Nella regione più devastata d’Italia non esiste l’unico strumento accettato dai tribunali per mettere in relazione le malattie tumorali con la presenza di discariche e sversatoi abusivi.
Il registro dei tumori della regione Campania non è mai stato attivato. Per le strade di Terzigno ancora oggi la gente scende in strada in protesta contro l’apertura di una nuova discarica, ma nella regione dell’infinita emergenza rifiuti e degli sversamenti abusivi di fanghi tossici dimostrare una correlazione tra malattie e inquinamento non è possibile.
La scoperta del vuoto è merito di un meticoloso lavoro di ricerca fatto da Vittoria Operato, avvocato e consulente giuridico dell’Isde (Associazione Internazionale Medici per l’Ambiente). Uno strumento come il registro dei tumori è fondamentale per mettere in relazione, attraverso studi ufficiali, gli incrementi di casi di cancro con l’esposizione a ipotetici fattori di rischio.
In altre parole, senza il registro è impossibile stabilire una relazione, valida in tribunale, tra un’impennata di tumori su un certo territorio e la presenza nei paraggi di una discarica o di un sito di smaltimento di rifiuti tossici. A nulla servono sotto il profilo legale gli studi di scienziati indipendenti o le analisi epidemiologiche condotte da medici ed esperti che si battono contro l’inquinamento ambientale nella Regione. Può fare testo solo il registro tumori. Che in quasi tutte le regioni esiste. Ma non nella terra devastata dalla più grave emergenza rifiuti del dopoguerra, dove le cave hanno ingoiato per decenni le scorie delle fabbriche del Nord, dove quotidianamente si scoprono casi di inquinamento delle falde acquifere, e dove la spazzatura viene bruciata impunemente per strada lungo i vialoni dell’hinterland napoletano, sprigionando quantità industriali di diossine, come testimoniato da decine di video messi in rete dall’associazione “La Terra dei Fuochi”.
Fonte: Il Fatto Quotidiano