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I media, i cattolici ed il Papa “buono”

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I cattolici sono gentili, molto gentili, troppo gentili

di Philippe Clanché *

Dal 1978, i cattolici hanno visto apparire al balcone di San Pietro in Roma un papa giovane e sportivo, poi due settuagenari, uno cerebrale e l’altro vicino al popolo. Ogni volta hanno acclamato il pontefice con la medesima forza e hanno esultato per l’azione dei cardinali e dello Spirito Santo.
Si sono estasiati davanti a un pontefice che mette in scena la sua agonia in diretta, poi davanti ad un altro che ha spiegato che, mancandogli le forze per reggere il pesante timone della Chiesa cattolica, preferiva ritirarsi. Alcuni giorni dopo, gli stessi si sono entusiasmati all’arrivo di un uomo di 76 anni, certo in forma, anche se privo di un polmone.
Erano pronti ad acclamare un favorito di cui conoscevano il curriculum Vitae e hanno gridato di gioia per uno sconosciuto. Adorano le missioni papali ovunque nel mondo e approvano plebiscitariamente i settuagenari.
Esagerando un po’, si potrebbe dire che qualunque persona vestita di bianco fosse apparsa al balcone di San Pietro avrebbe immediatamente ottenuto l’assenso generale dei fedeli.
A Parigi, un centro giovanile tenuto da religiosi ha invitato a seguire su uno schermo gigante la messa d’intronizzazione del «Papa buono Francesco». Il termine, che io sappia, è stato utilizzato recentemente solo per Giovanni XXIII, dopo che ha convocato un Concilio, parlato agli “uomini di buona volontà”, contribuito ad evitare una guerra (la crisi di Cuba) e scritto testi storici sulla pace e la giustizia. Come è possibile, nel giro di due o tre giorni, dire che papa Francesco è, o sarà, “buono”?
Bisogna ammettere che i nostri cattolici francesi, banderuole compiacenti, in questo loro atteggiamento sono sostenuti dalla stampa, altrettanto estasiata.
I media profani vanno matti per i riti e lo scenario di questa monarchia fuori tempo. Il fumo bianco, il segreto, le guardie svizzere, è tutto talmente desueto e simpatico! Soprattutto poi se l’eletto viene da un Paese esotico!
Le nostre televisioni sognano l’avvento dei nuovi papi, come si dilettano dei matrimoni dei principi. (…)
State tranquilli, questi stessi media non tarderanno a trattare il fenomeno cattolico con sarcasmo e incompetenza, appena gli esperti saranno tornati a casa. E appena il papa dovrà pronunciarsi su argomenti che incontreranno un consenso meno unanime del suo amore per i poveri.
Quanto alla stampa cattolica, è di una deferenza che meriterebbe a volte che si ritirasse la tessera di giornalista professionista ad alcuni. Le immagini proposte dell’“incontro con la stampa” del nuovo papa sabato 16 marzo sfioravano la caricatura. Ahimè, questa è la normale copertura mediatica in Vaticano.
Conoscete molti luoghi in cui dei giornalisti professionisti applaudono al suo arrivo la persona che li ha convocati, alzano per bene i loro i-phone per scattare delle foto (come ragazzini ad un concerto) e tornano a battere le mani all’uscita della star? Il tutto senza avere il diritto di porre alcuna domanda. Benvenuti nel mondo magico della stampa cattolica accreditata presso la Santa Sede.
Invitato ad una radio a commentare in diretta l’arrivo del nuovo pontefice, mi sono sentito a disagio davanti allo stupore permanente dei miei confratelli. Domani, fratelli e sorelle, sarà bello, perché abbiamo un papa ornato di tutte le virtù!
Uno sguardo più distaccato, più critico, in breve un po’ più professionale, sarebbe il benvenuto. E un atteggiamento così sarebbe anche un utile servizio alla Chiesa cattolica, che è purtroppo priva di specchio, eccetto quello della regina di Biancaneve.

