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Scuola elementare americana: Boris e Peggy
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“…Ecco un altro esempio addotto da Henry (professore americano di antropologia e sociologia):
Boris trovava difficoltà nel ridurre 12/16 ai minimi termini…L’insegnate gli chiese tranquillamente se quello fosse il massimo cui poteva arrivare;… Dopo un minuto o due si volta verso la classe e dice: ‘Bene, chi sa dire a Boris qual’è il divisore? Si leva una foresta di mani, e l’insegnante chiama Peggy. Peggy dice quattro è il massimo comun divisore.
E questo è il commento di Henry:
L’insucesso di Boris rese possibile il successo di Peggy; la sua infelicità è un’occasione per l’esultanza di lei: ecco una situazione tipica dell’attuale scuola elementare americana. Ad un indiano Zuni, Hopi o Dakota l’esibizione di Peggy sembrerebbe incredibilmente crudele, perché la competizione, lo strappare il successo mediante l’altrui fallimento, è una forma di tortura estranea a quelle culture non competitive.
…
La tesi di Henry è che in pratica l’educazione non è mai stata uno strumento per rendere liberi la mente e lo spirito dell’uomo, ma al contrario per costringerli. Crediamo di volere nei fanciulli la creatività, ma cosa vogliamo che creino?
Il compito della scuola è quello di indurre i bambini a voler pensare nel modo in cui la scuola vuole che pensino. “Ciò che vediamo” nei giardini d’infanzia e nei metodi delle prime classi americane, dice Henry, “è la patetica resa dei bimbi”
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Dal Libro “La politica dell’esperienza” – Ronald Laing (Feltrinelli 1967)
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Approfondimento
L’uomo attuale – secondo Ronald D. Laing
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