Category Archives: diritti_lotte

Resistenza Popolare | La Neutralità della Rete

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Creare l’internet del ventunesimo secolo

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di Kevin Zeese e Margaret Flowers

Ajit Pai, l’ex legale di Verizon che è presidente della FCC, si è spinto troppo in là giovedì scorso nel minare internet quando ha guidato lo smantellamento delle norme sulla neutralità della rete. In conseguenza ha fornito l’energia necessaria per proteggere i diritti relativi alla rete. E’ tempo di mosse da judo, dove l’energia creata dall’esagerazione della FCC è trasformata in un’energia non solo per invertire la decisione della FCC ma anche per creare l’internet di cui abbiamo bisogno nel ventunesimo secolo.

Nel corso degli ultimissimi mesi sono emersi un’epica mobilitazione di massa a sostegno della neutralità della rete e un consenso nazionale con un sondaggio dell’Università del Maryland che ha rilevato l’83 per cento di sostegno a che internet sia aperta e uguale per tutti. C’è stato un numero record di commenti alla FCC su questo tema nel corso dell’estate. Più di 1,2 milioni di chiamate e 12,5 milioni di email sono state dirette al Congresso attraverso il sito della coalizione Battle for the Net e il 7 dicembre sono state tenute più di 700 proteste in tutto il paese a difesa della neutralità della rete. Internet è importante per tutti noi e i politici che non si schierano con la gente pagheranno un pesante prezzo politico.

Questa settimana tre membri della FCC hanno dato a un pugno di mega imprese il potere di controllare la velocità dei siti in rete e dove andiamo, che cosa vediamo e quanto paghiamo per l’accesso al contenuto della rete. La battaglia per internet non è finita; è appena cominciata e passeremo alle fasi successive per proteggere la nostra internet, ma prima cominceremo con una domanda più grande: che cosa dovrebbe essere internet nel ventunesimo secolo?

Quale genere di internet vi piacerebbe vedere?

Se il movimento per l’uguaglianza e la giustizia di internet proponesse una visione dell’internet del ventunesimo secolo noi potremmo trasformare in realtà tale visione.

Cominciamo con l’idea che internet sia la sede chiave della Libertà di Espressione. E’ uno spazio al quale dovrebbero applicarsi le protezioni del Primo Emendamento. L’espressione politica dovrebbe essere protetta non solo sulla stampa e in televisione ma dovrebbe essere protetta anche nel mondo digitale, compresi siti in rete, video, media sociali e canali giornalistici che non siamo ancora in grado di immaginare.

L’espressione politica su internet è stata vitale in anni recenti per mettere all’ordine del giorno nuovi temi. Video di violenze della polizia, a volte con conseguenze mortali, hanno portato questi problemi, ignorati per anni, al centro del dibattito politico. Il movimento Black Lives Matter ha determinato l’incriminazione di poliziotti, un dibattito diffuso e cambiamenti politici, ad esempio i poliziotti con addosso telecamere, nuove leggi e politiche.

Gli accampamenti di occupazione che sono dilagati nella nazione nel 2011 non ci sarebbero stati senza internet. All’inizio di Occupy Wall Street un piccolo numero di persone si è accampato a Zuccotti Park. Era in una marcia di fine settimana in cui i manifestanti erano arrestati e posti dietro una rete dalla polizia poi fatta saltare dall’occupazione. Un ufficiale di alto rango si è diretto verso i catturati e li ha irrorati di spray al peperoncino. L’accaduto è stato ripreso in video da molte persone e condiviso su internet. Quando la polizia ha cercato di affermare che i manifestanti erano violenti o minacciosi i video hanno mostrato che era vero il contrario. Apparentemente nel giro di una notte centinaia di accampamenti di occupazione sono sorti in tutto il paese. Il meme politico del 99 per cento si è diffuso e il problema della disuguaglianza di reddito e di ricchezza è divenuto parte del dialogo politico.

Questi sono due esempi tra molti che mostrano come un accesso uguale a internet è divenuto cruciale per la libertà di espressione e lo sviluppo politico.

