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Macelli: dentro la mente di un killer – di Virgil Butler

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Dietro le quinte della lotta per la protezione degli animali e dei lavoratori e per la conservazione dell’ambiente – le mie esperienze come sicario/assassino del macello Tyson diventato attivista. Esporre i mali dell’allevamento intensivo, di Virgil Butler.*

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Domenica 31 agosto 2003

Dentro la mente di un killer

Un problema a cui la maggior parte delle persone non ha mai pensato, anche da molte di quelle impegnate nella lotta per i diritti degli animali, è l’effetto sulla mente di quegli individui che sistematicamente massacrano i polli. Vedi, la macchina per uccidere non potrà mai sgozzare ogni uccello che passa, specialmente quelli che lo storditore non colpisce correttamente. Così, sei quello che è conosciuto come ‘killer’ il cui compito è catturare quegli uccelli in modo che non vengano cotti vivi nella vasca. (Certo che non riesci a prenderli tutti, ma ci arriveremo.)

(Ricorda, mentre leggi, che l’impianto in cui lavoravo era il più piccolo che Tyson aveva. Ne hanno alcuni che sono molto più grandi e che gestiscono centinaia di migliaia di uccelli a turno. Certo, hanno più di un killer, ma solo uno per riga. Corrono solo più di una linea.)

Immagina questo: ti viene detto dal tuo supervisore che è la tua notte nella stanza delle uccisioni. Tu pensi, ‘Merda, sarà una notte difficile.’ Non importa che tempo fa fuori, questa stanza è calda, circa 90-100°F. Gli scottatori mantengono anche l’umidità intorno al 100%. Puoi vedere il vapore nell’aria come una specie di foschia. Ti metti il grembiule di plastica per coprire tutto il corpo dagli schizzi di sangue e dall’acqua calda che mantiene pulita la lama della macchina ed il pavimento. Ti metti il guanto d’acciaio e prendi il coltello. È molto affilato. Lo deve essere.

Puoi sentire lo starnazzare dei polli che vengono appesi nella stanza accanto così come le catene di metallo che tintinnano. Puoi sentire i motori che guidano i polli lungo la linea. È così rumoroso che potresti urlare e non sentirti. (L’ho fatto solo per capire.) Devi comunicare con segnali manuali a chiunque entri. Anche se nessuno vuole. Entrano solo se hanno un coltello. E di certo non vogliono spaventarti. Non con un coltello affilato in mano roteandolo…

Ecco che arrivano i polli attraverso lo storditore nella macchina per uccidere. È tempo di tenerti occupato. Puoi aspettarti di doverne catturare circa 5, di quelli che non sono storditi. Ricorda, passano da te 182-186 al minuto. C’è sangue ovunque, nel canale 3’x3’x20′ sotto la macchina, sul tuo viso, sul tuo collo, le braccia, tutto il grembiule. Ne sei coperto. A volte tu devi levare via i grumi di sangue, senza poter distogliere lo sguardo dalla linea per timore che uno scivoli via, cosa che capita ….

Non puoi prenderli tutti, ma ci provi. Ogni volta che ne perdi uno, ‘senti’ l’orribile gracchiare quando lo vedi che si agita per la scottatura, battendo contro i lati. Accidenti, un altro ‘uccello rosso.’ Lo sai che per tutti quelli che vedi soffrire così, ce ne sono tanti altri, fino a 10, che non hai visto. Appena ti accorgi di quello che succede speri che la macchina si rompa o vacilli. È appena passata la notte e voglio tornare a casa. Ma ci vorranno 2 ore e mezza fino alla pausa tempo. Più di due ore di uccisioni senza sosta. Almeno un paio di dozzine di polli al minuto al massimo. Nel peggiore dei casi, molto di più.

L’enorme quantità di uccisioni e sangue dopo un po’ ti può scuotere , soprattutto se non puoi semplicemente spegnere tutte le emozioni e trasformati in uno zombi robot di morte. Ti senti parte di una grande macchina della morte. [Sei] anche trattato in questo modo. A volte entrano strani pensieri nella tua testa. Sei solo tu e i polli morenti. Sensazioni surreali di un tale orrore crescono per la natura del tuo barbaro comportamento.

Stai uccidendo uccelli indifesi a migliaia (da 75.000 a 90.000 a notte). Sei un assassino.

Di questo non puoi davvero parlarne con nessuno. I ragazzi al lavoro penseranno che sei troppo tenero. La famiglia e gli amici non vogliono sapere nulla di quello che fai. Puoi metterli a disagio e alcune volte non sai cosa dire o come agire. Altri ti guardano un po’ strano, altri ancora non vogliono avere a che fare con te quando sanno del lavoro che fai per vivere. Sei un assassino.

