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Turchia: vittoria di OccupyGezi. “Il Parco non si farà”

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«Il parco non si farà», la Corte boccia Erdogan.

La prima corte del tribunale amministrativo di Istanbul ha bloccato la speculazione immobiliare sull’area che interessa Gezi Park e piazza Taksim. Secondo un avvocato la sentenza è stata emessa il 6 giugno, proprio nei giorni più caldi dell’insurrezione popolare a difesa del parco, ma i dettagli sono stati resi noti ieri da alcune testate online turche. I giudici della corte hanno giustificato la loro sentenza con il fatto che la «popolazione locale» non è stata consultata prima della messa in esecuzione del progetto. Nel piano era prevista la costruzione di una caserma, una moschea e un centro commerciale. La sentenza è appellabile, ma per il momento tutto è stato bloccato. Quella di ieri è sicuramente una vittoria del movimento di OccupyGezi e una sconfitta per il governo Erdogan che aveva mobilitato i suoi sostenitori e accusato il movimento di «terrorismo». La durezza della reazione del governo contro i manifestanti, e le violenze della polizia, sono state stigmatizzate dalla comunità internazionale.
Erdogan ha dovuto fare un mezzo passo indietro e ha promesso di aspettare la sentenza del tribunale sui numerosi ricorsi presentati. In caso di una pronuncia sfavorevole il premier ha promesso che avrebbe indetto un referendum popolare sulla destinazione del parco. Secondo il gruppo di protesta Taksim Solidarity, se la corte avesse dato ragione al governo Erdogan avrebbe organizzato lo stesso la consultazione che, con ogni probabilità, avrebbe perso. La decisione del tribunale gli ha tolto le castagne dal fuoco. Resta però ancora da capire quali siano i termini del ricorso. Qualcuno ieri parlava di tre giorni, altri di un mese dal deposito della sentenza. In ogni caso la decisione del tribunale è importantissima e segna una sconfitta del governo in punta di diritto.
Le manifestazioni per la difesa di Gezi park sono cominciate il 28 maggio scorso e si sono allargate a macchia d’olio in tutto il paese, registrando manifestazioni oceaniche e duri scontri anche nella capitale Ankara. Nelle proteste sono morte quattro persone, centinaia i feriti, di cui cinque gravi. Più di 50 avvocati sono stati arrestati l’11 giugno perché appoggiavano le proteste per poi essere rilasciati. Sono stati fermate anche alcune decine di medici e di personale paramedico che prestava aiuto ai manifestanti di piazza Taksim.

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Fonte: il Manifesto

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Sabato 15 giugno ore 22,30 : Gezi Park assaltata dalla polizia

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 Assalto della polizia all'Hotel Divan

Assalto della polizia all’Hotel Divan

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La polizia turca assalta e sgombera Gezi Park

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di  Marco Santopadre

A sorpresa la polizia ha assaltato questa sera il parco occupato dagli attivisti che a Istanbul si oppongono al regime di Erdogan. Molti i manifestanti feriti e arrestati, tende spazzate via con violenza.

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Gli aggiornamenti

22.25 – Continua l’assalto della polizia all’Hotel Divan, gruppi di manifestanti feriti sono riusciti a sfuggire all’assedio ma gli agenti stanno lanciando decine di spolette di gas lacrimogeni. Sono ripresi intensi gli scontri in alcuni punti di Istiklal Caddesi e attorno a Taksim.

22.20 – Plotoni di polizia affiancati dai Toma muniti di idranti stanno rastrellando Istiklal Caddesi alla ricerca di manifestanti. Scontri sporadici segnalati ancora nelle vie laterali.

22.10 – La polizia in assetto antisommossa dopo alcuni tentativi andati a vuoto è riuscita a fare irruzione all’interno del Divan Hotel, situato a pochi centinaia di metri da Gezi Park. I poliziotti hanno sfondato il portone d’ingresso e hanno fatto irruzione nella hall, mentre alcuni cordoni di manifestanti e numerosi medici cercano di spiegare che al suo interno di sono alcune centinaia di feriti che non costituiscono nessun pericolo per le forze dell’ordine. 

22.05 – I due grandi sindacati di sinistra turchi del settore pubblico e di quello privato, il Kesk e il Disk, hanno lanciato un appello questa sera per uno sciopero generale immediato dopo l’assalto della polizia a Gezi Park e lo sgombero violento dell’area. I due sindacati avevano già scioperato per 48 ore nei giorni immediatamente successivi all’inizio della repressione contro il movimento di contestazione al governo di Erdogan, con il sostegno e la partecipazione di alcuni ordini professionali.

22.00 – Per impedire che i manifestanti che si sono radunati nei quartieri della sponda asiatica raggiungano la zona di Taksim la polizia ha chiuso al traffico il ponte sul Bosforo e Dolmabahçe Street in direzione di Beyoglu.

