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Horacio Verbitsky: Padre Bergoglio, l’Argentina ed i desaparecidos

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Jorge Mario Bergoglio

Jorge Mario Bergoglio

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(Recensione del 2009  nel finale quanto mai profetica – madu)

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Horacio Verbitsky – L’isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina

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Trent’anni dopo il colpo di stato del 1976, è stato pubblicato in Italia questo libro di Horacio Verbitsky, uno dei giornalisti argentini più noti grazie al successo del precedente libro Il volo.
L’isola del silenzio è frutto di un’indagine lunga 15 anni, ricca di testimonianze dei familiari dei desaparecidos, dei prigionieri sopravvissuti, e anche dei militari e dei religiosi coinvolti nella dittatura. Le testimonianze provengono sia da interviste realizzate dall’autore che dai verbali dei processi giudiziari svoltisi dopo la caduta del governo militare. L’elenco delle note bibliografiche contiene oltre 300 riferimenti.

Il titolo originale in spagnolo, El Silencio, si riferisce sia al nome dell’isola che alla condotta vituperabile della Chiesa cattolica che, pur pienamente consapevole delle violazioni dei diritti umani, non fece sentire la minima voce di allarme.
L’isola El Silencio era di proprietà della Chiesa, un luogo di ricreazione frequentato dai propri membri, dai seminaristi fino ai cardinali Antonio Caggiano e Juan Carlos Aramburu. Nel settembre del 1979, quando la pressione internazionale arrivò a un punto tale che l’ispezione da parte della Commissione Interamericana per i Diritti Umani non poté più essere rimandata, tutti i prigionieri furono trasferiti dalla Scuola di Meccanica della Marina (ESMA) su quest’isola, dove rimasero al riparo da occhi indiscreti.
La Chiesa certamente non si limitò a fornire questo nascondiglio e ebbe un ruolo attivo su due fronti: da una parte raccoglieva le richieste dei disperati familiari delle persone scomparse, impegnati nella ricerca di notizie dei propri cari. Dall’altra, forniva conforto ai militari offrendo loro supporto morale per giustificare le atrocità commesse sui prigionieri. Coloro che hanno letto Il volo ricorderanno la testimonianza del ex-capitano Adolfo Scilingo, che dopo aver gettato dall’aereo persone vive nell’oceano venne rassicurato dal cappellano Zanchetta che quella era una “morte cristiana” che aveva la benedizione delle gerarchie ecclesiastiche.

Dalle numerose testimonianze, risulta evidente che la Chiesa era perfettamente al corrente di tutte le attività clandestine, torture comprese. Tra i personaggi che hanno collaborato con la dittatura militare sono menzionati: il cardinale Pio Laghi (all’epoca nunzio apostolico, noto per le sue partite a tennis con Emilio Massera), i cardinali Caggiano, Aramburu e Primatesta, l’arcivescovo Tortolo e i suoi vicari Emilio Graselli e Victorio Bonamín, e l’allora sacerdote Jorge Bergoglio (oggi cardinale). Il libro riporta anche le testimonianze di Bergoglio e Graselli, esponendo la loro versione dei fatti nelle interviste realizzate da Verbitsky.

Due interi capitoli sono dedicati al “programma di rieducazione” dei prigionieri, grazie al quale potevano avere una possibilità di sopravvivere. La rieducazione aveva un doppio scopo: sottoporre le persone ostili al regime a un lavaggio del cervello per “convertirle” in collaboratori, e allo stesso tempo ottenere informazioni sull’identità dei compagni da arrestare. Ma non tutti erano candidati al “recupero”. I prigionieri erano divisi in tre gruppi: gli irriducibili, i deboli e i recuperabili. Quelli che rientravano in quest’ultimo gruppo dovevano avere un minimo di competenze tecniche, ad esempio un tipografo era un ottimo candidato perché necessario per falsificare passaporti ed altri documenti. In questo modo si reclutavano schiavi utili allo scopo di favorire l’ascesa politica dell’ammiraglio Emilio Massera.

