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Feritilità maschile e dieta

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Il consumo di carne influenza negativamente la feritilità maschile .

Le diossine, i contaminanti interferenti endocrini, i metalli pesanti, i grassi saturi e gli steroidi che si trovano nella carne che mangiamo possono incidere sul numero degli spermatozoi, sulla qualità del liquido spermatico e sulla capacità di concepimento degli uomini.

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Riportiamo  la traduzione in italiano dal video del dr. Michael Greger.

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L’infertilità colpisce il 10-15% delle coppie che cercano di avere dei figli e nella metà dei casi il problema è a carico dell’uomo. Uno studio recente dell’Università di Harvard ha evidenziato a un incremento di soltanto il 5% di grassi saturi nella dieta corrisponde una diminuzione del 38% del numero degli spermatozoi. Ma quale è il motivo?

Si è parlato del ruolo degli xenoestrogeni, interferenti endocrini derivati da contaminanti industriali che si accumulano nel grasso animale, in particolar modo nel pesce, ma la fertilità maschile non è soltano legata al numero degli spermatozoi, ma riguarda il modo in cui gli stessi spermatozoi lavorano.

Uno studio recente ha rilevato che il successo di una gravidanza e la riuscita nell’impianto di uova fertilizzate sono minori nei pazienti che dichiarano di consumare carne abitualmente.

Questo risultato è in accordo con la scarsa qualità del liquido seminale associata ad un consumo elevato di prodotti che possono avere incorporato tali sostanze chimiche e steroidee.

L’uso di queste sostanze nell’industria alimentare produce un aumento del livello totale di xenoestrogeni e di steroidi sessuali negli alimenti trasformati, come carne o latte, il cui consumo contribuisce in modo significativo ad un’esposizione quotidiana.

Gli xenoestrogeni sono sostanze altamente lipofiliche che possono accumularsi nei cibi ricchi di grassi, come la carne, e che possono essere considerate parzialmente responsabili del declino della qualità del liquido seminale.

In conclusione, le coppie che hanno problemi a concepire dovrebbero essere messe al corrente di quanto sia determinante lo stile di vita di entrambi i sessi nella riuscita del trattamento dell’infertilità.

Questo è in linea con i risultati precedenti e cioè che il consumo frequente di alimenti ricchi di grassi, come i prodotti a base di carne o il latte, può incidere negativamente sulla qualità del liquido seminale negli uomini, mentre alcuni tipi di frutta e verdura possono mantenere o addirittura migliorare la qualità del liquido seminale. Uno studio più recente ha ulteriormente evidenziato che il consumo di vegetali svolge un ruolo protettivo, probabilmente dovuto al contenuto di nutrienti e antiossidanti di questi alimenti.

Gli effetti negativi della carne potrebbero essere dovuti anche ad altri inquinanti.

L’esposizione, anche da bambino, a livelli di diossina anche bassi puό ridurre la qualità del liquido seminale in modo permanente.

L’opinione generale è che la qualità del liquido seminale sia decaduta nel tempo in aree geografiche diverse. Non si conosce ancora il perché, ma di sicuro le diossine potrebbero avere un ruolo causale.

La ragione per cui il consumo di carne bovina da parte della madre puό alterare lo sviluppo dei testicoli del figlio, di conseguenza influenzare negativamente la sua futura capacità riproduttiva, sembra che sia dovuta agli steroidi anabolizzanti impiantati negli animali, ma come sottolineato nell’editoriale gli steroidi potrebbero anche interagire con altri xenobiotici, vale a dire prodotti chimici industriali che si trovano nella carne, come pesticidi ed altri inquinanti simili alla diossina, e perfino sostanze chimiche che possono essere presenti nella pellicola trasparente che si usa per avvolgere gli alimenti.

Anche i metalli pesanti possono giocare un ruolo. L’esposizione a piombo e cadmio, misurata nel sangue, è stata messa in relazione ad un intervallo di tempo sensibilmente più lungo nel concepire.

