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Netanyahu si autoinvita dal Papa, imbarazzo a Tel Aviv

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Il Papa non ha mai avuto intenzione di incontrare il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu durante la sua prossima visita a Roma. E’ il Vaticano stesso che ieri ha diffuso la notizia, dopo che l’ufficio di Netanyahu l’aveva annunciata trionfalmente mercoledì scorso, mentre la Santa Sede sarebbe venuta a sapere del presunto incontro solo dai media. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, la presunta visita di Netanyahu alla Santa Sede sarebbe stata organizzata in fretta e in furia dopo la notizia dell’incontro del presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen con papa Bergoglio. I giornalisti israeliani erano anche stati informati del fatto che Netanyahu fosse interessato a discutere della prevista visita del Papa in Israele, nonostante il fatto che nessuna data sia stata ancora fissata. Inoltre, Haaretz ha rivelato come l’ ufficio di Netanyahu abbia anche cercato di aggirare il ministero degli Esteri e l’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede e raggiungere il Vaticano con un’altra strada, ma senza alcun risultato.

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Fonte: Nena NewsAgency

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Il Papa Francesco e Twitter

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Santa Sede, primo cinguettio per Francesco I

Ripristinato l’account @Pontifex a mezz’ora dalla fumata bianca in Vaticano. Sarà il nuovo Papa a decidere se continuare o meno con i micropost della fede. Su Twitter, l’ultimo Conclave non è riuscito a battere l’elezione di Obama

di Mauro Vecchio

HABEMUS PAPAM FRANCISCUM. Il primo cinguettio del nuovo Papa Francesco I è arrivato a nemmeno mezz’ora dall’attesa fumata bianca, ritwittato 25mila volte in appena dieci minuti dalla primissima apparizione ai fedeli del neo-eletto Jorge Mario Bergoglio. Con il Santo Padre, l’account Twitter @Pontifex è tornato a dispensare saggezza in 140 caratteri dopo il periodo di silenzio dal clamoroso ritiro di Benedetto XVI.

Sarà ora lo stesso Francesco I a decidere il futuro dell’account sul tecnofringuello, apparentemente cruciale per le nuove strategie di comunicazione della Santa Sede. Con un flusso di 132mila cinguettii al minuto, gli eventi del Conclave si sono piazzati al secondo posto tra i più discussi sulla piattaforma di microblogging, subito dopo l’elezione di Barack Obama e prima della reunion del gruppo pop Spice Girls.

L’account ufficiale @Pontifex è poi risultato cruciale per difendere la figura del nuovo Papa dalla proliferazione di profili fasulli. Sempre su Twitter, l’account @JMBergoglio ha ingannato migliaia di follower con dichiarazioni tra ironia e provocazione. “I bambini mi ameranno più di Babbo Natale”, si leggeva in uno dei tweet nella giornata di ieri.

Il cardinale argentino sta ora guadagnando migliaia di like su Facebook.

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Fonte: Punto Informatico

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La Chiesa di Roma di fronte alla Storia

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Joseph Ratzinger: l’ultimo Papa Re

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Il gran conservatore Joseph Ratzinger fa il gesto che più incarna la modernità e si converte, dimettendosi, nell’ultimo Papa Re.

Nel gesto delle dimissioni da parte del Papa Benedetto XVI, le prime dopo il lontanissimo episodio di Celestino V, «colui che per viltade fece il gran rifiuto» (Inferno, III, 60), si legge innanzitutto la presa d’atto della complessità della relazione della Chiesa di Roma con il Secolo e la presa d’atto che l’ultima monarchia assoluta, il primato del papato romano, giunge al tramonto e dovrà cercare una nuova collegialità per rispondere alle sfide del nuovo secolo. Tale collegialità era stata già disegnata dai padri conciliari, ma poi la titanicità della figura di Karol Wojtyla l’aveva allontanata con la grandezza del suo pontificato. Solo ora, a otto anni dalla morte dell’ultimo Papa Re, la rinuncia del suo successore, mette la Chiesa di Roma di fronte alla Storia.

Oggi la mente acutissima del papa tedesco, nel combattere la sua battaglia per molti versi antimoderna, alza bandiera bianca e contemporaneamente rilancia. Chi, col papa ancora in vita, potrà impedire che la tiara sia raccolta da una figura dello stesso côté conservatore? Joseph Ratzinger, se pure non parteciperà direttamente al conclave, sarà più presente che mai, ben più presente che da morto. Ratzinger vivo orienta, ha già orientato, un collegio cardinalizio selezionato da decenni in senso tutto conservatore che, dopo la scomparsa del Cardinal Martini, ha perso finanche il campione visibile del fronte conciliare.

Ma un nuovo Ratzinger o un nuovo Wojtyla sessantenne non potrà non prendere atto delle troppe sconfitte della Chiesa allontanatasi sempre più dallo spirito conciliare negli ultimi 34 anni. La sfida delle chiese protestanti, soprattutto nel sud del mondo, figlia della spada usata da Ratzinger e Wojtyla contro la teologia della Liberazione, la continua secolarizzazione, il crollo oramai senza limiti delle vocazioni, che nell’ultimo decennio ha toccato anche gli ordini femminili in maniera irreversibile, la questione stessa del sacerdozio femminile, non potranno essere risolte semplicemente con spalle più salde sulle quali appoggiare la croce. La contiguità manifesta del wojtylismo con ordini secolari ultrareazionari, l’Opus dei per prima, sarà lì a fare da macigno anche nel prossimo pontificato. E i nodi non si scioglieranno nella continuità rituale di una monarchia assoluta caduta oggi per sempre, 11 febbraio 2013, ottantaquattresimo anniversario dei Patti lateranensi.

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Fonte: Giornalismo Partecipativo