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* giornalista di Témoignage chrétien. L’intervento è apparso sul blog dell’autore: http://cathoreve.over-blog.com/

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Fonte: Adista

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Horacio Verbitsky: Padre Bergoglio, l’Argentina ed i desaparecidos

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Jorge Mario Bergoglio

Jorge Mario Bergoglio

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(Recensione del 2009  nel finale quanto mai profetica – madu)

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Horacio Verbitsky – L’isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina

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Trent’anni dopo il colpo di stato del 1976, è stato pubblicato in Italia questo libro di Horacio Verbitsky, uno dei giornalisti argentini più noti grazie al successo del precedente libro Il volo.
L’isola del silenzio è frutto di un’indagine lunga 15 anni, ricca di testimonianze dei familiari dei desaparecidos, dei prigionieri sopravvissuti, e anche dei militari e dei religiosi coinvolti nella dittatura. Le testimonianze provengono sia da interviste realizzate dall’autore che dai verbali dei processi giudiziari svoltisi dopo la caduta del governo militare. L’elenco delle note bibliografiche contiene oltre 300 riferimenti.

Il titolo originale in spagnolo, El Silencio, si riferisce sia al nome dell’isola che alla condotta vituperabile della Chiesa cattolica che, pur pienamente consapevole delle violazioni dei diritti umani, non fece sentire la minima voce di allarme.
L’isola El Silencio era di proprietà della Chiesa, un luogo di ricreazione frequentato dai propri membri, dai seminaristi fino ai cardinali Antonio Caggiano e Juan Carlos Aramburu. Nel settembre del 1979, quando la pressione internazionale arrivò a un punto tale che l’ispezione da parte della Commissione Interamericana per i Diritti Umani non poté più essere rimandata, tutti i prigionieri furono trasferiti dalla Scuola di Meccanica della Marina (ESMA) su quest’isola, dove rimasero al riparo da occhi indiscreti.
La Chiesa certamente non si limitò a fornire questo nascondiglio e ebbe un ruolo attivo su due fronti: da una parte raccoglieva le richieste dei disperati familiari delle persone scomparse, impegnati nella ricerca di notizie dei propri cari. Dall’altra, forniva conforto ai militari offrendo loro supporto morale per giustificare le atrocità commesse sui prigionieri. Coloro che hanno letto Il volo ricorderanno la testimonianza del ex-capitano Adolfo Scilingo, che dopo aver gettato dall’aereo persone vive nell’oceano venne rassicurato dal cappellano Zanchetta che quella era una “morte cristiana” che aveva la benedizione delle gerarchie ecclesiastiche.

Dalle numerose testimonianze, risulta evidente che la Chiesa era perfettamente al corrente di tutte le attività clandestine, torture comprese. Tra i personaggi che hanno collaborato con la dittatura militare sono menzionati: il cardinale Pio Laghi (all’epoca nunzio apostolico, noto per le sue partite a tennis con Emilio Massera), i cardinali Caggiano, Aramburu e Primatesta, l’arcivescovo Tortolo e i suoi vicari Emilio Graselli e Victorio Bonamín, e l’allora sacerdote Jorge Bergoglio (oggi cardinale). Il libro riporta anche le testimonianze di Bergoglio e Graselli, esponendo la loro versione dei fatti nelle interviste realizzate da Verbitsky.

Due interi capitoli sono dedicati al “programma di rieducazione” dei prigionieri, grazie al quale potevano avere una possibilità di sopravvivere. La rieducazione aveva un doppio scopo: sottoporre le persone ostili al regime a un lavaggio del cervello per “convertirle” in collaboratori, e allo stesso tempo ottenere informazioni sull’identità dei compagni da arrestare. Ma non tutti erano candidati al “recupero”. I prigionieri erano divisi in tre gruppi: gli irriducibili, i deboli e i recuperabili. Quelli che rientravano in quest’ultimo gruppo dovevano avere un minimo di competenze tecniche, ad esempio un tipografo era un ottimo candidato perché necessario per falsificare passaporti ed altri documenti. In questo modo si reclutavano schiavi utili allo scopo di favorire l’ascesa politica dell’ammiraglio Emilio Massera.

