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L’Europa complice dell’assedio della Palestina

La “Flottila”  aerea non decolla

di Marta Fortunato

Linea dura di Israele contro gli attivisti internazionali in arrivo oggi al Ben Gurion. Con la complicità delle compagnie aeree europee. Tre arrestati e sei rimpatriati. E oltre 200 bloccati negli aeroporti europei.

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Più di duecento attivisti bloccati negli aeroporti europei, sei rispediti a casa dalle autorità israeliane di Tel Aviv e tre arrestati. Queste sono le ultime notizie riportate dagli ufficiali israeliani.

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Tanti i mezzi utilizzati da Israele per fermare gli oltre 600 attivisti internazionali in arrivo oggi all’aeroporto Ben Gurion per partecipare all’evento “Welcome to Palestine”, organizzato da oltre 40 associazioni palestinesi. Una lista nera di 347 nomi. Ed una lettera del Ministero degli Interni di Israele indirizzata a tutte le compagnie aeree per chiedere di “non imbarcare i radicali pro-palestinesi” sui voli diretti a Tel Aviv. Nel documento, pubblicato dal quotidiano israeliano The Jerusalem Post, si legge che “a seguito delle dichiarazioni degli attivisti pro-palestinesi in arrivo in Israele per sconvolgere l’ordine e per confrontarsi con le autorità israeliane” è stato deciso di rifiutare loro l’ingresso nel paese “secondo la Legge di Ingresso in Israele del 1952?.

Invito al quale molte compagnie aeree hanno risposto positivamente, secondo quanto riferito da Israel Radio. Un portavoce della polizia ha riferito al quotidiano israeliano Ynet che “le linee aeree hanno capito che saranno responsabili e dovranno sostenere le spese di tutte quelle persone che arriveranno in Israele e che verranno rispedite nei paesi di provenienza”.

Un centinaio di attivisti sono stati bloccati all’aeroporto Charles de Gaulle (Parigi) dalla compagnia ungherese Malev e da quella tedesca Lufthansa. Altri non sono stati fatti imbarcare negli aerei dell’EasyJet a Genova e Ginevra. L’appello lanciato dagli organizzatori palestinesi non è stato ascoltato. In un comunicato stampa diffuso ieri si chiedeva alle compagnie aeree di “non accettare le azioni provocatorie ed illegali e i ricatti del governo israeliano”.

“La Francia è preoccupata che vi siano incidenti e scontri tra attivisti e autorità israeliane nel caso in cui i primi raggiungessero la capitale israeliana” ha affermato Bernand Valero, portavoce del ministro degli esteri francesi.

“Noi siamo persone pacifiche e non vogliamo sconvolgere l’ordine in Israele” ha dichiarato Olivia Zemour, leader dell’organizzazione euro-palestinese – “l’aeroporto è sotto occupazione israeliana”.

Sophia Deeg, coordinatrice tedesca degli attivisti ha aggiunto: “molti dei partecipanti sono famiglie o persone anziane che non sono mai state in Palestina. Il loro intento è solo quello di mettere in luce la forte restrizione della libertà di movimento che è in vigore in Palestina”.

Scopo principale di questi uomini, donne e bambini in viaggio verso la Palestina è quello di fornire un supporto morale a questo popolo che da troppi anni vive sotto occupazione. Esattamente dal 1967, quando l’esercito israeliano ha invaso la Cisgiordania e Gaza.

Nel comunicato stampa diffuso dalle associazioni palestinesi organizzatrici si legge che “i partecipanti francesi, belgi, inglesi, tedeschi, italiani ed americani, poiché mossi da intenti totalmente pacifici, hanno deciso di comune accordo di non avere niente da nascondere e di informare le autorità israeliane della loro volontà di recarsi immediatamente in Cisgiordania dopo l’arrivo al Ben Gurion”.

Tuttavia Israele ha utilizzato la linea dura. Le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dalle più alte cariche israeliane si stanno traducendo in azione: tutti coloro che arriveranno all’aeroporto Ben Gurion verranno arrestati o rispediti a casa.

(Fonte: Nena News)

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Per approfondimenti: Freedom Flottila Italia

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Classifica 2010 della Libertà di Stampa: sommario generale

L’Europa scende dal suo piedistallo, nessuna tregua nelle dittature.

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“La nostra ultima classifica mondiale della libertà di stampa contiene sorprese piacevoli, mette in luce realtà pesanti e conferma alcune tendenze,” ha dichiarato oggi Jean-François Julliard, segretario generale di Reporters sans frontières, in occasione della pubblicazione della nona edizione della Classifica. “Oggi più che mai, si vede che lo sviluppo economico, la riforma istituzionale e il rispetto dei diritti fondamentali non necessariamente vanno di pari passo. La difesa della libertà dei media continua a essere una battaglia, una battaglia di vigilanza nelle democrazie della vecchia Europa e una battaglia contro l’oppressione e l’ingiustizia nei regimi totalitari ancora sparsi per il globo.

“Dobbiamo salutare i motori della libertà di stampa, con Finlandia, Islanda, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia e Svizzera in testa. Dobbiamo anche rendere omaggio agli attivisti dei diritti umani, giornalisti e blogger di tutto il mondo che coraggiosamente difendono il diritto di parola. Il loro destino è la nostra preoccupazione costante. Ribadiamo il nostro appello per la liberazione di Liu Xiaobo, il simbolo della lotta per la libertà di parola in Cina, che la censura per il momento, riesce ancora a contenere. Noi mettiamo in guardia le autorità cinesi che prendono una strada dalla quale non c’è via d’uscita.

“E ‘inquietante vedere come molti paesi membri dell’Unione Europea continuano a scendere nella Classifica. Se non si marcia insieme, l’Unione Europea rischia di perdere la sua posizione di leader mondiale nel rispetto dei diritti umani. E se ciò dovesse accadere, come potrebbe essere convincente quando chiede ai regimi autoritari miglioramenti nel rispetto dei diritti umani? C’è bisogno urgente per i paesi europei di recuperare un comportamento esemplare.

“Siamo anche preoccupati per i provvedimenti più gravi adottati dai governi all’altra estremità della Classifica dove Ruanda, Yemen e Siria hanno raggiunto Birmania e Corea del Nord nel gruppo dei paesi più repressivi del mondo nei confronti dei giornalisti. Questo non fa ben sperare per il 2011. Purtroppo, la tendenza nei paesi più autoritari, non è quella del miglioramento “.  (leggi tutto)

Classifica: La posizione dei 178 paesi

Fonte: Reporters Sans Frontières