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L’ultimo giro di valzer di Francesco Guccini

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di Dario Borlandelli

Milano, 29/11/2012 –L’Ultima Thule è l’ultimo disco di Francesco Guccini. Ultimo per ordine cronologico d’uscita, pubblicato soltanto due giorni fa, quasi a celebrare una carriera lunga 45 anni. Ultimo, anche perché ieri a Milano, nella balera milanese di un Circolo Combattenti e Reduci, Francesco Guccini ha chiarito definitivamente non ce ne saranno altri.

Così come non ci saranno altri concerti. Lo avevamo annunciato ieri notte, quasi sottovoce, ma è stato lo stesso Francesco, dieci giorni fa, a confessarcelo in quel di Pavana nel primo gelido pomeriggio d’autunno. Abbiamo volutamente aspettato a pubblicare la notizia, sia per rispetto dello stesso Francesco, sia dei tanti colleghi presenti ieri in conferenza stampa.

E così, il Guccini cantautore finisce qui, con “L’Ultima Thule”. Finisce con la sua consueta serenità. Si è esaurita una fase, sebbene la più lunga e prolifica della sua vita: “Scrivevo canzoni con facilità maggiore un tempo – ha detto. E’ molto probabile che non faccia più niente. Manca la voglia e l’entusiasmo“.

Il Maestrone fa notare che, da un lato, “un po’ di cose sono state già dette e difficilmente si possono ripetere“, e, dall’altro, mette a nudo un’evoluzione artistica e anagrafica impossibile da negare: “Non c’era giorno che non suonassi la chitarra – ha confessato Guccini – mentre ora non suono quasi più. E poi il mondo discografico sta sparendo, non ci sono più neanche i negozi di dischi. Ad una certa età si comincia anche ad essere spaventati dal mondo che ci circonda” – ha proseguito. “Si usano termini di un gergo che non conosco. Io sono nato nella prima metà del secolo scorso e tecnologicamente sono rimasto a quel secolo: sono ancora uno dei pochi esseri umani che non ha il telefonino“. Guccini è quindi pronto a lasciare la vecchia arte per la nuova: “non credo ci sarà un’Ultima Thule 2 la vendetta – ha sdrammatizzato a suo modo. Preferisco scrivere, è molto più comodo, lo si può fare a casa, tranquilli“.

La sua Bologna, le notti brave quando “giocavamo a carte fino alle tre o alle quattro di notte“, l’era in cui “la musica non dava fastidio ai vicini, perchè non era rumore“, i nonni e il mulino di Pavana, dove “L’ultima Thule” ha visto la luce. Il disco, infatti, è stato registrato nella terra di famiglia dove Guccini ha trascorso l’infanzia e parte dell’adolescenza e dove è tornato dai primi anni del duemila. Un simbolo, dunque, che unisce l’inizio alla fine, e che ha accolto la probabile ultima avventura di Guccini cantautore.

L’Ultima Thule, senza troppi giri di parole non è altro che lo specchio dell’animo di Francesco oggi. Quello di un uomo che ha la consapevolezza di avere davanti meno anni rispetto a quelli vissuti: “si pensa sempre alla fine – confessa Guccini- per esempio pensando ai tanti amici che non ci sono più. A 50 anni avevo cominciato a pensare che gli anni che avevo vissuto erano di più di quelli che mi rimanessero. Mi piace pensare che ritroverò queste persone e di fare loro le domande che non ho mai fatto. Ma oscillo tra questo desiderio e quello che realmente credo avverrà“.

E’ l’animo di chi sa di avere avuto tanto e di sentirsi, fatti salvi gli affetti, un po’ più solo di prima. E’ tutto nell’Ultima Thule, “Dove la forza che ci circondava? Ora si è spenta, sparita via“. L’importante però è saperlo sempre lì, a Pavana, tra gli amici di sempre e coi suoi adorati gatti. In fin dei conti chi conosce bene Francesco lo sa (e forse, in cuor suo, finge di non saperlo), l’Ultima Thule non è altro che il suo testamento artistico.

