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Cinghiali radioattivi: Chernobyl o nucleare italiano?

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I cinghiali radioattivi della Valsesia. Eredità di Chernobyl o del nucleare italiano?

di Umberto Mazzantini

E’ noto che non solo nell’area proibita di Chernobyl, ma anche in aree interessate dal fall-out del più grande disastro del nucleare civile della storia, ci sono animali con alti livelli di radioattività. Proprio per questo in Germania in alcune aree la caccia al cinghiale è vietata e la legge tedesca sull’energia atomica risarcisce i cacciatori che abbattono animali troppo contaminati per poter essere mangiati. Ora questo incubo radioattivo si è presentato anche in Italia. Ieri sera  il ministero della salute ha comunicato che «Tracce di cesio 137, oltre la soglia prevista dal regolamenti, sono stati riscontrati in seguito a controlli nella lingua e nel diaframma di cinghiali del comprensorio alpino della Valsesia. Sono stati analizzati campioni di lingua e diaframma di capi abbattuti durante la stagione venatoria 2012/2013. Su 27 campioni il livello di cesio 137 è risultato superiore allo soglia indicata dal Regolamento 733 del 2008, come limite tollerabile in caso di incidente nucleare».

I campioni erano stati prelevati per essere sottoposti ad una indagine sulla trichinellosi, una malattia parassitaria che colpisce prevalentemente suini e cinghiali, poi  sono stati sottoposti a un test di screening per la ricerca del Cesio 137, per mettere a punto la metodica stessa, coerentemente con la Raccomandazione della Commissione Europea del 14 Aprile 2003 (2003/274/CE).  «I risultati hanno evidenziato la presenza di un numero consistente di campioni  con livelli di Cesio 137 superiori a 600 Bq/Kg (Becquerel per Kilo, unità di misura per il cesio 137) – spiega il ministero – I valori dei campioni oscillano in un range tra 0 e 5621 Bq/Kg e 27 campioni presentano valori al di sopra dei 600 Bq/kg. Ad oggi dei 27 con valore superiore alla soglia ne sono stati inviati 10 al Centro di Referenza Nazionale per la Ricerca della Radioattività nel Settore Zootecnico Veterinario dell’IZS di Puglia e Basilicata; 9 sono stati confermati, con la metodica accreditata, con valori superiori ai 600 Bq/Kg. Il decimo campione ha un valore attorno ai 500 Bq/Kg. E’ programmato l’invio dei 17 rimanenti campioni positivi allo screening al Centro di Referenza nazionale di Foggia. Il cesio 137 è un isotopo radioattivo rilasciato, tra l’altro, nel 1986 dalla centrale di Chernobyl».

Anche Gian Piero Godio, un esperto in questioni nucleari di Legambiente Piemonte e Val d’Aosta, parla di un’eredità del fall-out  del disastro nucleare del 1986: «Non può essere altro che la ricaduta delle emissioni della centrale di Chernobyl. Altre spiegazioni non potrebbero esserci: il comprensorio della Valsesia non presenta alcuna sorgente radioattiva. La causa più probabile del contagio sono le sostanze emesse in seguito all’incidente nucleare dell’86. Anche se i livelli di Cesio 137 riscontrati negli animali abbattuti mi sembrano quasi inverosimili».

Elena Fantuzzi, responsabile dell’Istituto di Radioprotezione dell’Enea, in un’intervista al Corriere della Sera avanza anche altre ipotesi: «Il cesio 137 è un radionuclide artificiale prodotto dalla fissione nucleare. Viene rilasciato da siti nucleari. Le ipotesi più immediate sono quelle secondo cui potrebbe essere stato rilasciato in seguito all’incidente nella centrale nucleare di Chernobyl del 1986. Ma bisogna considerare anche i siti nucleari nella zona, fra i quali la centrale di Trino Vercellese smantellata nel 1987 e il sito sperimentale dell’Enea, a Saluggia. Non è esclusa neppure la pista dei rifiuti tossici.  Bisognerebbe considerare anche il metabolismo dei cinghiali, capire se ha caratteristiche tali da favorire l’accumulo del cesio 137 al di sopra dei limiti considerati sicuri».

Coldiretti è molto preoccupata: « Occorre estendere immediatamente le analisi ad altri animali selvatici e fare al più presto chiarezza sulle fonti di contaminazione in un Paese come l’Italia che ha fatto la scelta di non avvalersi del nucleare, a differenza di quanto accade nei Paesi confinanti». La più grande associazione degli agricoltori italiani sottolinea che «Iil disastro nucleare di Fukushima in Giappone ha aumentato la sensibilità a livello nazionale dove per un italiano su quattro (24%) la contaminazione dell’ambiente è il pericolo più  temuto che batte addirittura gli effetti della crisi economica (20%), le paure per la salute che derivano dal consumo dei cibi (17%), il rischio di un incidente automobilistico (11%), la criminalità e la malattia entrambe fonte di preoccupazione per il 10% della popolazione, secondo una elaborazione della Coldiretti, sulla base dei dati Eurobarometro».

