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Petizione: Stop alla repressione su WikiLeaks

Al Governo degli Stati Uniti e a tutte le compagnie coinvolte nella repressione su Wikileaks:

Vi chiediamo di fermare, immediatamente,  la repressione contro WikiLeaks e i suoi collaboratori. Vi invitiamo a rispettare i principi democratici e le leggi di libertà di espressione e di libertà di stampa. Se WikiLeaks e i giornalisti hanno violato delle leggi essi devono  essere perseguiti nei tribunali con un giusto processo. Non devono essere sottoposti a una campagna di  intimidazione extra-giudiziale.

Abbiamo urgente bisogno di una massiccia protesta  pubblica per difendere la nostra libertà democratica. Firma la petizione per fermare la repressione – Dobbiamo raggiungere 1 milione di firme entro questa settimana!

In 24 ore abbiamo ricevuto già 300.000 adesioni!

FIRMA LA PETIZIONE

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Fonte: Avaaz.org

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Wikileaks, concorrenza interna

OpenLeaks, progetto dei fuoriusciti dall’organizzazione di delatori, apre i battenti. Attaccando Assange.

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openleaks.org

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di Claudio Tamburrino

Roma – Problemi non solo esterni per Wikileaks: alcuni ex componenti, scontenti della leadership di Julian Assange, stanno per inaugurare un’organizzazione concorrente, OpenLeaks.

Scopi identici, mezzi differenti: permettere sempre la pubblicazione di informazioni riservate fuoriuscite, non da editori bensì da intermediari, cioè non pubblicando direttamente ma permettendo ad altri di farlo.

L’obiettivo di lungo termine della nuova organizzazione, infatti, sarebbe quello di “costruire una piattaforma trasparente e forte per supportare gli informatori sia in termini tecnologici che politici. Incoraggiando al contempo altri ad iniziare progetti simili”. “Nessuna agenda politica – affermano subito dopo – a parte la diffusione delle informazioni a media e al pubblico”. In tutto e per tutto un intermediario neutrale.

In questo modo, affermano sempre le anticipazioni, gli interessati riterrebbero di “non dover subire la pressione politica cui è al momento sottoposta Wikileaks. È per esempio interessante notare come la rabbia dei politici non sia indirizzata contro i giornali che hanno pubblicato il materiale di Wikileaks”.  (leggi tutto)

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Fonte: PuntoInformatico

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Wikileaks e il panico del sistema

La vera notizia è la reazione alle “rivelazioni”. Non è che poi Wikileaks abbia fatto ’ste gran rivelazioni. Le cose che sono uscite più o meno si sapevano già prima: certo, a vederle tutte insieme il panorama è molto più desolante che a leggerle una per una: politici bestie, bombardamenti casuali, governi semimafiosi, guerre fatte per soldi e compìti diplomatici che ruttano fragorosamente ai pranzi ufficiali. E allora?

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di Riccardo Orioles

Perché s’incazzano tanto? Perché il senso di panico, a sentirsi sbattere le cose in faccia senza poterci far niente, ha fatto letteralmente impazzire tutti quanti. “L’ha detto la televisione”, diceva una volta la gente, e quella la puoi controllare. Ma ora: “L’ha detto internet!”. E qua, con tutto il potere, non ci puoi far niente. La vera notizia allora è questa: il panico da ancient régime che ha travolto selvaggiamente tutti, dal non-occidentale Putin all’occidentalissima Clinton. “Arrestatelo!”, “Minaccia il mondo!”, “Pena di morte!”, “Fatelo fuori alla svelta!”. Non sono i talebani a gridarlo o i mandarini cinesi, ma proprio i nostri civilissimi e acculturati parlamentari e ministri. La Svizzera, a un certo punto, ha addirittura sospeso i conti del povero Asange: non l’aveva fatto con Hitler, non lo fa coi mafiosi – lo fa con Wikileaks, cioè con internet, che evidentemente gli fa molta più paura. Con il che, è detto tutto: se i banchieri svizzeri, cioè il cuore del cuore del – chiamiamolo così – Sistema hanno rinnegato se stessi, figuriamoci gli altri. Il diritto di cronaca ufficialmente non esiste più e il giornalismo è fuorilegge. Non solo in Iran o in Cina ma proprio qui da noi, in America e Europa. E la libertà? E il liberismo? E chi se ne fotte. Zoom sulla Sicilia, a Catania e Palermo, dove era già così da trent’anni (le inchieste su Ciancio indicano solo la cattiva coscienza in tempi complicati del Palazzo, non certo una qualunque voglia di cambiare): c’è democrazia in Sicilia? si può fare cronaca? si può parlare liberamente? Va bene, non si può, rispondevamo fino a poco tempo fa: ma a Milano, ma a Roma, ma a Washington… Ecco: la novità è che si vanno catanesizzando Roma Milano e Washington, vanno abolendo l’informazione. (leggi tutto)

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Fonte: Ucuntu

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