Category Archives: cybercultura_internet

Anonymous – #OpKillingBay – Stop al massacro dei delfini a Taiji in Giappone!

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Anonymous ha nel mirino il governo Giapponese.
Dopo l'OpTorosSiTorerosNo Anonymous continua le campagne animaliste. 
Questa volta il bersaglio è il Governo Giapponese che ha dichiarato 
legale la caccia ai delfini.
Sono 20 i siti nella "black list" Anonymous. Alcuni tra quelli attaccati:

Prime minister’s office 

The Ministry of Agriculture 

The Ministry of Forestry The Ministry of Fisheries 

The Ministry of Internal Affairs Ministry of Communications

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Directaction.info
08/012014 cyberspazio


Anonymous attacca il sito dell'Associazione mondiale degli zoo e acquari, 
preleva i dati e le carte di credito degli utenti e dei gestori e con le loro 
carte di credito e conti bancari fa una donazione alla Sea Shepherd e ai Guardiani 
della Baia..

Dicembre 2013 Anonymous attacca l'Associazione mondiale degli zoo e degli acquari 
(Associazione giapponese degli zoo e degli acquari, di cui ne è membro WAZA che è 
legato al massacro dei delfini a Taiji). 

"Saluti Internet & SeaWorld ... 
Noi siamo Anonymous 
Vi avevamo avvisati ... 
Anonymous Operation KillingBay non ha molta pazienza con voi abitanti di Taiji e 
nemmeno con voi della SeaWorld assassini malati senza cuore. Forse volete unirvi 
ai delfini di Taiji ... Nella morte? 

Siamo tutti Anonymous ... 
Aspettatevi di più ...

Un lavoro di: @ YourAnonPriest & @ Anon19anon - # OpKillingBay 

Nota (s): SeaWorld, grazie per la vostra notevole donazione alla SeaShepherd & 
ai Guardiani della Baia ... 
Siamo sicuri che hanno apprezzato ".  
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VIDEO

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Fonte: A.L.F. Fronte Liberazione Animale
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Aaron Swartz (1986-2013): una vita per la cultura libera e la giustizia sociale

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Una vita per la cultura libera e la giustizia sociale.

Questo spazio è dedicato all’ebook italiano di tributo ad Aaron Swartz pubblicato nel primo anniversario della sua morte (11 gennaio 2013) curato da Bernardo Parrella e Andrea Zanni, l’ebook include la traduzione di alcuni suoi post, riflessioni e interventi, più diversi articoli e scritti di amici e attivisti, oltre a materiali su open access/free culture e un’ampia sezione di link e risorse di approfondimento.

L’ebook è disponibile in pdf (1,2MB), e presto anche in epub, con licenza creative commons by-nc-sa

feedback e coinvolgimenti sempre benvenutie please condividiamo 🙂

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Fonte: aaronswartztributo

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Approfondimento

Aaron Swartz
Anonymous #OpLastResort# – Attacco al Governo USA per vendicare la morte di Aaron Swartz

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Messaggistica privata di Facebook utilizzata a scopi pubblicitari

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Facebook, i messaggi privati che privati non sono

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Il social network è stato accusato di essere troppo vago nel dichiarare come gestisce i dati legati ai messaggi privati. Usati per tarare l’advertising e per gonfiare il marketing

di Claudio Tamburrino

Facebook è stata chiamata ad affrontare la giustizia, accusata di aver “utilizzato i contenuti delle comunicazioni degli utenti”, compresi i messaggi privati, per “raccogliere dati da sfruttare economicamente condividendoli con parti terze tra cui inserzionisti, produttori”.

A depositare l’accusa che cerca lo status di class action sono stati due suoi utenti che contestano, in particolare, l’utilizzo dell’aggettivo “privato” in relazione al sistema di messaggistica privato di Facebook ed alcune pratiche che evidenzierebbero evidente ingerenze nelle comunicazioni private.

Il tutto parte da una ricerca condotta nel 2012 dal Wall Street Journal sulla privacy online: in quell’occasione il social network era stato accusato di vendere dati ai pubblicitari in modo tale da permettergli di disseminare pubblicità mirata.

Un’accusa molto simile ha già investito Google: il suo servizio di posta elettronico Gmail è sul banco degli imputati perché attraverso di esso Mountain View scandaglierebbe le email dei suoi utenti. Per il caso di Google, d’altronde, non sembra sufficiente esplicitare questo tipo di utilizzo attraverso le condizioni d’uso fatte accettare agli utenti, né spiegare che la lettura delle email degli utenti avviene in modo automatico (e non attraverso interfacce umane, ma algoritmiche) e forse neanche il fatto che ciò avviene per meglio smistare la posta, tra commerciale, privata e spam.

Allo stesso modo, secondo la nuova accusa, a Facebook non basterebbe esplicitare, attraverso la sua nuova policy in materia di privacy rinnovata da ultimo ad agosto, l’utilizzo che si fa dei dati, oltretutto perché sarebbe ingannevole nel definire “privati” i messaggi scambiati tra gli utenti sulla sua piattaforma.

In particolare, la denuncia accusa Facebook di analizzare i link inviati tramite messaggi privati e considerarli come un “mi piace” se corrispondono a contenuti condivisi anche pubblicamente sulla sua piattaforma: di fatto trasformando così automaticamente una comunicazione privata in una forma pubblica di approvazione.

Secondo l’accusa, per ottenere questo risultato e per raccogliere ulteriori informazioni dai messaggi privati, il social network utilizzerebbe una combinazione di software e controllo umano: per tutte queste ragioni si chiedono più di cento dollari per ogni giorno di violazione, oppure 10mila dollari per partecipante alla class action, più danni pari a un minimo di 5mila dollari.

Facebook ha risposto definendo le accuse “senza merito” e promettendo battaglia.

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Fonte: Punto Informatico

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