Monthly Archives: Giugno 2010

Il mio maestro José. Saviano ricorda Saramago

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di Roberto Saviano

Di tutte le cose che poteva fare Josè Saramago morire è quella più inaspettata. Se conoscevi Josè proprio non lo mettevi in conto. Sì, certo tutti muoiono, anche gli scrittori. Ma lui non ti dava proprio alcuna impressione di essersi stancato di vivere, respirare, mangiare, amare. Si era consumato negli ultimi anni, tra la carne e le ossa
sembrava esserci sempre meno spessore, la sua pelle sembrava un sottile mantello che ricopriva il teschio. Ma diceva: «Potessi decidere, io non me ne andrei mai».

Parlare della morte di qualcuno cui si è voluto bene, molto bene, rischia di essere solo un esercizio retorico, una proclamazione di memoria e virtù del defunto. L´unico modo che si ha per mantenersi sinceri, è quello di tentare di descrivere lo spazio di vita in più che ti ha dato chi ha finito di respirare. Questo vale la pena fare. Vedere quanto ti è stato sommato alla tua vita, ciò che ti è rimasto dentro, che riuscirai a passare a chi incontrerai, e questo sì, ha il sapore della vita eterna. In fondo molto non è andato via, se molto sei riuscito a trattenere.

Avevo conosciuto Saramago per la prima volta come tutti, leggendolo. Il Vangelo secondo Gesù Cristo era il suo libro che mi aveva cambiato, trasformando il modo di sentire le cose. Quel Gesù uomo, che sbaglia, ama, arranca, cerca di essere felice, mi era sembrato essere un personaggio del tutto nuovo nella storia della letteratura. Era una sintesi dei vangeli apocrifi, dei vangeli ufficiali, dei racconti pagani e delle leggende materialiste sul Cristo socialista. Era il Gesù dell´amore carnale verso Maria Maddalena. Su questo Saramago ha scritto parole incantevoli come solo il Cantico dei Cantici era riuscito a creare: «Guarderò la tua ombra se non vuoi che guardi te, gli disse, e lui rispose “Voglio essere ovunque sia la mia ombra, se là saranno i tuoi occhi”».      (leggi tutto)

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Fonte: La Repubblica

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Approfondimento

José de Sousa Saramago

Bibliografia

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L’Otto per Mille ci costa un occhio!

Come funziona, chi lo riceve, cosa ne fa. (madu)

 

 

Probabilmente pensi che, quando fai la scelta per l’otto per mille,
l’otto per mille delle tue tasse vada a chi decidi tu.

Sbagliato!

Lo Stato ogni anno raccoglie l’IRPEF e ne mette l’otto per mille in
un calderone. Sembra una quota piccola, ma in realtà sono molti soldi:
circa un miliardo di euro. Questi soldi
vengono poi ripartiti a seconda delle scelte che sono state espresse:
insomma la tua firma conta come un voto e ha lo stesso valore di quella
degli uomini più ricchi d’Italia, un Berlusconi o un Moratti.

Queste sono state le scelte nella dichiarazione dei redditi del 2000
(ultimi dati pubblicati dal Ministero):

Grafico con
			firme espresse e non Nessuna scelta 60,40%
Chiesa Cattolica 34,56%
Stato 4,07%
Valdesi 0,50%
Ebrei 0,16%
Luterani 0,12%
Avventisti 0,10%
Assemblee di Dio

0,08%

 (Leggi tutto)

 

Fonte: UAAR


NAPOLI-SCAMPIA: NO allo sgombero del GRIDAS!

E’ in atto un’azione di inaudita gravità. A Scampia vogliono chiudere il GRIDAS un’Associazione Culturale senza scopo di lucro che è attiva a Napoli da 30 anni. Mobilitiamoci tutti contro questa scelta scellerata!  (madu)

 

 

Ingiunzione di sgombero

Cari tutti,
ci troviamo nella condizione
di dover rivolgere un appello a tutti voi in sostegno del GRIDAS.



Cos’è il GRIDAS:

Il
GRIDAS, gruppo risveglio dal sonno, è un’associazione culturale senza
scopi di lucro fondata nel 1981 da Felice Pignataro, Mirella La Magna,
Franco Vicario e altre persone riunite dall’intento comune di mettere le
proprie capacità artistiche e culturali al servizio del prossimo per un
risveglio delle coscienze assopite e per stimolare una partecipazione
attiva alla società.


Il GRIDAS opera ininterrottamente da quasi
30 anni a Napoli caratterizzandosi soprattutto per gli oltre 250 murales
realizzati in ogni parte d’Italia, ma anche per il Carnevale di
quartiere promosso a Scampia e giunto quest’anno alla 28ª edizione, per
il supporto creativo e culturale dato a tutte le realtà in lotta per il
rispetto dei diritti dei più deboli.


Dal marzo 2004, con la morte
di Felice Pignataro, il GRIDAS non ha cessato la sua attività,
continuando a promuovere il cineforum gratuito settimanale, il carnevale
di quartiere e continuando a rappresentare un punto di riferimento per
numerose realtà che operano a Scampia e in altre parti di Napoli, così
come in altre periferie d’Italia, e che negli anni sono venute in
contatto con Felice, con il GRIDAS e con il nostro percorso di coerenza
improntato al rispetto del prossimo.


Da sempre le attività del
GRIDAS sono state autofinanziate e abbiamo sempre rifiutato
sponsorizzazioni e patrocinii di ogni tipo per mantenere la nostra
coerenza e libertà di azione.



La sede del GRIDAS:

La
sede del GRIDAS è stata da subito stabilita nei locali abbandonati del
centro sociale del Rione Monte Rosa, all’Ina Casa di Secondigliano, poi
divenuto Scampia.


I locali sono di proprietà dell’IACP (Istituto
Autonomo Case Popolari) che, peraltro, non si è mai curato della
manutenzione, né delle condizioni degli stessi, questo nemmeno nel 1988,
quando un incendio accidentale distrusse il locale al pianterreno con
gran parte del nostro materiale, o quando le stanze al piano superiore
furono lasciate semidistrutte dai terremotati che vi soggiornavano da
sette anni, al momento dell’assegnazione delle case agli stessi.


Felice
Pignataro, da solo o con l’aiuto degli altri membri del GRIDAS, ha in
più riprese ristrutturato a proprie spese e rese funzionanti intere
parti dell’edificio senza che alcuno dell’IACP intervenisse a pretendere
alcunché.


La stessa presenza del GRIDAS ha, di fatto, sottratto
le stanze occupate all’espandersi della camorra che, come si sa, nel
nostro territorio è solita appropriarsi dei luoghi abbandonati.


Inoltre,
in più riprese, abbiamo chiesto una “regolarizzazione” della nostra
posizione all’IACP senza ricevere alcuna risposta, per anni. Come nella
lettera che Felice Pignataro inviò il 16 marzo 1994 al Presidente della
Circoscrizione di Scampia, al Sindaco di Napoli, all’Assessore alla
Cultura del Comune di Napoli, alla Commissione Risorse umane del Comune
di Napoli e al Presidente dell’IACP in cui chiedeva, tra l’altro,
“L’abolizione della considerazione di essere abusivi nella convinzione
che abusivo non è chi restituisce all’uso dei cittadini una struttura
abbandonata da anni e ritenuta pericolosa per l’incolumità degli stessi,
ma piuttosto il potere che per anni espropria i cittadini, per incuria,
delle strutture che potrebbero migliorarne la vita”.