Tag Archives: strage

A Natale festeggiano tutti tranne gli animali

L'alimentazione vegetariana e vegana allunga la vita e ne migliora la qualità

.

Festività natalizie. C’è più gusto se sono vegetariane e vegane

.

Caponata di melanzane, paté di lenticchie o teste di funghi champignon ripiene per iniziare. Insalata di orecchiette, asparagi, datterini e olive taggiasche ma anche timballo di maccheroncini con zucca e lenticchie come primo piatto. Patate in tegame alle noci o insalata di couscus e crudità come secondo. E infine, pasta frolla vegan, dolcetti di carote e mandorle con uvetta e spezie o banana flambé, per chiudere in dolcezza.

I piatti vegetariani per Natale o Capodanno sono tantissimi, e numerosi sono i siti web dedicati all’argomento (Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana,  Cotto e crudo, ad esempio); veri e propri ricettari a portata di mouse per creare gustosissimi menù, salutari non soltanto per l’uomo ma anche per gli animali.

“L’alimentazione vegetariana e vegana allunga la vita e ne migliora la qualità – spiega l’Enpa -. Numerose autorevoli ricerche internazionali hanno infatti dimostrato vegani e vegetariani, grazie alla loro dieta, hanno meno probabilità di ammalarsi e mostrano una maggiore resistenza ai processi di invecchiamento”.

Ma vegetarismo e veganismo, avverte l’Ente Nazionale Protezione Animali, rappresentano anche una scelta etica che permette di salvare la vita a milioni di esseri viventi, soprattutto agnelli. “A Natale festeggiano tutti tranne gli animali– aggiunge l’Enpa –. Infatti l’approssimarsi delle festività segna per loro l’inizio di una vera e propria strage, che assume proporzioni sconcertanti. Nel solo mese di dicembre del 2010 sono stati macellati oltre 353mila tra bovini e bufalini (a fronte di una media mensile di circa 322mila capi), 1,9 milioni tra ovini e caprini (la media mensile 2010 è stata di 500mila capi), più di 1,3 milioni di suini (media mensile 2010 di oltre 1,1 milioni)”.

.

Fonte:  ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali)

.


Strage di Castel Volturno – I Kalifoo Ground Music System ricordano…

Castel Volturno 18 settembre 2008

Giuseppe Setola ordina: “Uccidete tutti quelli che trovate là!”

Nell’agguato sono caduti sotto i 150 colpi dei kalashnikov

  • Kwame Antwi Julius Francis: nato nel 1977 in Ghana, era fuggito dal suo Paese nel 2002, attraversando il deserto del Niger e fermandosi in Libia per lavorare come muratore e guadagnare la somma necessaria per pagarsi il viaggio attraverso il Mediterraneo. Francis aveva formalizzato la sua domanda di asilo a Crotone e poi si era trasferito a Castelvolturno, ottenendo dopo diversi anni la “Protezione Umanitaria”. Lavorava come muratore e piastrellista e si era iscritto ad un corso di formazione per apprendere il mestiere di saldatore. Viveva in un appartamento situato sopra la sartoria dove è avvenuta la strage ed era sceso in strada perché Eric, un’altra delle vittime, lo aveva chiamato: aveva un lavoro da offrirgli come muratore.

  • Affun Yeboa Eric: si trovava sul luogo della strage unicamente perché era passato a prendere Francis. Il suo cadavere è stato ritrovato riverso al volante della sua auto, parcheggiata davanti alla sartoria. Aveva chiamato Francis e lo stava aspettando: aveva ancora la cintura di sicurezza allacciata. Eric era in Italia dal 2004, proveniva dal Ghana ed era sprovvisto di permesso di soggiorno. Da poco tempo si era trasferito a Castelvolturno dove aveva iniziato a lavorare come carrozziere.
  • Samuel Kwako: veniva dal Togo,  faceva il muratore ma, come anche Alex, anche lui non rifiutava di lavorare nelle campagne.
  • El Hadji Ababa: veniva dal Togo e viveva in Italia da cinque anni. Gestiva la sartoria “Ob Ob exotic Fashions”. Il suo corpo è stato ritrovato senza vita accasciato sulla macchina per cucire, perché quella sera stava terminando di lavorare per poi consumare il pasto serale del periodo del Ramadan, insieme a due amici che lo avevano raggiunto.
  • Jeemes Alex: cittadino togolese, aveva un permesso di soggiorno per “protezione umanitaria” ottenuto a Siracusa. Lavorava saltuariamente come muratore ma non rifiutava di lavorare nelle campagne. Si trovava nella sartoria perché aveva iniziato a collaborare con El Hadji per la vendita dei vestiti.
  • Christopher Adams: aveva 28 anni ed era ghanese. Era in Italia dal 2002 e aveva ottenuto il permesso di soggiorno per protezione umanitaria. Adams faceva il barbiere a Napoli,  in piazza Garibaldi. La sera della strage era andato nella sartoria per un saluto agli amici.
  • Joseph Ayimbora: anche lui ghanese, è l’unico sopravvissuto alla strage, nonostante le gravi ferite alle gambe ed all’addome. Ha un permesso di soggiorno dal1998, vive con una compagna e con la loro bambina nata in Italia. La collaborazione di Ayimbora, che si è salvato fingendosi morto, con le forze dell’ordine e gli inquirenti è stata determinante per la ricostruzione dei fatti e l’individuazione degli assassini.[21] ( Wikipedia)

