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Meditazione tibetana per curare il cancro a Bologna

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Il dottor Gioacchino Pagliaro, direttore del reparto di Psicologia clinica dell’ospedale Bellaria, vuole unire psicologia e oncologia, attraverso l’uso della meditazione tibetana chiamata Tong Len.

Sono numerose le ricerche che hanno dimostrato un effetto positivo di pratiche orientali come Taj chi e Yoga se affiancate a terapie anticancro, o a malattie croniche legate a malfunzionamenti del sistema immunitario o più semplicemente a stati di ansia e stress. Oggi una sperimentazione che affianca una pratica orientale ad una cura occidentale parte all’ospedale Bellaria di Bologna e riguarderà 80 pazienti in cura oncologica.

Il dottor Gioacchino Pagliaro, direttore del reparto di Psicologia clinica dell’ospedale Bellaria, vuole unire psicologia e oncologia, attraverso l’uso della meditazione tibetana chiamata Tong Len (1).

Gli 80 pazienti che seguono una terapia anticancro saranno divisi in due gruppi da 40 elementi. Un gruppo praticherà la meditazione, l’altro no.  Il team di Pagliaro è formato da 15 dottori dei reparti che collaboreranno alla sperimentazione per 5 anni.

La sperimentazione non ha costi ed è la prima di questo genere. Alla fine della sperimentazione , fra 5 anni, le storie dei pazienti e i dati relativi alle patologie, ma anche alla gestione degli stati di ansia, saranno valutati per capire se è possibile che la pratica della meditazione abbia effetti positivi sulla cura di patologie  che in alcuni casi possono essere aggressive, come quella del cancro.

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Fonte: Gaianews

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(1).. Meditazione Tong Len:

La pratica di Bodhicitta del “prendere e dare”, o in tibetano Tong Len, costituisce il metodo più rapido e più potente per guarire noi stessi. Nella meditazione del “prendere e dare”, quando sviluppiamo una grande compassione prendiamo su di noi la sofferenza e le cause di sofferenza degli infiniti altri esseri viventi, e le utilizziamo per distruggere il nostro pensiero egocentrico ed egoista, che è la fonte di ogni nostro problema. Mettendo in pratica un grande amore colmo di gentilezza, doniamo quindi tutto ciò che ci appartiene agli altri esseri viventi: il nostro corpo, i nostri parenti e amici, i nostri stessi beni, la nostra energia positiva, e la nostra felicità.  (…) utilizziamo il nostro stesso dolore per sviluppare la compassione per gli altri esseri viventi. Per mezzo di questa meditazione, sperimentiamo la nostra malattia e tutti i nostri altri problemi per il bene di tutti gli esseri viventi. Se pratichiamo questa meditazione con cura e intensità questo ci aiuterà a diminuire e anche a eliminare il nostro dolore, e non è cosa rara che la meditazione sia anche in grado di guarire la nostra malattia. Tuttavia il punto più importante della pratica del “prendere e dare” consiste nella sua capacità di purificare le cause della malattia, che si trovano nella nostra mente.

Tratto da: Guarigione Definitiva di Lama Zopa Rimpoche

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Università di Harvard: il latte pastorizzato è legato al cancro

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Uno studio dell’Università di Harvard afferma che il latte pastorizzato prodotto a livello industriale è associato nel causare tumori ormoni-dipendenti a causa della mungitura della mucca per tutta la sua gravidanza.

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Molti non ci hanno mai pensato ma la mucca produce latte solo dopo aver partorito il vitello, ovvero quel latte serve a nutrire il piccolo animale nel periodo dello svezzamento dopo il quale la mucca smette di produrre latte perché non è più necessario.

Non appena una mucca ha raggiunto la maturità sessuale, circa all’età di due anni, una mucca “da latte” viene inseminata artificialmente per la prima volta. Una mucca ha un periodo di gestazione di nove mesi. Poco dopo la nascita il vitello al solito viene separato dalla mamma ed allevato in un box. Sia la mamma che il vitello possono mostrare un comportamento turbato anche a distanza di giorni dalla separazione. A decorrere dalla nascita del primo vitello la mucca viene munta due o anche tre volte al giorno. Ma non è il vitello a ricevere il latte, bensì l’umano. Perché la mucca possa “produrre” latte deve partorire un vitello all’anno. Si punta ad avere un vitello l’anno, una lattazione di 305 giorni con una fase di “asciutta” di 60 giorni circa. Mucche “da latte” si trovano pertanto in uno stato di permanente gravidanza quasi tutta la vita.

Più avanzata in gravidanza è una mucca, più ormoni appaiono nel suo latte. Il latte di una mucca in fase tardiva nella gravidanza contiene fino a 33 volte in più un composto di estrogeni (solfato di estrone) rispetto al latte di una mucca dopo la gravidanza, così come livelli molto più elevati di altri ormoni.

Nella maggior parte delle aziende che producono latte troviamo oggi mucche “ad alta prestazione”. Alcune mucche “danno” più di 10.000 litri di latte all’anno, corrispondente a quasi 33 litri al giorno (Wikipedia riporta che alcune arrivano anche a 60-70 litri). Per alimentare un vitellino la mucca dovrebbe dare solo 8 litri. Il problema delle mucche ad “alta produzione” è assai difficile se non impossibile fornire loro tutta quell’energia (cibo) di cui necessitano per la produzione di quelle quantità di latte. Ragion per cui le mucche consumano le proprie riserve fisiche per continuare a produrre latte.

