Category Archives: diritti_lotte

Esclusivo! Il testo integrale dell`accordo Italia – Egitto che permette i respingimenti

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Inedito / Il documento firmato da Intini e Mubarak nel 2007

ESCLUSIVO TERRELIBERE.ORG – Il testo degli accordi stipulati nel 2007 tra Italia ed Egitto che permettono l`espulsione immediata di migranti e profughi egiziani con un`identificazione sommaria. Firmati da Intini per il governo Prodi, sono stati applicati anche nell`agosto 2013 quando infuriavano gli scontri nelle strade egiziane e i morti si contavano a centinaia

L`inchiesta – Il crimine del ministro Alfano

L`interrogazione parlamentare ai ministri dell`Interno e degli Esteri

Nonostante il freddo linguaggio da trattativa commerciale, queste 49 pagine hanno deciso dell`esistenza di centinaia di persone. Profughi copti, oppositori politici, perseguitati di ogni tipo. Perché mentre il governo di centrosinistra sottoscriveva questo documento, dimenticava che la controparte era un dittatore. Un tiranno che sarebbe stato cacciato dal suo popolo, ma che era considerato un valido interlocutore dai governi `democratici`.

Il trattato permette l`espulsione rapida di persone spesso qualificate come egiziani dopo un riconoscimento sommario. Consente procedure semplificate – di poche ore – in un paese dove l`asilo viene concesso anche dopo due anni. Dove l`identificazione negli appositi centri dura fino a 18 mesi.

L`aspetto più assurdo è che l`Egitto ha ottenuto in cambio una quota di flussi. In pratica i due paesi si scambiano migranti entrati irregolarmente (che però non possono chiedere asilo) con ingressi formalmente regolari (che però spesso sono garantiti da falsi contratti di lavoro di imprenditori italiani).

Nell`agosto del 2013, quando i centri d`accoglienza siciliani scoppiavano e le procedure erano lentissime, le espulsioni degli egiziani avvenivano in 24 ore, per circa 90 persone. Nelle strade del paese nordafricano i morti si contavano a centinaia e l`esercito proclamava lo stato d`emergenza. Il ministro Alfano applicava il trattato con la fredda determinazione burocratica che prima o poi la storia giudica come atto criminale.

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Fonte: terrelibere.it

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Settimana Mondiale per l’Abolizione della Carne – 21/29 settembre 2013

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Sentiamo continuamente dire: “Ma dobbiamo uccidere gli animali per poterci nutrire”. Questa idea è onnipotente e radicata. Trasforma in tabù qualsiasi discorso riguardante il destino iniquo riservato agli animali. A causa di questa idea, miliardi di esseri senzienti ogni giorno vengono fatti nascere e massacrati per soddisfare il piacere di mangiarne le carni. Il diritto assoluto di uccidere per un capriccio!
Questa idea è una menzogna che ci consente di continuare a sfruttare i corpi degli animali affinchè i nostri gusti possano sbocciare; di abusare di loro e violentarli, riducendoli ad oggetti, privi di sensazioni o di coscienza e incapaci di soffrire.

La convinzione secondo cui non possiamo nutrirci senza sfruttare gli animali è causa di sofferenza e morte più di qualsiasi altra attività umana. E non è inevitabile.

Ogni anno, 63 miliardi di animali terrestri e oltre mille miliardi di pesci vengono uccisi, nel mondo, per produrre cibo.



Si tratta di un problema reale: gli animali destinati all’alimentazione patiscono una sorte terribile.

La soluzione è evidente: dobbiamo vietare la produzione e il consumo di corpi animali.

Abolire la carne significa abolire la sofferenza e la morte di miliardi di animali. Significa dare loro il diritto di non essere uccisi a fini alimentari.

Rifiutare di partecipare al massacro è il primo passo. Passare parola è il secondo. La lotta contro lo sfruttamento degli animali per i loro corpi non è una questione individuale. La lotta deve essere collettiva.

 

 Raddoppiamo gli sforzi durante la prossima Settimana Mondiale di azioni per l’Abolizione della Carne(SMAC) dal 21 al 29 settembre 2013!

 

I cambiamenti spontanei nel comportamento dei consumatori non sono sufficienti per porre fine alla strage.
Le attività che nuocciono gravemente ad altri non possono essere di dominio della libertà individuale. E’ compito della società abolirle per legge.

 

Aboliamo gli allevamenti, la caccia e la pesca!

Aboliamo l’uccisione degli animali per la loro carne!

Poiché la produzione di carne implica l’uccisione degli animali che vengono mangiati,
poiché molti di loro soffrono a causa delle condizioni in cui vivono e in cui vengono messi a morte,
poiché il consumo di carne non è una necessità,
poiché gli esseri senzienti non devono essere maltrattati o uccisi senza necessità,

 

l’allevamento, la pesca e la caccia di animali per la loro carne, così come la vendita e il consumo di carne animale, devono essere aboliti.

