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Ecologia della nutrizione

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Nutrition ecology – ecologia della nutrizione – è un termine relativamente recente. È stato coniato nel 1986 da un gruppo di nutrizionisti dell’Università di Giessen, in Germania. Si tratta di una scienza inter-disciplinare, che prende in esame tutte le componenti della catena alimentare e ne valuta gli effetti secondo 4 punti di vista principali: la salute umana, l’ambiente, la società e l’economia.

Le componenti della catena alimentare sono tutte quelle coinvolte nel processo di produzione e consumo del cibo, viene cioè seguito tutto il procedimento “dalla culla alla tomba”, che comprende: la produzione, il raccolto, la conservazione, l’immagazzinamento, il trasporto, la lavorazione, il confezionamento, il commercio, la distribuzione, la preparazione, la composizione, il consumo del cibo e lo smaltimento dei materiali di scarto prodotti nelle varie fasi.

Il concetto di ecologia della nutrizione ha radici antiche, e nasce con la necessità di valutare le conseguenze dell’agricoltura su vasta scala e dell’allevamento di animali. Ma è solo alla fine del ventesimo secolo che il concetto di ecologia della nutrizione viene formalizzato. Da non confondersi con l’econutrizione, che si limita a studiare le interazioni tra la nutrizione e l’ambiente, nè con l’ecologia dell’alimentazione e nutrizione, che si limita a studiare gli stili alimentari delle popolazioni indigene.

Sostenibilità

Le 4 dimensioni sopra citate dell’ecologia della nutrizione sono la base per valutare la sostenibilità di uno stile alimentare. Il termine sostenibilità è stato coniato nel diciassettesimo secolo dagli esperti forestali tedeschi per indicare la quantità di alberi che poteva essere abbattuta in maniera sostenibile, cioè solo quella che sarebbe potuta ricrescere in un tempo accettabile.

Il significato si è poi esteso a indicare un tipo di sviluppo che soddisfa le necessità correnti senza diminuire la possibilità per le generazioni future di soddisfare le stesse necessità.

Dal punto di vista della nutrizione, la sostenibilità implica l’adozione di uno stile di vita che preveda:

  • un’equa distribuzione delle risorse alimentari, in un mondo che conta oggi oltre 800 milioni di persone malnutrite – aspetto sociale;
  • la scelta di una qualità e quantità di cibo che assicuri una dieta adeguata (priva di carenze) e ottimale (che possa prevenire le malattie degenerative legate all’alimentazione, tipiche dei paesi ricchi) – aspetto salutistico;
  • un impatto sostenibile sull’ambiente – aspetto ecologico.

Sicurezza alimentare

Quando si parla di “sicurezza alimentare”, nei paesi industrializzati, si pensa soltanto alla qualità del cibo intesa come contenuto nutrizionale e come controlli sanitari sulla presenza di patogeni e contaminanti. Anche la recente Authority Alimentare europea, che dovrebbe garantire la sicurezza alimentare ai consumatori, si occupa solamente di quest’ultimo aspetto sanitario, ma solo a breve e brevissimo termine, trascurando invece gli aspetti ben più importanti e complessi di medio e lungo termine quali appunto la salute umana a lungo termine, l’impatto sull’ambiente e sulla società intera, in breve, la sostenibilità.

È dunque importante dedicare l’attenzione che meritano agli aspetti di cui l’ecologia della nutrizione si occupa: la qualità globale del cibo, il Life Cycle Assessment (LCA), cioè il calcolo dell’impatto lungo tutto il ciclo di produzione del cibo e dello smaltimento degli scarti (impatto sulla salute e sull’ambiente), ma anche l’influenza degli stili alimentari sul clima, sulla nutrizione nel mondo (e quindi anche sul problema della fame nel mondo), sui costi del cibo, sia in termini monetari che di consumo di risorse.

Ricerca e divulgazione

L’ecologia della nutrizione offre strumenti per confrontare tra loro i vari stili alimentari, nonchè i processi produttivi, per individuare le strade migliori da seguire.

NEIC si pone dunque come scopo quello di studiare le tematiche dell’ecologia della nutrizione e diffondere la conoscenza scientifica in questo campo a ogni livello: a livello dei governi nazionali e delle istituzioni sovra-nazionali, a livello delle ONG che operano nel mondo, a livello di associazioni di consumatori, per arrivare alla fine ai singoli cittadini, perchè le scelte alimentari non dipendono unicamente dai governi, ma in larghissima parte proprio dalle scelte individuali delle persone, che hanno, in questo campo, grande potere e anche, dunque, grande responsabilità.

