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al-Tantura, 22 maggio 1948: bande di israeliani massacrano più di 200 abitanti

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Palestina – A 75 anni dal massacro di Tantura

Il massacro del villaggio di Tantura ancora oggi tormenta i superstiti e suscita le lacrime dei parenti delle vittime. Un nuovo articolo della rubrica Over The Wall, in collaborazione con Days of Palestine.

Nella notte del 22 maggio 1948, Tantura, un piccolo villaggio palestinese che si trovava nell’area costiera del Mandato Britannico della Palestina, è stato attaccato da bande israeliane che ne hanno sistematicamente massacrato più di 200 abitanti in uno dei capitoli più bui ed atroci dell’occupazione israeliana della Palestina.

Gli abitanti di Tantura facevano parte di una popolazione Arabo Palestinese che era stata cacciata delle proprie case dal neoformato “stato di Israele”. Scappando dalla violenza della guerra Arabo-Israeliana del 1948, quasi tremila persone trovarono rifugio a Tantura.

In quel terribile giorno il suono della morte e della distruzione sembrava provenire da ogni direzione.

Quando era tutto finito, centinaia erano morti e molti altri rimasero gravemente feriti. I superstiti rimasero traumatizzati, segnati emotivamente e lasciati con null’altro che le memorie di quel giorno di orrore. Corpi sparsi lungo le strade. Terrore e lutto impregnavano l’aria.

Quello che rende il massacro di Tantura ancora più doloroso per i superstiti è che rimane tuttora non riconosciuto e totalmente impunito da parte del governo d’occupazione israeliano.

Attraverso una serie di confessioni, gli ex soldati dell’occupazione israeliana hanno rivelato una serie di dettagli raccapriccianti riguardo il massacro di Tantura perpetrato dalle bande sioniste contro i Palestinesi durante il Nakba del 1948. Queste atrocità sono diventate una parte inesorabile dell’esperienza Palestinese.

Secondo le testimonianze dei soldati, dozzine di uomini, donne e bambini sono state brutalmente uccise in uno dei più infami e devastanti massacri della storia moderna. Le conseguenze del massacro riverberano tutt’oggi nella quotidianità.

La testimonianza di un soldato isrealiano è tanto dettagliata da far venire i brividi: un macabro massacro in cui uccise tra i 15 e i 20 palestinesi dopo che furono dapprima catturati. Il racconto grottesco di un altro ufficiale descrive come abbia sistematicamente usato la propria arma per finire un numero imprecisato di prigionieri inermi.

Una delle testimonianze più inquietanti della brutalità sionista ci giunge dal report di un soldato in cui richiama una scena brutale; civili palestinesi costretti a stringersi all’interno di grosse cisterne di latta e poi crivellati dai colpi delle mitragliatrici, lasciando le cisterne tappezzate dai buchi dei proiettili percolanti sangue. Questa orribile brutalità ben dipinge la tetra situazione della crudità dell’occupazione israeliana.

Testimonianze di prima mano riguardo il massacro di Tantura sono state esplorate nel documentario “Tantura”, diretto dal regista Alon Schwardz. Questa pellicola del 2022 raccoglie, per la prima volta, le testimonianze dei soldati israeliani coinvolti nel massacro ripercorrere le atrocità commesse.

Il massacro di Tantura del maggio 1948 è un tragico esempio di come gli israeliani forzino una campagna di pulizia etnica nei confronti della popolazione palestinese attraverso la forza militare e l’intimidazione. Con poca sorpresa, ciò ha causato lo sparpagliamento del più alto numero di palestinesi che abitavano il paese.

Quando il fumo delle armi da fuoco iniziò a disperdersi nell’aria, rivelò il crudo orrore della tragedia consumatasi. Duecento vite spezzate, i loro corpi sparpagliati lungo le strade e ciò che rimaneva delle loro case distrutte. Donne, bambini e anziani lasciati ad assistere all’assassinio dei loro cari per poi subire poco dopo la stessa sorte. I superstiti, che già dovettero sopportare il peso di tutto ciò, divennero rifugiati, esuli dalle loro case, le loro vite sradicate dal villaggio di Tantura.