Per disperazione la tua testa pensa ad altro in modo da non finire come quei ragazzi che poi la perdono. Come quel ragazzo che è caduto in ginocchio pregando Dio e chiedendo perdono. O come quello che hanno portato in ospedale psichiatrico poichè continuava ad avere incubi in cui i polli lo inseguivano. Ho avuto anche quelli. Molto inquietante.

Trovi qualcos’altro su cui soffermarti così da provare a rimuovere i pensieri. Questo, per evitare che la tua mente affoghi in quelle centinaia di litri di sangue che hai davanti agli occhi.
La maggior parte delle persone che lavorano in questa stanza e nella gabbia sospesa usano una sorta di di stimolante per tenere il passo e alcuni una sorta di sostanza addolcente per sfuggire alla realtà.

Diventi più incline alla violenza. Quando ti arrabbi diventi molto più aggressivo fisicamente contro qualunque cosa o con chi ti sei scontrato. Sei molto più spinto ad usare un’arma. Soprattutto un coltello. Uno tagliente. Sei un assassino.

Inizi a provare un senso di disgusto verso te stesso per quello che fai e che continui a fare. Ti vergogni di dire agli altri cosa fai di notte mentre loro dormono nei loro letti. Sei un assassino.

Le persone tendono ad evitarti, anche quelli dello stabilimento, sia per istinto e anche perché sanno cosa fai e non riescono a capire come puoi farlo notte dopo notte. Ci deve essere qualcosa di sbagliato in me. Hai l’odore della morte su di te. Sei un assassino. Un assassino di massa.

Alla fine spegni tutte le emozioni. Non te ne frega niente. Perché se ti importa di qualcosa, si apre la porta a tutti quei brutti sentimenti che non puoi permetterti di sentire poiché devi fare il tuo lavoro. Hai delle bollette da pagare. Devi mangiare. Ma non il pollo. Devi essere davvero affamato per mangiarlo. Sai cosa succede se lo mordi. Tutto l’orrore, la negatività e tutta la brutalità si concentrano in un solo boccone.

Molte persone che fanno questo commettono atti violenti. Commettono crimini. Persone che sono già criminali tendono a gravitare intorno a questo tipo di lavoro. Non puoi avere una coscienza e uccidere le creature viventi notte dopo notte.

Ti senti isolato dalla società, non parte di essa. Solo. Tu sai che sei diverso dalla maggior parte delle persone. Essi non hanno nella testa visioni orribili di morte. Non hanno visto quello che hai visto tu. E non vogliono averne. Non hanno nemmeno voglio sentirne parlare.

Se lo facessero, come potrebbero poi mangiare il pollo? Un pezzo di pollo?

Benvenuto nell’incubo da cui sono scappato. Sto meglio ora. Sto bene con gli altri, almeno la maggior parte delle volte…

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Posted by: # Virgilio / 07:49

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Fonte: the Cyberactivist

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*Virgil Butler era un ex operaio del macello di polli Tyson diventato attivista. Nella testimonianza resa attraverso People for the Ethical Treatment of Animals nel 2003, Virgil ha documentato l’orribile trattamento dei polli a cui ha assistito ogni notte mentre lavorava al macello di polli Tyson a Grannis, in Arkansas, dal 1997 al 2002. Ha cambiato completamente la sua vita, parlando audacemente a favore dei polli e contro i terribili abusi che subiscono, con notevole rischio per se stesso in una regione dominata dalla Tyson Foods. Dopo aver lasciato, ha lavorato come attivista contro la macellazione, lavorando per creare un santuario per gli animali salvati con la sua compagna Laura Alexander. Virgil Butler è morto il 15 dicembre 2006.

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VIDEO (En): Virgil Butler – Dentro l’inferno di Tyson: perché sono uscito dal business della macellazione di polli

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(Il movimento per i diritti degli animali rende un omaggio speciale alle persone che un tempo si guadagnavano da vivere abusando degli animali, interrompevano ciò che stavano facendo, lo ripudiavano e parlavano. È normale che queste persone confessino che prima di qualunque cosa le avesse cambiate, avevano accettato, senza dubbio, la sofferenza animale che causavano.
Viene subito in mente Donald Barnes, un ex sperimentatore di radiazioni dell’Air Force sugli scimpanzé diventato antivivisezionista, Howard Lyman, un ex allevatore di bestiame diventato attivista vegano, Eldon Kienholz, un professore di scienze avicole alla Colorado State University che si è dimesso dal suo incarico e ha parlato contro il cose terribili che ha fatto a tacchini e polli – e Virgil Butler, che ha smesso di macellare polli e ha rischiato la vita prendendo posizione.)

