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Clare’s Law: la legge che permette alle donne d’informarsi prima che sia troppo tardi

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Il paese dove le donne possono sapere se si stanno mettendo con un violento

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Inghilterra e Galles adottano la Clare’s Law

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Da oggi, tutte le donne di Inghilterra e Galles potranno avvalersi della Clare’s Law, una legge che permette alle donne di controllare presso gli archivi della polizia se il proprio partner ha avuto, in passato, problemi con la giustizia.

LA LEGGE DI CLARE – La legge è stata chiamata in questo modo in ricordo di Clare Wood, una donna di 36 anni che nel febbraio 2009 è stata uccisa dal suo ex fidanzato, George Appleton, che non accettava il fatto che lei lo avesse lasciato. Clare non sapeva che George, conosciuto su Facebook, era stato denunciato dalla sua precedente compagna co l’accusa di essere stata molestata, minacciata e addirittura rapita da quell’uomo. Da qui, quindi, la sperimentazione della Legge Clare, che permetterà a ogni donna di controllare che il proprio partner non abbia precedenti per questo tipo di reati contro la persona.

UNA LEGGE PER SCAPPARE «PRIMA CHE FINISCA IN TRAGEDIA» – Il segretario di Stato per gli Affari Interni del Regno Unito Theresa May ha spiegato che questa legge può aiutare le donne a fuggire da una situazione fatta di violenza e abusi «prima che finisca in tragedia». Soltanto nell’ultimo anno, infatti, sono state più di ottanta, in tutto il Regno Unito, le donne che sono morte per mano del proprio compagno o di un ex partner e, come ha sottolineato la May, si crea spesso «parecchia confusione» quando la polizia rende noti gli eventuali precedenti dell’assassino. Dopo una sperimentazione avviata presso le contee di Manchester, Gwent, Wiltshire e Nottingham, la legge è stata ora adottata a livello nazionale e diventerà effettiva il prossimo marzo. «Questa legge permetterà a molte donne di decidere in modo consapevole della propria relazione con un uomo – ha spiegato la May – Si tratta di un importante passo avanti per evitare che ci siano altre Clare Wood in futuro».

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Fonte: Giornalettismo

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Varsavia – Conferenza sul Clima COP19: Greenpeace e WWF abbandonano i lavori del negoziato

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Greenpeace e altre associazioni della società civile abbandonano COP19

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Ieri i nostri delegati, insieme a quelli di molte altre ONG, hanno abbandonato in segno di protesta i lavori del negoziato sul Clima COP19 che si sta tenendo a Varsavia in questi giorni.

Riteniamo che la condotta assunta dai governi che hanno partecipato a questa Conferenza prenda a schiaffi coloro che stanno soffrendo per le pericolose conseguenze del cambiamento climatico.

Il governo padrone di casa, per esempio, ha fatto del suo meglio per trasformare il negoziato in una vetrina per l’industria del carbone. Paesi che potrebbero avere un ruolo chiave come la Cina, non stanno ancora mettendo a frutto il proprio potenziale. Assieme al cedimento di Giappone, Australia e Canada, a destarci particolare preoccupazione è l’Unione Europea, ostaggio del governo della Polonia e dei suoi amici dell’industria del carbone; l’UE deve svincolarsi da questa morsa, per tornare a guidare l’agenda sul clima se a Parigi, nel 2015, vogliamo che si dia vita a un accordo significativo.

Il 2014 è un anno di importanza critica, un anno in cui devono essere espresse e realizzate ambizioni e azioni in vista dell’accordo di Parigi. Ogni singolo Paese deve presentare adesso i suoi nuovi impegni alla riduzione delle emissioni, ovviamente impegnandosi a mantenere quanto già promesso.

Noi non ci arrenderemo, perché i cittadini del Pianeta hanno un bisogno disperato di un trattato globale sul cambiamento climatico. Ma un nuovo trattato deve essere efficace. Come società civile torneremo il prossimo anno con un peso ancora maggiore, con più determinazione e più ambizione. Ci aspettiamo che i governi facciano lo stesso.

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Fonte: Greenpeace

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Approfondimento (madu)

Lo scienziato Werner: “per salvare il pianeta, necessaria resistenza contro la cultura capitalista”

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Cyber-Azione: controlliamo con Facebook e Twitter la portaerei Cavour in campagna promozionale per l’industria bellica italiana

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Rete Disarmo: “Controlliamo via Facebook e Twitter il Tour della Cavour”

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“Cara Cavour non ci sfuggirai! Sei sotto il controllo nei nostri radar!”. E’ questo il messaggio che la Rete Italiana per il Disarmo insieme ad altre cento associazioni della società civile inviano al Ministero della Difesa. Dopo che Unimondo ha sollevato il caso del “tour promozionale del made in Italy anche bellico”  della portaerei Cavour e la forte presa di posizione di Rete Disarmo che – con un comunicato – ha definito l’iniziativa “spregiudicata e inaccettabile”, il mondo pacifista e della cooperazione lancia oggi sui social network un’iniziativa di controllo attivo del tour commerciale-armiero nel Golfo Persico e in Africa. Su Facebook è la pagina Controlliamo il Tour Cavour e su Twitter invito a fare controinformazione agli hashtag aperti da Finmeccanica: #Cavour e #Cavour4Italy.

Oltre cento ONG scrivono a Napolitano

La scorsa settimana Rete Disarmo ha diffuso un comunicato e una Lettera Aperta al Presidente della Repubblica (qui in .pdf): in pochi giorni 6 reti di organismi delle associazioni e ben 112 organizzazioni appartenenti al mondo della cooperazione, del disarmo, della solidarietà hanno sottoscritto la lettera che è stata inviata ieri agli uffici del Quirinale.