 

Una strage.
La strage di San Gennaro.
Cinque ragazzi non ci stanno e cominciano ad alzare il volume dei propri microfoni a colpi di rap; italiano, inglese, francese e dialetti africani, tutto condito da ritmi reggae rigorosamente in levare.
Una posse di neri e di italiani: i Kalifoo Ground Music System. Il nome che hanno scelto ricorda la vita dei clandestini e degli “schiavi a giornata”, in fila ogni giorno per qualche ora di lavoro mal pagata, e i loro testi sono il megafono di un intera comunità.

 

I Kalifoo Ground Music System così raccontano quella terribile notte:

.

Regia: Davide Gibilisco
Fotografia: Gennaro Apuzzo
Thanks to: Csa exCanapificio, Movimento migranti e rifugiati di Caserta, Prima Pagina, Studio C7, Maria Cutolo, Alexen Butt

.



Noi eredi di Bush, quel “caro amico George”: la trappola insanguinata dell’Afghanistan

Le signore del Tea Party che minacciano Obama dovrebbero andare in gita a Kabul per capire cos’ha combinato la politica, bombe e mitraglia della destra americana. Che è anche la destra italiana: Berlusconi e Frattini ricordano come “grande Presidente” il figlio meno intelligente di Bush padre. Intanto gli alpini muoiono per “difendere la libertà del mondo libero”

italiani in afghanistan

di Raniero La Valle

L’Afghanistan è l’ultimo – ma non ultimo – frutto avvelenato che si è lasciato dietro il fallimento del “nuovo secolo americano”: un secolo che, nella visione parossistica di Bush e della destra americana, irresponsabilmente sostenuta dai Blair e dai Berlusconi europei, avrebbe dovuto fare degli Stati Uniti il sovrano del mondo, del dollaro il metro di misura dell’universo, del sistema neoliberista l’unico regime economico e politico consentito, e degli “Stati canaglia” un deserto. Questa politica ha devastato l’economia mondiale, ha diffuso la povertà perfino tra i ricchi e reso più miserabili i poveri, ha distrutto l’Iraq, ha compromesso le prospettive di pace in Medio Oriente e ha impantanato gli eserciti occidentali in Afghanistan.

Se noi stiamo in Afghanistan a morire, ci stiamo per questo; ma non moriamo solo noi, ma anche sono morti quasi 2000 soldati della coalizione, e 40.000 afghani tra militari e civili, mentre centinaia di reduci americani ed inglesi si sono suicidati, come denuncia un appello lanciato dall’ex vescovo di Caserta mons. Nogaro. Se siamo lì in quel contagio di morte, ci stiamo non perché abbiamo fatto una scelta di valori (mettendo in campo per esempio la Costituzione italiana), ma perché, senza scelta, ci siamo messi al servizio di quell’empio disegno. Poi, quando tornano nelle bare, un vescovo militare dice a quei ragazzi uccisi che erano “profeti del bene comune, decisi a pagare di persona per ciò in cui hanno creduto e per cui hanno vissuto”, e che lo stavano facendo “nella consapevolezza di una strategia chiara e armonica”; ma non è vero, né per la coscienza di ciò che essi stavano facendo (in realtà “lavoravano”), né per la chiarezza della strategia, di cui l’unica cosa chiara è che non si sa come uscirne.

Neanche Obama lo sa; perché è più facile entrare in una guerra che uscirne. Quando ci si entra garriscono i gagliardetti e la stampa incita al rapido massacro; ma quando se ne esce si porta a casa una sconfitta, e la colpa di un’inutile strage. (leggi tutto)

Fonte: Domani