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Cinema: “Viva la libertà” – Non aspettarti nessuna risposta oltre la tua

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Viva la libertà

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A chi esita

Dici:
per noi va male. Il buio
cresce. Le forze scemano.
Dopo che si è lavorato tanti anni
noi siamo ora in una condizione
più difficile di quando
si era appena cominciato.

E il nemico ci sta innanzi
più potente che mai.
Sembra gli siano cresciute le forze.

Ha preso
una apparenza invincibile.

E noi abbiamo commesso degli errori,
non si può più mentire.

Siamo sempre di meno. Le nostre
parole d’ordine sono confuse. Una parte
delle nostre parole
le ha travolte il nemico fino a renderle
irriconoscibili.

Che cosa è errato ora, falso, di quel che abbiamo detto?

Qualcosa o tutto? Su chi
contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti
via dalla corrente? Resteremo indietro, senza
comprendere più nessuno e da nessuno compresi?
O contare sulla buona sorte?
Questo tu chiedi. Non aspettarti
nessuna risposta
oltre la tua.

Bertold Brecht

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L’idea, nonostante la notorietà cinematografica del tema del doppio, è fresca e originale. Due fratelli, gemelli, e un cambio di ruoli. Uno, il segretario del principale partito d’opposizione italiano, l’altro, uno scrittore e filosofo con trascorsi in manicomio. Entrambi interpretati dall’ennesimo Toni Servillo «in stato di grazia», o qualsiasi altro tipo di elogi sotto forma di frasi lampo che scrivono i giornali “veri” e che vengono sempre incollati in bella vista con 4 stelle accanto, sulle locandine o negli intervalli di nero tra una scena e l’altra dei trailer. Ma torniamo a noi, anzi a loro: Enrico Olivieri, il politico, e Giovanni Ernani, il fratello filosofo che firma i suoi libri con tale pseudonimo, ispirato forse dal romantico “Hernani” di Victor Hugo.

E’ certamente tanto provocatoria quanto irresistibile la decisione di Roberto Andò di far ritrovare da un giorno all’altro un “matto” ad un soffio dal governare il Paese, ma è anche vero che l’assistente del segretario di partito, Andrea Bottini (un “abbottonato” Valerio Mastrandrea), sussurrerà a Giovanni Ernani un’illuminante e comica confidenza: «Sa cosa mi spaventa? Che io uno come lei lo voterei». E’ proprio qui che Roberto Andò sembra riuscire a farci capire meglio di qualsiasi altro momento del film, quanto l’Italia si trovi in una condizione disperata, dove in un mare di finzione, di discorsi privi di senso perché preparati da altri, di ipocrisia, di illegalità legalizzata è forse l’aspetto puramente umano, vero e reale che manca completamente del tutto, trasformando la politica in una sottoforma di reality incomprensibile, e soprattutto finto.

E non è infatti assolutamente un caso il parallelo accostamento tra cinema e politica che si sussegue per tutto il film. Non è ovviamente un caso che Enrico Olivieri si ritroverà sul set di un film, mentre il fratello risponderà alle domande dei giornalisti increduli di fronte al suo cambio di condotta politica. Viva la libertà per quanto sia evidente trovi ispirazione al governo Berlusconi e all’inesistenza di un’opposizione concreta di sinistra, riesce ad essere attuale ancor di più oggi, con un Grillo (un comico per l’appunto, che non pochi chiamano o hanno chiamato “pazzo”) urlante alle piazze piene, mentre nel backstage di chissà quale studio televisivo i politici dei partiti “veri” rileggono i fogli con i loro discorsi mentre qualcuno gli trucca la faccia. Non è certo questa la sede per parlare di politica, e d’altronde con i miei 21 anni e ammetto, un interesse esponenzialmente inferiore rispetto alla mia cinefilia, non avverto nemmeno di avere la maturità per parlarne approfonditamente, avendo inoltre vissuto in un Paese in cui dalla mia nascita (o quasi) è esistito sempre e solo il nome di Silvio Berlusconi, eppure è abbastanza evidente che l’unico che in questo momento in Italia stia facendo una vera campagna elettorale, girando le piazze dell’Italia è Beppe Grillo, un comico, un “pazzo”, ma che riesce a creare un dialogo perché capace di farsi capire, proprio come il Giovanni Ernani camuffato da suo fratello gemello Enrico Olivieri.

«Non aspettarti nessuna risposta oltre la tua» dice Toni Servillo per bocca di Giovanni Ernani usando le parole dell’ode “A chi esita” di Bertold Brecht e lo spettatore, passo dopo passo, finisce anche lui per sognare e credere in quest’uomo uscito dal nulla e conosciuto da tutti, riuscendo a convincersi, forse anche solo per un secondo, che il cambiamento è possibile. Ma poi, nell’ultima scena del film, tra un “ta-ra-ri” e un’inquadratura alle scarpe, la delusione si confonde alla presa di coscienza, lasciandoci immobili sulle poltrone, ancora per qualche secondo, prima che le luci si riaccendano e si possa ridere di gusto confrontandosi sul film.   ( Alessia Paris )

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Fonte: CINEMA BENDATO

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Roma – Prima assoluta del documentario ” Dear Mr. Ken Loach”

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Prima assoluta del documentario “Dear Mr. Ken Loach”

Mercoledì 20 febbraio – 18.30

Lo scorso novembre la notizia fece il giro del mondo: il regista Ken Loach rifiutò il premio del Torino Film Festival in solidarietà ai lavoratori della Cooperativa Rear licenziati.