Parte della libertà di espressione include quella commerciale e internet è stata un elemento essenziale per nuovi prodotti e servizi che diversamente non avrebbero raggiunto un numero di persone sufficiente a sostenere nuove aziende. E’ questo il motivo per il quale, a parte le società di telecomunicazione e di trasmissione via cavo, la neutralità della rete è appoggiata dalle aziende, specialmente le piccole imprese appena avviate.

Internet è diventata un diritto umano fondamentale. Internet è essenziale per operare nella società moderna. Le persone sottoscrivono assicurazioni sanitarie, fanno domanda per posti di lavoro, compiono ricerche scolastiche, sviluppano reddito … molte attività della vita si conducono oggi in rete.

I diritti umani devono essere incentrati sulle persone, come scrive Aiamu Baraka, dove sono “basati sui bisogni popolari e sulle aspirazioni democratiche del popolo”. Ci sono principi fondamentali che fanno sempre parte degli standard dei diritti umani che dovrebbero essere applicati all’internet del ventunesimo secolo, tra cui:

Universalità: i diritti umani devono essere riconosciuti a tutti, senza eccezioni. Le persone hanno titolo a questi diritti per il solo fatto di essere umane. Attualmente internet non soddisfa questo standard il 39 per cento dei neri, latinoamericani, lavoratori e persone che vivono in aree rurali non ha accesso a internet.

Indivisibilità: i diritti umani sono indivisibili e interdipendenti, cioè se un governo viola certi diritti colpisce la capacità delle persone di esercitarne altri, come il diritto di esprimersi politicamente, di partecipare alla democrazia o di partecipare al commercio.

Partecipazione: Le persone hanno il diritto di partecipare al modo in cui sono prese le decisioni riguardanti la protezione dei loro diritti.

Responsabilità: i governi devono creare meccanismo di responsabilizzazione per l’applicazione dei diritti.

Trasparenza: le persone devono conoscere e comprendere le principali decisioni che influiscono sui diritti a internet.

Non discriminazione: i diritti umani devono essere garantiti senza discriminazioni di alcun genere. Ciò include non solo la discriminazione praticata consapevolmente ma anche la protezione da politiche e pratiche che possono avere un effetto discriminante.

Realizzare questi principi richiede un ripensamento di internet. Internet è stata creata mediante investimenti pubblici e l’accesso a internet dovrebbe essere un servizio pubblico, non controllato da imprese private. Il controllo di internet da parte del pubblico include internet sviluppata da comunità, internet municipale o persino la nazionalizzazione di internet. Le norme attuali che vietano la proprietà municipale devono essere revocate. Ventun stati prevengono o scoraggiano la costruzione di reti a banda larga pubbliche.

Se vi è un coinvolgimento dell’industria in internet, dovrebbero essere prevenuti i monopoli e le imprese dovrebbero essere disciplinate in modo tale che i principi dei diritti umani non siano violati. La speculazione su internet ha attualmente raggiunto dimensioni grottesche, con Tom Rutledge della Charter l’amministratore delegato più pagato, a 98,5 milioni di dollari nel 2016, e questo peggiorerà senza la neutralità della rete.

Conosciamo già i parametri di ciò di cui abbiamo bisogno. Jimmy Lee, un investitore e consulente di nuove aziende orientate al sociale, scrive: “un programma che guardi al futuro deve concentrarsi sull’espansione dell’accesso e della partecipazione digitale. Non possiamo costruire degli Stati Uniti più equi, o un futuro con maggiori opportunità e mobilità economica se grandi numeri di statunitensi sono bloccati dalla parte sbagliata della crescente divisione digitale”. Tutti hanno necessità di una via accessibile a fruire di internet ad alta velocità.

E’ ora di sviluppare un consenso nazionale su ciò che vogliamo sia internet nel ventunesimo secolo. Quali sono i principi o servizi chiave necessari? Commentate sulla nostra pagina Facebook e discutetene nelle vostre comunità, organizzazioni e spazi internet. Una volta sviluppato il consenso dobbiamo operare per renderlo realtà.

