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FATE GIRARE!
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Fonte: ACAD Associazione Contro gli Abusi in Divisa – Onlus
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"L'informazione è potere! L'informazione deve essere libera!"
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Vengono catturati e tenuti in gabbia con un unico scopo: cantare, durante la stagione venatoria, per attirare i loro simili e permettere ai cacciatori di cacciarli. E così, piccoli uccelli migratori come i merli, le allodole, le cesene, i tordi, sono tenuti una vita intera al buio, in luoghi spesso freddi e umidi, con poca aria, luce e igiene, in anguste gabbie dove è impossibile volare e un movimento di troppo può causare traumi o ferite. La percezione del cambiamento di stagione e i ritmi giorno/notte sono sconvolti. Gli uccelli che sopravvivono all’atrofizzarsi degli arti e allo sconvolgimento comportamentale rischiano di non tornare a volare liberi, mai più.
Oggi detenere gli uccelli come richiami vivi è permesso.
Aboliamo questa pratica cruenta.
Salviamo gli uccelli da una simile tortura restituendo loro la libertà!
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FIRMA SUBITO LA NOSTRA PETIZIONE
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Fonte: lipu.it
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Undici Premi Nobel per la pace hanno scritto insieme una lettera al presidente russo Vladimir Putin per sostenere i 30 dell’Arctic Sunrise in custodia cautelare per due mesi in Russia con l’accusa di pirateria.
L’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu, la guatelmateca Rigoberta Menchu, l’ex presidente del Costa Rica Oscar Arias Sanchez, le pacifiste nordirlandesi Betty Williams e Mairead Maguire, la pacifista statunitense Jody Williams, la liberiana Leymah Gbowee, la yemenita Tawakkol Karman, l’avvocato e pacifista iraniana Shirin Ebadi, l’ex presidente di Timor Est Jose Ramos Horta e l’argentino Adolpho Perez Esquivel chiedono a Putin «Di fare tutto il possibile per assicurare che cada l’accusa di pirateria, eccessiva, nei confronti dei 28 attivisti di Greenpeace e dei due giornalisti freelance, e che ogni accusa contestata trovi riscontro nel diritto internazionale e nella legge russa».
Gli 11 Premi Nobel descrivono l’Artico come un «Tesoro prezioso dell’Umanità» e dicono di sostenere gli sforzi per proteggere questa Regione dallo sfruttamento petrolifero e dal cambiamento climatico: «Le trivellazioni petrolifere nell’Artico sono un’impresa ad alto rischio. Una fuoriuscita di petrolio in queste acque avrebbe un impatto catastrofico su uno degli ultimi ambienti integri del Pianeta, sulle comunità che vi abitano e su specie animali già minacciate d’estinzione. I rischi di simili incidenti ci sono sempre e i piani di risposta dell’industria petrolifera sono totalmente inadeguati. I cambiamenti climatici ci minacciano tutti, ma sono i più vulnerabili del Pianeta che pagheranno i costi maggiori se i Paesi più sviluppati non agiscono ora».
Intanto Greenpeace informa che sono arrivate a quasi 1 milione e mezzo le firme sotto la petizione rivolta alle ambasciate russe per richiedere il rilascio degli attivisti. L’equipaggio dell’Arctic Sunrise e i due giornalisti freelance a bordo della nave sono nelle mani delle autorità russe dal 19 settembre, quando la Guardia Costiera ha abbordato e sequestrato armi alla mano la nave rompighiaccio di Greenpeace in acque internazionali. Dal 24 settembre i 30 sono detenuti in strutture di detenzione preventiva nei dintorni di Murmansk.
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Fonte: greenreport.it
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