Category Archives: cybercultura_internet

Anonymous – Attaccato il profilo Facebook di Salvini

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27 dicembre 2015

Il collettivo di Anonymous Italia ha deciso di hackerare il profilo Facebook di Salvini nel periodo festivo. Nell’attacco hanno solo inserito delle immagini modificando quelle del profilo e della copertina Facebook. Naturalmente, non è mancata la maschera di Guy Faweks così come il loro motto: “We are Anonymous. We are legion. We do not forgive. We do not forget. Expect us”.

La risposta twittata di Salvini: “Quei conigli di si sono introdotti nella mia Pagina Fan di Facebook. Alla faccia dei “democratici” della rete… . Infine, l’eurodeputato ha affermato che questa azione è “un attacco alla democrazia!”.

(madu)

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Anonymous: “Non devi essere un HACKER se vuoi un CAMBIAMENTO…”

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#OpPaperstorm.it

Non devi essere un HACKER se vuoi un CAMBIAMENTO. Non solo su Internet accadono le cose. La rivoluzione della coscienza è già in atto nel mondo, ed ora contano tutte le voci! Puoi partecipare anche tu, anzi, DEVI partecipare contro la battaglia globale che è in corso per conquistare la tua libertà e la verità. Il nostro obiettivo e far arrivare la nostra voce nelle orecchie di tutti i politici ed in tutte le stanze del parlamento, riguardo alla libertà di parola, la guerra contro la corruzione e l’uguaglianza. Unisciti a noi! La politica mente, non ti rappresenta. I media ricevono notizie distorte, censurate che ti impediscono di arrivare al cuore della popolazione. Per questo sii tu stesso i media, crea i tuoi canali personali in rete, fai arrivare le tue parole ai tuoi compagni di battaglia e anche ai tuoi nemici.
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Le piazze, i luoghi comuni e le strade saranno i nostri media! Partecipa, accenditi, sii un attivista Anonymous e un artista di strada! Ciò che devi fare è semplicissimo:
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1. Sii creativo, serio e magari anche un po’ ironico, usa messaggi diretti. Esprimi le tue opinioni e critiche contro lo Stato. Devi volerlo il cambiamento.
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2. Organizza, prepara, fotocopia volantini, striscioni, poster, adesivi, pennarelli indelebili o bombolette di colore, oppure scarica semplicemente le già esistenti immagini e stampale! Con pochi euro puoi creare dei capolavori.
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3. Distribuisci i volantini, appendi i tuoi striscioni, incolla i tuoi poster con il nastro adesivo, spruzza con la bomboletta sui muri per creare dei veri street-art, metti immagini nelle bacheche in giro per la città. Mettiti d’accordo con i tuoi compagni e unite le forze, e parla a più persone possibili di ANONYMOUS, della politica corrotta e della povertà!
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4. Documenta ciò che crei! Cattura con una foto la tua arte in modo tale da fare arrivare a più persone possibili il tuo messaggio!
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5. Lavora di notte o comunque quando c’è poca gente! Fai attenzione alle telecamere ed alla polizia, non lasciare tracce se non della tua arte! L’attivismo non è reato! Ma purtroppo negli ultimi tempi devi stare molto attento!
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6. Se sei pronto, fai una foto al tuo capolavoro e pubblicala su http://imgur.com/. In seguito recati nel canale appositamente creato  http://webchat.anonops.com?nick=&channels=OpPaperstorm.it e lasciaci il link che porta alla tua foto precedentemente caricata su imgur! Noi provvederemo a creare un video con i lavori migliori che ci avrete inviato!
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ATTENZIONE: Per quanto i tuoi lavori possano andare bene ad Anonymous, usa con cura i nostri loghi, emblemi, immagini già esistenti, poster/striscioni, la maschera di V (Guy Fawkes) oppure, il nostro ormai conosciuto slogan!
Il tuo messaggio NON deve essere per niente razziale.
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Buon lavoro, crea con noi, sii Anonymous, sii un guerriero delle strade!!!
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Noi siamo Anonymous. Siamo legione. Non perdoniamo. Non dimentichiamo. Aspettateci! “

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Fonte: pastebin.com

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La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo condanna la Turchia per aver bloccato YouTube

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Turchia, condanna europea per il blocco del Tubo

di Claudio Tamburrino

Inibire gli accessi a YouTube per una manciata di video che, pur illegalmente, sbeffeggiano Ataturk viola i diritti fondamentali. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo condanna la Turchia per aver impedito la libera manifestazione del pensiero.

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) ha condannato la Turchia per aver tagliato fuori dalla rete del paese YouTube in diverse occasioni tra il 2008 ed il 2010, un blocco decretato sulla base della presenza di diversi video illegali che avrebbero infangato l’immagine di Mustafa Kemal Ataturk, che la Turchia ritiene padre fondatore della Turchia moderna, e rimosso solo con la rimozione dei video.

Non si tratta dell’ultimo caso in cui la piattaforma viene bloccata in Turchia: all’inizio del 2014, per esempio, Ankata l’aveva resa inaccessibile in concomitanza con le elezioni amministrative. Sulla piattaforma di videosharing erano comparse delle registrazioni di certe intercettazioni sgradite al primo ministro Erdogan, che avrebbero rivelato troppo sulle strategie del potere turco in Siria. L’autorità che vigila sulle tecnologie delle comunicazioni, così come era avvenuto anche con Twitter, aveva ordinato ai fornitori di connettività di innescare i filtri: solo in un secondo momento era intervenuta l’autorità giudiziaria, riconducendo i blocchi all’illegalità di dieci video che che tiravano in ballo Ataturk, pericolosi per la sicurezza nazionale. Contro tale decisione non erano mancati i ricorsi, che in un primo momento avevano anche ottenuto la sospensione del blocco giudicato non proporzionale: tuttavia, davanti all’impossibilità da parte delle autorità locali di bloccare l’accesso ai singoli video, questo era stato rimosso ed il caso era arrivato fino alla Corte Costituzionale, che ne aveva infine decretato l’illegalità.

Il caso legato ai blocchi imposti dal Governo tra il 2008 ed il 2010, nel frattempo, non essendo riuscito ad ottenere giustizia nelle corti locali, faceva il suo iter: grazie al ricorso dei cittadini Serkan Cengiz, Yaman Akdeniz e Kerem Altıparmak, è giunto fino alla Corte di Strasburgo che si è così trovata per la seconda volta a condannare la Turchia per il blocco di un contenuto online considerato lesivo della memoria di Ataturk. Come in un analogo caso del 2012, scaturito dalla decisione da parte delle autorità locali di chiudere – insieme ad un sito accusato di ledere la memoria di Ataturk – anche l’intera piattaforma di blogging Google Sites, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha rilevato la violazione della libera manifestazione del pensiero.

Nella sentenza si legge inoltre che non vi è nessuna disposizione nella normativa nazionale che permetta alle autorità di bloccare una piattaforma intera in forza di un solo contenuto trovato in violazione della legge. Altresì si specifica che le restrizioni all’accesso di contenuti online sono considerate lecite solo nella misura in cui riguardino contenuti specifici e che non rispettino invece l’articolo 10 della Convenzione internazionale sui diritti dell’uomo quelle interdizioni generali che finiscono per colpire una piattaforma intera o comunque altri contenuti estranei a quelli accusati di violazione.

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Fonte: Punto Informatico

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