel suo paese.

In una conferenza a Stoccolma  affermò che “Nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento di lavoro. Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matite”.

Ricevette una borsa di studio, ma la rifiutò: aveva deciso di rimanere in Pakistan per aiutare ancora i bambini del suo paese.

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Nel 1995, partecipò a Lahore  ad una conferenza contro la schiavitù dei bambini. Grazie a lui, circa tremila piccoli schiavi poterono uscire dal loro inferno: sotto la pressione internazionale, il governo pakistano chiuse decine di fabbriche di tappeti.

Il 16 aprile 1995, il giorno di Pasqua, Iqbal Masih venne assassinato mentre si stava recando in bicicletta in chiesa, nei pressi della casa di sua nonna. Aveva 12 anni. La polizia pakistana, in accordo con la mafia che l’aveva ucciso, aveva scritto che l’assassinio derivava da una discussione tra un contadino ed Iqbal. Dei testimoni hanno però affermato di aver visto una macchina dai finestrini oscurati avvicinarsi a lui mentre era in bici e qualcuno al suo interno aprire il fuoco contro Iqbal, per evitare che venissero scoperti e arrestati.