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La tua vita è sotto controllo






La tua vita è sotto controllo.
Il tuo telefono cellulare è uno strumento potente – ma anche una potenziale spia che hai in tasca.


Le tue app mobili ti spiano? Cosa devi sapere


Nell’era digitale di oggi, i nostri telefoni cellulari sono un’estensione di ciò che siamo. Contengono i nostri messaggi personali, i dettagli finanziari, i dati di localizzazione e persino le nostre foto private. Ma ti sei mai chiesto se le app che usi quotidianamente potrebbero spiarti di dosso? Che si tratti di un’app di social media, di una torcia o di un tracker fitness, molte applicazioni mobili raccolgono molto più dati di quanto immaginiamo. Questo solleva una domanda importante: le nostre app mobili ci servono davvero – o ci stanno segretamente osservando?


Il mondo nascosto della raccolta dati delle app


Ogni volta che installi un’app, ti viene chiesto di concedere certi permessi. Alcuni sono necessari per il funzionamento dell’app – come un’app di navigazione che necessita di accesso al GPS – ma altri sono discutibili. Perché un’app di fotoritocco dovrebbe aver bisogno di accedere al tuo microfono o ai tuoi contatti?

Qui inizia il problema. Le app possono legalmente raccogliere enormi quantità di dati personali, spesso nascosti sotto pagine di termini e condizioni confusi. La maggior parte degli utenti clicca semplicemente su “Consenti” senza rendersi conto di cosa hanno accettato. Ecco la realtà: la maggior parte delle app è progettata non solo per servirti, ma anche per raccogliere informazioni su di te. Questi dati vengono spesso utilizzati per pubblicità, analisi e persino venduti a società terze.


Che tipo di dati raccolgono le app?


Quando scarichi e usi app mobili, queste possono raccogliere:


Dati di localizzazione:
Anche quando non usi attivamente l’app, alcuni tracciano i tuoi movimenti tramite GPS, reti Wi-Fi o Bluetooth.


Accesso al microfono:
Funzioni attivate vocalmente come “Hey Siri” o “OK Google” possono a volte rilevare frammenti audio non intenzionali.


Accesso alla fotocamera:
Alcune app possono usare la tua fotocamera in background senza che tu te ne accorga.


Contatti e messaggi:
Alcune applicazioni accedono alla tua lista contatti, ai metadati dei messaggi e ai registri delle chiamate per “esperienze personalizzate”.


Informazioni sul dispositivo:
Le app spesso registrano il modello del telefono, il sistema operativo, il livello della batteria e persino le reti Wi-Fi vicine.


Navigazione e attività delle app:

Le piattaforme social e i network pubblicitari tengono traccia delle altre app che usi e di come interagisci con esse.

Tutti questi dati aiutano le aziende a costruire profili dettagliati di chi sei – le tue abitudini, i tuoi interessi e persino le tue emozioni.




Come fanno le app a spiare senza infrangere la legge?


Sorprendentemente, la maggior parte di questa sorveglianza è legale. Perché? Perché gli utenti tecnicamente danno il consenso quando installano l’app o accettano i permessi. I termini di servizio-di solito lunghi e complessi – concedono agli sviluppatori il diritto di raccogliere e condividere dati. Ad esempio, un’app meteo potrebbe giustificare la raccolta di dati di posizione per previsioni accurate ma poi vendere quegli stessi dati agli inserzionisti. Allo stesso modo, un gioco gratuito potrebbe raccogliere l’identificatore unico del tuo dispositivo e venderlo alle agenzie di marketing.

Questa forma di sorveglianza opera sotto la copertura di “migliorare l’esperienza utente” o “personalizzare i contenuti”. In realtà, si tratta di monetizzare la tua impronta digitale.


Il ruolo dei broker pubblicitari e dati


I dati sono la nuova valuta, e le tue informazioni personali valgono più di quanto pensi. Gli sviluppatori di app spesso condividono o vendono i tuoi dati a reti pubblicitarie e broker di dati.

Reti pubblicitarie: utilizzano i tuoi dati per indirizzarti con annunci personalizzati. Se ti sei mai chiesto perché vedi una pubblicità per un prodotto che hai appena cercato, quello è il tracciamento dei dati in azione.

Data Brokers: Sono aziende che acquistano e vendono grandi quantità di informazioni personali da varie fonti – app, siti web e registri pubblici – per creare profili digitali sugli individui.