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Fonte: globalproject.info

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Approfondimento

Città e villaggi arabi spopolati durante la guerra arabo-israeliana del 1948

Tantura: alla Bafta anteprima del film sul massacro nel villaggio palestinese durante la Nakba

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Germania: lascia che Roger Waters dei Pink Floyd si esibisca a Francoforte. Firma la Petizione!

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Katie Halper ha lanciato questa petizione:

Noi artisti, musicisti, scrittori e altri personaggi pubblici e organizzazioni siamo profondamente turbati dai recenti sforzi dei funzionari tedeschi per screditare e mettere a tacere il musicista Roger Waters. Il 24 febbraio 2023, il consiglio comunale di Francoforte e il governo dello stato dell’Assia hanno annunciato la cancellazione di un concerto di Waters programmato per il 28 maggio alla Festhalle. Il consiglio comunale di Francoforte afferma che la cancellazione del concerto di Waters “ha dato un chiaro segnale contro l’antisemitismo”, descrivendo il musicista come “uno degli antisemiti più diffusi al mondo”. Come prova, il Consiglio afferma che Waters “ha ripetutamente chiesto un boicottaggio culturale di Israele e ha fatto paragoni con il regime di apartheid in Sud Africa e ha fatto pressioni sugli artisti affinché cancellassero eventi in Israele”.

Non ci sono altre prove oltre a queste due affermazioni: che Waters ha sostenuto la campagna di boicottaggio culturale di Israele guidata dai palestinesi e che ha paragonato il governo israeliano contemporaneo al regime di apartheid in Sud Africa.

Nessuna di queste affermazioni è unica per Waters o al di fuori dei confini dell’opinione pubblica tradizionale. Organizzazioni per i diritti umani come Amnesty International, Human Rights Watch, B’Tselem israeliano, agenzie delle Nazioni Unite e funzionari sudafricani hanno definito Israele uno stato di apartheid e, pertanto, molte di queste organizzazioni e individui hanno fatto il confronto tra Israele e l’apartheid in Sud Africa.

Gli estremisti sono il governo israeliano, non i suoi critici. Di recente, i cittadini israeliani si sono riversati nelle strade per protestare contro il trattamento violento dei palestinesi da parte del loro governo e i radicali cambiamenti giudiziari antidemocratici.

Le critiche di Waters al trattamento riservato da Israele ai palestinesi fanno parte della sua difesa a lungo termine a favore dei diritti umani in tutto il mondo. Waters crede “che tutti i nostri fratelli e sorelle, in tutto il mondo, indipendentemente dal colore della loro pelle o dalla profondità delle loro tasche, meritino pari diritti umani ai sensi della legge”. Riguardo a Israele e Palestina, dice: “La mia piattaforma è semplice: è l’attuazione della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 per tutti i nostri fratelli e sorelle tra il fiume Giordano e il mare. L’antisemitismo è odioso e razzista e lo condanno, insieme a tutte le forme di razzismo, senza riserve”.

I funzionari che diffamano Waters si stanno impegnando in una pericolosa campagna che fonde volutamente le critiche alle politiche illegali e ingiuste di Israele con l’antisemitismo. Questa fusione perpetua il tropo antisemita che presenta gli ebrei come un monolite che sostiene ciecamente Israele. Alcuni dei critici più rumorosi di Israele sono ebrei. Ma coloro che armano l’antisemitismo stanno bene contribuendo ad esso.

I funzionari in Germania, gli organizzatori di concerti e le piattaforme musicali non devono soccombere alla pressione di quegli individui e gruppi che preferirebbero vedere rimossa la musica di Waters piuttosto che impegnarsi con i problemi che la sua musica mette in risalto. Chiediamo a coloro che hanno annullato i concerti di Waters di ribaltare le loro decisioni e considerare la propria storia di antisemitismo, razzismo e genocidio e come i casi di questi possono essere fermati oggi in altre parti del mondo, inclusa la Palestina occupata.

