Monthly Archives: Novembre 2013

OGM in Friuli: accertato inquinamento genetico!

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Cenni (Pd) chiede di rivedere la normativa

Mais Ogm in Friuli, il Corpo Forestale ha accertato l’inquinamento genetico

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In relazione alla questione della semina di mais Ogm in Friuli e alla possibile contaminazione dei campi limitrofi coltivati con mais tradizionale, la Commissione agricoltura della Camera ha sentito in audizione il Capo del Corpo forestale Cesare Patrone. «I risultati dell’attività di campionamento eseguita dal Corpo forestale su terreni limitrofi ai campi seminati con mais Mon810, in Friuli Venezia Giulia, allo scopo di verificare eventuali contaminazioni ambientali a carico dei terreni coltivati con mais tradizionale, hanno dimostrato in effetti un “inquinamento genetico” del mais transgenico che arriva anche fino al 10%» ha dichiarato Patrone.

Si ricorda che nel giugno 2013 un imprenditore agricolo ha reiterato la semina di mais, effettuata la prima volta due anni fa, privo di tracciabilità ma dichiarato geneticamente modificato, in due appezzamenti localizzati nella Regione Friuli Venezia Giulia, rispettivamente nel Comune di Mereto di Tomba (Udine) e di Vivaro (Pordenone). In conseguenza il Corpo forestale dello Stato, di propria iniziativa e su delega della Procura della Repubblica di Udine ha svolto nei mesi scorsi dei campionamenti nei campi presuntivamente seminati a Ogm e di quelli a essi limitrofi, sia per accertare la varietà di mais geneticamente modificato coltivata, sia al fine di verificare una possibile contaminazione ambientale.

«I risultati hanno portato alla verifica di un processo di inquinamento ambientale- ha ribadito Patrone- Dopo la scoperta di ‘inquinamento genetico’ nei campi vicini a quelli coltivati con mais Ogm in Friuli, il corpo forestale sta attualmente verificando l’eventuale livello di contaminazione a carico degli alveari situati nelle zone limitrofe. Inoltre si stanno estendendo i controlli anche in altre Regioni per verificare la presenza non dichiarata di mais Ogm e controllare il relativo grado di contaminazione ambientale». A fronte di una comprovata diffusione nell’ambiente del mais Ogm e della relativa tossina, il Corpo forestale ha inoltrato alla Procura della Repubblica di Udine una comunicazione di notifica di reato relativa alla violazione di una serie di articoli del Codice penale tra i quali inosservanza dei provvedimenti dell’autorità, danneggiamento, diffusione di malattie delle piante o degli animali.

«Le parole del Capo del Corpo forestale dello Stato, confermano purtroppo le nostre preoccupazioni e i danni provocati dalla messa a coltura del mais m810 in Friuli- ha commentato Susanna Cenni, deputata Pd e portavoce nazionale Ecodem- Quanto accaduto è  gravissimo e dimostra quanto fosse indispensabile intervenire prima della fioritura e della raccolta rispettando il decreto Ministeriale. In un Paese che in più occasioni ha visto il pronunciamento del mondo agricolo, dei consumatori, delle regioni, in cui il Parlamento si è espresso in modo unanime, e il Governo ha approvato un decreto per volontà di tre ministri (ambiente, salute, agricoltura)- ha aggiunto Cenni- non è tollerabile che le norme e una volontà così chiara vengano aggirate e se  a parere del Corpo forestale, risulta necessario che la norma oggi in vigore vada implementa anche per poter fornire alle forze dell’ordine indirizzi  più forti e per poter intervenire a tutela dell’agricoltura biologica e convenzionale, dobbiamo lavorare approfondendo questi aspetti».

Cenni quindi ha indicato la strada che andrebbe seguita nel breve e medio periodo, per evitare che situazioni simili si ripetano. «Pur ritenendo chiaro l’intento del decreto di luglio, precisato anche dal ministro Orlando con le sue comunicazioni, a questo punto è utile e forse necessario intervenire sulla normativa legiferando  ulteriormente e prevedendo sanzioni adeguate, così come risulta evidente che occorre proseguire una forte azione a livello comunitario per restituire agli Stati membri piena autodeterminazione sul tema degli Ogm. A questo punto Parlamento e Governo dovranno provvedere, ed evitare, in ogni modo, che l’evento possa ripetersi in altre realtà italiane. Noi del Pd – ha concluso Cenni- lavoreremo in quella direzione, ma mi chiedo se, attestato l’avvenuto inquinamento genetico che ha prodotto danni a colture biologiche e convenzionali, non si pone la necessità dei ministeri competenti di intervenire con urgenza per danno ambientale».