In breve, ogni volta che tocchi, scorri o parli vicino al telefono, qualcuno potrebbe raccogliere e analizzare quelle informazioni.


Esempi reali di spionaggio di app


Diversi episodi importanti hanno messo in luce come le app mobili sfruttano i dati degli utenti:


Facebook e Cambridge Analytica:
Questo scandalo ha rivelato che i dati di milioni di utenti sono stati raccolti tramite app di Facebook per manipolazione politica.


TikTok:
L’app è stata oggetto di scrutinio per come gestisce i dati degli utenti e i presunti legami con governi stranieri.


App per torce:
Molte app gratuite per torce su Android sono state sorprese a raccogliere dati personali non necessari e a venderli agli inserzionisti.


Instagram e accesso al microfono:
Gli utenti hanno sospettato che Instagram ascoltasse conversazioni perché gli annunci sembrano corrispondere agli argomenti parlati – anche se l’azienda
lo nega.


Questi casi evidenziano una tendenza preoccupante: anche app affidabili di grandi aziende possono abusare dei tuoi dati.


Perché le app gratuite sono raramente gratuite


C’è un detto nel settore tecnologico:
Se non paghi per il prodotto, sei tu il prodotto
. Le app gratuite hanno bisogno di entrate per sopravvivere e, poiché non possono addebitare direttamente agli utenti, si rivolgono alla monetizzazione dei dati. Questo significa che i tuoi dati – le tue preferenze, le tue abitudini e il comportamento online – diventano il prodotto venduto. Sviluppatori e aziende utilizzano analisi sofisticate per prevedere la prossima mossa, raccomandare contenuti e influenzare ciò che acquisti.

Ad esempio, la tua app fitness potrebbe vendere dati sanitari anonimizzati alle compagnie assicurative. Un’app di tastiera potrebbe registrare ciò che scrivi, imparando le tue abitudini e inserendo dati negli algoritmi di marketing.


Come le app usano il microfono e la fotocamera


Il microfono e la fotocamera del tuo telefono sono tra le funzionalità più sensibili del tuo dispositivo. In molti casi, le app chiedono l’accesso anche quando non ne hanno bisogno. Una volta concesso il permesso, l’app può potenzialmente monitorare o registrare dati senza una notifica chiara. I ricercatori di sicurezza hanno scoperto che le app catturano segretamente frammenti audio o registrazioni dello schermo per analizzare il comportamento. Alcune “app spia” possono persino attivare il microfono da remoto o monitorare le chiamate. Sebbene la maggior parte degli store di app cerchi di bloccare queste app, sviluppatori malintenzionati spesso le mascherano come utility legittime o app di intrattenimento.


Sorveglianza governativa tramite app


Oltre alle aziende, i governi utilizzano anche app per la sorveglianza. Alcuni paesi sono stati trovati nell’inserire strumenti di tracciamento all’interno di app sociali o di comunicazione per monitorare le attività dei cittadini.

Anche le app più popolari possono condividere i dati degli utenti con le agenzie governative secondo leggi di “sicurezza” o “antiterrorismo”. Cronologia della posizione, metadati dei messaggi e backup cloud possono essere tutti accessibili se richiesto dalle autorità. Questo rende ancora più importante essere consapevoli di dove vanno i tuoi dati e in quali giurisdizioni operano le tue app.


Come verificare se le app ti stanno spiando


Ci sono diversi modi per scoprire se un’app sta raccogliendo più dati del necessario:

Rivedi i permessi delle app: sia su Android che su iOS, puoi vedere quali app hanno accesso alla tua fotocamera, microfono, posizione e altro ancora. Revoca i permessi che sembrano eccessivanti.

Monitorare l’uso della batteria e dei dati: le app che girano in background e consumano dati possono inviare informazioni ai server.

Controlla le etichette sulla privacy: l’App Store di Apple e Google Play ora includono informazioni sulla privacy dei dati che mostrano quali dati un’app raccoglie.



Cerca comportamenti sospetti: se il telefono si surriscalda, la batteria si scarica rapidamente o il consumo dati aumenta, potrebbe indicare attività nascosta in background.

Usa strumenti per la privacy: App come DuckDuckGo, Blokada o GlassWire possono bloccare i tracker e monitorare le connessioni di rete.
Rimanendo vigili, puoi individuare il comportamento di spionaggio prima che diventi una seria minaccia per la privacy.