L’educatrice movimentista e autrice Rivera Sun descrive come internet sia onnipresente come lo era il sale durante il governo britannico dell’India. Quando Gandhi iniziò la marcia del sale per protestare contro il monopolio britannico del sale, nessuno si aspettava che avrebbe abbattuto l’impero britannico. La nostra lotta per il diritto umano all’accesso a internet potrebbe essere un boomerang cruciale in reazione all’estremismo del potere dell’industria e all’era Trump.

La campagna immediata per la neutralità della rete

Il movimento mobilitato per la neutralità della rete farà tutto il possibile in tribunale, al Congresso e nelle strade per assicurare che la decisione della FCC non permanga. L’esito presso la FCC non è stato una sorpresa poiché il presidente Pai ha fatto affermazioni false e inaccurate l’anno scorso contro la neutralità della rete. Ciò che costituisce una sorpresa è quanto sia diventato forte il movimento per l’uguaglianza di internet in reazione al suo estremismo.

Il compito del movimento consiste ora nel trasformare quell’energia in potere politico. Dobbiamo continuare a essere attivi, coinvolgere più persone e costruire il movimento di cui abbiamo bisogno per un’internet al servizio della gente.

Il voto di 3 contro due di questa settimana alla FCC è stato una rottura spettacolare con la storia dell’internet libera e aperta. Internet è sempre stata un vettore comune in cui le regole e le pratiche riguardo alla neutralità della rete sono sempre esistite e sono state protette da commissari di entrambi i partiti. L’ex presidente, Tom Wheeler, ha posto in essere nel 2015 norme che hanno codificato le pratiche di neutralità della rete e hanno dato alla FCC il potere di far valere tali norme.  Ajit Pai ha smantellato le regole del 2015 e ha abdicato all’autorità della FCC sui fornitori di servizi internet, aprendo la via a blocchi, strozzature, discriminazioni e speculazioni da parte delle maggiori compagnie telefoniche e via cavo della nazione.

Anche se Pai ha scherzato riguardo all’essere una pedina dei fornitori di servizi internet alla promozione di internet sponsorizzata dall’industria, le sue azioni dimostrano che si sta preparando per il suo prossimo lavoro anziché essere al servizio dell’interesse pubblico. L’ex presidente Tom Wheeler afferma che l’azione della FCC trasformerà internet in una televisione via cavo dicendo: “Fermatevi a pensarci: gli operatori via cavo scelgono quali canali ricevete. Gli operatori via cavo scelgono chi ammettono. Gli operatori via cavo si rivolgono a voi e dicono: ‘Oh, vuoi quello? Costerà un pochino di più’”.

Il primo campo di battaglia del popolo sarà la Legge sulla Revisione Congressionale, che consente al Congresso di approvare una risoluzione di disapprovazione e di rovesciare una decisione di un’agenzia federale. Il Congresso deve agire a maggioranza dei voti di entrambi le camere e deve farlo entro 60 giorni parlamentari, il che significa che probabilmente ci vorranno da quattro a sei mesi. Il compito del movimento consiste nel pretendere che i rappresentanti alla Camera e al Senato invertano la FCC. […]

Ora che un movimento è stato creato riguardo alla neutralità della rete, la campagna potenziata dal popolo deve definire che cosa vuole e combattere per ciò. Abbiamo il potere di assicurare che chiunque si candidi a una carica nel 2018 e nel 2020 sia schierato con la gente trattando internet come un diritto umano in forza del quale le persone hanno uguale accesso a servizi internet di alta qualità e basso costo. Proprio come abbiamo fatto nella nostra campagna per fermare il Partenariato Trans-Pacifico, che all’inizio pareva inarrestabile, dobbiamo assicurarci che chiunque si candidi a una carica sia schierato con il popolo riguardo a Internet.

