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Unione Europea: come impedire ai migranti di raggiungere l’Europa

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L’UE: “Rinviamo i migranti in Libia”

di Carlo Lania

Una doppia “linea di protezione” per impedire ai migranti di raggiungere l’Europa. La prima, in acque territoriali libiche, sarà messa in atto dalla guardia costiera di Tripoli e avrà il compito di fermare alla partenza i barconi carichi di disperati, mentre in acque internazionali opereranno le navi della missione europea. La seconda sarà invece a terra, lungo la linea di confine che separa la Libia dal Niger e servirà a fermare quanti fuggono da guerre e miseria prima che riescano ad entrare nel paese nordafricano. Obiettivo che Bruxelles conta di raggiungere anche grazie a una maggiore collaborazione..con..Mali,..Ciad..ed..Egitto.
L’Europa ha fretta e Malta, a cui spetta la presidenza di turno, accelera al massimo per trovare una soluzione che metta la parola fine alla crisi dei migranti. Anche perché, sottolineano a Bruxelles – ma anche a Roma e La Valletta – la primavera si avvicina e con essa un prevedibile e forte aumento degli sbarchi.
Brexit a parte, immigrazione e sicurezza sono due punti sui quali il premier laburista di Malta Jospeh Muscat ha detto fin da subito di voler puntare. “Ci sarà una nuova crisi di migranti nei prossimi mesi e i numeri potrebbero essere peggiori del 2016”, ha spiegato pochi giorni fa al termine di un vertice con il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker. Oggi proprio Juncker, insieme al commissario Ue all’Immigrazione Dimitri Avramopoulos e all’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Federica Mogherini, annuncerà a Bruxelles un nuovo pacchetto di misure mirate ad arginare i flussi di migranti attraverso il Mediterraneo e che verranno discusse al prossimo vertice di Malta del 3 febbraio. Già da qualche giorno, però, circola un documento informale messo a punto dalla presidenza maltese in cui si chiede agli stati membri di cominciare a ragionare sulla “creazione di una linea di protezione” volta a fermare i migranti “molto più vicina ai porti di origine, nelle acque territoriali libiche”. Questa linea, prosegue il documento, si farebbe “con le forze libiche come operatori di prima linea ma con un sostegno europeo forte e duraturo”.
A questa conclusione Malta sarebbe giunta vista l’impossibilità di poter contare sulla collaborazione attiva del governo del premier al Serraj, considerato troppo instabile. Compito degli europei, prosegue il documento, sarebbe quello di garantire che i migranti intercettati dai libici siano “sbarcati” in Libia “in condizioni adeguate”, cosa che dovrebbe essere garantita dalla presenza di organizzazioni..come..l’Oim..e..l’Unhcr.
Cardine di tutta l’operazione sarebbe la futura Guardia costiera libica il cui addestramento, compiuto dalla missione europea Sophia, è ormai quasi giunto al termine. Sembra chiaro che, seppure camuffati da operazioni di salvataggio, quelli che Bruxelles si preparerebbe a mettere in pratica sono di fatto respingimenti in mare. Respingimenti già condannati in passato dalla Corte di Strasburgo, ma che questa volta non potranno essere definiti così perché compiuti dalle autorità libiche.

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Fonte: Il Manifesto

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Da: Ristretti Orizzonti

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Migranti – “Oggi a me, domani a te”

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  Nelle braccia del padre: sopravvissuti a un naufragio davanti a Lesbo il 24 settembre 2015 (Foto Lapresse/Reuters)

Nelle braccia del padre: sopravvissuti a un naufragio davanti a Lesbo il 24 settembre 2015 (Foto Lapresse/Reuters)