Anche Cesare Cremonini oggi, attraverso Twitter, ha speso delle bellissime parole per il Maestrone, che, francamente, vale la pena di riportare: “Ho la perenne sensazione che rimpiangeremo un mucchio di cose tra cui le parole che non abbiamo ascoltato abbastanza. Le parole di Guccini“.

Questa è la fine vera, quella che Guccini ha scelto di cantare, ad esempio, nel brano “L’ultima volta”. Poi c’è un’altra fine, quella cantata in “Ultima Thule”, brano che da’ il nome all’album e che chiude così: “L’Ultima Thule attende e dentro il fiordo si spegnerà per sempre ogni passione, si perderà in un’ultima canzone di me e della mia nave anche il ricordo“.

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Fonte:  francescoguccini.net  (unofficial Web Site)

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XII Edizione del Festival del Cinema Indipendente Provincia di Foggia

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Inaugurazione 1 dicembre

Tra gli eventi speciali, il Premio alla carriera a Philippe Leroy, l’incontro con Gianmaria Tavarelli  ed  Elio Germano, la proiezione integrale della versione restaurata di “C’era una volta in America”.

In programma anche “Cinema Lab”, laboratori di cinema gratuiti.

“Questa edizione del Festival del Cinema Indipendente rappresenta probabilmente l’esempio più concreto di quanto questa Amministrazione provinciale ha tenacemente voluto portare avanti, in questi anni sicuramente difficili, tutte quelle valide progettualità culturali che non solo hanno portato la Capitanata, spesso, alla ribalta nazionale ma che di certo hanno anche arricchito una comunità esigente sotto il profilo dell’offerta culturale”. E’ quanto affermato dall’assessore provinciale alla Cultura, Billa Consiglio, nel corso della conferenza stampa della dodicesima edizione del Festival del Cinema Indipendente che si terrà dal 1 al 7 dicembre.

L’evento è organizzato e promosso dalla Provincia di Foggia in collaborazione con Apulia Film Commission, Regione Puglia e Fondo europeo di sviluppo regionale 2007-2013.

Il Festival, per il secondo anno consecutivo, rientra nel circuito europeo dei festival del cinema indipendente “Ecu”. “Un festival che negli anni si è continuamente perfezionato, arricchito ed aperto a tutte quelle manifestazioni del territorio dedicate al cinema come il Vieste Film Fest o i quattro festival di Bovino, Manfredonia, Rocchetta Sant’Antonio e San Giovanni Rotondo con cui abbiamo creato una vera e propria rete di gemellaggi. – ha proseguito Consiglio – In più quest’anno abbiamo deciso di arricchire l’offerta con un momento di formazione per le giovani generazioni. In collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Foggia il Festival darà vita a e veri e propri laboratori, in cui i ragazzi e le ragazze della Capitanata potranno apprendere le più moderne tecniche cinematografiche. Un modo per avvicinare i giovani al cinema e il cinema ai giovani. E per fare della provincia di Foggia un laboratorio nazionale per l’industria del cinema italiano”, ha concluso Billa Consiglio.

“La questione relativa alla riorganizzazione delle Province italiane e alle loro competenze – ha spiegato l’ideatore del Festival, Geppe Inserra – ci impone un approfondito ripensamento per un progetto che avrà necessariamente bisogno di aprirsi a nuovi canali di finanziamento. Motivo per il quale stiamo già lavorando alla candidatura del Festival ai finanziamenti europei, cosa che porterebbe ad una vera e propria internazionalizzazione di questo evento con indubbie ricadute positive sull’offerta qualitativa e su una maggiore visibilità a livello europeo”.

Nove film in concorso in visione a solo un euro, quattro eventi speciali, dodici pellicole in concorso per la sezione “Cortissimi”, 6 lavori di autori originari del territorio per la sezione non in concorso “Cinema di Capitanata”, quattro eventi per le scuole, laboratori gratuiti e tre eventi per il dopofestival.

Sono questi i numeri dell’edizione 2012 del Festival che sono stati illustrati dal responsabile spettacoli ed eventi della Provincia di Foggia, Mario De Vivo.