Si scopre che nelle operazioni di alimentazione concentrata animale (CAFO) il modello di allevamento delle mucche negli allevamenti intensivi sforna latte con livelli pericolosamente elevati di estrone solfato, un composto di estrogeni legati al cancro del testicolo, della prostata e della mammella.

Dr. Ganmaa Davaasambuu, Ph.D., e colleghi hanno identificato come il colpevole specifico “il latte proveniente dalle moderne industrie casearie”, facendo riferimento alle operazioni di confinamento dove le mucche vengono munte 300 gg all’anno, includendo il periodo di gravidanza.

Valutando i dati da tutto il mondo,  Dr. Davaasambuu e i suoi colleghi identificarono un chiaro legame tra il consumo di latte con alta concentrazione dell’ormone e alto tasso di tumori ormone-dipendente.

In altre parole, contrariamente a quanto i Centri statunitensi per il Controllo delle Malattie ela Prevenzione (CDC), il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) e la lobby del latte convenzionale vorrebbero far credere, il latte trasformato da allevamenti industriali non è un prodotto di salute, ed è direttamente implicato nel causare il cancro.

Il latte che noi oggi beviamo è abbastanza diverso rispetto a quello che bevevano i nostri antenati , senza apparenti danni per 2000 anni, così afferma il Dr. Davaasambuu nella Gazzetta dell’Università di Harvard.

il latte che si beve oggi non è un cibo perfettamente naturale”.

Nel frattempo il latte crudo, proveniente da mucche allevate con erba, munte a tempo debito è legato al miglioramento della digestione, nella cura di malattie autoimmuni e aumentando l’immunità generale, aiutando nella prevenzione del cancro.

Anche se tutto questo sarà ignorato da parte dei media principali, il latte non è tutto uguale – il modo in cui vengono allevate le mucche, quando vengono munte, e come il suo latte è manipolato e trasformato fa la differenza, se il prodotto finale favorisce la salute o la morte

Il Governo americano cerca di perpetuare ulteriormente la menzogna che tutto il latte è lo stesso con eclatanti proposte di legge 2012.

Di particolare interesse sono le nuove disposizioni nel progetto di legge 2012 che creano incentivi ancora di più per gli agricoltori industriali intensivi che producono tipi di latte con la più bassa qualità , e con molti componenti distruttivi per la salute.

Invece di incentivare la crescita di  mucche al pascolo, che permette loro di nutrirsi di erba, un cibo nativo che i loro sistemi possono elaborare, il governo preferisce incentivare ristretti metodi di confinamento che forzano le mucche a mangiare mais geneticamente modificati (OGM),  e altri mangimi, che le rende malate.

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Fonti:

Dionidream

http://www.naturalnews.com

http://www.anh-usa.org

http://it.wikipedia.org/wiki/Mucca

http://de.animals-angels.eu/Mucche-%22da-latte%22,1158.html

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Io, col cancro e mezzo stipendio

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Per Silvio Berlusconi, Giorgio Napolitano, Gianfranco Fini, ministri del governo, tribunale per i diritti del malato, Francesco De Lorenzo, presidente Favo e Aimac, responsabili nazionali dei partiti.

”Vengo a Voi,con questa mia, nel tentativo di sensibilizzare le Vs coscienze su alcuni aspetti e meccanismi che investono i pazienti affetti da’’ CANCRO’’ .Mi chiamo Massimo CIRONAS,nato a Pescara il 7.3.1962,e ivi residente. Dal 1985 lavoro presso la Rai-Radiotelevisione Italiana,Sede Regionale per l’Abruzzo,con la qualifica di Responsabile della Segreteria Organizzativa del TGR Abruzzo.A Febbraio 2010 , e per precisione il 20 febbraio 2010, ho scoperto,di avere un tumore al Pancreas,in seguito confermato da Tac e biopsia effettuata presso la clinica Pederzoli di Peschiera,con diagnosi di Adenocarcinoma al Quarto stadio, non operabile.

Ho iniziato ad Aprile un trattamento di chemioterapia presso l’unita’ Oncologica di Carrara ,diretta dal Prof. Maurizio CANTORE. La terapia loco-regionale e sistemica e’ durata sei mesi ed ora dovro’ proseguire per ulteriori sei mesi con un progetto che prevede l’utilizzodi un farmaco in via sperimentale. Per sei mesi, ogni mese, mi sono dovuto recare a Carrara ed ora ,almemo per altri sei mesi,dovro’ recarmi a Carrara ogni mese. E certo a Carrara non ci andavo e non ci andro’ gratis. Ovviamente , da Febbraio 2010 risulto essere in malattia,alla luce delle mie condizioni. La commissione Usl che mi ha visitato mi ha riconosciuto una invalidita’ del 100% con diritto di accompagnamento di 24 ore su 24.

In questi mesi ho conosciuto molte persone affette dalla stessa patologia.Persone di diverso strato socio-culturale, ma tutte persone ferite sotto il profilo fisico e soprattutto morale. Il cancro al Pancreas rientra in quel gruppo di tumori denominato Big-Killer , alla luce della elevatissima mortalita’ legata a questo tipo di tumore (95% di decessi entro i primi 5 anni). (leggi tutto)

Fonte:  Controlacrisi.org