21.55 – Si fanno più violenti gli scontri nel Viale Istiklal e nelle vie adiacenti, la polizia usa i Toma, i blindati che spruzzano getti di acqua a pressione, contro i manifestanti. Un medico intervistato dalla tv Kanal +1 denuncia che nell’acqua sparata dagli idranti ci sono sostanze chimiche tossiche, perché molti dei feriti arrivano negli ospedali e nelle infermerie con la pelle bruciata. Il medico ha anche confermato che la polizia ha attaccato il  Divan Hotel cercando di sfondare la porta e di abbattere le vetrine.

21.45 –
Notizie drammatiche dal centro di Istanbul, il numero di feriti e di arrestati sarebbe altissimo anche se per ora i responsabili degli apparati di sicurezza turchi non avrebbero fornito alcuna cifra. Alcune agenzie di stampa riportano che circa 100 autobus della polizia erano stati parcheggiati nelle vicinanze di Gezi Park al momento dell’assalto per portare via le centinaia di manifestanti che sono stati fermati dalla polizia.

21.30 – A Istanbul, la gente sta scendendo in piazza in praticamente tutti i quartieri della città, mentre sulla via Istiklal sono in corso scontri tra la polizia in assetto antisommossa e migliaia di manifestanti che tentano di tornare in piazza Taksim. Verso Taksim si stanno dirigendo vari cortei partiti dai quartieri limitrofi come Çekmeköy e Sarıgazi. Migliaia le persone in strada nel quartiere di Kadikoy, nella parte asiatica di Istanbul. Nel quartiere di Bakırköy centinaia di persone sfilano cantando lo slogan “Tayyip istifa”, “Erdogan dimettiti” e “Taksim dappertutto, resistenza dappertutto”. Gente in piazza anche in altre città turche

21.00 – La piattaforma Taksim, che riunisce alcuni dei movimenti della protesta, ha convocato una manifestazione domani pomeriggio a Taksim, proprio mentre il partito di Erdogan terrà un secondo comizio proprio ad Istanbul dopo quello di oggi alla periferia di Ankara. Alla notizia dell’assalto contro Gezi Park, migliaia di persone sono accorse verso Taksim, ma sono state bloccate dalla polizia. “Concerti” di protesta di clacson e pentole sono scattati nella megalopoli del Bosforo, ma anche ad Ankara e Smirne, con la gente che suona i clacson, sbatte pentole o accende e spegne le luci negli appartamenti. Nella capitale, migliaia di manifestanti si sono di nuovo riuniti nel Kugulu Park, altro luogo simbolo della protesta contro il regime di Erdogan.

L’assalto

Che le presunte aperture del premier Erdogan ai manifestanti fossero null’altro che una trappola era evidente già nelle scorse ore, quando il coordinamento ‘Solidarietà Taksim’ aveva deciso di non abbandonare il parco che il governo vuole trasformare in una colata di cemento. Ed infatti nel pomeriggio di oggi, di nuovo, da parte del capo dei liberal-islamisti dell’Akp era venuto un nuovo ultimatum: “se non lascerete il parco entro domani interverrà la polizia”.
Ma intorno alle 20 e 30, quando nel parco e nella vicina piazza Taksim c’erano decine di migliaia di attivisti e persone arrivate a dal loro manforte dopo l’ennesimo ultimatum, è arrivato l’avvertimento che lo sgombero sarebbe scattato entro dieci minuti con le buone o con le cattive.
Gli attivisti si sono rapidamente preparati a difendere l’occupazione indossando maschere antigas e caschi, ma è apparso subito evidente che quello che i servizi di sicurezza si apprestavano a sferrare contro i dimostranti sarebbe stato l’assalto “finale”. E così è stato ancora più evidente quando un migliaio di agenti in assetto antisommossa sostenuti dagli idranti, dai blindati Toma e dalle ruspe, hanno circondato il parco da tre lati ed hanno improvvisamente cominciato a lanciare sulle tende una quantità impressionante di gas tossico che ha immediatamente spazzato via la maggior parte degli attivisti che avevano cominciato a urlare slogan come “Taksim é dovunque, dovunque é resistenza”. Poi immediatamente sono scattati i getti degli idranti che hanno scaraventato a terra anche donne, bambini e anziani.
Moltissimi dei quali non hanno potuto fare altro che scappare dall’assalto in corso, mentre i plotoni di celerini avanzavano distruggendo con violenza tende, suppellettili e strumenti vari usati nelle ultime settimane da chi voleva difendere quel fazzoletto di terra dalla speculazione edilizia e protestava contro un regime la cui ipocrisia è stata riconfermata con il vigliacco attacco di oggi. Alcuni hanno provato a resistere ma sono stati travolti dai poliziotti, i fotografi cacciati a spintoni, giovani attivisti presi a bastonate o scalciati via dopo che avevano perso i sensi per colpa dei gas non avendo fatto in tempo ad indossare la maschera. L’inviata della Rai a Istanbul ha raccontato di soccorritori ai quali è stato impedito di entrare all’interno del parco per soccorrere coloro che erano stati feriti nell’assalto.