Come proteggere la tua privacy


Proteggersi dalle app intrusive non richiede competenze tecniche. Si tratta di costruire abitudini intelligenti e utilizzare strumenti focalizzati sulla privacy.


a. Limita i permessi dell’app
Concedi solo i permessi necessari per la funzione dell’app. Ad esempio, un’app per foto non ha bisogno di accedere ai tuoi contatti.

b. Utilizzare alternative rispettose della privacy
Sostituisci le app che richiedono molti dati con quelle attente alla privacy. Per esempio:

Usa Signal invece di WhatsApp.
Prova DuckDuckGo invece di Chrome.
Usa ProtonMail invece di Gmail.


c. Evitare App Store di Terze Parti.
Scarica solo app da fonti ufficiali come Google Play o Apple App Store. I negozi di terzeparti sono spesso terreni fertili per spyware e malware.

d. Aggiorna regolarmente
Gli sviluppatori rilasciano aggiornamenti per correggere le falle di sicurezza. Ignorare gli aggiornamenti lascia il telefono vulnerabile.

e. Usa una VPN
Una VPN affidabile cripta il tuo traffico internet, nascondendo i tuoi dati a tracker e hacker.


f. Controlla le recensioni delle app
Prima di installare un’app, leggi le recensioni e cerca reclami su violazioni della privacy o accuse nascoste.

g. Disabilita i dati in background
Limita le app nell’esecuzione o nella sincronizzazione dei dati quando non sono in uso.


Si può mai essere completamente al sicuro?


La verità è che è quasi impossibile eliminare ogni tracciamento. Anche i sistemi operativi stessi – Android e iOS – raccolgono determinate analisi e dati di utilizzo. Tuttavia, essere informati e prudenti può ridurre drasticamente la tua esposizione. Pensa alla privacy come alla sicurezza domestica. Non puoi fermare ogni ladro, ma puoi rendere la tua casa più difficile da entrare. La tua privacy dei dati dipende da quanto attentamente gestisci i permessi, da quali app ti fidi e dal fatto che controlli regolarmente il tuo dispositivo.



Il futuro della privacy mobile


La buona notizia è che la consapevolezza sullo spionaggio delle app sta crescendo. Apple e Google hanno introdotto controlli sulla privacy più rigorosi, inclusi prompt che mostrano quando la tua fotocamera o microfono sono attivi. Inoltre, leggi sulla privacy come il GDPR (in Europa) e il CCPA (in California) danno agli utenti un maggiore controllo sui propri dati personali. I governi stanno iniziando a chiedere maggiore trasparenza alle aziende tecnologiche. Tuttavia, con l’evoluzione della tecnologia, cambiano anche le tecniche di tracciamento. Con l’ascesa dell’analisi guidata dall’IA, anche i dati anonimizzati possono essere riidentificati, il che significa che la battaglia sulla privacy è tutt’altro che conclusa.


Cosa puoi fare adesso
Ecco una rapida lista di controllo per proteggere la tua privacy mobile a partire da oggi:


Verifica tutti i permessi delle app.

Disinstalla le app che non usi.

Usa un browser e un motore di ricerca orientati alla privacy.

Evita di accedere tramite account social.

Disattiva il tracciamento della posizione quando non è necessario.

Cancella regolarmente la cache e i permessi dell’app.

Mantieni aggiornato il tuo software.


Questi semplici passaggi possono fare una grande differenza nel ridurre la tua impronta digitale.


Conclusione:

Il tuo telefono cellulare è uno strumento potente – ma anche una potenziale spia che hai in tasca. Le app non sono intrinsecamente malvagie, ma i loro modelli di business spesso si basano sul sapere più di quanto tu possa sentirti a tuo agio. Essere consapevoli di come funziona la raccolta dati è il primo passo per riconquistare la propria privacy. Prima di concedere permessi o installare nuove app, chiediti: questa app ha davvero bisogno di queste informazioni? La privacy non riguarda solo il mantenere segreti- riguarda la protezione della tua libertà, delle tue scelte e della tua identità digitale. Quindi, la prossima volta che installi un’app, dedicati un momento a riflettere. Pochi secondi di cautela oggi possono salvarti da anni di sorveglianza indesiderata domani.


(Anonymous Hackers)




Fonte:
https://www.anonymoushackers.net/cybersecurity-news/are-your-mobile-apps-spying-on-you-what-you-need-to-know/






App per comunicare con i gatti

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Ex ingegnere di Amazon sta realizzando un’App per comunicare con i gatti.