A presto!
lo staff di meat-abolition.org

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Rivendicazione mondiale della richiesta di abolizione della produzione e del consumo di carni animali; ossia, proibizione dei prodotti della caccia, della pesca e dell’allevamento

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Fonte: SMAC

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Facebook: ancora problemi di privacy per gli utenti

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Immagine di Arcadio Esquivel

Immagine di Arcadio Esquivel

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Non c’è pace per la privacy su Facebook

di Alessandro Del Ninno

Facebook si sta preparando a una nuova battaglia per la gestione dei dati personali dei suoi utenti con le sei principali organizzazioni americane che difendono la privacy. I legali delle associazioni hanno infatti inviato una lettera alla Federal Trade Commission (Ftc), l’ente governativo per la protezione dei consumatori, e ai politici degli Stati Uniti sostenendo che i recenti cambiamenti fatti dal colosso dei social network violano i termini di un accordo del 2012 siglato da Facebook con la stessa Ftc.

In pratica Facebook, nel nuovo accordo che fa firmare ai suoi utenti, sostiene di avere il diritto di usare le informazioni dei profili e le immagini dei suoi iscritti per fare campagne pubblicitarie agli amici senza chiedere alcun consenso e senza dare alcun compenso agli interessati. Secondo le associazioni invece l’accordo stipulato con la Ftc un anno fa prevede che Facebook non possa condividere informazioni dei suoi utenti senza chiedere ogni volta il permesso in modo esplicito e senza pagare per l’uso dei dati. Presupposti che, nelle nuove regole che entreranno in vigore nei prossimi giorni, sono del tutto assenti.

Le associazioni hanno espresso indignazione anche per un cambiamento apportato alle politiche sulla privacy per i minori di 18 anni. Dando il loro consenso alle nuove regole, infatti, i giovani user dichiarano che anche i loro genitori sono concordi con quanto firmato.

La nuova polemica che si è innescata sull’utilizzo dei dati personali e sulle privacy policies di Facebook (soggette a cambiamenti e integrazioni con cadenza ormai frequentissima) costituiscono l’occasione per una riflessione – che possiamo definire “filosofica” – riassunta dalla domanda: quale è oggi il senso ultimo delle rivendicazioni circa la tutela della privacy nel mondo digitale iperconesso, globalizzato e tecnologizzato?

Ha in parte affrontato la questione – partendo dal caso Snowden e dal ruolo della NSA americana – Evgeny Morozov nel suo interessante articolo “Addio privacy” (pubblicato su “Internazionale” del 6 settembre 2013). In questa sede appare significativo – della vicenda Facebook – che le sei associazioni USA a tutela della privacy abbiano contestato il mancato pagamento degli utenti per l’uso dei dati che il social network intende fare inviando alla rete di loro amici messaggi promozionali e commerciali. Emerge cioè nel dibattito un aspetto spesso sottaciuto nelle “crociate” a tutela della riservatezza: quello del valore commerciale dei dati personali come merce primaria nel mercato globalizzato.

Non si è contestato a Facebook (solamente) l’utilizzo senza consenso dei dati: si è contestata la violazione (commerciale) di un uso gratuito delle informazioni. Non si è contestata la violazione della riservatezza come indebita invasione in una sfera privata e intima (concetto novecentesco e ante Terza Rivoluzione Industriale di Internet), ma si è contestato il fatto che gli utenti di Facebook (e i loro amici) perdono il potere di libera e autonoma auto-determinazione (anche di tipo economico-commerciale) sui propri dati. E’ esattamente questo il senso ultimo – diremmo quasi la ontologia – della privacy nell’attuale Società della Informazione Globale: il senso del diritto alla riservatezza non è più quello – come qualcuno ha detto – di “farsi Robinson Crusoe nel mondo iperconesso”, ma è il potere di controllo (mediante corrette e preventive informative) che ciascuno deve avere sulle informazioni che lo riguardano. E solo da questo potere di controllo – che sia però effettivo e concreto – può nascere la libera e consapevole autodeterminazione circa l’autorizzazione a terzi (mediante i meccanismi di consenso) a fare uso dei nostri dati personali. E’ solo con la certezza di poter controllare i nostri dati (decidendo anche di farne oggetto di transazioni commerciali, di vera e propria vendita) che ci rendiamo disponibili a diffondere, condividere, trasmettere, comunicare nel mare magnum della Rete una massa enorme di informazioni, nell’ambito di un fenomeno (quello dei social network) che appare caratterizzato dalla volontà degli stessi utenti di cancellare la propria privacy, rendendo partecipi i terzi (sia pure “amici”) di ogni minuto della nostra vita (digitale e reale).

Ogni privacy policy che ci sottragga il controllo (anche economico) sulle nostre informazioni, non potrà che scatenare polemiche: ma non perché viene violato “the right to bel et alone” di ottocentesca memoria (prima teorizzazione del right to privacy nel 1896), ma perché ci viene tolta appunto la condivisione su scelte primarie e su beni economici primari quali sono i dati nella società del XXI secolo.

Alessandro del Ninno è avvocato presso la Tonucci &Partners e professore universitario

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Fonte: TAFTER.it

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