Mentre il grosso dei manifestanti che non hanno opposto resistenza si sono allontananti di corsa vista la sproporzione delle forze, i cordoni di polizia stanno avanzando ai margini del parco inseguendo gli attivisti che cercano comunque di rimanere compatti e di non abbandonare completamente il centro di Istanbul. Scontri sporadici sono segnalati nelle vie adiacenti a Taksim e a Istiklal Caddesi. La Polizia ha ormai completamente circondato e blindato Piazza Taksim, picchiando chiunque gli si presenti davanti, mentre le stazioni della metropolitana della piazza sono state chiuse per impedire ad altri attivisti di arrivare e a quelli sgomberati di lasciare la zona. Negli alberghi e in alcuni bar della zona gli attivisti hanno approntato improvvisati punti di pronto soccorso per coloro che sono rimasti feriti e intossicati. La polizia ha attaccato con lacrimogeni e pallottole di gomma il Divan Hotel, all’interno dei quali si sono rifugiati alcune decine di manifestanti, in particolare molti bambini. Tragico quanto ha detto a Kanal+1 Ali Cerkezoglu, Segretario Generale dell’Associazione dei Medici di Istanbul: se la repressione continuerà per un’altra ora, sarà la notte più nera della storia turca. Tutte le infermerie sono sotto attacco. Noi non riusciamo ad aiutare i feriti, abbiamo bisogno urgente di tutti i medici volontari disponibili”.

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Guarda i VIDEO:  Video1 Video2

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Fonte:  Contropiano.org

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Erdogan: Twitter la più pericolosa minaccia alla società

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Turchia, la protesta sui social media

Il premier Erdogan definisce Twitter la più pericolosa minaccia alla società. E ordina l’embargo digitale. Ma i cittadini trovano il modo di aggirarlo. E si fa vivo anche Anonymous

di Mauro Vecchio

Più di dieci milioni di cinguettii negli ultimi tre giorni di protesta tra le strade di Istanbul, in un flusso inarrestabile di micropost dagli hashtag #occupygezi e #geziparkieylemi. Su Twitter, l’infuocata situazione turca ha trovato un canale perfetto per diffondersi a macchia d’olio verso l’opinione pubblica internazionale. La proliferazione incontrollata dei commenti in 140 caratteri non sembra affatto gradita alle autorità.

“Esiste ora una nuova minaccia chiamata Twitter – ha dichiarato il contestato premier turco Recep Tayyip Erdogan – Dove si possono trovare i migliori esempi di menzogna. Per me, i social media rappresentano la peggiore minaccia alla società”. In seguito allo scoppio della rivolta di piazza, lo stesso Erdogan ha ordinato al suo staff di bloccare tutti gli accessi dalla Turchia a piattaforme della condivisione social come Facebook e appunto Twitter.

In realtà, gli utenti locali hanno mostrato grande perizia nell’aggiramento di questi stessi blocchi governativi, un livello di esperienza high-tech ancora maggiore di quello offerto nel corso dell’ormai celebre Primavera Araba. A colpi di VPN – più di 120mila download per il software Hotspot Shield, in appena due giorni– e servizi proxy, i netizen turchi riescono a comunicare in barba alle strategie censorie delle autorità nazionali.

Fotografie di giovani insanguinati, immagini dal vivo nel corso delle proteste di piazza. Gli utenti turchi approfittano delle nuove tecnologie – dall’app di streaming fornita da Ustream a Zello, che funziona come un tradizionale walkie talkie – per raccontare al mondo la violenza della polizia e l’evolversi della vicenda. Al blocco dei siti social da parte del governo Erdogan ha risposto anche Anonymous, ovviamente alla maniera degli hacktivisti.

Nel corso dell’#OpTurkey, il collettivo ha abbattuto dozzine di siti governativi in terra turca, con la promessa di proseguire senza sosta a base di DDoS contro un regime paragonato a quello di Cina e Iran. Dalla Siria, la milizia nota come SEA ha rivendicato un’azione cibernetica contro le infrastrutture di rete del governo turco, con il conseguente rilascio di informazioni private sullo staff di Erdogan.

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Fonte: Punto Informatico

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Approfondimento (madu)

Anonymous – #OpTurkey – Il popolo turco si aspetta il tuo aiuto!

Lettera da Istanbul: da Gezi Park al mondo

Perché la Turchia non vuole più Erdogan

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