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Di John Vibes

Javier Sanchez, un ex ingegnere di Amazon coinvolto nello sviluppo del dispositivo ‘Alexa’, sta ora lavorando a un progetto che potrebbe aiutarci a comunicare con i nostri gatti.

Sanchez è attualmente un project manager con Akvelon, una società tecnologica con sede a Bellvue, Washington, e sta lavorando a un’app chiamata MeowTalk, che promette di tradurre i suoni che i gatti fanno per comunicare con gli umani.

Sanchez ha detto di aver ristretto i suoni che i gatti emettono a 9 suoni distinti, ciascuno collegato a intenzioni diverse. Ad esempio, alcuni suoni si traducono in cose come ‘Ho fame’ o ‘Sto soffrendo’.

Precisa Sanchez: “Non è una lingua. Infatti, i gatti non condividono parole né comunicano tra loro. In natura non miagolano mai l’un l’altro“.

Sanchez, mentre lavorava sul dispositivo Alexa, ha imparato molto sul riconoscimento vocale e ora sta usando questa esperienza per scoprire cosa cercanno di dire i gatti.

Con l’app MeowTalk, i proprietari di gatti possono registrare i suoni emessi dai loro gatti per poi ottenere la traduzione.

La descrizione dell’App:

L’uso dell’apprendimento automatico MeowTalk traduce istantaneamente i miagolii del tuo gatto in uno dei nove intenti generali del gatto; questi nove intenti rappresentano gli stati d’animo del gatto. Ma ogni gatto ha anche la sua vocalizzazione unica e il suo vocabolario di miagolii che va oltre questi nove intenti generali. Puoi addestrare l’app MeowTalk per apprendere il vocabolario unico dei miagoli (cat talk) del tuo gatto dicendo all’app che cosa significa ogni miagolio quando il tuo gatto lo fa. Quando fornisci all’app da 5 a 10 esempi di miagolio specifico per il tuo gatto (ad es. ‘Cibo’, ‘fammi uscire’), l’app può iniziare a riconoscere quel miagolio quando lo sente (sii il tuo traduttore di gatti).”

Il MeowTalk è ancora in fase di sviluppo ma una versione beta è già disponibile per il download su entrambi i dispositivi Apple e Andriod. Man mano che più persone usano l’app, gli sviluppatori sono in grado di perfezionare ulteriormente il riconoscimento vocale e ricevono tramite i feedback il grado di accettazione da parte degli utenti. Sanchez dice che se l’app ha successo, spera di sviluppare un collare che traduca i miagolii del tuo gatto.

Guarda il VIDEO (eng.)

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Fonte: anewspost.com

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COVID 19 | App e Privacy: controllo delle persone infette.

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                           (Photo: The Quint)

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Sorveglianza digitale ai tempi del coronavirus

27 Marzo 2020 – by csbruno

Pubblichiamo una riflessione di fixxati – hacklab in merito alla sorveglianza delle persone infette da COVID-19 e i rischi che si presentano per il futuro della privacy.

«Tecnicamente è fattibile, ma sarebbe uno strappo importante alle regole che ispirano il nostro ordinamento sulla tutela della privacy», con queste parole Nunzia Ciardi, direttrice della Polizia Postale, apre alla possibilità di utilizzare un’applicazione sugli smartphone delle persone in quarantena per tracciarne gli spostamenti. Nelle decisioni che il Governo ha da prendere per arginare la diffusione del contagio è inserita, quindi, la migliore strategia per monitorare, ed eventualmente sanzionare, le persone che escono di casa senza un reale motivo di necessità. C’è a chi non sembra vero, ed ecco che Zaia, governatore del Veneto, mette in campo anche i droni.

Moltissimi gli sviluppatori entusiasti che creano applicazioni per il controllo sociale, infatti, le tecnologie alla base di questi programmi permettono di individuare movimenti e interazioni delle persone, raccogliendo un loro diario clinico come l’insorgenza della febbre e altri sintomi, permettendo così di individuare focolai di virus. Tutti i dati, neanche a dirlo, sono raccolti anonimamente. Applicazioni di questo tipo sono state utilizzate massivamente per fronteggiare l’epidemia in Cina. Nonostante il contributo che possono aver dato le fronteggiare l’emergenza rimane l’interrogativo di cosa succederà una volta rientrata. Samuel Woodhams, esperto in diritti digitali per il sito Top10VPN e creatore dell’indice sulla sorveglianza per il COVID-19, avverte che il mondo potrebbe subire un aumento permanente della sorveglianza, anche dopo l’emergenza. Intervistato da Business Insider, afferma che senza un’adeguata regolamentazione c’è il pericolo che queste nuove misure, spesso altamente invasive, diventino la norma in tutto il mondo e che, sebbene alcune soluzioni possano sembrare legittime, rappresenterebbero un rischio per il diritto dei cittadini alla privacy e alla libertà di espressione.