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di Pio Russo Krauss

Immaginate che in Italia da anni ci sia un Governo dispotico e che una buona parte della popolazione, non potendone più, scenda in piazza. Immaginate che la repressione sia particolarmente dura, con centinaia di morti e migliaia di arresti e di persone torturate e che chi è sospettato di essere un oppositore rischia il posto, il carcere, discriminazioni e violenze. Immaginate che alcuni gruppi rispondano con le armi alla repressione e riescano anche a conquistare alcune cittadine. Immaginate che i gruppi armati velocemente si moltiplichino, ognuno finanziato da una diversa potenza straniera che ha mire sull’Italia. Queste potenze (insieme a idioti e furbi, che non mancano mai) riescono a rinfocolare divisioni come quelle tra abitanti del Nord e del Sud, tra credenti e non credenti, tra cattolici, protestanti, ebrei, musulmani, tra conservatori e progressisti, tra chi ha un dialetto e chi un altro. Immaginate che Napoli sia prima controllata da fanatici nordisti che stuprano le donne, ammazzano i resistenti, vi privano della libertà di circolare liberamente, riunirvi con amici, parlare in dialetto (e che ogni infrazione a questi divieti può significare diventare prigioniero o peggio). Immaginate che il Governo, per cacciare questi fanatici, bombardi la città, distruggendo case, scuole, uffici, ospedali e facendo centinaia di morti e migliaia di feriti. Immaginate che i generi di prima necessità inizino a scarseggiare e a costare sempre di più, che scuole e Università funzionino a singhiozzo, che molte attività produttive chiudano, che l’assistenza sanitaria entri in crisi, che l’ordine pubblico non sia più garantito. Immaginate che gruppi di fanatici islamici di efferata violenza, abbiano preso il controllo di Salerno e che si è sparsa voce che presto arriveranno a Napoli, e che è molto probabile che l’aviazione governativa o di qualche potenza straniera, per fiaccare questi fanatici, lancerà missili e bombe sulla nostra città.

Riuscite a immaginare lo stato d’animo vostro e dei vostri cari? Riuscite ad immaginare la paura, il terrore, la disperazione, la rabbia per essere piombati in questo incubo senza via d’uscita? Di fronte ad una tale situazione non decidereste di andare via voi e i vostri cari, costi quel che costi?

E’ quello che hanno fatto 11 milioni di siriani (più della metà dell’intera popolazione della Siria) e 3 milioni di cittadini di Paesi sub-sahariani (Sud Sudan, Sudan, Repubblica Centrafricana, Eritrea, Somalia ecc.).

6,5 milioni di siriani sono fuggiti in altre zone del Paese, 4,8 milioni fuori dai confini nazionali. Di questi quasi 2 milioni sono in Turchia (1 rifugiato ogni 35 cittadini turchi), 1.100.000 in Libano (un rifugiato ogni 4 Libanesi), 650.000 in Giordania (un rifugiato ogni 10 Giordani), 130.000 in Egitto (1 ogni 630 egiziani), 100.000 in Germania (1 ogni 800 Tedeschi), 65.000 in Svezia (1 ogni 147 Svedesi), 50 in Serbia (1 ogni 143 Serbi), 18.000 in Austria (1 ogni 467 austriaci), 6.000 in Francia (1 ogni 11.000 Francesi), 2.000 in Italia (1 ogni 3.000 Italiani) [1].

I trattati internazionali stabiliscono che bisogna accogliere e dare protezione a chi fugge da guerre o persecuzioni. E’ la concretizzazione di un principio etico basilare e antico: bisogna aiutare chi è in pericolo. Principio che si basa sulla semplice considerazione che tutti possiamo trovarci in pericolo, che “oggi a te, domani a me”. Nelle legislazioni questo principio di fraternità e buon senso si è concretizzato in un reato, l’omissione di soccorso, che è punito anche con 3 anni di carcere. E a nulla valgono davanti al giudice giustificazioni tipo “Eravamo in 5 in auto, per cui non abbiamo potuto portarlo al pronto soccorso” o “Se lo aiutavamo ci perdevamo buona parte del film o della partita” o ancora “Dedicando il mio tempo ad aiutare quel disgraziato sarei arrivato tardi al lavoro avendo un danno economico o perdendo un buon affare”. Insomma, davanti ad una persona che è in pericolo ogni altra istanza passa in secondo piano: la priorità è aiutarla e fare in modo che esca da quella situazione critica.

Purtroppo i Paesi europei (Italia compresa) non si stanno comportando così. La loro priorità è impedire ai profughi di raggiungere il proprio territorio.

La dimostrazione sono i 6 miliardi di euro dati alla Turchia (un Paese che è al primo posto per le violazioni del trattato sui diritti umani firmato da 47 Paesi dell’area europea) perché fermi i profughi, gestisca l’accoglienza (sic!) e i rimpatri, e limiti l’ingresso nei Paesi UE solo a 72.000 rifugiati e solo dopo che si troverà un accordo su come devono essere distribuiti tra i Paesi dell’Unione. Un accordo fortemente criticato da tutte le organizzazioni che difendono i diritti umani (“Un colpo di proporzioni storiche ai diritti umani” secondo Amnesty International) e che, malgrado questo, secondo le intenzioni del nostro presidente del Consiglio, deve essere un modello da replicare anche con la Libia (sic!). Ma possibile che non si chiedano come possono questi Paesi offrire una protezione umanitaria adeguata ai rifugiati stranieri quando non riescono a offrirla ai propri cittadini?