Appaiono quindi fondamentali interventi di educazione della popolazione, atti a “modificare l’atteggiamento della collettività nei confronti del consumo e del comportamento individuale”, come previsto al 1o requisito dello stesso Programma CE. Educando la gente a mangiare diversamente, privilegiando cibi semplici e di natura vegetale, sarà possibile salvaguardare la salute della collettività e la salute del pianeta.

Uno breve panoramica sui problemi attuali

L’animale d’allevamento, considerato come macchina che trasforma risorse vegetali in animali, è completamente inefficiente. È definito l’indice di conversione come la quantità di kg di vegetali necessari a far aumentare il peso dell’animale di un kg: mediamente, per un bovino, sono necessari 11 kg di vegetali per far crescere di un kg l’animale; contando gli scarti di macellazione, servono 15 kg di vegetali per ottenere 1 kg di carne. Facendo un confronto con le proteine, anzichè col peso dei vegetali, i risultati sono simili: per produrre un kg di proteine animali servono 16 kg di proteine vegetali. Per questo gli animali d’allevamento sono chiamati “fabbriche di proteine alla rovescia”.

Questo spreco di risorse causa, oltre che ovvi problemi sociali (disuguaglianza nella distribuzione delle risorse), anche gravi impatti sull’ambiente.

Tra gli impatti sull’ambiente, uno dei maggiori problemi è costituito dal consumo di acqua. La maggior parte dell’acqua sul pianeta viene consumata per:

  • ottenere le produzioni foraggiere determinanti nel soddisfare la fame e nel mantenere l’attività gastrica dei ruminanti;
  • per dissetare gli animali;
  • per le operazioni di pulizia di stalle, sale di mungitura ed altro.

Il direttore esecutivo dello Stockholm International Water Institute ha dichiarato, al convegno: “Gli animali si nutrono di grano, e anche quelli allevati a pascolo hanno bisogno di una quantità di acqua molto maggiore rispetto alle coltivazioni di grano. Ma nei paesi sviluppati, e in alcuni paesi in via di sviluppo, i consumatori richiedono ancora più carne. <…> Sarà quasi impossibile nutrire le future generazioni con lo stesso tipo di dieta che oggi abbiamo in Europa occidentale e nel Nord America.” Ha aggiunto che i ricchi saranno comunque in grado di comprarsi una via d’uscita importando “acqua virtuale”, cioè importando cibo (mangimi per animali o carne) da altri paesi, anche quelli in deficit d’acqua. [Hungry world ‘must eat less meat’, by Alex Kirby, BBC News Online environment correspondent, August 15, 2004]

Nella foresta amazzonica, l’88% della foresta abbattuta è stata adibita a pascolo. E la deforestazione continua a un ritmo sempre crescente. Nel 2003 c’è stata una crescita del 40% della deforestazione rispetto all’anno precedente. In soli 10 anni, la regione ha perso un’area pari a due volte il Portogallo. Gran parte di essa è diventata terra da pascolo. Le operazioni di taglio per il mercato del legno sono molto meno influenti sulla deforestazione rispetto alla produzione di carne. [Kaimowitz D., Mertens B., Wunder S., Pacheco P. Hamburger connection Fuels Amazon Destruction, Center for International Forestry Research (CIFOR) , april 2003]

Nelle zone semiaride, come l’Africa, lo sfruttamento dei suoli per l’allevamento estensivo (i cui prodotti vengono esportati nei paesi ricchi) porta alla desertificazione, cioè alla riduzione a zero della produttività di queste terre. Le Nazioni Unite stimano che il 70% dei terreni ora adibiti a pascolo siano in via di desertificazione.

Questo tipo di abitudini alimentari sono causa di un duplice problema di malnutrizione: nei paesi poveri una malnutrizione dovuta alla mancanza di cibo e acqua; nei paesi ricchi una malnutrizione dovuta a eccesso di proteine e grassi animali, che è oggi tra le principali cause di morte.

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Per saperne di più:  NEIC   (Centro Internazionale di Ecologia della Nutrizione)

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DOCUMENTARIOCarne, la verità sconosciuta

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