Da dove potrebbe venire questa esposizione?

Sono stati prelevati dei campioni di alcuni tra i più comuni tipi di pesce direttamente dai mercati di pesce e dai supermercati. I livelli più elevati di cadmio sono stati trovati nel tonno mentre i gamberi e le capesante avevano alti tassi di piombo. Il rischio più grande dai diversi tipi di metalli si trova in pesci differenti, ed in alcuni di questi è molto elevato. Dunque, le informazioni sui rischi che vengono date al pubblico – in particolare per quel che riguarda il mercurio – non danno un quadro completo della situazione, infatti nei pesci si trovano anche altri metalli tossici.

I livelli più elevati si trovano nei pesci più grandi e più vecchi e questo avviene anche negli altri animali. Ad esempio, la contaminazione delle carni bovine da cadmio e piombo dipende decisamente dall’età dell’animale.

Per quanto riguarda le bevande, le uniche bevande associate alla sterilità nelle donne sono risultate le bibite gassate, anche se questo potrebbe derivare da una via indiretta, in quanto le bevande gassate sono collegate all’obesità e l’obesità è a sua volta in relazione ad una diminuzione dei tassi di fertilità, anche se è stato fatto uno studio su una via realmente diretta, ovvero l’efficacia della coca cola come agente spermicida nelle irrigazioni vaginali. Sembra che la diet coke abbia dato il risultato migliore, come è stato pubblicato dai ricercatori di Harvard nel New England Journal of Medicine.

E la coca cola rispetto alla pepsi? I soldi dei contribuenti sono stati messi a dura prova in questo testa a testa. Ma nessuna delle due ha funzionato veramente, né la coca cola né la pepsi, anche se hanno precisato che il metodo per prepare le miscele sperma-cola era diverso da quello utilizzato dai ricercatori di Harvard.

Traduzione a cura della dr.ssa Roberta Bichi

Da: Scienza Vegetariana

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Fonte: Male Fertility and Diet

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“Ora posso guardarti in pace; ora che non ti mangio più” (Franz Kafka ad un pesce)

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Foto di Colozzo Francesco

Mattanza del tonno rosso – Foto di Colozzo Francesco

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I pesci provano dolore

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Da: Fox, Michael W., D.V.M., Ph.D., “Do Fish Have Feelings?,” The Animals’ Agenda, luglio/agosto 1987, pagg. 24-29.

Anche se non urlano quando provano dolore ed angoscia, il loro comportamento di per sé è sufficiente a dimostrare la sofferenza che provano quando sono presi all’amo od intrappolati in una rete. Lottano, nel tentativo di scappare, e, così facendo, dimostrano di avere la volontà di sopravvivere.

E’ stato dimostrato che i pesci (come gli altri animali vertebrati, inclusi gli esseri umani) hanno un sistema molto sviluppato che li aiuta a proteggersi dal dolore intenso – dolore che può mettere a rischio la loro vita se, in seguito a qualche ferita, quale, ad esempio, quella che può essere causata da un grosso predatore, fossero del tutto impossibilitati a muoversi. Questo sistema rilascia delle sostanze naturali simili agli oppiacei (encefaline ed endorfine) quando l’animale è ferito. Proprio la presenza di questo sistema dimostra la loro capacità di provare dolore, altrimenti non avrebbe ragione di esistere.

Secondo il ricercatore olandese John Verheijen ed i suoi collaboratori, il dolore che risulta da una ferita causata da un amo, è dovuto più alla paura che alla ferita. Questa conclusione deriva da studi sul comportamento delle carpe prese all’amo. Alcuni dei pesci allamati sono stati trattenuti con una lenza senza ardiglione, altri con una lenza con ardiglione. Negli esperimenti descritti nel numero di New Scientist del 2 aprile 1987, si osserva che i pesci catturati con una lenza senza ardiglione hanno ricominciato a mangiare poco dopo essere stati liberati, mentre quelli catturati con l’ardiglione hanno in seguito rifiutato il cibo per un notevole periodo di tempo.

