Ma cosa nasconde questa strana parola: Saharawi?
Il popolo sahrāwī ("sahariano", dall’arabo: ﺻﺤﺮﺍء ṣaḥrāʾ, ossia "Sahara"), talvolta trascritto anche sahrawi o saharawi, è costituito dai gruppi tribali tradizionalmente residenti nelle zone del Sahara Occidentale gravitanti sul Sāqiyat al-hamra e sul Wadi al-dhahab (Río de Oro) che, già nel corso della dominazione della Spagna, avevano cominciato negli anni trenta a reclamare la loro indipendenza. Sull’area, ricca di fosfati, avanzava però pretese anche il Marocco
ed è per questo che le popolazioni della regione hanno conosciuto
grandi difficoltà per realizzare le loro ambizioni e vedersi
riconosciuti su un piano internazionale e persino inter-arabo.
Le prime Rivendicazioni Politiche
Il 14 dicembre 1960 l’ONU
votò la risoluzione n. 1514 con la quale si riconosceva il diritto
all’indipendenza per le popolazioni dei paesi colonizzati. Nel 1963
il Sahara Occidentale fu incluso dalle stesse Nazioni Unite nell’elenco
dei paesi da decolonizzare e nel dicembre di due anni dopo l’Assemblea Generale
riaffermò il diritto all’indipendenza del popolo sahrawi, invitando la
Spagna a metter fine alla sua occupazione coloniale dell’area.
Nel 1966 l’ONU ratificò l’atto di autodeterminazione del popolo sahrawi. Il 10 maggio 1973 il Polisario
(Frente Popular de Liberación de Saguia el Hamra y Río de Oro)
organizza il suo primo congresso di fondazione e la Spagna, l’anno
seguente, compie un censimento della popolazione del Sahara Occidentale, atto necessario per organizzare il referendum richiesto dall’ONU fin dagli anni ’60. Il risultato indica la presenza nella regione di 74.902 persone e il 20 agosto 1974 la Spagna annunciò il suo parere favorevole per l’effettuazione del referendum di autodeterminazione del popolo sahrawi.
Pur tuttavia, ai primi del 1975, il re del Marocco Hassan II espresse la sua totale opposizione all’indipendenza del paese, malgrado il 12 maggio 1975
una missione dell’ONU recatasi in visita nei territori del Sahara
Occidentale, riconfermasse il diritto all’autodeterminazione del popolo
sahrawi, riconoscendo di fatto il Polisario che, già da qualche mese,
aveva cominciato ad effettuare operazioni di guerriglia contro la Spagna.
Invasione del Marocco
Il 31 ottobre 1975
il Marocco entrò con un esercito di 25.000 uomini nella zona contigua
ai suoi confini con il Sahara Occidentale mentre la Spagna cominciò lo
sgombero delle aree sotto il proprio controllo. Il 6 novembre
1975 re Hassan II fece organizzare la "marcia verde" con cui 350 mila
Marocchini entrarono nel Sahara Occidentale per vanificare l’eventuale
referendum e per porre le basi di una definitiva appropriazione dei
territori sahariani occidentali, malgrado il 2 novembre dello stesso anno la Spagna confermasse il proprio impegno a rispettare l’autodeterminazione del popolo sahrawi.
Di fatto, però, la Spagna giunse segretamente a un accordo con Marocco
e Mauritania per la spartizione del paese conteso in cui le forze
sahrawi iniziavano un’azione di resistenza armata, non del tutto
documentabile, contro il Marocco e la Mauritania, che portò anche
all’uso di bombe al napalm da parte marocchina contro insediamenti sahrawi. La resistenza dette allora vita nel 1976 alla Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi, RASD, (arabo الجمهورية العربية الصحراويةالديمقراطية, al-Jumhūriyya al-ʿArabiyya al-Ṣaḥrāwī al-Dīmuqrāṭiyya). Nel 1979
la Mauritania firmò un accordo separato di pace, riconoscendo la RASD,
lasciando gli oneri del conflitto in corso al solo Marocco che invase
il restante territorio del Sahara Occidentale, costringendo all’esodo
numerosi combattenti e famiglie sahrawi che trovarono rifugio in Algeria, tra l’altro nell’oasi di Tindūf.