Anche se entrambi i partiti ricevono una grande quantità di donazioni, ad esempio nel ciclo elettorale del 2016, l’industria delle telecomunicazioni ha donato pesantemente ai Democratici contribuendo una cifra record di 16,1 milioni di dollari alle loro campagne e offrendo 9,2 milioni di dollari ai Repubblicani, il potere popolare può superare il potere del denaro. Abbiamo visto nella mobilitazione riguardo alla FCC che milioni sono disposti ad agire. Inoltre milioni di piccole aziende saranno danneggiate dalla decisione della FCC.  Aziende di nuovo avviamento si sono espresse contro di essa, così come ha fatto gran parte della Silicon Valley e delle società tecnologiche. Il nostro movimento è vasto e include attivisti politici, aziende, amministrazioni locali, attori, musicisti e artisti nonché gruppi religiosi. Il movimento deve operare anche a livello locale sollecitando la banda larga municipale o anche comunità a creare un’internet propria. Dobbiamo rompere il controllo del monopolio regionale detenuto sull’accesso a internet da un pugno di società.

Un altro campo di battaglia immediato sarà nei tribunali. Quasi venti procuratori generali di stato hanno annunciato che citeranno la FCC per la sua decisione di revocare le norme sulla neutralità della rete del Titolo II e di impedire agli stati di assumere iniziative per proteggere la neutralità della rete. Free Press e altre organizzazioni non profit ricorreranno anch’esse in giudizio. Saranno presentati molti casi forti che sostengono che la FCC è stata arbitraria, volubile e che ha abusato della sua discrezionalità e ha violato la Legge sulle Procedure Amministrative, specialmente perché tante delle tesi sostenute dalla FCC erano carenti e inaccurate di fatto, costruite su bugie e hanno mostrato assenza di comprensione di internet. Un tema insolito probabilmente sarà il mancato rispetto del periodo del commento pubblico. Pai ha promesso di por fine alla neutralità della rete prima che iniziasse il periodo dei commenti, rendendolo una procedura fasulla, e la FCC non ha rimosso milioni di falsi commenti prodotti automaticamente. Pai ha rifiutato di collaborare con il procuratore generale di New York per indagare tali abusi.

Una delle prime decisioni che saranno richieste al tribunale è di impedire che la decisione della FCC entri in vigore. Una sentenza su un’ingiunzione preliminare, mai facile da ottenere, pare soddisfare i parametri legali in questo caso. Naturalmente molto dipenderà dalle inclinazioni del giudice assegnato al caso. Il contenzioso proseguirà per tutto il 2017 e nel 2018, ma il movimento non dovrebbe riporre tutte le sue speranze nelle cause giudiziarie. Dobbiamo continuare a costruire il movimento e fare di questo un problema politico che non possa essere ignorato.

Il popolo di internet ha un potere che non sarà ignorato

L’ex commissario della FCC Michael Copps ha scritto: “Ajit Pai e la sua maggioranza stanno voltando la schiena a milioni di statunitensi che hanno combattuto per anni per conquistare una forte neutralità della rete. Questo crudo corporativismo è Washington al suo peggio”. Sappiamo che se la gente continuerà a mobilitarsi e a pretendere giustizia su internet, allora Pai non avrà l’ultima parola.

Frances Moore Lappé e Adam Eichen hanno scritto che “la storia recente della neutralità della rete offre una storia incoraggiante del potere del popolo nel proteggere il principio democratico centrale della libera interazione e mostra che persino quando le cose appaiono brutte, la pressione della base ha la chiave per salvare internet come la conosciamo”.

Condividiamo il loro ottimismo. La reazione della gente alle minacce a internet è stata uniformemente potente. Ora dobbiamo togliere potere ai ghiribizzi politici di commissari nominati, assumere il controllo democratico di internet e definire l’internet che vogliamo per il nostro futuro e per le future generazioni. Ajit Pai può non rendersene ancora conto, ma il suo abuso di potere ha risvegliato un gigante internettiano.

Vi sollecitiamo a:

  1. Unirvi alla nostra campagna per Proteggere la Nostra Internet e restare informati su questo tema e sulle iniziative. Questa è una campagna pluriennale e abbiamo bisogno del vostro aiuto per costruirla.