Sulla stessa posizione Coldiretti che ha parlato di disastro ambientale: «la situazione è gravissima con reale pregiudizio del valore e dell’identità del patrimonio agroalimentare non solo regionale. In ragione di ciò, è necessario che l’amministrazione regionale del Friuli Venezia Giulia condivida al più presto un percorso comune e coordinato con i ministeri della Salute, dell’Ambiente e dell’Agricoltura che hanno adottato il decreto anti-contaminazione da Ogm, con gli enti di ricerca che ne hanno motivato la valutazione di rischio e con il Cfs che ha accertato l’avvenuta contaminazione in campo».

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Fonte: greenreport.it

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Film: “La vita di Adèle” – Palma d’Oro a Cannes 2013

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La vita di Adèle

di Abdellatif Kechiche

(Francia – 2013)

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di Marcello Polizzi

Una delle grandi potenzialità del cinema è quella di analizzare la realtà nei dettagli, frantumandola, spezzettandola. La macchina da presa, sostituendosi agli occhi, è capace di zoomare sui particolari, rompendo quella visione d’insieme che è l’unica che possediamo.

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Lo sa bene Abdel Kechiche che nel suo ultimo lavoro La vita di Adèle, porta questo processo all’estreme conseguenze. Il regista racconta l’iniziazione alla vita di Adèle (Adèle Exarchopoulos) e ci immerge nella vita di Adèle. Quest’ultima non è più solo protagonista ma diventa il fulcro totalizzante dell’intera pellicola. Kechiche non vuole solo che lo spettatore guardi Adèle, ma che la viva. Ed in effetti succede proprio questo. Tutto viene tagliato fuori dall’immagine in cui rimane solo la ragazza, con il suo viso, la sua bocca, i suoi capelli e il suo corpo. Il film tende a cercare un estremo realismo e lo trova in un senso del vero che va oltre il reale. Non ci troviamo di fronte all’oggettività, ma ad una realtà fortemente soggettiva. Il mondo che vediamo è quello interiore di Adèle (confuso, convulso, fremente), enfatizzato dai primissimi piani, dai tagli e da un montaggio sfrenato e disordinato. Gli stati d’animo influenzano il ritmo, che cambia col passaggio dalla prima alla seconda parte del film (i due capitoli).

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La storia della protagonista è uguale a tante altre. La vita di Adèle cambia nel momento in cui conosce Emma (Lèa Seydoux) e se ne innamora. Il rapporto amoroso tra le due ragazze diventa quindi il centro del racconto. Ma è proprio dal modo in cui Kechiche approccia a questa universalità che la pellicola trae il suo punto di forza. Egli punta ad un coinvolgimento emotivo dello spettatore. Quale esperienza può essere più coinvolgente e sconvolgente della fase dell’innamoramento, della scoperta dell’amore, più che dell’amore stesso? Mirabilmente il regista trasmette questa sensazione, soprattutto attraverso l’intensa interpretazione delle due attrici, dalle quali riesce ad ottenere una grande forza espressiva, in una sfida impegnativa e coraggiosa, non solo per le lunghe scene di sesso. Si passa attraverso l’intera gamma delle emozioni, dalla felicità sino al dolore più profondo, passando per il desiderio, l’incertezza, la gelosia, la rabbia, attraverso un percorso che porterà Adèle a mettersi in gioco e a conoscere se stessa.

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Questo meccanismo ci riporta così dal soggettivo all’oggettivo. Le esperienze di Adèle scavano nel nostro bagaglio di esperienze, giungendo inevitabilmente a sovrapporsi. Riusciamo così a riconoscerci in una sorta di nostra oggettività, nonostante non vi sia nessun sentimento più soggettivo dell’amore. In tal caso non ha più importanza nemmeno che ci troviamo di fronte ad un amore omosessuale, tanto che il regista relega sullo sfondo le problematiche legate a questo tema (la scoperta dell’omosessualità e la conseguente accettazione sociale).

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Ma perché tutto ciò si compia, affinché lo spettatore possa sentirsi coinvolto dalla vicenda, c’è bisogno che nasca una vera e propria empatia, che a quanto pare non scatta per forza. La vita di Adèle ha difatti spaccato la critica perché la sua visione può emozionare o al contrario disturbare, ma di sicuro non lascia spazio a posizioni intermedie.

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Trailer Ufficiale Italiano

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Approfondimento

Sito Ufficiale

Sito Ufficiale Italiano

Scheda del film (en)

Festival de Cannes 2013

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Anonymous – #5 novembre 2013. Manifestazioni in 400 città. Stop a repressione e controllo globale!