Dopo essere stati presi all’amo i pesci scattavano in avanti, si tuffavano, sputavano e scuotevano la testa come se stessero cercando di sputare del cibo. Dopo alcuni minuti dalla cattura, la carpe hanno cominciato a mostrare un tipo di comportamento chiamato “spitgas” (sputa gas), il prolungato sputare gas dalla vescica natatoria, che ha causato, dopo la loro liberazione dall’amo, un improvviso affondamento.

In altri esperimenti sono stati usati stimoli elettrici per produrre stimoli dolorosi più precisi; dopo alcuni minuti di esposizione le carpe cominciavano a sputare gas ed affondare. Verheijen ha affermato: “Il ritardo che intercorre tra lo stimolo doloroso e le risposte di spitgas ed affondamento indicano una serie di processi biochimici e fisiologici in atto associati alla paura.”

NdT: Nonostante questi esperimenti siano del tutto condannabili dal punto di vista etico, e le azioni dei ricercatori (o meglio, torturatori) ingiustificabili, essi dimostrano senza dubbio che i pesci provano dolore e paura, come tutti gli altri animali.

Da: Lord Medway, et. al., “Report of the Panel of Enquiry Into Shooting and Angling,” sponsorizzato dalla Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals, 1979.

Forse ci sono ancora persone che sostengono che non possiamo provare con certezza assoluta che gli altri vertebrati, a parte l’uomo, provino dolore. Noi, comunque, concludiamo che, se alcuni di essi provano dolore, questo suggerisce che tutti i vertebrati (inclusi i pesci), attraverso la mediazione di processi neurofarmacologici simili tra loro, possano provare sensazioni simili a un dolore più o meno intenso in risposta a stimoli nocivi.

L’apparente universalità, nei vertebrati, delle basi neurofarmacologiche per la percezione degli stimoli dolorosi (e piacevoli) non ci permette di concordare con coloro che riconoscono una differenza in questa funzione tra organismi “a sangue caldo” e “a sangue freddo”.

Tutti i generi di amo causano danni ai tessuti quando si agganciano alle carni e, parlando in termini medici, provocano una ferita.

Le regole della pesca sportiva o pesca al colpo spesso richiedono che il pesce venga trattenuto (in acqua) per un prolungato periodo di tempo in una nassa ed in seguito esaminato, pesato e spesso fotografato (in aria) prima di essere finalmente liberato. Tutte queste procedure aumentano le probabilità di provocare ferite al pesce.

I tessuti di un pesce, quando viene tolto dall’acqua, sono soggetti, in aria, ad una pressione fortemente ridotta e di natura diversa da quella a cui sono soggetti in acqua. Di conseguenza vi sono delle gravi alterazioni nei vari sistemi periferici che regolano la pressione linfatica e sanguigna, e la respirazione. La perdita di sangue tende ad avvenire dalle branchie e, anziché disperdersi, il sangue coagula e riduce l’effettiva superficie respiratoria.

Più significativi sono gli effetti dell’essiccazione, in particolare della manipolazione della pelle e delle branchie. La superficie esterna del pesce non consiste di scaglie, come comunemente si crede. Le scaglie sono localizzate all’interno del derma, o strato medio della pelle. In superficie c’è l’epidermide, con la sua copertura di muco.

L’epidermide è un tessuto trasparente molto delicato che provvede all’impermeabilizzazione, una parte essenziale del controllo fisiologico dell’equilibrio tra il pesce ed il proprio ambiente. Costituisce anche la barriera tra il pesce e l’ampia varietà di microrganismi che causano malattie che si trovano nell’acqua. Manipolare un pesce, tenendolo in mano o in una nassa per rimuovere l’amo, provocherà quasi certamente dei danni a questa delicata pellicola. Inoltre, il tenere un pesce avvolto strettamente in un panno asciutto causa gravi danni all’animale, poiché rimuove l’epidermide da ampie parti del corpo.