  2. Ascoltare il nostro programma radiofonico Clearing The Fog Radio, il primo prodotto dal nostro nuovo studio Popular Resistance, che si concentrerà sulla neutralità della rete e sulla campagna per l’internet di cui abbiamo bisogno per il ventunesimo secolo.

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Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

Fonte: Znetitaly

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Approfondimento
Neutralità della Rete” si riferisce a una rete che non discrimina in base al contenuto
Addio alla net neutrality: come potrebbe cambiare internet per gli utenti
Net neutrality, per Trump la Rete è questione di classe

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Giro d’Italia 2018 | Non pedalate per i crimini israeliani

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Mandate una lettera agli organizzatori della famosa corsa ciclistica italiana per sollecitarli a spostare la corsa da Israele – #RelocateTheRace 

Gli organizzatori della famosa corsa ciclistica italiana Giro d’Italia hanno annunciato la partenza dell’edizione 2018 da Israele, con inizio a Gerusalemme seguita da tappe da Haifa a Tel Aviv e nel Naqab (Negev).

La corsa “celebrerà” il settantesimo anniversario della fondazione di Israele sulle rovine della patria palestinese, con la pulizia etnica, o Nakba, di una maggioranza dei palestinesi indigeni.

Dobbiamo agire per fermare questo mascheramento attraverso lo sport (sport-washing) dell’occupazione e dell’apartheid di Israele, chiamato dai mezzi di comunicazione come “un grande colpo politico per [Israele], che sta sforzandosi di dipingere un’immagine di vita ‘normale’.”

Unitevi a noi nel dire agli organizzatori di RCS di spostare la corsa – #RelocateTheRace –
e andare in bicicletta lontano dall’occupazione e dall’apartheid di Israele.

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FIRMA ORA

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Il Giro d’Italia darà un aiuto a istituzionalizzare la presa di Gerusalemme da parte di Israele. Durante la cerimonia di annuncio, un funzionario israeliano dopo l’altro hanno rivendicato Gerusalemme come capitale di Israele,qualcosa che nessun altro paese nel mondo riconosce. La municipalità di Gerusalemme è attivamente coinvolta nella graduale pulizia etnica illegale dei palestinesi, anche attraverso demolizioni di case ed espulsioni forzate come scelta politica.

Nel Naqab (Negev) nel sud dell’attuale Israele, dozzine di città beduine palestinesi si vedono rifiutati il riconoscimento e i servizi di basee sono sottoposte a ripetute demolizioni, alcune per oltre 100 volte. Israele sta inoltre revocando la cittadinanza dei beduini palestinesi senza alcun motivo, rendendoli apolidi.

Iniziare la corsa in qualsiasi posto sotto il controllo di Israele servirà anche come timbro di approvazione per l’oppressione dei palestinesi da parte di Israele. Il Giro d’Italia avrebbe preso in cosiderazione la possibilità di iniziare una corsa nel Sudafrica dell’apartheid negli anni 80?

Agite ora per fare pressione su RCS perché rispetti il diritto internazionale e sposti la corsa.

Assicuriamoci che RCS e squadre ciclistiche ricevano il messaggio: smettete di mascherare con lo sport le vergognose violazioni dei diritti umani da parte di Israele, spostate l’inizio della corsa in un altro paese.

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Campagna #RelocateTheRace

Testo della e-mail

All’attenzione di:

Urbano Cairo, Presidente, RCS Mediagroup

Riccardo Taranto, Presidente, RCS Sport

Mauro Vegni, Direttore, Giro d’Italia

Siamo profondamente preoccupati per gli annunciati piani di fare partire l’edizione 2018 del Giro d’Italia da Israele. Malgrado i vostri tentativi di evitare “zone sensibili”, tenere la corsa in qualsiasi luogo sotto controllo israeliano coinvolge il Giro d’Italia nelle violazioni israeliane del diritto internazionale.