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5 novembre 2013 _ 400 città

Da Facebook _ Anonymous Art of Revolution

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Dalla rete alle piazze Anonymous senza veli

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Oggi è il giorno della «Million Mask March»: manifestazioni in 400 città. Megafono, il poco amato Facebook. La «dichiarazione di libertà» degli «hacktivisti»: stop a repressione e controllo globale. Epicentro sarà il Monumento a George Washington, nell’omonima capitale federale americana.

di Arturo Di Corinto

Uniti contro la società del controllo globale. Gli Anonymous chiamano alla sollevazione, e oggi 5 novembre, in onore di Guy Fawkes, daranno fuoco alle polveri della protesta precipitandosi nelle piazze di oltre 400 città, dal Texas a Città del Capo. È la Million Mask March, che vuole portare ovunque la sua «Dichiarazione di libertà», contro l’oppressione di tutti i governi. Vestiti con la maschera di Guy Fawkes, il rivoluzionario del XVII secolo che voleva far saltare con 36 barili di polvere pirica il Parlamento britannico, si ritroveranno a migliaia a invocare trasparenza e giustizia in una marcia pacifica il cui epicentro sarà il Monumento a George Washington, nell’omonima capitale federale americana.

Un evento senza precedenti
L’evento, seppure richiami alla memoria altre marce come questa, non ha precedenti: per la prima volta il movimento globale che veste i panni del rivoluzionario inglese usa come megafono Facebook ed è la prima volta che si organizza a livello mondiale per rivendicare istanze politiche e sociali. Era successo su una scala minore solo in occasione delle proteste contro l’Acta, l’accordo anti-contraffazione.
Nel passato gli Anonymous avevano operato sempre attraverso specifiche campagne, contro Scientology, contro i padroni del copyright – la Riaa e la Mpaa-, per vendicare il blocco dei conti di Wikileaks, per ridicolizzare la H.B. Gary, contractor della difesa americana, o la Vitrociset, che si occupava di gestire i dati delle polizie italiane. Stavolta no, la chiamata è globale, di fronte allo scandalo del Datagate denunciato da Edward Snowden, mentre la crisi morde, la disoccupazione avanza e le guerre continuano.
È presto per dire che il movimento globale contro la corruzione e la guerra, contro le banche d’affari e il mercatismo si stia globalizzando sotto la bandiera di Anonymous, ma è un fatto che a chiamare tutti a raccolta dal sito della marcia siano occupiers, whistleblowers e hacktivisti. E sigle come Wikileaks, il Partito pirata e Occupy Wall Street.
Nel passato le incursioni degli Anonymous avevano usato strumenti tipicamente hacktivisti, cioè da attivisti che usano le tecniche dell’hacking per vendicare un torto o denunciare uno scandalo. Prima di eseguire e rivendicare le azioni gli anonymi si sono sempre coordinati in chat room segrete per definire obiettivi ed entità degli attacchi che potevano sfociare in un DdoS (Distributed denial of service), l’interrruzione temporanea di un servizio Internet sovraccaricandolo di richieste, concludersi con il defacciamento del sito di Miss Padania, o con la pubblicazione sul web di nome e cognome di pedofili o neonazisti.

Azioni sempre più eclatanti
Così, dopo gli scherzi goliardici su 4chan, dopo gli interventi di “vigilantismo” che erano andati a pescare cyberbulli e pedopornografi nel deep web, la socializzazione delle tattiche e delle tecniche degli Anonymous aveva innescato la dinamica dell’emulazione ingrossandone le fila e moltiplicando gli interventi: azioni sempre più difficili ed eclatanti, ai danni del Vaticano, del parlamento ungherese, di Equitalia. Fallito il tentativo dell’intelligence nostrana di presentare quattro anonymi arrestati come pirati informatici dediti al ricatto, anche le crew italiane sono diventate più forti e politicamente consapevoli, un fatto che nelle molte interpretazioni libresche e giornalistiche è stato colto solo dal libro Anonymous. Noi siamo legione, della giornalista italiana Antonella Beccaria (Aliberti 2012).
Adesso l’obiettivo è uscire allo scoperto e portare quanta più gente possibile in piazza e di farlo attraverso Facebook, uno degli strumenti meno amati dagli hacker, proprio per il suo carattere di aggregatore a privacy zero di dati personali, paradigma di quella sorveglianza globale cui ogni giorno ci consegnamo volontariamente e spesso consapevolmente.
Non sappiamo se sia l’inizio di un movimento destinato a durare, capace di collegare soggettività e moltitudini, ma il messaggio di Anonymous sembra chiaro: non esiste soluzione singolare ai problemi collettivi e il 99% del pianeta, motivato e con gli strumenti giusti, cioè Internet, è oggi nella condizione di sviluppare una nuova cultura e una nuova società, fondata sulla solidarietà, la pace e la trasparenza. E proprio per questo la difesa della rete e della libertà di comunicazione è al centro del messaggio della marcia che vuole dire basta alla repressione digitale, alle armate del copyright e agli spioni governativi.
La Million Mask March segue la logica zapatista: coprirsi il volto per non farsi vedere, mostrarsi per nascondersi, unirsi per cambiare. Ne vedremo delle belle.

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Fonte: ilmanifesto.it

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Da Facebook - 5 novembre 2013 - Washington DC - Anonymous Art of Revolution

Da Facebook – 5 novembre 2013 – Washington DC – Anonymous Art of Revolution

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