Di tanto in tanto rallentiamo, anzi fermiamoci e regaliamo alla nostra mente momenti di riflessione. (madu)
E’ uno dei risultati più significativi che emergono dal secondo rapporto “La cultura dell’innovazione in Italia”. L’ostilità al nucleare aumenta, per il campione intervistato (fascia d’età 30-44 anni) col grado di istruzione, le condizioni economiche/lavorative, l’integrazione sociale, ed è in crescita rispetto al dato 2009
di Riccardo Mostardini
FIRENZE. «Due aspetti (sono da) sottolineare all’attenzione del mondo politico. Il primo è che questa generazione ha adottato Internet quasi al cento per cento e quindi ben al di là dei limiti ancora forti di connessione in molte zone del Paese. Il secondo è la netta contrarietà al nucleare: il dato non si discosta molto da quello registrato
nell’indagine 2009, ma va tenuto presente che l’ultimo anno ha sancito il ritorno delle centrali nucleari in Italia (per ora sulla carta) accompagnato da una notevole campagna a favore dell’atomo. Il plebiscito di “no” non appare una questione di disinformazione. Anzi, parrebbe il contrario. Le percentuali più alte di contrari corrispondono alle zone più evolute ed informate del Paese. Che spingono invece per un vero piano di energie rinnovabili».
Parole di Riccardo Luna, direttore della rivista “Wired” che, in cooperazione con la fondazione Cotec per l’innovazione tecnologica e con l’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche (Irpps-Cnr) di Roma, ha dato alle stampe il secondo Rapporto “La cultura dell’innovazione in Italia”, dalla cui introduzione è tratta la dichiarazione citata in apertura.
Il rapporto, derivante da 4000 interviste (2000 uomini e 2000 donne, metodo “Cati”), investe nelle sue ricerche solo la fascia d’età 30-44 anni, ai cui esponenti sono state rivolte domande riguardo all’approccio tenuto in direzione delle innovazioni di prodotto, di processo e in generale sul rapporto con le nuove tecnologie, comprese le energie rinnovabili, le biotecnologie e gli ogm, la “produzione” energetica da combustione di rifiuti, l’utilizzo dell’energia nucleare. Quella sottoposta ad analisi è ritenuta, si afferma nel rapporto, «un’età molto interessante dal punto di vista della cultura dell’innovazione» e che «offre molti vantaggi in termini di utilizzabilità e confrontabilità territoriale dei dati raccolti perché è piuttosto omogenea al suo interno per quanto riguarda le questioni strettamente connesse ai comportamenti socio-demografici ed anche economici». (leggi tutto)
Fonte: Greenreport