Facendo iniziare la corsa a Gerusalemme, il Giro d’Italia diventerà parte del processo in corso da parte di Israele per istituzionalizzare la sua presa illegale sulla città occupata. La risoluzione 181 (1947) dell’Assemblea Generale dell’ONU ha stabilito Gerusalemme come corpus separatum sotto un regime internazionale speciale e ha ripetutamente affermato che “tutte le azioni intraprese da Israele, la potenza occupante, di imporre le sue leggi, giurisdizione e amministrazione sulla Città Santa di Gerusalemme sono illegali.” Nel 1967, Israele ha occupato Gerusalemme Est, annettendola unilateralmente come parte della sua “capitale unita.” Malgrado le ripetute rivendicazioni da parte dei ministri israeliani durante la cerimonia di annuncio, la comunità internazionale non riconosce alcuna parte di Gerusalemme come capitale di Israele.

Nel sud di Israele, dove è prevista un’altra tappa della corsa, dozzine di città beduine palestinesi si vedono rifiutati riconoscimento e servizi di base da parte di Israele e sono state sottoposte a ripetute demolizioni, nel caso di Al-Araqib oltre 100 volte. Dal 2010, Israele ha revocato la cittadinanza di centinaia, probabilmente migliaia, di beduini palestinesi senza alcuna ragione, rendendoli apolidi.

Queste politiche fanno parte della perdurante pulizia etnica da parte di Israele, che è cominciata 70 anni fa con la fondazione di Israele sulle rovine della patria palestinese e con il trasferimento forzoso di una maggioranza dei palestinesi indigeni.

Questo è ciò che Israele intende ‘celebrare’ l’anno prossimo. Il Giro d’Italia non dovrebbe partecipare a questo.

Come sarebbe stato inaccettabile per il Giro d’Italia cominciare dal Sudafrica dell’apartheid negli anni ’80, è inaccettabile iniziare la corsa in qualsiasi luogo sotto controllo di Israele poiché questo servirà soltanto come timbro di approvazione per l’oppressione dei palestinesi da parte di Israele.

Sollecitiamo RCS a rispettare il diritto internazionale e a spostare l’inizio della corsa in un altro paese. Per favore, non permettete a Israele questo “grande colpo politico”, macchiando uno dei principali eventi sportivi d’Europa.

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Fonte: BDS Italia  (Boigottaggio – Disinvestimento – Sanzioni)

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Aggiornamento

Cambia Giro: 120 gruppi, Noam Chomsky, Moni Ovadia e altri chiedono di spostare il Giro d’Italia da Israele

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Riflessioni sul nostro mondo e sul Natale

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Riflessioni sul nostro mondo e sul Natale

di Pio Russo Krauss

In Italia circa 51.000 persone non hanno casa e vivono per strada [1] . Nel solo 2016 sono stati eseguiti 35.000 sfratti [2]. Gli appartamenti sfitti sono 7 milioni (di cui 4,3 milioni sono case di vacanza e 2,7 milioni appartamenti privi di uso) [3].

Il Governo, invece di garantire un tetto a chi dorme per strada, ha varato la legge su “decoro e sicurezza urbana”, che prevede sanzioni per chi si sdraia nelle stazioni, sui marciapiedi, sulle panchine dei centri storici e situate vicino ai monumenti. Aumentano gli episodi di intolleranza e di violenza verso questi poveri e il favore verso i provvedimenti contro di loro.

Dal 2013 al 15 giugno 2017 sono annegati nel Mediterraneo 15.000 persone che fuggivano da guerre, da dittature, dall’ISIS, da persecuzioni oppure dalla fame, dalla mancanza di qualsiasi possibilità di lavoro [4]. La UE e l’Italia invece di accogliere questi disperati e di creare canali di ingresso sicuri e legali (come i trattati internazionali prescrivono) spendono milioni di euro per cercare di bloccarli in Libia, Turchia, Sudan, Eritrea, Niger, finanziando così dittatori e perfino trafficanti e gettando i migranti nelle mani di persone senza scrupoli [5, 6]. Come ha detto il Commissario ONU per i Diritti Umani “La politica dell’Unione Europea di assistere la guardia costiera libica nell’intercettare e respingere i migranti nel Mediterraneo è disumana. La sofferenza dei migranti detenuti in Libia è un oltraggio alla coscienza dell’umanità. La comunità internazionale non può continuare a chiudere gli occhi sugli orrori inimmaginabili sopportati dai migranti in Libia” [7]. Un’altra agenzia ONU (l’OIM) ha scritto: “I trafficanti di ieri sono le forze anti-trafficanti di oggi” [6].