Se però la strada dell’app sembra essere troppo invasiva per gli utenti, nessun problema, si possono tracciare le persone, sempre per il contenimento del coronavirus si intende, anche tramite i gestori telefonici: ne è esempio Vodafone che, con il suo programma di cinque punti per il contrasto alla pandemia, condivide con il governo informazioni sugli spostamenti delle persone delle aree infette.

Altra alternativa è quella di chiedere aiuto alle big tech come Facebook e Google, le quali sono sempre pronte ad aiutare in caso di emergenza, passando da buoni samaritani, quando altro non fanno che guadagnare sulla vendita dei dati personali. Insomma, quello di cui si sta discutendo è se mettere o meno un braccialetto elettronico virtuale a tutti i cittadini, a prescindere dal fatto che abbiano fatto o meno qualcosa di sbagliato.

Si potrebbe obiettare che comunque, utilizzando determinate applicazioni di uso comune, tutti noi effettivamente già condividiamo molti dati sulla nostra posizione, sugli spostamenti e sulle nostre reti sociali e che quindi non sarebbe un grosso cambiamento rispetto ad adesso, bisogna però far notare che in Europa vige il Gdpr, la regolamentazione sul trattamento dei dati personali, e che quindi è richiesto il consenso alla condivisione di questi dati, sarà quindi possibile rifiutarsi di installare l’applicazione del Governo? Secondo Luca Bolognini, presidente dell’Istituto Italiano per la privacy, “L’installazione dell’app potrebbe avvenire se fosse prevista, in base all’art. 14 DL 14/2020 e all’art. 25 del Codice della Protezione Civile (D.Lgs. 1/2018), con ordinanza della protezione civile, per esempio. La norma emergenziale, derivante dai Decreti Legge per il contrasto al coronavirus, prevarrebbe a mio avviso sulla norma speciale di cui all’art. 132 del Codice Privacy.”

Uno Stato di Polizia vero e proprio, degno dei racconti distopici di Orwell, che però viene mascherato con la necessità di dare risposte forti alla diffusione del virus e al quale ci stiamo rassegnando senza opporre alcuna protesta, anzi accettandolo come unica soluzione per il contrasto del contagio.

Non sta a noi criticare la gestione di questa difficile emergenza, è la prima volta anche che ci troviamo ad avere a che fare con una pandemia, ma la domanda che ci poniamo è: cosa succederà dopo?

Forme di controllo basate sulla sorveglianza costante esistono dalla notte dei tempi, dallo schierare polizia e militari nelle strade, passando per la tecnologia da accesso a modalità sempre più efficienti di sorveglianza. Non è nemmeno la prima volta che vengono invocate forme di sorveglianza massiva in nome della sicurezza: dopo l’attentato dell’11 settembre il congresso degli Stati Uniti approvò infatti il cosiddetto Patriot Act, di fatto inaugurando quello che solo anni dopo Snowden rivelò al mondo come una massiva operazione di sorveglianza dei cittadini americani.

Non c’è dubbio che l’applicazione di queste nuove forme di controllo vada nella direzione di portare investimenti per sistemi di sorveglianza più “Smart” anche nel nostro paese. Sistemi e modalità di sorveglianza massiva come quelli della Cina potrebbero lentamente prendere forma anche qui. Cedere la riservatezza delle nostre attività in cambio di una promessa sicurezza ci rende in realtà deboli di fronte a chi dovrebbe proteggerci.

Per questo motivo pensiamo che l’adozione, in tempi di necessità, di determinate pratiche di sorveglianza non debba essere fatta alla leggera, e che questo controllo debba essere limitato al periodo dell’emergenza assicurando i cittadini che, una volta superata la fase critica, venga dismesso e non impiegato per altre attività al di fuori del contenimento del virus.

Qualcuno definisce il diritto alla privacy come il diritto ad essere imperfetti. L’imperfezione agli occhi di chi ci controlla e ci punisce per questa “imperfezione”. Sta a noi stabilire se e come vogliamo accettare questo controllo sulla nostra quotidianità.

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Fonte: CSA BRUNO

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