Rete Disarmo definisce nel comunicato “spregiudicata e inaccettabile” l’iniziativa promossa dal Ministero della Difesa che impegna per i prossimi cinque mesi il Gruppo navale Cavour in una campagna promozionale dell’industria bellica italiana insieme ad altre attività commerciali, di tipo militare ed umanitarie.

“L’iniziativa della Marina Militare – si legge nella missiva inviata a Napolitano –  è inaccettabile in quanto mescola una serie di attività che per loro natura hanno finalità e caratteristiche differenti e che riteniamo sia importante continuare a tenere separate”. “Soprattutto crediamo – si legge nella lettera –  che promuovere la vendita di sistemi militari o sostenere iniziative di tipo commerciale abbinandole ad operazioni umanitarie non sia un compito che il nostro ordinamento attribuisce al Ministero della Difesa o alle Forze Amate”.

Per le associazioni costituisce elemento di particolare preoccupazione quanto riportano diversi pronunciamenti dell’Unione europea che evidenziano come “la crisi economica sta trasformando alcuni ministeri della Difesa in espliciti promotori delle esportazioni di armamenti”. “Una tendenza – notano le associazioni –  che per sostenere la competitività delle industrie militari dei rispettivi paesi, rischia di mettere a repentaglio gli sforzi in ambito comunitario per definire una politica organica di sicurezza e di difesa comune”.

L’aiuto umanitario ridotto a strumento di politica estera 

Un aspetto del tour della Cavour preoccupa particolarmente le associazioni del settore della cooperazione e della solidarietà. Si tratta della partecipazione al tour promozionale del “made in Italy” di organismi umanitari come Croce Rossa Italiana, Operazione Smile e Fondazione Francesca Rava. Al riguardo le associazioni ricordano a Napolitano che “la normativa internazionale ribadisce che l’aiuto umanitario non può essere utilizzato come strumento di politica estera dei governi”.  Il motivo è chiaro: “L’impiego di organizzazioni umanitarie da parte di attori militari e commerciali mette in discussione non solo l’indipendenza, la neutralità e l’imparzialità delle organizzazioni autenticamente umanitarie, ma anche la stessa possibilità che gli operatori umanitari continuino ad intervenire efficacemente e in relativa sicurezza nei contesti di crisi”.

Le associazioni si rivolgono a Napolitano perchè – secondo la  Costituzione – “Il Presidente della Repubblica ha il comando delle Forze armate” (Art. 87) per chiedere se sia stato messo al corrente ed abbia dato il suo esplicito assenso all’iniziativa che prevede l’impiego di mezzi e personale delle Forze Armate a supporto di attività commerciali dell’industria militare e del settore privato.

Gli organismi firmatari invitano inoltre il Parlamento ad esaminare con attenzione e a pronunciarsi apertamente su questa iniziativa soprattutto per le rilevanti implicazioni sulla politica di sicurezza e di difesa del nostro Paese.

Siete sotto il controllo dei nostri radar!

La rilevanza economica e di senso della missione del “Sistema Paese in movimento” impone un controllo continuativo per tutti i mesi della sua durata. Per questo Rete Disarmo e le associazioni hanno attivato la pagina Facebook “Controlliamo il Tour Cavour” per monitorarne il viaggio della Cavour e rendere esplicite le problematicità di tutte le tappe. E invitano a promuovere su Twitter controinformazione agli hashtag (lanciato da Finmeccanica): #Cavour e #Cavour4Italy.

Già i primi dati diffusi con il precedente comunicato e presa di posizione, Rete Disarmo ha dimostrato lo stato di tensione dell’intera zona mediorientale ed africana in cui il gruppo navale Cavour farà tappa e soprattutto il grave deficit di libertà democratiche a fronte di ingenti spese militari e di un livello basso di sviluppo umano di diversi dei paesi che saranno visitati. Ben 12 su 18 degli Stati ai cui governi si intende presentare il campionario di armamenti italiani sono definiti dall’Indice di democrazia dell’Economist come “Regimi autoritari”, una buona parte di essi presenta livelli di spese militari tra i più alti al mondo (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Kuwait, Oman, Angola, Marocco e Algeria) mentre in 8 su 18 paesi il livello di sviluppo umano è tra i più bassi del pianeta..

Non va inoltre dimenticato che i ministeri della Difesa a cui la Cavour esibirà il campionario bellico delle ditte di Finmeccanica sono stati destinatari nell’ultimo quinquennio di quasi 5 miliardi di euro di armamenti italiani cioè di circa il 30% di tutte le esportazioni di sistemi militari dal nostro Paese. “Non è infatti pensabile che – riportando la definizione della Marina Militare – una le Bourget (cioè una delle principali fiere d’armi) in movimento per la promozione dell’attività industriale e commerciale made in Italy sia lasciata in giro a fare danni nelle zone più problematiche del globo” – scrive Rete Disarmo

Non si deve inoltre perdere coscienza di quanti soldi pubblici siano spesi per questo tipo di missioni, lontane dai compiti statutari della Difesa, e di come i fondi privati siano riusciti ad accaparrarsi uno spazio su una struttura pubblica (costata 3,5 miliardi) per promuovere in maniera ipoteticamente più “accettabile” i propri affari armati. [GB]

P.S.: Unimondo invita tutti i lettori a far conoscere e lanciare il seguente tweet: “Cara #Cavour e #Cavour4Italy sei sotto il controllo nei nostri radar!”. Rete Disarmo allerta il @MinisteroDifesa: su http://www.facebook.com/ControlTourCavour

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Fonte: unimondo.org

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