“Giocare” per un tempo prolungato con un pesce, specialmente se poi viene rimesso in acqua, è riprovevole. Quando i pesci teleostei vengono tormentati e costretti a lottare fino all’esaurimento, fanno un ampio uso del loro sistema muscolare “bianco”, che differisce dal muscolo scheletrico rosso dei vertebrati più grandi per il fatto che è anaerobico e, anche se molto efficiente sui tempi brevi, quando esausto provoca un grande accumulo di acido lattico, per il cui smaltimento il sistema muscolare è costretto a rimanere in uno stato di affaticamento prolungato. Un pesce completamente esausto sarà perciò incapace di muoversi per diverse ore dopo la cattura e il rilascio. Durante questo periodo di tempo sarà a rischio di attacchi di predatori o di ferite provocate da oggetti inanimati presenti nell’ambiente.

Da: Dunayer, Joan, “Fish: Sensitivity Beyond the Captor’s Grasp,” The Animals’ Agenda, luglio/agosto 1991, pp. 12-18.

I pesci gridano sia per il dolore che per la paura. Secondo il biologo marino Michael Fine, la maggior parte dei pesci che producono suoni “vocalizzano” quando vengono colpiti, intrappolati o inseguiti. Durante esperimenti condotti da William Tavolga si è scoperto che i pesci rospo brontolano quando subiscono uno shock elettrico. Di più, essi cominciano molto presto a brontolare alla sola vista di un elettrodo.

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(Articolo tradotto dall’inglese tratto da: www.FishingHurts.com)

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Fonte: Sai cosa mangi?

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Approfondimento

La mattanza dei tonni

I pesci provano dolore?

Animali morti in piazza: è la protesta choc degli animalisti

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Firmato il decreto anti-OGM

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Eureka! IL DECRETO ANTI-ogm HA VISTO LA LUCE

a cura di Luca Colombo, segretario generale di Firab

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Avevamo preparato un editoriale scaramantico lamentando i tempi lunghi della politica, addirittura incapaci a tenere il passo di quelli lenti dell’agricoltura. Siamo lieti di riscriverlo in corsa, dopo la notizia che il decreto di divieto delle coltivazioni transgeniche dalla lunga gestazione è stato alfine partorito.

In agricoltura si sa, ci vogliono tempi lunghi ed orizzonti ampi: la fertilità del suolo di costruisce in decenni, l’infrastruttura ecologica per diventare funzionale ha bisogno di 5-8 anni, la selezione di una varietà vegetale impiega un decennio per arrivare a compimento.
Diversamente, dalla politica ci si aspetterebbe tempi di reazione rapidi: ci vuole l’occhio di una lince, il fiuto di un segugio e lo scatto del puma per essere vincenti. Ma proprio su una questione nodale per l’agricoltura italiana come quella degli OGM, la politica sembrava entrata in letargo, ora finalmente risvegliatasi con l’auspicata firma sul decreto.
Tutto era pronto da mesi; c’era un consenso trasversale e universale mai visto; c’era alla fine anche una relativa chiarezza sugli strumenti normativi… eppure non succedeva nulla! Voto al Senato all’unanimità (quasi un mese fa); voto alla Camera all’unanimità (ieri); pronunciamento unanime di Regioni e Province autonome (ieri); proclami di Ministri all’Agricoltura e all’Ambiente (da un paio di mesi a questa parte); coro delle organizzazioni economiche, sindacali e sociali (da almeno 15 anni). Tutto e tutti in Italia dicono “OGM, no grazie”, ma nel frattempo i semi transgenici sono stati interrati, sono divenuti germogli, sono cresciuti come piante che tra non molto potrebbero andare a fioritura. Il decreto era lo strumento a lungo richiesto per fare chiarezza e porre fine al tutto e contribuire a fermare eventuali contaminazioni.

La macchina amministrativa dimostri ora di sapersi muovere con solerzia e tempestività.

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Fonte: AIAB

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