Monthly Archives: Febbraio 2010

Microsoft torna a caccia di pirati

Fratelli preparatevi: Zio Bill torna all’attacco!  (madu)
  
La prossima settimana nascerà una versione aggiornata del proprio
sistema antipirateria per Windows, erede della controversa tecnologia
Windows Genuine Advantage. Da Redmond si dicono capaci di scovare ogni
crack, o quasi.
 
 
 
 
 
 
venerdì 12 febbraio 2010

 

 
Roma – Forte delle recenti vittorie ottenute in tribunale, che hanno
scagionato la tecnologia Windows Genuine Advantage (WGA) da molte accuse, Microsoft è pronta a dispiegare nuovi
e più efficaci tool antipirateria per Windows 7. Lo farà rilasciando un
aggiornamento a Windows Activation Technologies (WAT), nome con cui
dallo scorso anno è noto il sistema WGA di nuova generazione.
 
Vale la pena sottolineare da subito che questo update sarà
facoltativo
: l’utente potrà infatti scegliere di non
installarlo anche quando, verso la fine del mese, verrà distribuito
attraverso Windows Update. Al momento non è ancora chiaro se la scelta
di non sottoporre la propria copia di Windows 7 alla "verifica di
autenticità" porterà a qualche conseguenza, come ad esempio
l’impossibilità di scaricare molti dei software disponibili
gratuitamente sul Microsoft Download
Center
o gli aggiornamenti di Windows Update diversi dagli hotfix.
 
Joe Williams, general manager del team Genuine Windows di Microsoft,
spiega in questo post che il WAT Update sarà in grado di
rilevare "oltre 70 fra i più noti e potenzialmente pericolosi exploit
dell’attivazione". Se fino ad oggi WGA prima e WAT poi si sono
sostanzialmente limitati a verificare la validità del product key, il
sistema antipirateria di nuova generazione va alla ricerca degli hack
con cui è possibile bypassare o ingannare il sistema di attivazione di
Windows 7.  (leggi tutto)
 
 
 
 

Italianistan: All’ombra del Padrone!

All’ombra del Padrone: mangio, dormo, vado nella sua
banca, tifo la sua squadra, guardo le sue tv. Perché chiamarla Italia?

 

 

di Anonimo lombardo

11-02-2010

Salve, sono un cittadino dell’Italianistan. Vivo a Milano 2,
in un palazzo costruito dal Presidente del Consiglio. Lavoro a Milano
in un’azienda di cui è mero azionista il Presidente del Consiglio. Anche
l’assicurazione dell’auto con cui mi reco a lavoro è del Presidente del
Consiglio, come del Presidente del Consiglio è l’assicurazione che
gestisce la mia previdenza integrativa.

Mi fermo tutte le mattine a comprare il giornale, di cui è
proprietario il Presidente del Consiglio. Quando devo andare in banca,
vado in quella del Presidente del Consiglio. Al  pomeriggio, esco dal
lavoro e vado a far spesa in un ipermercato del Presidente del
Consiglio, dove compro prodotti realizzati da aziende partecipate dal
Presidente del Consiglio. Alla sera, se decido di andare al cinema, vado
in una sala del circuito di proprietà del Presidente del Consiglio e
guardo un film prodotto e distribuito da una società del Presidente del
Consiglio (questi film godono anche di finanziamenti pubblici elargiti
dal governo presieduto dal Presidente del Consiglio).

Se invece la sera rimango a casa, spesso guardo la TV del Presidente
del Consiglio con decoder prodotto da società del Presidente del
Consiglio, dove i film realizzati da società del Presidente del
Consiglio sono continuamente interrotti da spot realizzati dall’agenzia
pubblicitaria del Presidente del Consiglio. Soprattutto guardo i
risultati delle partite, perché faccio il tifo per la squadra di cui il
Presidente del Consiglio è proprietario. Quando non guardo la TV del
Presidente del Consiglio, guardo la RAI, i cui dirigenti sono stati
nominati dai parlamentari che il Presidente del Consiglio ha fatto
eleggere. Allora mi stufo e vado a navigare un po’ in internet, con
provider del Presidente del Consiglio. Se però non ho proprio voglia di
TV o di navigare in internet, leggo un libro, la cui casa editrice è di
proprietà del Presidente del Consiglio.

Naturalmente, come in tutti i paesi democratici e liberali, anche in Italianistan
è il Presidente del Consiglio che predispone le leggi che vengono
approvate da un Parlamento dove molti dei deputati della maggioranza
sono dipendenti ed avvocati del Presidente del Consiglio… che governa
nel mio esclusivo interesse. Per fortuna!

 


Bavaglio alle Regioni per le centrali nucleari

Interessante articolo sul decreto nucleare. Firmiamo la petizione, riportata nell’articolo e lanciata da Greenpeace! (madu)

Addio alle fonti rinnovabili: tutti i soldi andranno lì. Giro d’affari gigantesco al quale Comuni e Province con l’acqua alla gola non rinunceranno anche se “denuclearizzate”

di Salvatore Giannella

11-02-2010

Può aver compiuto un passo falso, ieri 10 febbraio, il governo di centrodestra che si riempie ogni giorno a parole di federalismo e di sovranità popolare e poi vara un decreto nucleare centralista, vago e contro la maggioranza del popolo italiano, incluso quel “popolo delle partite Iva” che è alla base del suo successo elettorale. Si tratta di un decreto che:

  1. mette un bavaglio alle regioni in cui saranno imposti i siti nucleari;
  2. tace sui nomi delle regioni destinate ad accogliere i siti e le scorie radioattive per secoli, per paura di vedere influenzati negativamente i risultati delle elezioni regionali. Paura legittima, visto che gli italiani, non solo con il referendum del 1987, ma anche dopo, si sono dichiarati contrari e visto che il nucleare al nostro Paese non conviene sotto nessun aspetto perché è una tecnologia vecchia, dannosa per l’ambiente e la salute e insostenibile dal punto di vista economico. Per questo Greenpeace ha aperto una petizione. In soli tre giorni, già 12mila cittadini hanno firmato per chiedere ai loro candidati alle regionali di schierarsi contro il nucleare sul sito www.nuclearlifestyle.it
  3. non dice nulla su quante centrali sono programmate con quanta energia c’è da aspettarsi e a quali costi. L’Italia, avverte una nota di Greenpeace, usa le cifre che Enel presenta alle conferenze stampa invece di informarsi su quelle che il costruttore francese presenta alle gare d’appalto: negli Emirati Arabi il gruppo guidato dalla francese Areva ha offerto 4 reattori EPR come al nostro orizzonte a un costo di 6,5 miliardi di euro l’uno mentre in Italia la propaganda parla di 4 miliardi;
  4. sorvola sui sistemi di sicurezza collegati alle centrali (su questa specifica voce le agenzie di sicurezza di tre Paesi, Francia inclusa, hanno pubblicamente dichiarato non sicuro il sistema di emergenza dell’EPR lo scorso ottobre).

Si tratta di un decreto che, in assenza di un piano con dati certi e non propagandisti, può far aumentare il senso di demotivazione della maggioranza degli italiani. Di quell’altra Italia che, invece, spesso in un totale silenzio mediatico (a differenza del clamore mediatico pro-atomo) ha detto sì al cambiamento nel settore energetico investendo, in linea con gli altri Paesi industrializzati come la Germania, risorse e intelligenze verso il risparmio e una maggiore efficienza energetica e verso le fonti rinnovabili di energia.  (leggi tutto)