Monthly Archives: Febbraio 2014

Il tempo libero: incubo dell’uomo contemporaneo

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Dal film "Il pianeta verde"

Dal film “Il pianeta verde

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La paura del tempo libero

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Per una critica del lavoro e un elogio dell’ozio

«Ciò che l’uomo moderno teme di più è ciò che in passato lodava di più: il riposo, il distacco dalle passioni e dalle ambizioni» Giorgio Bocca

L’uomo moderno ha paura del tempo libero, ne è terrorizzato. Spesso addirittura gareggia con gli altri a chi lavora di più: 10, 12, 14 ore al giorno sono “normali”, anzi sono sintomo di benessere. Lavorare tanto fa bene: prima di tutto fa bene all’economia, che cresce con il Pil, poi fa bene alla nostra pancia che aumenta all’aumentare della ricchezza immagazzinata, la maggior parte della quale non ha alcuna utilità pratica.

Finché c’è lavoro dobbiamo lavorare. Che fine abbia il nostro lavoro? Non importa. Che qualità abbia il nostro lavoro? Tanto meno. Quante persone oggi vivono per lavorare, il lavoro è diventato l’idolo principale, ancora prima del denaro. Il lavoro non come espressione di sé, di genialità, non come creazione di valore, ma meramente come occupazione del tempo, come alternativa ideale per contrastare la minaccia dell’aumento di tempo libero dovuta al progresso tecnologico.

Dopo lavoro infatti, meglio riempirsi di altre cose da fare: palestre, corsi serali, aperitivi, telefonate inutili, finti impegni, espedienti per non permettere alla vita di rallentare di entrare nella sua naturale armonia con l’ambiente.

La gente di oggi ha paura del tempo libero, non lo vuol proprio vedere, non vuole avere a che fare con esso. Avere del tempo libero, del tempo per se stessi significherebbe ascoltarsi, relazionarsi con il proprio io profondo. E anche nelle sporadiche vacanze che facciamo, dobbiamo avere impegni su impegni: gite, escursioni, avventure, sport estremi, cavalcate, percorsi impervi, cene, distanze chilometriche da fare, discoteche, girare, girare a vuoto, tanto per girare.

Se ci fermassimo in una panchina di un giardinetto qualunque, magari quello sotto casa che non abbiamo mai notato prima, allora ci accorgeremo che gli uccellini stanno cantando per noi, il vento sta frusciando per noi, una formica ci sta carezzando il braccio camminandoci sopra, ci accorgeremo che gli alberi hanno delle chiome verdi di luce sopra le nostre teste e ci proteggono, ogni foglia è un riparo.

Questo dovrebbe essere un esercizio da fare ogni giorno prima di recarsi a lavoro, con calma, senza fretta. Ma correre ogni giorno e fermarsi per un solo istante per rendersi conto di essere totalmente vuoti, scontenti e ingrati è talmente spaventoso che l’uomo “lavorante” non può assolutamente rischiare di cadere in tale tranello.

Sì, perché oggi siamo abituati a dare un valore di mercato a tutto ciò che ci circonda, e ci sono folli, non ritenuti tali, che addirittura vorrebbero mercificare l’aria, il cielo, l’acqua. E allora il tempo libero che valore avrebbe? Nessuno, anzi avrebbe un valore negativo, dato che sottrae tempo (risorsa economica) al lavoro che invece crea ricchezza monetaria.

Il paradosso è evidente, perciò mi sento di gridare: viva l’ozio!! Viva la conquista di maggior tempo libero come atto di democrazia e libertà per ogni singolo individuo. Evviva la lentezza! Che ci libera dalla schiavitù della fretta e dello scadere del tempo concesso. Viva cinque ore di lavoro al giorno, viva le piccole distanze, viva le piccolezze, le banalità, viva l’ingenuità delle scoperte scontate. Viva il pensiero astratto, la fantasia, viva lo star a fissare per ore lo stesso paesaggio.

Viva una vita a dimensione umana!!!

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Fonte: creazione di valore

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L’attesa

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Photo by Karl Dmitri Bishop

Photo by Karl Dmitri Bishop

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Dietro l’attesa, c’è tutto: il permesso gratuito di evocare un bel viso o di dialogare con un’ombra.

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(Dominique Blondeau)

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Europa a sinistra: Lista Tsipras «social forum»

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di Vittorio Agnoletto

L’esperienza di Genova 2001 può aiutare a costruire una lista senza veti né primogeniture

Final­mente anche in Ita­lia in vista delle ele­zioni euro­pee si affron­tano le grandi que­stioni con­ti­nen­tali e glo­bali.
Tutto ciò è un bene, infatti nelle isti­tu­zioni euro­pee ven­gono assunte, spesso nel più totale silen­zio, molte delle deci­sioni desti­nate ad inci­dere sul nostro futuro.
È il caso del TTIP, il Tran­sa­tlan­tic Trade and Invest­ment Part­ner­ship. L’accordo com­mer­ciale che l’UE sta trat­tando con il Nor­da­me­rica pre­vede la pos­si­bi­lità che una mul­ti­na­zio­nale chieda i danni ad un Paese nel quale ha inve­stito, qua­lora ven­gano appro­vate leggi che impon­gano all’azienda la rea­liz­za­zione di nuove misure ad esem­pio a tutela della salute dei lavo­ra­tori o della sal­va­guar­dia dell’ambiente.

