Maledizione! Anche questa volta i migranti non sono riusciti ad integrarsi come dovevano. Lavorano sempre. Solo lavoro ! Dalla mattina alle 8.00 alla sera alle 21.00. Sono esagerati. Poi dicono che muiono sul lavoro. Grazie sono così stanchi che si distraggono molto facilmente. A questo punto, per non far loro rischiare la vita , l’unica soluzione è spedirli al loro paese! (madu)
Report sullo sgombero di San Nicola Varco: un’operazione feroce tra razzismo e denaro
dal blog di Nicola Angrisano (insutv)
San Nicola Varco (Sa) – 11/11/2009
Li aspettavamo di notte, sono arrivati alle 8 del mattino. Oltre 60
mezzi blindati e 650 uomini (in tre turni..) tra poliziotti,
carabinieri, finanzieri e perfino la forestale (?) per procedere allo
sgombero coatto dell’insediamento di immigrati marocchini a San Nicola
Varco, una traversa anonima della Statale 18 a dieci kilometri da Eboli.
Vive qui il polmone contadino della Valle del Sele, quasi millecento
braccianti tra i venti e i quarant’anni che faticano dodici ore al
giorno per venticinque euro meno i tre che trattiene il caporale. La
"colpa" di questa comunità è di sopravvivere da oltre dieci anni in una
struttura di proprietà regionale costata miliardi di vecchie lire. Un
mercato ortofrutticolo mai inaugurato e una favela di lamiere e
baracche sorte come funghi intorno alle carcasse di silos ed edifici.
Pochissimi i bagni, ancor meno le docce, San Nicola Varco è una
straordinaria fotografia dello sfruttamento: di fronte al ghetto si
estendono infatti a perdita d’occhio i campi e le serre delle
multinazionali dell’agroalimentare che su questa manodopera guadagnano
milioni.
Sarà per questo che le voci dello sgombero si rincorrono sin da ieri
nel primo pomeriggio. E’ sembrato quasi che la Questura di Salerno
suggerisse la dispersione dei braccianti nel territorio. Non voleva la
retata degli immigrati eventualmente "irregolari" che dormivanoo a San
Nicola. Ma non per umanità. Perché c’è da lavorare! Senza la manodopera
del Maghreb si ferma l’agroindustria del Sele: ora è il tempo dei
carciofi e c’è da tirar su quelle serre che ormai garantiscono raccolti
a ciclo continuo, senza bisogno delle stagioni.
Sono proprio indispensabili questi lavoratori marocchini, tanto che in
genere non arrivano sui barconi, ma con un regolare visto d’ingresso.
In realtà vengono prima truffati e poi “clandestinizzati” in loco… E’
la stessa legge Bossi-Fini a suggerire la strada: l’unico modo per
avere un visto d’ingresso è la chiamata nominale in Marocco da parte
delle aziende del settore. Che ovviamente non può che avvenire tramite
intermediatori (caporali) della stessa nazionalità dei migranti. Paghi
5-6000 euro da spartire tra committente e caporale. Quando poi arrivi
ed hai otto giorni per convertire il visto, l’azienda scompare. Le
conviene di più riassumerti dopo, clandestino e in nero. E’ una truffa
che attraversa tutta l’Italia: lo scorso anno su 8000 domande
verificate dalle prefetture, migliaia si riferivano a società fittizie
che non avevano nessuna possibilità di assumere.
Per l’irruzione di oggi erano stati comunque "prenotati"
centocinquanta posti nei CIE di Lamezia e Crotone. Il ministero
dell’Interno voleva probabilmente il suo pacchetto di espulsi da
esibire. Alla fine le persone che la polizia trova nel campo sono circa
duecento. Quaranta vengono deportate in questura per accertamenti sui
documenti di soggiorno. Sono accompagnati dagli avvocati della rete
antirazzista, qualche sindacalista della Cgil, gli attivisti di Radio
Vostok e InsuTv.. molti avranno il processo per direttissima per
"inottemperanza all’obbligo di espulsione", ma al momento non si sa
ancora nulla sulla loro sorte.
Tanto tuonò che piovve… (leggi tutto)