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Monti si confessa al settimanale Sette, ma il prete sembra lui. Un banchiere figlio di banchieri, grigio e triste, sentenzia la morte della generazione dei 30enni. Forse ha ragione. Ma chi al G8 di Genova aveva avvisato il Mondo del disastro economico imminente puo’ ancora esalare l’ultimo respiro: il colpo di coda prima di fuggire a testa alta.
Il premier Mario Monti si è confessato con Sette, il settimanale del Corriere della Sera. In effetti il titolo è azzeccato, solo che il prete sembrava proprio l’economista lombardo e non il giornalista. Emerge un uomo grigio, triste e pieno di limiti. E soprattutto emerge un vecchio banchiere, figlio di banchieri. Con la crudezza e il realismo di chi gioca con i soldi, riferendosi ai 30enni, ha definito “perduta” questa generazione a cui si puo’ solo limitare qualche danno. Come un becchino che seppellendo la salma aggiusta i fiori sulla lapide prima della sepoltura. Eppure la fotografia, o l’estrema unzione, di Monti non è sbagliata. È vero, come generazione siamo perduti e navighiamo a vista. Colpa di uomini di potere politico-finanziario come l’attuale presidente del Consiglio e un po’ colpa nostra. Siamo cresciuti con i miti del Novecento attraversandone la sua fine. Pensavamo che quei valori ci avrebbero guidato mentre erano ormai verso il declino. Abbiamo poca propensione al mutuo soccorso e alla organizzazione collettiva. Attualmente l’unica reazione della generazione cresciuta negli anni novanta è la fuga. Necessità, ultima spiaggia o definitiva ostilità verso il proprio Paese, come canta Caparezza, “da qua se ne vanno tutti”. Negli ultimi giorni ho chiacchierato con tre ragazzi di età compresa tra i 25 e i 35 anni. Sara raggiungerà il suo fidanzato (italiano) ricercatore a Manchester. Enrico, ricercatore, ritroverà la sua fidanzata (italiana) ricercatrice ad Aberdeen, Scozia. Pasquale, laureando, in attesa della tesi se ne va a Londra e magari per rimanerci. La fuga sembra l’unica soluzione. Anche se per accontentare il nostro Monti servirebbe un esodo: in Italia ci sono 2 milioni di giovani disoccupati. È il caso di approfittare del mese di agosto e organizzare le navi come nel primo novecento: mollate gli ormeggi, i bastimenti possono partire. Eppure credo che i 30enni perduti e moribondi possano essere ancora una mina vagante. Capaci di aver previsto la crisi 7 anni prima a Genova, nelle giornate di luglio del G8; e presenti per le tante emergenze e terremoti degli ultimi anni, mentre le cricche ridevano contando i soldi dei loro affari. Alla fine questa generazione, la mia generazione, è tutto e il contrario di tutto: scappa e ritorna, si ribella e obbedisce, assalta il cielo e poi ritorna con i piedi saldati a terra. E forse puo’ ancora regalare il colpo di coda: cacciar via il becchino prima di fuggire (o morire) a testa alta.
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Fonte: fanpage.it