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La deforestazione nascosta nei beni che acquistiamo

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Deforestazione: chi distrugge i polmoni della Terra e cosa possiamo fare

di Pio Russo Krauss

Negli ultimi 30 anni sono stati distrutti 178 milioni di ettari di boschi, una superficie pari a 6 volte l’estensione dell’Italia, nel solo anno 2019 una superficie ampia quanto la Svizzera [1] Ciò è avvenuto e avviene soprattutto in Sud America, in Africa e in Estremo Oriente.

Gli effetti negativi di questa deforestazione sono enormi.

  • L’aumento dell’effetto serra. Un quarto dell’anidride carbonica prodotta ogni anno dall’uomo viene sequestrata dalle foreste, motivo per cui la loro riduzione è un’importante causa del cambiamento climatico. Inoltre spesso il disboscamento avviene tramite incendi, immettendo così ingenti quantità di CO2 in atmosfera.

  • La diminuzione della biodiversità. Le foreste accolgono l’80% delle specie viventi sulla terraferma. La loro riduzione si accompagna alla diminuzione, fino all’estinzione, di molte di queste specie, con conseguenti alterazioni degli equilibri ecologici e la perdita di importantissime risorse. Considerando solo i vertebrati, l’uomo nell’ultimo secolo ha causato l’estinzione di 468 specie (un tasso di estinzione che è mille volte superiore a quello naturale) [2].

  • Il rischio di nuove malattie infettive ed epidemie. La distruzione delle foreste spinge alcune specie animali a cercare un nuovo habitat in ambienti antropizzati, dove può anche accadere che, per l’assenza dei naturali predatori, si moltiplichino notevolmente. Un virus presente in questi animali può operare un salto di specie (spillover) e contagiare uomini o animali domestici. Questo è quasi certamente quello che è successo con il covid e con la MERS ed è quello che sicuramente è accaduto con l’influenza aviaria e con l’epidemia di Ebola. Quest’ultima, per esempio, si è manifestata dopo la distruzione di una foresta per impiantare palme. I pipistrelli della frutta, portatori sani di questo virus, avendo perso il loro habitat naturale hanno colonizzato le piantagioni di palme e gli indigeni si sono infettati uccidendoli (per difendere le coltivazioni o anche per mangiarli). Successivamente il virus si è trasmesso da uomo a uomo.

  • L’aumento dell’erosione del suolo. Il terreno, se non è più protetto dal manto vegetale, è esposto alle piogge, al vento e all’essiccazione dei raggi del sole, tutti fenomeni che determinano perdita di suolo. Questo fenomeno è particolarmente rilevante nelle zone equatoriali e tropicali, dove nel giro di pochi decenni la zona deforestata può trasformarsi in un deserto roccioso, che per secoli sarà inutilizzabile per l’agricoltura, l’allevamento e la silvicoltura.

  • Il genocidio dei popoli indigeni. Molte foreste da secoli sono abitate da popoli che si sono adattati in maniera mirabile a tale contesto. La distruzione delle foreste determina la scomparsa di queste comunità e la perdita dei loro saperi. Le persone che ne facevano parte finiscono per ingrossare le fila dei poveri e dei disadattati.

Le principali cause della deforestazione sono [3]:

  • avere terreni per produrre olio di palma, gomma, vegetali per biocombustibili, mangimi e pascoli per animali, caffè, cacao o altri prodotti tropicali

  • l’estrazione di minerali (in particolare le terre rare indispensabili per batterie e prodotti elettronici) tramite miniere a cielo aperto

  • l’abbattimento di alberi da cui ricavare legno per mobili o per carta (in particolare carta igienica e da cucina);

  • la ricerca di un piccolo pezzo di terra da coltivare o del legno per cucinare da parte di persone in grave povertà;

  • gli incendi, appiccati dolosamente o colposamente (un quarto di quelli avvenuti nel 2019 in Brasile ha riguardato zone protette).

Circa l’80% della deforestazione è causata dai consumi degli abitanti dei Paesi ricchi [3]. E’ perché noi mangiamo carne in maniera spropositata (in Italia in media circa 700g alla settimana invece dei 0-300g consigliati dai nutrizionisiti [4]), sprechiamo un mare di carta (200Kg per persona all’anno), compriamo troppi prodotti elettronici, auto e moto (batterie e pneumatici sono costruiti con terre rare e gomma e l’Italia è il Paese europeo con il maggiore numero di auto e moto per abitante), compriamo mobili in teak, mogano, ebano, palissandro, alimenti industriali contenenti olio di palma, acquistiamo caffè, cacao, banane non del commercio equo e solidale, prodotti in pelle o cuoio di aziende a cui interessa solo fare quanti più soldi è possibile.

