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“Per l’amor di Dio”, documentario di Vito Robbiani. Per un cinema libero e indipendente e per la laicità dello Stato.

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Per l’amor di Dio“, è un film documentario su degli attivisti atei che in Italia assieme all’associazione UAAR (Unione Atei Agnostici Razionalisti) lottano per la laicità dello stato.

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Nota del regista

Inizio il film con la scritta: “Per un cinema libero e indipendente”. Una frase forse pomposa, ma che vuole sottolineare il fatto che questo documentario sia stato totalmente autoprodotto. Ho sperimentato sulla mia pelle l’impossibilità di trovare finanziamenti per questo tipo di soggetto. E allora non mi è rimasto che realizzarlo a mie spese: è stata un’ulteriore conferma che essere non credenti in Italia (ma anche nella laica Svizzera), non è solo anomalo ma anche faticoso.

Ho voluto mostrare la vita di alcuni atei, più che l’aspetto associativo del movimento. Volevo spiegare come il non essere credenti sviluppi un forte spirito critico.
L’essere ateo determina le proprie scelte di vita. Scelte che spesso si distinguono per rettitudine e impegno sociale.

L’ateo è una persona qualunque, come dice Isabella: “anche l’ateo ha la mamma, dei figli, un cane da portare a passeggio, un lavoro, la spesa da fare, insomma, anche noi non ci facciamo mancare nulla…”.  Vito Robbiani

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.Il documentario è stato selezionato per il 26°  FIPA – Festival international de Programmes Audiovisuels di Biarritz  22-27 gennaio 2013

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“Girlfriend in a coma” docu-film di Bill Emmott sull’Italia in coma

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Mala Italia o Buona Italia. Il nostro si sa è il paese delle contraddizioni e dei paradossi per eccellenza. Divisi tra genio e malvagità, arte e ignoranza, malasanità ed eccellenza, le criticità del Belpaese si sono acutizzate e sono venute alla luce in modo chiaro e delineato negli ultimi cinque anni, come esempio lampante della crisi che sta agonizzando l’Europa. L’Italia, che è entrata a fare parte della temuta zona di confine in cui sono relegati i cosiddetti Pigs (Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna), sta attraversando un momento difficile. Eppure a sentir parlare chi annovera qualche primavera in più, la situazione del paese di Dante e Leonardo è sempre stata al limite e mai del tutto prospera. Tuttavia i nostri genitori sembrano essere sopravvissuti tutti, accumulando una buona ricchezza privata, superiore alla media europea. Forse in Italia si tende a pensare che “in fondo si stava meglio quando si stava peggio”e non è escluso che tra vent’anni ricorderemo questo inizio millennio proprio seguendo lo stesso spirito.

Per criticare l’Italia non bisogna poi metterci molto impegno, forse anche perché i primi accusatori feroci del modo in cui funzionano le cose nel nostro paese, siamo noi stessi. Ciò nonostante sembra che le disapprovazioni e le analisi non bastino mai e c’è sempre qualcuno pronto a ritornare sul discorso mafia, criminalità, politica scadente, corruzione, assenteismo, immoralità. Mali atavici che purtroppo caratterizzano l’Italia già prima del 1861, ma che tuttavia non hanno impedito lo sviluppo ( seppur non avendone consentito tutto il potenziale) delle arti, dei migliori cervelli in giro per il mondo, dell’industria, dell’impresa, che raggiungono in ogni campo livelli d’eccellenza.

A ricordarci che gli italiani devo risollevarsi da soli e indipendentemente da questa situazione di stasi ci ha pensato stavolta l’ex caporedattore dell’Economist, Bill Emmott, che ispirandosi al suo libro “Good Italy, Bad Italy” ha realizzato un docu-film dedicato al nostro paese dal titolo “Girlfriend in a coma”. Già dal titolo e dal trailer, la trama che il documentario intende perseguire è abbastanza chiara. Si susseguono diverse interviste ad attori, giornalisti, imprenditori, che raccontano la situazione di dissesto, ma di enorme potenziale inespresso che caratterizzano l’Italia. Una panoramica realizzata attraverso una raccolta di punti di vista, alcuni speranzosi, altri dubbiosi e scoraggiati. Un film per farci riflettere ancora una volta sui nostri limiti e capacità.

Giudicate voi se ne avevamo bisogno oppure no, a fronte degli avvenimenti che si sono susseguiti in Italia negli ultimi dodici mesi. Certo la strada è ancora lunga, ma per percorrerla più in fretta non dovremmo forse smetterla di rimuginare nel passato? “Cosa fatta capo ha”, tanto vale imparare dall’esperienza per evitare gli stessi errori.

TRAILER

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Fonte:  TAFTER

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Il mondo jazz triste per la morte di David Warren “Dave” Brubeck

È scomparso il 5 dicembre 2012, il giorno prima del suo 92º compleanno, al Norwalk Hospital, in Connecticut, a causa di un arresto cardiaco il pianista jazz Dave Brubeck.

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Take Five – 1966

1966 in Germany
Dave Brubeck – piano
Paul Desmond – alto sax
Eugene Wright – bass
Joe Morello – drums

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Vedi altri video di Dave Brubeck

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