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Varsavia – Conferenza sul Clima COP19: Greenpeace e WWF abbandonano i lavori del negoziato

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Greenpeace e altre associazioni della società civile abbandonano COP19

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Ieri i nostri delegati, insieme a quelli di molte altre ONG, hanno abbandonato in segno di protesta i lavori del negoziato sul Clima COP19 che si sta tenendo a Varsavia in questi giorni.

Riteniamo che la condotta assunta dai governi che hanno partecipato a questa Conferenza prenda a schiaffi coloro che stanno soffrendo per le pericolose conseguenze del cambiamento climatico.

Il governo padrone di casa, per esempio, ha fatto del suo meglio per trasformare il negoziato in una vetrina per l’industria del carbone. Paesi che potrebbero avere un ruolo chiave come la Cina, non stanno ancora mettendo a frutto il proprio potenziale. Assieme al cedimento di Giappone, Australia e Canada, a destarci particolare preoccupazione è l’Unione Europea, ostaggio del governo della Polonia e dei suoi amici dell’industria del carbone; l’UE deve svincolarsi da questa morsa, per tornare a guidare l’agenda sul clima se a Parigi, nel 2015, vogliamo che si dia vita a un accordo significativo.

Il 2014 è un anno di importanza critica, un anno in cui devono essere espresse e realizzate ambizioni e azioni in vista dell’accordo di Parigi. Ogni singolo Paese deve presentare adesso i suoi nuovi impegni alla riduzione delle emissioni, ovviamente impegnandosi a mantenere quanto già promesso.

Noi non ci arrenderemo, perché i cittadini del Pianeta hanno un bisogno disperato di un trattato globale sul cambiamento climatico. Ma un nuovo trattato deve essere efficace. Come società civile torneremo il prossimo anno con un peso ancora maggiore, con più determinazione e più ambizione. Ci aspettiamo che i governi facciano lo stesso.

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Fonte: Greenpeace

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Approfondimento (madu)

Lo scienziato Werner: “per salvare il pianeta, necessaria resistenza contro la cultura capitalista”

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Greenpeace (video inedito): abbordaggio delle Forze speciali russe all’Arctic Sunrise il 19 settembre

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Questo filmato inedito mostra l’abbordaggio delle Forze speciali russe all’Arctic Sunrise il 19 settembre. Evidente la resistenza non violenta da parte dell’equipaggio. Al momento dell’arrembaggio la nave di Greenpeace si trovava in acque internazionali. FIRMA ANCHE TU LA RICHIESTA DI LIBERAZIONE #FreeTheArctic30 www.greenpeace.it/arctic Gli Arctic30 – 28 attivisti di Greenpeace e due giornalisti free lance che erano a bordo della rompighiaccio Arctic Sunrise lo scorso 19 settembre – sono in carcere in Russia dopo aver manifestato in modo pacifico contro una minaccia che riguarda tutti, quella delle trivellazioni petrolifere di Gazprom nell’Artico.

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Video

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Fonte: Greenpeace

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Gli attivisti di Greenpeace non sono pirati! Messaggio a Putin da 11 premi Nobel

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Undici premi Nobel scrivono a Putin: «Gli attivisti di Greenpeace in carcere in Russia non sono pirati»

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Undici Premi Nobel per la pace hanno scritto insieme una lettera al presidente russo Vladimir Putin per sostenere i 30 dell’Arctic Sunrise in custodia cautelare per due mesi in Russia con l’accusa di pirateria.

 

L’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu, la guatelmateca Rigoberta Menchu, l’ex presidente del Costa Rica Oscar Arias Sanchez, le pacifiste nordirlandesi Betty Williams e Mairead Maguire, la pacifista statunitense Jody Williams, la liberiana Leymah Gbowee, la yemenita Tawakkol Karman, l’avvocato e pacifista iraniana Shirin Ebadi, l’ex presidente di Timor Est Jose Ramos Horta e l’argentino Adolpho Perez Esquivel  chiedono a Putin «Di fare tutto il possibile per assicurare che cada l’accusa di pirateria, eccessiva, nei confronti dei 28 attivisti  di Greenpeace e dei due giornalisti freelance, e che ogni accusa contestata trovi riscontro nel diritto internazionale e nella legge russa».

 

Gli 11 Premi Nobel descrivono l’Artico come un «Tesoro prezioso dell’Umanità» e dicono di sostenere gli sforzi per proteggere questa Regione dallo sfruttamento petrolifero e dal cambiamento climatico: «Le trivellazioni petrolifere nell’Artico sono un’impresa ad alto rischio. Una fuoriuscita di petrolio in queste acque avrebbe un impatto catastrofico su uno degli ultimi ambienti integri del Pianeta, sulle comunità che vi abitano e su specie animali già minacciate d’estinzione. I rischi di simili incidenti ci sono sempre e i piani di risposta dell’industria petrolifera sono totalmente inadeguati. I cambiamenti climatici ci minacciano tutti, ma sono i più vulnerabili del Pianeta che pagheranno i costi maggiori se i Paesi più sviluppati non agiscono ora».

 

Intanto Greenpeace informa che  sono arrivate a quasi 1 milione e mezzo le firme sotto la petizione rivolta alle ambasciate russe per richiedere il rilascio degli attivisti. L’equipaggio dell’Arctic Sunrise e  i due giornalisti freelance a bordo della nave sono nelle mani delle autorità russe dal 19 settembre, quando la Guardia Costiera ha abbordato e sequestrato armi alla mano  la nave rompighiaccio di Greenpeace in acque internazionali. Dal 24 settembre i 30 sono detenuti in strutture di detenzione preventiva nei dintorni di  Murmansk.

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Fonte: greenreport.it

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