Non devono sorprenderci i legami tra la Chiesa ed il potere, è una tradizione lunga quasi due millenni. Ciò che è notevole nel caso argentino è in primo luogo che la Chiesa appoggiava i militari a tal punto che non si capisce se la Chiesa fosse al servizio delle Forze Armate, o viceversa. Molto eloquente l’omelia di Bonamín, citata a pagina 24: “Quando c’è spargimento di sangue, c’è redenzione: Dio sta redimendo la nazione argentina per mezzo dell’esercito argentino”.
In secondo luogo, tutti i principi morali furono messi da parte: il fine giustificava ogni mezzo, permettendo il ritorno agli ormai dimenticati metodi della Santa Inquisizione in pieno XX secolo. Ma ciò che più colpisce dei fatti documentati da Verbitsky è che la Chiesa non esitò a tradire i propri membri, come i sacerdoti e i catechisti che seguendo il vangelo di Cristo si dedicavano ad aiutare i poveri, un’attività considerata troppo di sinistra e quindi nociva per la Chiesa. Questa è la storia dei gesuiti Yorio e Jalics, che hanno individuato nel cardinale Bergoglio il responsabile delle loro sofferenze, e ai quali viene dedicato un capitolo che illustra i punti di vista di questi tre protagonisti. Il lettore può trarre le proprie conclusioni.
L’unico neo del libro è che parla di responsabilità a senso unico. Questo scontro aveva da una parte i militanti armati di sinistra (i Montoneros, cioè l’equivalente argentino delle Brigate Rosse) e dall’altra i militari. Le violazioni dei diritti umani sono state commesse da entrambi, non a caso questo conflitto viene conosciuto come “la guerra sporca”. Senza dubbio la maggior parte degli eccessi fu da parte delle Forze Armate, ma non esiste alcuna traccia di segnalazione – per non parlare di denunce e di processi penali – a carico dei Montoneros.

L’edizione italiana ha un capitolo in più, che commenta un fatto che Verbitsky non poteva prevedere al momento di mandare in stampa l’edizione originale in spagnolo: che, dopo la morte di Giovanni Paolo II, il principale contendente del cardinale Ratzinger per la sua successione fosse proprio Bergoglio. E non esclude che quest’ultimo possa avere una seconda chance alla guida del Vaticano, visto che Benedetto XVI ha già 82 anni. Solo il tempo potrà confermare o smentire questa previsione.

José Luis Scanferlato
Ottobre 2009

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lisoladelsilenzio

Horacio Verbitsky
L’isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina
Fandango Libri 2006, pagine 177, Euro 15,00

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Fonte: UAAR

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Twitter – Papa: “Chi vuole la pace non può tollerare attentati e delitti contro la persona”

Jorge Rafael Videla Redondo

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Argentina, ex dittatore Videla: “Chiesa fornì consulenza per uccisione dei desaparecidos”

L’ex dittatore argentino, Jorge Videla, rivela le pesanti complicità delle gerarchie ecclesiastiche con il regime militare. Intervistato in carcere, ha fatto presente come l’allora nunzio apostolico Pio Laghi e l’ex presidente della Conferenza episcopale di Argentina Raul Primatesta, assieme ad altri vescovi, abbiano concretamente dato al governo dei golpisti consigli su come gestire l’uccisione dei desaparecidos.

Come già emerso, la Chiesa cattolica fin dai primi anni del regime sapeva delle brutali repressioni di dissidenti. E mantenne rapporti stretti con i militari al potere. Ma Videla conferma non solo questo, ma che la Chiesa offrì i suoi “buoni uffici” al governo per informare della sorte atroce dei desaparecidos esclusivamente quelle famiglie che avessero scelto poi di non divulgare pubblicamente i crimini e di interrompere le proteste.

Negli incontri con i prelati, anche in episcopato, religiosi e militari si accordavano persino per gestire le uccisioni dei desaparecidos, in modo da minimizzare fughe di notizie. Tutti nuovi elementi che confermano ulteriormente il lavoro di giornalisti come Horacio Verbitsky, sulle connivenze pesanti tra Chiesa cattolica e regime militare.

Ad esempio, gli ufficiali che prendevano parte alla mattanza dei detenuti politici si sarebbero consultati con le autorità ecclesiastiche per ucciderli nella maniera “più cristiana e meno violenta” possibile. Per la cronaca, la soluzione era un’iniezione di penthotal per sedare le vittime, che venivano poi buttate a mare da un aereo e che quindi affogavano.

Un capitano di marina, Adolfo Scilingo, che prendeva parte ai ‘voli della morte’ turbato si rivolse ad un sacerdote. Il quale, citando alcune parabole bibliche, sosteneva che i desaparecidos uccisi così non avevano sofferto. Fu quindi concordato con la Chiesa questo modo per somministrare una ‘dolce morte’ ai dissidenti. Perché la fucilazione di migliaia di persone avrebbe destato le proteste del papa. E gli imbarazzi di tutti quei prelati legati a doppio filo col regime.

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Fonte: UAAR

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Approfondimento

Jorge Rafael Videla Redondo

Desaparecidos

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