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FIRMA LA PETIZIONE

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Fonte: change.org
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Primi firmatari:

Brian Eno, Musician

Peter Gabriel, Musician

Anwar Hadid, Musician

Tom Morello, Musician

Noam Chomsky, Laureate Professor of Linguistics, University of Arizona

Cornel West, Professor, Philosopher, Author, Activist

Susan Sarandon, Actor

Ken Loach, Film Director

Nick Mason, Drummer

Eric Clapton, Musician

Gabor Maté, Physician and Author

Immortal Technique, Artist and Producer

Low Key, Rapper and Activist

Andrew Feinstein, Author and Former ANC Member of Parliament

Julian Schnabel, Artist and film maker

Robert Wyatt, Musician

Dread Scott, Artist

Emily Jacir, Artist

Ariella Aïsha Azoulay, Professor of Modern Culture & Media and Comparative Literature, Brown University

Ilan Pappé, Historian

Julie Christie, actor

Michael Malarkey, Musician

Terry Gilliam, Film Director and Actor

Norman Finkelstein, Writer, Professor

John Pilger, Journalist

Sophie Calle, Artist

Artists for Palestine, UK

Daniel Ellsberg, Pentagon Papers

Beth Miller, Jewish Voice for Peace Political Director

Medea Benjamin, Code Pink

Yanis Varoufakis, Author

Noura Erakat, Human rights attorney and author

Susan Abulhawa, Author Mornings In Jenin

Miko Peled, Author and Activist

David Cross, Comedian, Actor, Writer, Director

Ramin Bahrani, Film director

Alia Shawkat, Actor

Sara Driver, Film director

Caryl Churchill, Playwright

Lady Bunny, Performer

Alexei Sayle, Actor, Author, Comedian

Adam Broomberg, Artist, Educator and Activist

John Smith, Artist Filmmaker, Emeritus Professor of Fine Art, University of East London

Rosalind Nashashibi, Artist

Glenn Greenwald, Journalist

Chris Hedges, Journalist, Pulitzer Prize winner

Katie Halper, Journalist

Vijay Prashad, Journalist

Abby Martin, journalist and Filmmaker

Mike Prysner. Journalist and Filmmaker

Mohamed Hadid, Developer

Robert Scheer, Journalist, Professor USC Annenberg

Krystal Ball, Journalist

Eugene Puryear, Journalist

Rania Khlek, Journalist

Ros Petchesky, Distinguished Professor Emerita of Political Science, Hunter College & the Graduate Center-CUNY, Jewish Voice For Peace

Gerald Horne, Historian, John J. and Rebecca Moores Chair of History and African American Studies at the University of Houston

Steven Donziger, Human Rights Attorney

Adolph Reed, Jr. Professor Emeritus of Political Science, University of Pennsylvania

Greg Grandin, Professor of History, Yale University

Daniel Bessner, Historian

Frank Barat, Film Producer

Tami Gold, Filmmaker, Professor of Film & Media Studies at Hunter College

Omar Al-Qattan, Film producer and Cultural Activist

Josh Olson, Screenwriter

Zeina Durra, Film Director

Vin Arfuso, Producer, Filmmaker

Karen Zelermyer, I Was Never There podcast

Christian Parenti, Professor of political economy John Jay, CUNY

Marcie Smith Parenti Writer and Attorney

Noah Kulwin, Writer

Nora Eisenberg, Novelist, Journalist

Dave Anthony, Writer

Freddie DeBoer, Writer

Robin D.G. Kelly, Writer, Gary B. Nash Professor of American History at UCLA.

Greg Goldberg, Chair, Sociology Department, Wesleyan University

Felix Hoffmann, Arthistorian and Artistic Director Foto Arsenal Wien

Barbara Smith, Writer and Activist

Doug Henwood Journalist/Radio Host

Liza Featherstone, Journalist

Margaret Kimberley, Editor, Black Agenda Report

Nora Barrows-Friedman, journalist

Yasha Levine, Journalist

Mark Ames, Journalist

Adam Horowitz, Journalist Mondoweiss

Phil Weiss, Writer

Michael Mack, Publisher

Max Blumenthal, Journalist, The Grayzone

Stefania Maurizi, Investigative Journalist

Norman Solomon, Journalist

Branko Marcetic, Journalist, Jacobin

Alfreda Benge, Artist

Bill Morrison, Artist and Film Director

Alessandra Sanguinetti, Photographer

Robin Rhode, Artist

Jim Goldberg, Artist/ Professor Emeritus California College of the Arts

Alec Soth, Photographer

Jewish Voice For Peace

Nina Felshin, Art Curator, Writer

Tai Shani, Artist

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Accusata per crimini di guerra un’israeliana riceve il premio tedesco per la pace.