La mul­ti­na­zio­nale avrebbe diritto ad esi­gere un risar­ci­mento per il dimi­nuito gua­da­gno deri­vante dagli obbli­ghi di legge appro­vati. I par­la­menti diven­te­ranno ancor più pru­denti: la volontà popo­lare e la sovra­nità nazio­nale ver­reb­bero così pie­gate al ricatto di risar­ci­menti miliar­dari.
In que­sto stesso periodo l’Unione Euro­pea sta cer­cando di imporre ai Paesi ACP (Africa, Caraibi e Paci­fico) gli EPA, Accordi di par­te­na­riato eco­no­mico, che pre­ve­dono l’ eli­mi­na­zione delle bar­riere pro­te­zio­ni­sti­che in nome del libero scam­bio. Le nazioni afri­cane saranno costrette a togliere i dazi oltre ad aprire i loro mer­cati alla con­cor­renza, men­tre l’UE stan­zia 50 miliardi/anno per soste­nere le grandi mul­ti­na­zio­nali agri­cole euro­pee. Le con­se­guenze saranno dram­ma­ti­che: i con­ta­dini afri­cani, non potranno com­pe­tere con i prezzi sus­si­diati dei grandi agri­col­tori euro­pei. Ma anche migliaia di pic­coli pro­dut­tori agri­coli euro­pei saranno obbli­gati a chiu­dere le loro atti­vità. (cfr. l’appello lan­ciato insieme ad Alex Zano­telli su www.ildialogo.org).

L’illegalità dei capi­tali “legali”

L’Ue è un vero e pro­prio Paese di Ben­godi per le grandi Cor­po­ra­tion: Fiat/Chrysler spo­sterà la pro­pria sede in Olanda e il domi­ci­lio fiscale in Gran Bre­ta­gna per sfrut­tare al meglio le diverse forme di tas­sa­zione esi­stenti all’interno della stessa Europa. Un sistema fiscale unico sarebbe asso­lu­ta­mente neces­sa­rio, ma le oppo­si­zioni sono for­tis­sime a comin­ciare dalla City lon­di­nese, un vero e pro­prio stato indi­pen­dente all’interno dell’Ue. Molti para­disi fiscali, come docu­men­tato da Libera e dal net­work inter­na­zio­nale Flare, sono in Europa o in ter­ri­tori d’oltremare di Paesi euro­pei.
La Troika men­tre impone poli­ti­che di lacrime e san­gue a 500 milioni di per­sone, faci­lita l’evasione fiscale e la fuga di capi­tali, sot­traendo cospi­cue risorse che potreb­bero essere uti­liz­zate per evi­tare i tagli allo stato sociale.

Le vio­la­zioni dei diritti

Andreas Fischer Lescano, pro­fes­sore di diritto euro­peo a Brema, ha denun­ciato come i recenti prov­ve­di­menti della Troika vio­lino quanto scritto nella Carta dei diritti fon­da­men­tali dell’UE. Il comi­tato per i diritti sociali del Con­si­glio d’Europa ha iden­ti­fi­cato 180 vio­la­zioni della Carta Sociale Euro­pea.
La Com­mis­sione Euro­pea cerca di ridurre al minimo la pos­si­bi­lità dei par­la­menti nazio­nali di discu­tere le deci­sioni di Bru­xel­les, pro­ce­dendo a colpi di rego­la­menti.
Tutte le deci­sioni in campo economico/finanziario sono state assunte con la bene­di­zione dei gruppi par­la­men­tari dei popo­lari, socia­li­sti e libe­rali, senza alcuna signi­fi­ca­tiva distin­zione. Gli stessi gruppi che hanno appro­vato nel 2008 la diret­tiva che ha auto­riz­zato fino a 18 mesi il trat­te­ni­mento dei migranti nei Cie.
E troppo sem­plice dimen­ti­carsi che a Bru­xel­les i nostri governi, senza distin­zione tra destra e cen­tro­si­ni­stra, sosten­gono simili scelte. .

Lista Tsi­pras da non perdere

È evi­dente la neces­sità di avere, anche in quei luo­ghi, un’efficace e orga­niz­zata pre­senza anti­li­be­ri­sta.
Aumen­tare l’efficacia di que­sta pre­senza deve essere l’obiettivo della lista Tsi­pras.
Ale­xis, in una recente inter­vi­sta, ha ricor­dato come l’esperienza di Genova 2001 sia stata all’origine del per­corso che li ha con­dotti fino a Syriza.
Quando Tsi­pras pone tra le con­di­zioni per for­mare una lista nel suo nome, quella di: «…non esclu­dere nes­suno. Si deve chia­mare a par­te­ci­parvi e a soste­nerla prima di tutto i sem­plici cit­ta­dini, ma anche tutte le asso­cia­zioni e le forze orga­niz­zate che lo vogliono» mi è venuto spon­ta­neo tor­nare con la mente al Genoa Social Forum, all’esperienza più inclu­siva che il movi­mento sia stato capace di costruire negli ultimi decenni nel nostro Paese.
Non un mira­colo, ma la con­sa­pe­vo­lezza che l’unità attorno ad obiet­tivi con­di­visi, era il nostro «bene comune» più pre­zioso, ed infatti il potere si è sen­tito in peri­colo e ha rea­gito con tutta la sua vio­lenza…
L’opportunità è grande e forse anche unica, cer­chiamo di coglierla tutti quanti insieme, senza veti né primogeniture.

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Fonte: controlacrisi.org

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Approfondimento

Elezioni Europee 2014 | Chi è Alexis Tsipras

SYRIZA  (Coalizione della Sinistra Radicale)

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