Purtroppo le aziende senza scrupoli responsabili della deforestazione sono numerosissime e trovano appoggi in governi e politici. Forest500, un’organizzazione che raccoglie enti e associazioni che operano per la difesa delle foreste e della biodiversità, stila periodicamente un elenco delle aziende maggiormente responsabili [4]. Tra queste le principali sono:

Gruppo Veronesi (polli AIA, Negroni, mangimi veronesi),

Gruppo Natuzzi (divani & divani)

DESPAR (supermercati e relativi prodotti)

Deichmann (borse, zaini e scarpe con marchi Catwalk, 5th Avenue, Borrelli),

Samsonite (valigie, borse, zaini)

Mastrotto (pelli per arredamenti, abbigliamento, ecc.)

Kikkoman (prodotti della soia)

Cencoprod (azienda che vende pelli a vari marchi italiani, tra cui Nuti)

Hutchinson (multinazionale di pneumatici e molto altro)

Ebro foods (che controlla Garofalo, Bertagni, Scotti)

Prada (abbigliamento)

Clarks (scarpe)

Amazon (prodotti alimentari, valige, abbigliamento, mobili, cosmetici, bricolage, imballaggi ecc.)

Capri Holdings (che controlla Versace, Jimmy Choo e altre aziende della moda)

Nike.

Molte sono anche le banche e le finanziarie che sostengono attività che distruggono le foreste. Tra le principali: Prudential, BlackRock, Aviva, Fidelity, Vanguard, BPCE, Invesco, Intesa San Paolo, Unicredit, Credit Agricole, Allianz.

Ultimamente si parla tanto di transizione ecologica. Se ne parla perché gli effetti del cambiamento climatico si fanno sempre più gravi e le prospettive più minacciose, perché abbiamo sperimentato cosa è una pandemia e l’OMS ci dice che continuando a deforestare il rischio di nuove epidemie è molto alto, perché moltissime persone hanno preso coscienza che se si continua a far finta di nulla andiamo incontro alla catastrofe.

Ma oltre a parlarne bisogna agire coerentemente.

I cittadini devono cambiare i comportamenti non ecosostenibili, comprare di meno, informarsi di più, non guardare solo il prezzo di una merce ma anche quanto ci costa realmente (i danni che determina all’ambiente, alla salute, alla società, che pagheremo noi e i nostri figli), appoggiare le campagne delle associazioni ambientaliste contro la deforestazione [5].

I governanti e i politici devono smetterla di essere succubi di grandi aziende, banche e finanziarie o di settori produttivi non ecosostenibili, di ignorare o far finta di ignorare la situazione in cui stiamo e di prendere in giro i cittadini, illudendoli che si possa continuare con un modello di sviluppo e stili di vita insostenibili.

Il modo più semplice per impedire questa sudditanza dei politici è appoggiare e votare solo chi realmente e coerentemente persegue una effettiva politica ambientalista. Insomma gran parte del potere è nelle nostre mani: siamo ancora in tempo per cambiare le cose, ma dobbiamo smetterla con atteggiamenti fatalistici e rinunciatari e impegnarci personalmente e politicamente.

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.Fonte: giardinodimarco.it

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Note: 1) FAO: Global Forest Resources Assessment, 2020; 2) Ceballos G et al.: Accelerated modern human–induced species losses: Entering the sixth mass extinction. Science advances 2015; 3) Fonte: Curtis et al. Classifying drivers of global forest loss, Science, 2018; 4) Le stime del consumo medio di carne in Italia vanno dai 300g ai 2800g alla settimana. La stima più bassa (300g) è quella dei produttori di carne, la più alta è quella della FAO e di altri enti, che però considerano il peso totale degli animali (quindi anche le parti non edibili, quelle che servono per produrre alimenti per i 16 milioni di animali da compagnia carnivori e gli scarti utilizzati come mangime per i pesci). La stima di 700g alla settimana è quella che più si accorda con le indagini sulle abitudini alimentari condotte dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’ISTAT;

4) https://forest500.org/rankings/companies;

5) si visitino:

https://www.greenpeace.org/italy/tag/foreste, https://www.wwf.it/chi_siamo/organizzazione/come_lavoriamo/deforestazione_, https://www.legambiente.it/tag/deforestazione.

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22 aprile 2021 | La Giornata della Terra (Video)

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In occasione della giornata dedicata al nostro pianeta è utile ascoltare il messaggio contenuto nella parte iniziale del “Il pianeta verde“,  film francese del 1996 scritto e diretto da  Coline Serreau, geniale, visionario e divertente.

Per chi interessato al film completo può trovarlo qui

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