La politica dell’Europa sui migranti non solo è una palese violazione dei diritti umani e di basilari principi morali, è anche una violazione del trattato di Ginevra e di altri impegni internazionali solennemente sottoscritti. Non arresterà questo flusso di disperati, renderà solo la loro fuga più pericolosa. Secondo uno studio coordinato dall’Università di Birmingham, infatti, le politiche messe in atto dai Paesi europei hanno aumentato il rischio di morte per chi fugge dalla Siria: era di 1 ogni 1.000 persone, ora è diventato di 1 ogni 400 persone[1].

E’ anche una politica miope, perché la maggioranza dei profughi di guerra ritornano nella loro patria quando la situazione si calma e migliora, e si ricordano di come sono stati trattati dai Paesi dove sono fuggiti. Questo mare di soldi poteva, quindi, essere speso per creare corridoi umanitari, sostenere le famiglie e le comunità che sono disposte ad accogliere questi nostri fratelli, favorire una distribuzione che non determini problemi e conflitti e creare così le premesse per futuri buoni rapporti con Paesi importanti dal punto di vista geopolitico.

Per fortuna ci sono le tante associazioni di volontari che si spendono per assistere profughi e migranti, ci sono amministrazioni di piccoli comuni (per esempio Satriano, Santorso, Sant’Alessio in Aspromonte, Chiesanuova, Santa Marina ecc.) che dimostrano più intelligenza e umanità dei leader europei, accogliendo molti migranti e facendone uno strumento di sviluppo culturale ed economico, ci sono le popolazioni di Lesbo, Lampedusa, Chios, che, avendo visto con gli occhi, ascoltato con le orecchie e toccato con mano la tragedia di queste persone, li hanno sentiti fratelli e come tali li hanno accolti.

Vogliamo invitarvi a guardare con attenzione il piccolo album di foto presente a questo link www.avvenire.it/Mondo/Pagine/foto-reuters-migranti-premio-pulitzer.aspx.

Fatelo circolare tra i vostri contatti, perché spesso un’immagine è più eloquente di tanti discorsi e perché tra quei volti, poteva esserci il nostro.

Note:

1) dati UNCHR relativi a giugno 2015;

2) www.compas.ox.ac.uk/media/PB-2016-MEDMIGUnpacking_Changing_Scenario.pdf

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Fonte: Associazione Marco Mascagna

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Esclusivo! Il testo integrale dell`accordo Italia – Egitto che permette i respingimenti

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Inedito / Il documento firmato da Intini e Mubarak nel 2007

ESCLUSIVO TERRELIBERE.ORG – Il testo degli accordi stipulati nel 2007 tra Italia ed Egitto che permettono l`espulsione immediata di migranti e profughi egiziani con un`identificazione sommaria. Firmati da Intini per il governo Prodi, sono stati applicati anche nell`agosto 2013 quando infuriavano gli scontri nelle strade egiziane e i morti si contavano a centinaia

L`inchiesta – Il crimine del ministro Alfano

L`interrogazione parlamentare ai ministri dell`Interno e degli Esteri

Nonostante il freddo linguaggio da trattativa commerciale, queste 49 pagine hanno deciso dell`esistenza di centinaia di persone. Profughi copti, oppositori politici, perseguitati di ogni tipo. Perché mentre il governo di centrosinistra sottoscriveva questo documento, dimenticava che la controparte era un dittatore. Un tiranno che sarebbe stato cacciato dal suo popolo, ma che era considerato un valido interlocutore dai governi `democratici`.

Il trattato permette l`espulsione rapida di persone spesso qualificate come egiziani dopo un riconoscimento sommario. Consente procedure semplificate – di poche ore – in un paese dove l`asilo viene concesso anche dopo due anni. Dove l`identificazione negli appositi centri dura fino a 18 mesi.

L`aspetto più assurdo è che l`Egitto ha ottenuto in cambio una quota di flussi. In pratica i due paesi si scambiano migranti entrati irregolarmente (che però non possono chiedere asilo) con ingressi formalmente regolari (che però spesso sono garantiti da falsi contratti di lavoro di imprenditori italiani).

Nell`agosto del 2013, quando i centri d`accoglienza siciliani scoppiavano e le procedure erano lentissime, le espulsioni degli egiziani avvenivano in 24 ore, per circa 90 persone. Nelle strade del paese nordafricano i morti si contavano a centinaia e l`esercito proclamava lo stato d`emergenza. Il ministro Alfano applicava il trattato con la fredda determinazione burocratica che prima o poi la storia giudica come atto criminale.

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Fonte: terrelibere.it

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