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4 novembre: quando la memoria diventa propaganda

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Cari Militari, oggi non c’e’ niente da festeggiare

Lo sapevate che l’Italia avrebbe potuto vincere la prima guerra mondiale a tavolino? Ci avevano promesso Trento e Trieste se non avessimo partecipato al conflitto, ma abbiamo voluto conquistarli con le armi mandando al macello 650mila morti e un milione di di mutilati e feriti

4 novembre 2011 – Carlo Gubitosa

La storia del 4 novembre non me l’ha spiegata la scuola. Ho avuto la fortuna di studiarla nei movimenti per la pace, dove mi e’ stata descritta l'”inutile strage” costata all’italia 650 mila morti e un milione di mutilati e feriti, molti di piu’ di quanti erano gli abitanti di Trento e Trieste, i territori ottenuti con la vittoria della guerra, che erano gia’ stati concessi all’Italia dall’Austria in cambio della non belligeranza.

La strage fu trasformata in “festa” dal fascismo per trasformare le vittime di una guerra spietata e non voluta in eroi coraggiosi che si immolavano per la Patria. Furono costruiti monumenti ai caduti e agli insegnanti fu chiesto di celebrare le forze armate.

Questa ricorrenza e’ il simbolo di come la cultura della guerra, il patriottismo che difende le bandiere e non le vite umane e la retorica militarista siano un pericolosissimo veleno culturale, che minaccia in modo particolare le nuove generazioni. Grazie a Sandro Marescotti di PeaceLink ho potuto salvarmi da questo veleno, studiando i retroscena di questa ricorrenza fascista e scoprendo la lettera spedita a Viterbo il 14 agosto 1917 da un soldato di 21 anni, punito per le sue parole con una condanna a 1 anno e 10 mesi di reclusione militare per “insubordinazione” e “lettera denigratoria”.

In questo frammento di storia c’e’ scritto che “La guerra e’ ingiusta, perche’ e’ voluta da una minoranza di uomini i quali, profittando della ignoranza della grande massa del popolo, si sono impadroniti di tutte le forze per poter soggiogare, comandare e massacrare; che chi fa la guerra e’ il popolo, i lavoratori, loro che hanno le mani callose e che sono questi che muoiono, sono essi i sacrificati, mentre gli altri, i ricchi, riescono a mettersi al sicuro”.

Una verita’ che ancora oggi, a quasi un secolo di distanza, ci e’ tenuta nacosta dal potere, e ci viene puntualmente ricordata ogni quattro novembre dagli amici della nonviolenza.

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Fonte:  giornalismi.info

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I cappellani militari chiedono più soldi per fare le guerre

Cappelani Militari, di Angelo Melocchi (2005)

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Hanno una rivista che si chiama “Bonus Miles Christi”, il buon soldato di Cristo. Ma siamo sicuri sia proprio Cristo ad arruolare soldati “buoni” che bombardano figli, figlie e anziani di popoli che nemmeno conoscono?

di don Paolo Farinella

Un’amica mi ha passato un articolo di Manlio Dinucci con il titolo «Aggressioni “benedette”». Fin dalle parole d’incipit ci si chiede se ancora a dieci anni del terzo millennio, dobbiamo ancora subire come cristiani parole che sono il segno di una vita più indecente conclamata in nome di Cristo. Il vescovo castrense (non equivocare, dicesi castrense il vescovo insignito della carica vescovile e contemporaneamente di quella di generale di corpo di armata, con stellette incorporate ); il vescovo castrense guida diocesi dei militari (si chiama Ordinariato militare) che hanno una rivista il cui titolo è – indovinate un po’? – «Bonus Miles Christi – Il buon soldato di Cristo». Sì, proprio così: Cristo è uno che arruola soldati e per giunta buoni, anche quando vanno a sparare ai figli, figlie, bambini, bambine, anziani di popoli che non ci conoscevano nemmeno se non per avere a capo del governo un degenerato, pazzo e tronfio piccoletto dai tacchi rialzati.

Fin dove può arrivare la mistificazione! Si mescola l’acqua santa col diavolo, Dice il capo di questa diocesi di soldati di Cristo armati ed educati alla violenza con armi sofisticate per ammazzarne più che sia possibile; dice che «prova amarezza di fronte a chi  invoca lo scioglimento degli eserciti, l’obiezione contro le spese militari» perché «il mondo militare contribuisce a edificare una cultura di responsabilità globale, che ha la radice nella legge naturale e trova il suo ultimo fondamento nell’unità del genere umano». Monsignor Vincenzo Pelvi continua, e non s’accorge delle bestialità: «l’Italia, con i suoi soldati fa la sua parte per promuovere stabilità, disarmo, sviluppo e sostenere ovunque la causa dei diritti umani». Parole messe in fila una dopo l’altra dal giornale dei vescovi «Avvenire» (2 giugno 2011), segno che la presidenza approva. Sia benedetto l’esercito e gli eserciti che tanto bene fanno all’umanità con amore e compassione: sparando, squartando, bruciando, violentando, stuprando, bestemmiando. Cosa importa! Alla rientro da queste battaglie di civiltà c’è sempre un pincopallo di cappellano, con aspersorio e stola, pronto ad assolvere e con la penitenza di andare ancora contro il nemico e «di farlo fuori prima che ti faccia fuori lui».  (leggi tutto)

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Fonte: domani.arcoirisis.tv

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L’Italia fornirà armi alla Libia?

I ribelli che combattono per spodestare il leader libico Muammar Gheddafi hanno riferito che sabato hanno raggiunto un accordo con l’Italia per un rifornimento di armi, ma l’ex potenza coloniale ha smentito la notizia. (Reuters)

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(leggi tutto eng)

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Fonte: Reuters

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