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Attenzione! Presenza di pesce velenoso in acque italiane. Le sue carni sono altamente tossiche.

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L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha comunicato che nelle acque del Mediterraneo prospicienti l’isola di Lampedusa sarebbe stata segnalata la presenza una specie ittica, originaria del Mar Rosso, le cui carni risulterebbero particolarmente pericolose per la salute umana a causa della loro tossicità. La specie in questione è il Lagocephalus sceleratus (volg. Pesce palla maculato) e appartiene alla famiglia dei Tetraodontidae, noti anche con il nome di “pesci palla”, “puffer fish” o “fugu”, la cui presenza nei mari italiani è stata segnalata da diversi anni.

La pericolosità dei tetraodontidi è conosciuta da tempo e deriva dal fatto che detti pesci possono accumulare la tetrodotossina (TTX), una tra le più potenti tossine conosciute ad azione paralizzante sulla muscolatura. L’avvelenamento da tetrodotossina può comportare conseguenze particolarmente gravi per la salute, fino alla morte, che può avvenire dopo poche ore dall’ingestione.

Per questo motivo il Ministero della salute, già dal 1992, ne ha vietato la commercializzazione a scopo alimentare. Attualmente il divieto è stato esteso anche a livello europeo con il Regolamento (CE) 854/2004 recante “norme specifiche per l’organizzazione di controlli ufficiali sui prodotti di origine animale destinati al consumo umano”  che, all’Allegato III impone agli Stati membri il divieto di immettere sul mercato i Tetraodontidae in quanto considerati  pericolosi per la salute pubblica.

Secondo quanto stabilito dal Regolamento (CE) 853/2004 recante “norme specifiche in materia di igiene per gli alimenti di origine animale” gli operatori del settore alimentare hanno l’obbligo di garantire il rispetto dei requisiti di sicurezza per i prodotti della pesca immessi in commercio e di non immettere sul mercato specie ittiche appartenenti alle famiglie dei Tetraodontidae, Molidae, Diodontidae e Canthigasteridae in quanto contenenti tossine nocive per la salute umana.

Gli operatori del settore sono direttamente responsabili della sicurezza alimentare dei prodotti in tutte le fasi della filiera di produzione, trasformazione e distribuzione. L’osservanza da parte degli operatori della normativa viene monitorata costantemente dai servizi veterinari delle ASL mediante la vigilanza sanitaria presso i mercati ittici, le pescherie e le attività di distribuzione dislocate sul territorio nazionale.

A tutela della salute umana il Ministero della salute ha prontamente provveduto a diramare le informazioni riguardanti la specie tossica segnalata dall’ISPRA, allertando i servizi veterinari delle Regioni e delle ASL per gli interventi di competenza.

Leggi il comunicato dell’ISPRA.

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Fonte: Ministero della Salute

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Dove ti Curi. Scopri i migliori (e i peggiori) ospedali d’Italia

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Per aiutarti a capire dove ti curi, ma anche dove vanno i tuoi soldi di contribuente, Wired pubblica i dati integrali sulla qualità delle cure in tutti i 1.200 ospedali italiani, pubblici e privati, raccolti dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari (Agenas) del ministero della Salute. Per ogni ospedale, Agenas ha raccolto gli esiti delle cure per le principali patologie. Sono gli indicatori utilizzati in tutto il mondo e rappresentano le operazioni chirurgiche più comuni, come l’intervento a seguito di infarto oppure per frattura del femore (un parametro prezioso per comprendere la bontà delle cure agli anziani). Per ognuno di questi indicatori, ogni ospedali mostra un valore percentuale: l’indice di rischio. Questa variabile rappresenta la percentuale dei pazienti deceduti sul totale dei ricoveri effettuati. Un valore poi aggiustato, cioè corretto per rimuovere tutti i fattori che possono alterarlo a monte. Per esempio, l’età del paziente, la presenza di altre malattie durante l’operazione oppure la gravità delle sue condizioni. In questo modo gli ospedali di tutta Italia diventano davvero confrontabili. Con un po’ di buon senso, poi, è facile evitare i trabocchetti: un piccolo ospedale con due pazienti l’anno e decessi non è comparabile a un grande policlinico con migliaia di pazienti e, ovviamente, più rischi.

Da dove arrivano esattamente questi dati? Ogni anno Agenas raccoglie i valori presenti nelle schede di dimissione ospedaliera (Sdo) che l’ospedale compila per le dimissioni di ogni paziente ricoverato. Da tutte le schede di dimissione ospedaliera vengono calcolati gli indici di rischio con cui il ministero della Sanità tiene sotto controllo le performance dei vari nosocomi. Un lavoro imponente che fino allo scorso anno veniva eseguito in silenzio. Solo nel 2012, infatti, questi dati stati resi accessibili ai medici e ai giornalisti accreditati. Wired li pubblica integralmente per la prima volta in un formato ricercabile.

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Fonte: WIRED.IT

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