Gli stranieri presenti nel nostro territorio sono accusati di essere ladri, stupratori e rapinatori anche se i dati dicono che delinquono meno degli italiani [8]. Così acquistano maggiore potere i partiti e i gruppi razzisti, xenofobi o che promettono di “ripulire la città di zingari, senzatetto, accattoni”.

I cittadini italiani in povertà assoluta sono 4.750.000, di questi 1.290.000 sono bambini e ragazzi. Negli ultimi anni in Italia la povertà è aumentata, ed è aumentata anche la ricchezza di ricchi e benestanti, per cui il divario tra il 20% degli italiani più ricchi e il 20% degli italiani più poveri è aumentato del 9% [9].

I poveri si vergognano della loro situazione, la vivono come una colpa e una parte della popolazione li disprezza, prova sentimenti di repulsione e di antipatia. Come se l’essere povero fosse una scelta e non una condizione disgraziata da cui oggi è difficilissimo uscire (chi assumerebbe un senzatetto?).

La spesa militare mondiale nel 2013 è stata di 1.435 miliardi di euro (quasi 4 miliardi di euro al giorno), con un aumento in termini reali dello 0,5% rispetto all’anno precedente e di circa il 40% in più di quella degli anni ’90. L’Italia è all’11° posto, superando Paesi come Brasile, Israele, Australia, Spagna [10]. Nella finanziaria 2018 è prevista una spesa di 25 miliardi: il 5% in più rispetto al 2017, che già aveva visto un aumento del 10% sul 2016 [11]. Mentre la spesa militare aumenta ogni anno quella per la sanità diminuisce, in media dello 0,1% all’anno dal 2010 al 2016 [12].

Tra qualche giorno si festeggerà la nascita di Gesù. E lo faranno in tanti, quasi tutti. E ciò stride con la situazione illustrata dai dati prima citati, perché Gesù fu un povero, un senzatetto (“Il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” Lc. 9,58); uno straniero (figlio di Galilei – popolazione disprezzata dai Giudei – nato in Giudea); una persona che ha sempre manifestato una scelta preferenziale per i poveri, gli emarginati, gli esclusi; uno che ha gridato “Guai ai ricchi” (Lc 5,24), che ha affermato che il criterio per giudicare la bontà e la realizzazione di una persona è il suo comportamento verso chi è nel bisogno (“Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito” Mt. 25,35); un nonviolento, un predicatore di pace e di fratellanza universale (“Amatevi gli uni gli altri” Gv. 13,34, “Amate i vostri nemici, fate del bene a chi vi vuol male” Lc 6,27).

Come è possibile che si possa festeggiare la nascita di un simile personaggio e poi fare il contrario di quello che lui ha detto e fatto? Come è possibile che la fratellanza, valore non solo cristiano ma anche laico (fraternité, egalité, liberté), possa essere così negata nel nostro mondo?

Per fortuna ci sono persone che si battono contro l’ingiustizia e la violenza, che praticano concretamente la fratellanza, l’uguaglianza e la libertà e che non stanno zitti di fronte a chi semina l’odio, che si mettono dalla parte dell’immigrato, del senza-tetto, del povero e dell’emarginato.

Sono pochi? Forse sono molto più di quanto pensiamo.

Quanti sono a conoscenza dei molti gruppi di volontari che si danno da fare per i senza dimora, come la fondazione Leone, il Centro Buglione, La Tenda, Il Centro Astalli, la Ronda del Cuore ecc.? A Napoli tra associazioni, enti ecclesiali, cooperative e fondazioni sono circa 70 i gruppi che prestano assistenza a queste persone.

