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Oggi tutti a Ferrara in solidarietà con la famiglia di Federico Aldrovandi

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Cucchi, Ferrulli, Uva: “basta persecuzioni”. Oggi in piazza a Ferrara

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Alcuni parenti di vittime di ‘malapolizia’ dicono basta al vero e proprio ‘stalking istituzionale’ che colpisce chi si batte per ottenere verità e giustizia. Oggi pomeriggio manifestazione a Ferrara in solidarietà con la famiglia di Federico Aldrovandi.

”Qualcuno può fermare questo scempio? Questo stalking istituzionale in danno di Patrizia Moretti? Come si può tollerare che un sindacato di polizia vada sistematicamente a manifestare sotto le finestre di Patrizia per rappresentare la propria solidarietà a coloro che le hanno ucciso il figlio?”. Lo scrivono in una lettera aperta Ilaria Cucchi, Lucia Uva e Domenica Ferrulli, tre donne che come Patrizia Moretti si stanno battendo da anni per avere verità e giustizia sulla morte di loro familiari mai usciti vivi da caserme e commissariati.

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”Bravo il Sindaco – dicono in riferimento al primo cittadino di Ferrara, Tagliani – che interviene civilmente per porre termine ad una vera e propria violenza morale cui viene sottoposta quella madre coraggiosa ma terribilmente provata. Viene allontanato a male parole con atteggiamenti chiaramente intimidatori. Intollerabile. Incivile tutto ciò”. ”Patrizia, Donna con la D maiuscola – aggiungono -, prende la terribile foto del volto sfigurato di Federico dai colpi assassini inferti e la mostra ai poliziotti manifestanti ed alla gente disgustata da quanto stava accadendo sotto i loro occhi. Patrizia non riesce a trattenere le lacrime, ma i poliziotti di fronte a quella foto si girano. Le voltano le spalle. Patrizia li osserva, con rabbia, ferita. Noi chiediamo a gran voce: perché? Perché? Che senso ha tutto questo? Quali sono i motivi di questa ennesima violenza tipicamente maschile su quella madre? Forse perché é stata troppo forte nello sfidare tutto e tutti, con il suo avvocato ed é riuscita per una volta a far emergere la verità? Questore, capo della polizia ministro, possono non rendersi conto della violenza continuata e persistente di questi ripetuti atti di vera nuda e cruda provocazione? O ritengono anch’essi che sia il momento di fare capire a tutti che anche se si ottiene eccezionalmente giustizia, per i cittadini normali contro gli abusi di Stato non vi potrà mai essere pace? Questa lezione dovrebbe esser data anche per noi?”.

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Intanto oggi sono moltissime le forze sociali, politiche e territoriali, i comitati e le associazioni che scenderanno in piazza a Ferrara per stringersi attorno a Patrizia Moretti e alla sua famiglia. L’appuntamento è in Piazza Savonarola, la stessa dove i ‘sindacalisti’ del Coisp hanno realizzato la loro provocazione, a partire dalle ore 18. ”Venerdì ci riappropriamo di una piazza che é della città con un sit-in di solidarietà alla famiglia Aldrovandi, senza bandiere e striscioni. Con le nostre facce e la nostra dignità” si legge nell’invito di convocazione dell’iniziativa.

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Fonte: Contropiano.org

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Approfondimento   (madu)

Omicidio di Federico Aldrovandi

Federico Aldrovandi: 4 anni dopo

Aldrovandi: E’ stata fatta giustizia?

Riflessioni e proposte sulla futura associazione “vittime delle forze dell’ordine”

Lino Aldrovandi, padre di Federico: “Schwazer cacciato dall’arma, e gli assassini di mio figlio?”

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Riflessioni e proposte sulla futura associazione “vittime delle forze dell’ordine”

di Francesco “baro” Barilli

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Federico  Aldrovandi

Nel quinto anniversario dell’uccisione di Federico Aldrovandi, a Ferrara si sono riuniti i familiari di alcune “vittime di stato”, ragazzi uccisi in vicende riconducibili, direttamente o indirettamente, a “malapolizia”. Negli interventi una frase è ricorsa ripetutamente: “queste cose non devono più succedere”. Parole che fanno tornare alla mente la petizione “mai più come al G8”, promossa dai comitati Piazza Carlo Giuliani e Verità e Giustizia per Genova, e consegnata al Senato il 30 giugno 2005.
Riflettere sull’analogia, su questo auspicio comune alle due occasioni (“casi del genere non si ripetano più”) è agghiacciante se si pensa che il 25 settembre al tavolo dei relatori erano presenti testimoni di casi tutti successivi al G8 genovese e a quella petizione (ovviamente con l’eccezione di Haidi Gaggio Giuliani, la prima ad attivarsi, dopo il 20 luglio 2001 affinchè nascesse una rete di relazioni fra le “vittime di stato”).
La prima, e amara, constatazione conseguente è che quanto fatto finora è stato insufficiente. La seconda, più importante, è che affermare “queste cose non devono più accadere” deve essere il terminale – e non la partenza – di un percorso, fatto di proposte e iniziative che, partendo dal basso, obblighino la politica a scelte responsabili e concrete. Proposte che, ad onor del vero, con poche integrazioni potrebbero essere proprio quelle della petizione del 2005, che finora hanno trovato poco spazio sulla scena politica. Del resto è noto ad esempio, e ne ho scritto in passato, il rifiuto del governo di aderire ad alcune raccomandazioni del Consiglio dei diritti umani dell’Onu, fra cui l’inserimento del reato di tortura nel nostro ordinamento. Ma va ricordato che l’Italia “fa spallucce” sull’argomento da più di vent’anni: la convenzione delle Nazioni Unite fu firmata nel 1984 e ratificata dall’Italia nel 1989. Questo per dire che l’ignavia del mondo politico è trasversale e tutt’altro che recente, fatte salve lodevoli eccezioni. (leggi tutto)

Fonte: Reti-invisibili