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L’ex ministro degli esteri israeliano Tzipi Livni

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di Ali AbunimahElectronic Intifada

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17 giugno 2020

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I difensori dei diritti umani stanno invitando il Brückepreis tedesco a ritirare l’assegnazione del premio del 2020 a Tzipi Livni, politica israeliana che si è vantata del suo ruolo in crimini di guerra contro i palestinesi.

La motivazione del Bridge Prize [premio Ponte], com’è conosciuto in inglese, afferma che Livni viene premiata per aver promosso “la libertà di pensiero, la democrazia, l’apertura e l’umanità” e per “la sua politica di pace orientata alla libertà”.

Il premio viene assegnato a personaggi che abbiano dedicato il proprio operato alla democrazia e a una comprensione pacifica tra i popoli ed è accompagnato da un premio in denaro pari a 2.800 dollari [circa 2.500 euro].

Ma, lungi dal promuovere la pace, Livni è accusata di essere coinvolta in “crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi nella Striscia di Gaza assediata” quando era ministra degli Esteri di Israele durante l’attacco del 2008-09 contro Gaza, come ha scritto martedì l’associazione per i diritti umani Euro-Med Monitor in una lettera al presidente del Brückepreis Willi Xylander.

Livni “durante l’operazione, condannata a livello internazionale, operò incessantemente per mascherare l’aggressione di Israele contro la popolazione civile di Gaza,” aggiunge la lettera, sottolineando che l’attacco israeliano costò la vita a 1.400 palestinesi, in grande maggioranza civili.

Vero teppismo”

Livni non si è neppure mai vergognata del suo ruolo e del suo appoggio al massacro di Gaza. Nel gennaio 2009 dichiarò ai media israeliani: “Come auspicavo, nel corso delle recenti operazioni Israele ha dimostrato un vero teppismo.”

Anche il rapporto Goldstone, la commissione d’inchiesta indipendente dell’ONU sull’attacco, cita le affermazioni di Livni: “Israele non è un Paese su cui puoi sparare missili senza che reagisca. È un Paese che, quando spari ai suoi cittadini, risponde scatenandosi, e ciò è positivo.”

E invece di promuovere la democrazia, Livni ha appoggiato la pulizia etnica dei cittadini palestinesi di Israele per rendere la popolazione di Israele ancor più esclusivamente ebraica. Ex-ministra della Giustizia, Livni ha anche detto ai negoziatori palestinesi: “Io sono contraria alle leggi – in particolare a quelle internazionali. Contro le leggi in generale.”

Non pare proprio che queste siano le credenziali di una persona che meriti riconoscimenti per aver contribuito alla pace e la comprensione a livello internazionale.

Perseguita per crimini di guerra

In parecchie occasioni Livni ha dovuto sfuggire all’arresto o agli interrogatori da parte di autorità giudiziarie che cercavano di inquisirla per crimini di guerra nel Regno Unito, in Svizzera e in Belgio.

Assegnare il Brückepreis a una politica israeliana accusata di crimini di guerra “contribuirebbe a ripulire l’immagine dei crimini dell’occupazione israeliana a danno dei palestinesi e incentiverebbe ulteriormente i politici israeliani ad accentuare le atrocità contro i palestinesi, sapendo che tali brutalità non danneggerebbero la loro posizione internazionale,” aggiunge Euro-Med Monitor.

Eppure tristemente in Germania la classe dirigente continua a credere che offrire un appoggio incondizionato a Israele indipendentemente da quali crimini commetta ed elogiare i criminali di guerra israeliani sia un modo per espiare l’uccisione da parte del governo tedesco di milioni di ebrei europei. La vera lezione da trarre dai crimini della Germania dovrebbe essere che nessuno possa sfuggire al dover rendere conto dei crimini di guerra, compresa Tzipi Livni.

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Da: zeitun.info

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)

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Approfondimento  (madu)

Tzipi Livni  (Wikipedia)

Piombo fuso di Tzipi Livni  (Gennaro Carotenuto)

Livni a Sarkozy: “Niente tregua. A Gaza non c’è crisi umanitaria”  (la Repubblica)

Tzipi Livni denunciata da filo-palestinesi: polizia britannica voleva interrogarla  (L’informale)

L’ex ministra israeliana Tzipi Livni intercettata in Belgio per crimini di guerra?  (invictapalestina.org)

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