Quanti sanno delle persone che col consenso dei Ministeri dell’Estero e degli Interni, ma senza un euro di contributo statale organizzano l’ingresso legale di persone in fuga da guerre e dittature e il loro soggiorno presso famiglie. In un solo anno il progetto Corridoi Umanitari della Comunità di S. Egidio, Chiese Evangeliche e Tavola Valdese ha salvato circa 1.000 persone.

E come non ricordare l’encomiabile lavoro delle ong operanti in mare che nel solo 2016 hanno salvato 46.796 migranti. O le decine di migliaia di persone che a ridosso di ferragosto hanno firmato l’appello a favore delle ONG e contro la politica antiimmigrazione del Governo?

Quanti conoscono i gruppi di musulmani che si battono contro i fondamentalisti e per la pace? Quanti hanno saputo del convegno tenutosi a Torino dal titolo “Islam contro islamismo”, nel quale gli islamici si sono interrogati su perché una parte di musulmani assume posizioni violente e intolleranti e su quali sono le radici della violenza nella loro religione? Un esempio che dovrebbe seguire chiunque si riconosce in una religione o in una qualsiasi corrente di pensiero (fosse anche quella di “non averne alcuna”).

Insomma, malgrado le molte ingiustizie e problemi del nostro mondo e malgrado i giornali e le televisioni enfatizzano il peggio dell’uomo, favorendo la diffidenza, la paura, l’egoismo e l’assenza di speranza, la realtà è molto più variegata e composita, vi è tanto che non va ma anche molto bene, e la situazione può evolvere in peggio ma anche molto in meglio.

Soprattutto vi sono innumerevoli persone oneste, miti, che praticano i valori della fratellanza, dell’uguaglianza, della libertà, che lottano per la giustizia e per la pace.

Non sono la maggioranza? E’ vero, non lo sono. Ma la Storia ci insegna che sono sempre state le minoranze che hanno reso il mondo migliore. E’ grazie a minoranze, ma coerenti e determinate, che la schiavitù non è più ammessa, che la democrazia si è affermata, che le donne hanno compiuto passi enormi di emancipazione, che sono state varate norme per tutelare i lavoratori, per dare assistenza ai malati, per aiutare chi è in difficoltà, per combattere l’inquinamento, per mettere un freno alla violenza e alla sopraffazione.

Noi ci sentiamo parte di queste minoranze. Crediamo che le nostre piccole azioni e il nostro piccolo impegno non è sterile proprio perché sono state sempre le minoranze attive a innescare e realizzare processi di cambiamento.

Festeggeremo con piacere e con coerenza la nascita di quel nazareno povero e mite, nato in terra straniera, che ci ha lasciato un messaggio ancora oggi attualissimo e rivoluzionario. Con questo spirito auguriamo a tutti un buon Natale.

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Fonte: Il Giardino di Marco

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1) www.istat.it/it/archivio/175984; 2) http://ucs.interno.gov.it/FILES/allegatinews/1263/Pubblicazione_sfratti_2016.pdf;

3) Istat: XV censimento generale della popolazione e delle abitazioni; 4) UNHCR 2017; 5) www.africa-express.info/2017/03/01/accordo-sui-migranti-con-il-sudan-europa-e-italia-complici-delle-violazioni-dei-diritti-umani; 6) OIM https://reliefweb.int/sites/reliefweb.int/files/resources/N1711623.pdf; 7) UHNCR 15/11/17; 8) Ministero della Giustizia 2017 www.giustizia.it/giustizia/it/mg_1_14.wp si veda il nostro messaggio n.23 del 25/10/17; 9) Istat 2017; 10) SIPRI 2017; 11) http://milex.org/2017/11/17/italia-cresce-la-spesa-pubblica-in-armamenti; 12) https://www.ambrosetti.eu/ricerche-e-presentazioni/rapporto-meridiano-sanita-2017/

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