Il ministro della Salute Renato Balduzzi, in accordo con le autorità sanitarie e la presidenza della Regione Piemonte, «Ha immediatamente attivato il Comando dei Carabinieri del Nas e del Noe, nel cui Reparto operativo è inserita una Sezione inquinamento da Sostanze radioattive, (orientata al contrasto di traffici illeciti di rifiuti e materiali radioattivi e dotata di complessi laboratori mobili di rilevamento), che insieme alla Direzione Generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione dello stesso Ministero coordineranno tutti gli accertamenti». Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha dato disposizione al comandante dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico, il generale Vincenzo Paticchio, di fare tutti accertamenti necessari ad individuare la causa della contaminazione.  La prima riunione urgente di coordinamento è prevista per oggi.

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Fonte: greenreport.it

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Approfondimento (Ki)

Disastro di Černobyl’

Centrale elettronucleare di Trino

L’ impianto ex-ENEA EUREX di Saluggia (Vercelli)

Cinghiali radioattivi in Germania a 24 anni da Chernobyl    (14/12/2010)

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La caccia causa l’aumento numerico dei cinghiali

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Uno studio scientifico di ricercatori francesi ha seguito per un periodo di 22 anni la moltiplicazione dei cinghiali in un territorio del dipartimento Haute Marne, in cui sono sottoposti ad una caccia molto intensa, confrontandola con quella di un territorio con caccia poco intensa nei Pirenei.
E’ risultato che la fertilità dei cinghiali è notevolmente più alta quando la caccia è intensa.
Inoltre quando la caccia è intensa la maturità sessuale viene raggiunta più presto, prima della fine del primo anno di vita. Così i cinghiali raggiungono la maturità sessuale con un peso medio inferiore quando la caccia è intensa.

Invece, nei territori in cui sono presenti pochi cacciatori la moltiplicazione dei cinghiali è minore, e la maturità sessuale viene raggiunta più tardi, con un peso medio più elevato (S.Servanty et al., Journal of Animal Ecology, 2009).
Anche il Prof. Josef H. Reichholf, che dirige la Sezione dei Vertebrati del Museo Statale Zoologico di Monaco di Baviera, ritiene che la caccia causi una più intensa moltiplicazione degli animali selvatici rispetto alle condizioni naturali.
Infatti, poichè la caccia ha luogo soprattutto in autunno ed in inverno, se in un territorio vengono uccisi molti animali, i sopravvissuti avranno una maggiore disponibilità di cibo. Gli animali meglio nutriti si riproducono più presto in primavera e danno una discendenza più numerosa (Suddeutsche Zeitung, 28 gennaio 2009).

I cinghiali hanno una struttura sociale molto sensibile. Una cinghialessa dominante, che va in estro una volta all’anno, guida il gruppo. Il cosiddetto sincronismo di estro fa sì che le altre femmine del gruppo siano feconde contemporaneamente.
Inoltre essa trattiene i giovani ed impedisce in tal modo maggiori danni alle coltivazioni.
Se la femmina dominante viene uccisa, il gruppo si disperde, gli animali senza guida irrompono nei campi, tutte le femmine diventano feconde più volte nell’anno e si riproducono in modo incontrollato.

Norbert Happ, il più noto conoscitore tedesco dei cinghiali, cacciatore egli stesso, avverte: “L’aumentata riproduzione è causata dall’uomo”.
Della motiplicazione esplosiva dei cinghiali sarebbero responsabili gli stessi cacciatori: “Relazioni sociali disordinate con estri non coordinati e moltiplicazione incontrollata sono da imputare esclusivamente all’esercizio della caccia”, scrive Happ nella rivista venatoria “Wild und Hund” (23/2002).

Ciò significa che la caccia non risolve alcun problema ecologico, anzi ne crea!

Naturalmente la moltiplicazione degli animali selvatici dipende anche dalla disponibilità di cibo. Ma quanto a lungo i cinghiali hanno a disposizione campi di mais? Sicuramente non più di un mese all’anno.
Invece i cacciatori mediante foraggiamento legale o illegale forniscono un cibo innaturale e contribuiscono così alla loro moltiplicazione. Solo nel Baden-Wurttemberg vengono sparsi ogni anno 4.000 tonnellate di mais, che corrispondono circa a 100 chili per cinghiale abbattuto.

La conclusione è sempre la stessa: Gli animali selvatici hanno meccanismi di autoregolazione, almeno in condizioni naturali; gli interventi umani, come quelli legati alla caccia, sono causa di squilibri

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Fonte: http://www.abschaffung-der-jagd.de

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LAC – Lega Abolizione Caccia

e-mail:info@abolizionecaccia.it – Sito Web: http://www.abolizionecaccia.it

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