Quell’evento diviene oggi un documentario di Rossella Lamina e Nicola Di Lecce (Mondi Visuali) e viene presentato in prima assoluta al Nuovo Cinema Palazzo, con il contributo di diversi artisti, lavoratori dello spettacolo e non solo.

Dear Mr. Ken Loach, questo il titolo del documentario, ripercorre la vicenda del rifiuto di Ken Loach, a partire dalla lettera che Federico Altieri (lavoratore licenziato della Coop. Rear) scrisse al regista in quei giorni, per esporgli le condizioni in cui vertevano i lavoratori della coperativa appaltatrice del Museo Nazionale del Cinema.

Dopo la proiezione interverranno:

  • Federico Altieri – licenziato Coop Rear di Torino
  • Ettore Scola – regista
  • Tano D’Amico – fotografo
  • Militant A – Assalti Frontali
  • Fausto Pellegrini – giornalista Rainews
  • Bernardino Piras – Comitato di quartiere Vigne Nuove
  • Antonello Sotgia – urbanista

Coordina: Checchino Antonini

Organizza la Federazione romana di USB in collaborazione con Nuovo Cinema Palazzo

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Allegato volantino

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Fonte: Nuovo Cinema Palazzo

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Approfondimento (madu)

Ken Loach rifiuta il premio assegnato dal Torino Film Festival: le motivazioni

Torino giovedì 6 dicembre – Cinema Ambrosio: Ken Loach “il rosso” incontra i lavoratori della Coop. Rear e l’Usb

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Tiziano Terzani – Partecipiamo al finanziamento popolare per il film

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Cara amica, caro amico,
sono il regista di Anam il senzanome, l’ultima intervista a Tiziano Terzani. Forse avrai visto questo film in TV, in DVD, o in una delle tante serate che, assieme ai molti amici del sito tizianoterzani.com abbiamo organizzato in tutta Italia.
Sono passati otto anni da allora, e si sente forte la mancanza del suo messaggio di amore per la vita e di ripudio della violenza.
Il lungo e sofferto cammino di Tiziano, da corrispondente di guerra a uomo di pace, è descritto in modo magistrale in uno dei suoi libri più famosi, Un indovino mi disse, che molti di voi avranno letto e apprezzato.
Da allora, grazie alla generosità della famiglia Terzani, ci siamo messi al lavoro per trarre un film da questo libro, cercando produttori disposti a investire nel progetto.
Pensavamo fosse più facile: Tiziano è amato da tutti, ha venduto milioni di copie dei suoi libri, Un indovino mi disse è stato tradotto in mezzo mondo.
Ci sbagliavamo. Abbiamo trovato finanziamenti in Europa e in Vietnam, ma non in Italia, il paese che Tiziano ha onorato col suo giornalismo che racconta la verità dei fatti.
Realizzare il film costa circa 1.500.000,00 di euro, in parte coperti dai partners stranieri e in parte attraverso il finanziamento popolare: tu che diventi produttore perché credi in questo progetto. Per il momento la quota che ci proponiamo di raccogliere col finanziamento popolare entro giugno 2013, è pari a 500.000,00 euro.
A questo scopo, abbiamo costituito un comitato di raccolta fondi, il cui statuto è a tua disposizione per la lettura.
Tutte le somme raccolte dal comitato, detratti i costi di funzionamento di quest’ultimo, che saranno tutti documentati (es. per materiale e iniziative promozionali, spese bancarie, etc.) saranno devolute alla realizzazione del film.

Per garantire la massima trasparenza, sul sito potrai controllare in ogni momento l’ammontare del finanziamento raggiunto. Abbiamo deciso di devolvere una parte degli incassi del film, al netto delle spese di produzione, a Emergency, per l’ospedale di Lashkar-gah in Afghanistan, che nel 2004 è stato intitolato a Tiziano Terzani,

emergency

giornalista e uomo di pace; un centro chirurgico in cui il 60% dei pazienti ricoverati è curato per ferite di guerra causate da bombe, mine antiuomo e pallottole. E dove un terzo dei pazienti ha meno di 14 anni. Nell’eventualità che la cifra raccolta attraverso il finanziamento popolare non fosse sufficiente a garantire la produzione del film, l’intero importo, tolte le spese documentate, verrà devoluto ad Emergency.
Siamo convinti che ci sia sempre più bisogno di Tiziano, che sia importante tenere vivo il suo ricordo e far conoscere il suo pensiero, soprattutto ai giovani. E ci piace pensare che uno spirito libero come il suo sarebbe d’accordo con noi.
Per promuovere questa iniziativa organizzeremo incontri col pubblico, quindi, ben venga chi vorrà aiutarci a organizzare serate per contribuire a raccogliere i fondi.
Il nostro obiettivo è di essere nei cinema a luglio 2014, data che segna i dieci anni da quando Tiziano ha lasciato il suo corpo, come amava descrivere la sua morte.
Rivivere insieme quel viaggio lungo un anno, senza aerei, nel cuore magico dell’Asia ci sembra un bel modo per ricordarlo.

mario zanot

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Fonte: Un indovino ci disse – il film

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Approfondimento

 Tiziano Terzani

 tizianoterzani.com

La fine è il mio inizio – il film

Tiziano Terzani – Riflessioni sull’economia

Tiziano Terzani: messaggio ai giovani

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