Nel 1991,
con il conseguimento di un cessate il fuoco, l’ONU inviò in missione
nel Sahara occidentale una delegazione (MINURSO) col compito di
vigilare sulla tregua e organizzare il previsto (e mai tenuto) referendum.
Nel 2003
James Baker, inviato speciale delle Nazioni Unite, propose un piano in
2 fasi, che, dopo una transizione di 5 anni in cui il Marocco e il
Sahara Occidentale avrebbero governato insieme nei territori occupati,
sarebbe dovuto culminare con il referendum, ma il piano non trovò il
favore del Marocco. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha prorogato fino al 2004 il mandato alla MINURSO in attesa di un ripensamento da parte del
Marocco. Nell’ultima seduta delle Nazioni Unite che si è tenuta il 31
ottobre del 2006 è stata votata una risoluzione che proroga la missione
MINURSO fino al 31 aprile 2007, ma la soluzione continua ad essere una
mera speranza. (Fonte: Wikipedia)
Aminatou Haidar: «Continueremo a mostrarci»
Patrizia Esposito (25 novembre 2009)
Chi è l’attivista sahrawi il cui sciopero della fame sta mettendo in
imbarazzo il governo spagnolo e ha fatto puntare i riflettori sul
conflitto dimenticato del Sahara occidentale. Brani di due
conversazioni sulla situazione dei sahrawi e il ruolo dell’occidente.
Aminatou Haidar, militante sahrawi nota per le battaglie della sua
comunità contro la violazione dei diritti dell’uomo nel Sahara
Occidentale, è stata più volte in Italia su invito di varie
amministrazioni pubbliche. Il testo delle conversazioni, ricavato dalla
trascrizione dell’audio di riprese video effettuate a Roma e Napoli nel
2006, in collaborazione con Jacopo Quadri e Fatima Mahfoud, e rivisto
dalla stessa Haidar, è ripreso dal libro «Vedere l’occupazione, 64
fotografie dal Sahara occidentale», edizioni l’alfabeto urbano –
associazione Haima, Napoli febbraio 2007.
Nata nel 1967 a El Aayún, città oggi occupata dal Marocco, Aminatou è
stata arrestata una prima volta nel novembre 1987, restando in carcere
fino al giugno 1991 e poi dal giugno 2005 al gennaio 2006. Liberata
grazie alla tenace pressione di associazioni e personalità di vari
paesi, tra cui Amnesty International, Aminatou è stata invitata a
testimoniare la sua attività politica prima in Europa, poi negli Usa e
in Africa. La città di Napoli le ha conferito la cittadinanza onoraria
nell’ottobre 2006.
Il 13 novembre scorso è stata fermata all’aeroporto di Al Aayún
[capitale del Sahara occidentale], al rientro dalla Spagna, dove è in
cura per le conseguenze delle torture ricevute nelle prigioni
marocchine, e imbarcata, contro la sua volontà e la complicità delle
autorità spagnole, su un volo per le isole Canarie. Trattenuta
all’aeroporto di Lanzarote, senza documenti e assistenza, ha iniziato
uno sciopero indeterminato della fame e denunciato il coinvolgimento
del governo spagnolo nella sua vicenda. La monarchia marocchina è
impegnata da tempo a reprimere sanguinosamente la pacifica sollevazione
popolare dei sahrawi nelle città occupate, senza risultati. Da alcuni
mesi ha inasprito l’attività repressiva delle unità speciali
dell’esercito e della polizia per decapitare la leadership della
resistenza. (leggi tutto)
una vittoria per il diritto internazionale, per la giustizia, per la
causa saharawi", ha detto l’attivista uscendo dall’ospedale dov’era
ricoverata dopo 32 giorni di sciopero della fame. La Spagna ha messo a
disposizione un volo per riportarla in patria dopo una lunga
trattativa, accompagnata dalla protesta della Haidar che per oltre un
mese si è rifiutata di mangiare.
L’accordo per il rimpatrio è arrivato nella serata di ieri.(leggi tutto)