Di rilievo gli eventi speciali in programma. Sabato 1 dicembre alle ore 18.00 nella Sala Farina, location del Festival, sarà proiettato “C’era una volta in America” di Sergio Leone in versione integrale e restaurata. Un vero e proprio evento se si considera che la pellicola del compianto regista romano sarà a breve riproposta solo in alcune città italiane. Il 2 dicembre, invece, sarà la volta del premio alla carriera a Philippe Leroy, evento al quale parteciperà anche l’attore Sergio Assisi.

Il 3 dicembre alle ore 21.00 nella Sala Farina sarà proiettato il film “Liberi”. Interverranno il regista Gianmaria Tavarelli e l’attore Elio Germano. Infine, la serata conclusiva del 7 dicembre che si terrà al Teatro del Fuoco alle ore 21.00 vedrà la partecipazione del comico Paolo Migone da Zelig, Arnaldo Santoro da Amici e Risollevante Band.

Per ulteriori e dettagliate informazioni sulla XII edizione del Festival del Cinema Indipendente e per il programma completo degli eventi è possibile consultare il sito festivalfoggia.wordpress.com

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Ken Loach rifiuta il premio assegnato dal Torino Film Festival: le motivazioni

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COMUNICATO STAMPA DI KEN LOACH SUL PREMIO DEL TORINO FILM FESTIVAL

“È con grande dispiacere che mi trovo costretto a rifiutare il premio che mi è stato assegnato dal Torino Film Festival, un premio che sarei stato onorato di ricevere, per me e per tutti coloro che hanno lavorato ai nostri film.

I festival hanno l’importante funzione di promuovere la cinematografia europea e mondiale e Torino ha un’eccellente reputazione, avendo contribuito in modo evidente a stimolare l’amore e la passione per il cinema.

Tuttavia, c’è un grave problema, ossia la questione dell’esternalizzazione dei servizi che vengono svolti dai lavoratori con i salari più bassi. Come sempre, il motivo è il risparmio di denaro e la ditta che ottiene l’appalto riduce di conseguenza i salari e taglia il personale. È una ricetta destinata ad alimentare i conflitti. Il fatto che ciò avvenga in tutta Europa non rende questa pratica accettabile.

A Torino sono stati esternalizzati alla Cooperativa Rear i servizi di pulizia e sicurezza del Museo Nazionale del Cinema (MNC). Dopo un taglio degli stipendi i lavoratori hanno denunciato intimidazioni e maltrattamenti. Diverse persone sono state licenziate. I lavoratori più malpagati, quelli più vulnerabili, hanno quindi perso il posto di lavoro per essersi opposti a un taglio salariale. Ovviamente è difficile per noi districarci tra i dettagli di una disputa che si svolge in un altro paese, con pratiche lavorative diverse dalle nostre, ma ciò non significa che i principi non siano chiari.

In questa situazione, l’organizzazione che appalta i servizi non può chiudere gli occhi, ma deve assumersi la responsabilità delle persone che lavorano per lei, anche se queste sono impiegate da una ditta esterna. Mi aspetterei che il Museo, in questo caso, dialogasse con i lavoratori e i loro sindacati, garantisse la riassunzione dei lavoratori licenziati e ripensasse la propria politica di esternalizzazione. Non è giusto che i più poveri debbano pagare il prezzo di una crisi economica di cui non sono responsabili.

Abbiamo realizzato un film dedicato proprio a questo argomento, «Bread and Roses». Come potrei non rispondere a una richiesta di solidarietà da parte di lavoratori che sono stati licenziati per essersi battuti per i propri diritti? Accettare il premio e limitarmi a qualche commento critico sarebbe un comportamento debole e ipocrita. Non possiamo dire una cosa sullo schermo e poi tradirla con le nostre azioni.
Per questo motivo, seppure con grande tristezza, mi trovo costretto a rifiutare il premio.”

Ken Loach – 21 novembre 2012

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Il Museo Nazionale del Cinema risponde a Ken Loach sul premio del TFF

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Fonte:  Cinema Bendato

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Approfondimento  (madu)

Ken Loach

Ken ‘il rosso’

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