Non devono sorprenderci i legami tra la Chiesa ed il potere, è una tradizione lunga quasi due millenni. Ciò che è notevole nel caso argentino è in primo luogo che la Chiesa appoggiava i militari a tal punto che non si capisce se la Chiesa fosse al servizio delle Forze Armate, o viceversa. Molto eloquente l’omelia di Bonamín, citata a pagina 24: “Quando c’è spargimento di sangue, c’è redenzione: Dio sta redimendo la nazione argentina per mezzo dell’esercito argentino”.
In secondo luogo, tutti i principi morali furono messi da parte: il fine giustificava ogni mezzo, permettendo il ritorno agli ormai dimenticati metodi della Santa Inquisizione in pieno XX secolo. Ma ciò che più colpisce dei fatti documentati da Verbitsky è che la Chiesa non esitò a tradire i propri membri, come i sacerdoti e i catechisti che seguendo il vangelo di Cristo si dedicavano ad aiutare i poveri, un’attività considerata troppo di sinistra e quindi nociva per la Chiesa. Questa è la storia dei gesuiti Yorio e Jalics, che hanno individuato nel cardinale Bergoglio il responsabile delle loro sofferenze, e ai quali viene dedicato un capitolo che illustra i punti di vista di questi tre protagonisti. Il lettore può trarre le proprie conclusioni.
L’unico neo del libro è che parla di responsabilità a senso unico. Questo scontro aveva da una parte i militanti armati di sinistra (i Montoneros, cioè l’equivalente argentino delle Brigate Rosse) e dall’altra i militari. Le violazioni dei diritti umani sono state commesse da entrambi, non a caso questo conflitto viene conosciuto come “la guerra sporca”. Senza dubbio la maggior parte degli eccessi fu da parte delle Forze Armate, ma non esiste alcuna traccia di segnalazione – per non parlare di denunce e di processi penali – a carico dei Montoneros.

L’edizione italiana ha un capitolo in più, che commenta un fatto che Verbitsky non poteva prevedere al momento di mandare in stampa l’edizione originale in spagnolo: che, dopo la morte di Giovanni Paolo II, il principale contendente del cardinale Ratzinger per la sua successione fosse proprio Bergoglio. E non esclude che quest’ultimo possa avere una seconda chance alla guida del Vaticano, visto che Benedetto XVI ha già 82 anni. Solo il tempo potrà confermare o smentire questa previsione.

José Luis Scanferlato
Ottobre 2009

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Horacio Verbitsky
L’isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina
Fandango Libri 2006, pagine 177, Euro 15,00

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Fonte: UAAR

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Pedofilia: lista della “sporca dozzina” di cardinali non papabili

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Lo SNAP (la Rete dei superstiti vittime di abusi da sacerdoti) rende pubblico, in una riunione tenutasi oggi a Roma  al  The Orange Hotel davanti alla stampa internazionale, l’elenco della “dirty dozen” ovvero “sporca dozzina” di cardinali non papabili. L’elenco include Presuli di dieci nazioni: Honduras, Messico, Canada, Ghana, Australia, Italia, Argentina, Repubblica Ceca e Stati Uniti. Tre cardinali della lista sono stati fortemente e recentemente criticati dallo  SNAP (Turkson, Mariadeiga, e Dolan). Di questi ultimi il più compromesso, secondo lo SNAP  è Dolan, cardinale di New York. Egli avrebbe pensato di pagare i preti pedofili in cambio del loro silenzio e dell’abbandono della chiesa.

Ecco, secondo l’associazione, l’elenco dei cardinali non papabili:

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Norberto Rivera Carrera (Messico)

Oscar Rodriguez Maradiaga (Honduras)

Timothy Dolan (New York)

Angelo Scola (Italia)

George Pell (Australia)

Dominik Duka (Rep.Ceca)

Tarcisio Bertone (Italia)

Donald Wuerl (Washington D.C.)

Marc Ouellet (Quebec Canada)

Sean O’Malley (Boston)

Leonardo Sandri (Argentina)

Peter Turkson (Ghana).

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C’è da aggiungere che sempre secondo lo SNAP ci sarà una dura opposizione per alcuni cardinali considerati papabili. L’opposizione  è dovuta all’insabbiamento dei casi o alla protezione dei pedofili. L’elenco dei papabili contestati:

Connell (Irlanda), Brady (Irlanda), O’Brien (Scozia), Sodano (Italia), Re (Italia), Danneels (Belgio) ed i seguenti degli Stati Uniti: Egan, Rigali, Burke, Legge, Maida , Levada, Mahony, e O’Brien.

Infine, lo SNAP chiude la conferenza stampa sottolineando che lo scandalo ancora non è venuto completamente alla luce. Secondo Barbara Doris e David Clohessy,  leader dell’associazione,  ciò che si è scoperto fino ad oggi è solo la punta dell’iceberg.

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Fonte: SNAP ITALY – Victims release “dirty dozen” list   –   ITALY – “No one from Curia should be made pope,” victims say

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Approfondimento

Pedofilia e chiesa cattolica

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