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Cina: bagliori nel buio

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OPERAI CINESI IN SCIOPERO

da China strikes

Gli operai dell’azienda elettrica eletrXinfei Electric Co. Ltd di Xinxiang nella provincia di Henan sono tornati a lavorare il 12 ottobre 2012 dopo quattro giorni di sciopero avendo ottenuto quello che chiedevano.
Lo sciopero era cominciato il 9 ottobre, inizialmente gli operai chiedevano solo aumenti salariali, poi con il rafforzarsi della lotta è stata presentata una lista di rivendicazioni in otto punti.
Nel pomeriggio del 12 ottobre i dirigenti della fabbrica durante una conferenza stampa dichiaravano di accettare tutte le richieste degli operai incluso un immediato aumento salariale del 30% .ed un ulteriore aumento del 15% da gennaio 2013.
La fabbrica impiega circa 20 mila operai,al secondo giorno erano 10 mila i dipendenti in sciopero.
In genere è molto difficile che le richieste degli operai vengano accettate integralmente e non solo in Cina, perciò gli operai della Xinfei sono euforici. Hanno ottenuto una riduzione del lavoro straordinario e un aumento delle ferie, inoltre è stata accettata la richiesta degli operai di rimuovere alcuni dirigenti.

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Questa è solo una vittoria preliminare per noi operai- ha dichiarato alla stampa un lavoratore- e anche se non abbiamo ottenuto un grosso risultato abbiamo mostrato la forza degli operai. Abbiamo vinto, abbiamo dimostrato che l’unità degli operai in lotta paga.

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Molte industrie manifatturiere hanno o stanno preparandosi a ricollocare i loro stabilimenti dalle regioni costiere della Cina a quelle interne (più povere) nel tentativo di ridurre i costi.
Lo sciopero della Xinfei e soprattutto le richieste di aumenti salariali, dimostra che gli operai delle province interne come quella di Henan non sono disposti ad accettare bassi salari e incentivi nonostante che il costo della vita nelle regioni interne sia generalmente più basso delle regioni costiere.

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Fonte: Operai Contro

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Caserta: Sciopero Migranti oggi, domani corteo

08/10/2010 20:15

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Oggi si è fermato il mercato delle braccia in Campania! Migliaia di migranti costretti a lavorare in nero principalmente in edilizia e in agricoltura con paghe sempre più basse (ormai anche sotto i 20 euro a giornata) e condizioni di sicurezza inesistenti, si sono fermati. E tantissimi tra essi hanno deciso di metterci la faccia, ritrovando la dignità e scendendo in piazza con cartelli e volantini in quegli stessi luoghi dove i Kaliffo (lett. “schiavo a giornata”). sono costretti ad accettare a testa bassa le briciole e il ricatto dello sfruttamento.
Lo sciopero dei “Kalifoo” si è così palesato nei principali siti del lavoro nero (almeno venti in tutta la provincia di Napoli e di Caserta), da Casal di Principe a Baia Verde (Castelvolturno), da Villa Literno a Licola, Afragola, Scampia, Quarto, Caivano, Qualiano, Marano, Villaricca e Giugliano….
Un evento a suo modo storico, perchè mai prima d’ora in Campania e in Italia, gli immigrati sfruttati in nero avevano scioperato così massicciamente, decidendo coraggiosamente di mostrarsi, col rischio di rappresaglie dei caporali o di compromettere il rapporto di lavoro con il padroncino di turno.
Il risultato più importante non è solo il blocco della produzione per un giorno, ma il cortocircuito culturale e sindacale: i padroni, i padroncini e i caporali oggi hanno scoperto che non hanno dinanzi a sé schiavi o bestie da lavoro, ma persone e lavoratori che hanno diritti e che sanno anche difenderseli e conquistarli con la lotta.