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Brasile, São Lourenço: 600 donne occupano il quartier generale di Nestlé!

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Si è concluso nei giorni scorsi a Brasilia il World Water Forum, meeting internazionale che si svolge ogni tre anni per discutere come avvicinarsi agli obiettivi posti dalle Nazioni Unite sui problemi idrici del pianeta. Vi partecipano migliaia di esponenti dei governi, funzionari e dirigenti d’azienda, accademici e rappresentanti delle grandi Ong, un grande e prestigioso circo dell’acqua, segnato da qualche buona intenzione ma, soprattutto, dall’ossessione di privatizzare la fonte della vita e dalle stesse ipocrisie di ogni summit di potenti votati al business e al saccheggio delle risorse naturali. Il meeting viene infatti severamente contestato dal FAMA, il Forum alternativo mondiale dell’acqua, promosso da movimenti sociali di tutto il mondo che lottano contro la mercificazione delle risorse e della vita. Parte essenziale del FAMA sono le proteste all’esterno, che anche quest’anno hanno preso di mira le multinazionali e le istituzioni responsabili della crisi idrica e di quella ambientale. Tra le azioni di protesta, spicca quella del 20 marzo, quando 600 donne del Movimento dei lavoratori rurali senza terra (MST) hanno occupato il quartier generale di Nestlé a São Lourenço, nello Stato meridionale del Minas Gerais, per protestare contro gli accordi tra il governo di Temer e la società per la privatizzazione delle risorse idriche.

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Redazione Desinformémonos

Circa 600 donne hanno occupato la sede dell’impresa Nestlé a São Lourenço, regione sud del Minas Gerais, Brasile, per denunciare la vendita delle acque alle compagnie internazionali promossa dal governo di Michel Temer, nell’ambito del Forum Mondiale delle Acque, a Brasilia.

Maria Gomes de Oliveira, della direzione del Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra (MST), ha affermato che “c’è bisogno di molta sfacciataggine per organizzare un forum internazionale con l’obiettivo di commercializzare le nostre riserve d’acqua” e che “loro non si sono riuniti per discutere la gestione di nulla, stanno promuovendo una vera asta per vendere il paese al ‘prezzo delle banane’”.

Immagina di essere obbligata a comprare bottiglie d’acqua per tutto il giorno per saziare la tua sete. Nessuno lo reggerebbe. E questo è ciò che vogliono le imprese che sono riunite in questo esatto momento in quel Forum”, ha detto la dirigente.

Oliveira ha spiegato che lo sfruttamento dell’Acquifero Guaraní, che abbraccia Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, è stato discusso da Temer e dal presidente della Nestlé Paul Bulcke, ma con la vittoria dei conservatori in Argentina e dei colpi di stato che sono stati promossi in Paraguay e in Brasile, solo l’Uruguay può porre degli ostacoli alla privatizzazione. “Quanto più va avanti il golpe, più chiara diventa l’influenza dei grandi gruppi economici sulla politica e sugli interessi per sfruttare le nostre ricchezze naturali”, ha aggiunto.

Dal 1994 la Nestlé ha installato un impianto nel Minas Gerais e da allora è stata oggetto di denuncie da parte della popolazione per lo sfruttamento dell’acqua, ma il governo appoggia la compagnia e permette l’estrazione delle risorse naturali.

La componente del MST ha dichiarato che “la Nestlé si è stabilita qui da decenni e, da allora, promuove lo sfruttamento predatorio e, anche, irregolare. L’acqua è un bene comune dell’umanità, difenderla è una questione di sovranità”.

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Fonte: comune-info.net

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Approfondimento

Coca-Cola, Nestlé, il Water Resources Group e il saccheggio dell’acqua della terra

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Veneti e friulani saliti sull’altopiano per difendere la foresta

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La foresta del Cansiglio

La foresta del Cansiglio

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Consiglio: giù le mani dalla foresta!

16 Settembre 2016

I sindaci dell’Alpago e della pedemontana trevigiana del Cansiglio vogliono un investitore che acquisti dalla Regione l’hotel San Marco e lo trasformi n un centro benessere? «Si accomodino» hanno reagito i promotori della prima festa popolare del Cansiglio, davanti ai 2 mila tra veneti e friulani saliti sull’altopiano, nonostante il brutto tempo e che neppure un violento acquazzone ha fatto scappare.

Ne erano attesi 300, domenica 19 giugno, non di più, per protestare contro la vendita (o la svendita?) del San Marco, chiuso da due decenni ed in precarie condizioni, ne sono arrivati cinque volte tanto. Un’autentica sorpresa, che ha colto impreparati anche gli organizzatori, da Mountain Wilderness all’Ecoistituto del Veneto, passando per Radio Gamma5.

«Questo dimostra com’è condiviso e popolare il sentimento di una protezione assoluta per questa foresta» ha commentato Michele Boato, presidente dell’Ecoistituto e autore di una lettera aperta al governatore del Veneto Zaia, per dirgli che quegli 815 mila euro che sono la base d’asta della vendita del San Marco non porteranno alcun beneficio economico, mentre daranno il via alla privatizzazione dell’altopiano. Sono state raccolte, nella circostanza, anche le prime 1200 firme in calce ad una petizione pubblica. Gli alpinisti Kurt Diembergher e Fausto De Stefani, tra i nomi più noti di scalatori, quando ieri mattina sono stati portati al San Marco per constatare il sito, hanno subito osservato che «sarebbe uno scempio aprire, in un luogo così fragile e strategico dal punto di vista naturalistico, un centro benessere, un albergo che richiamerebbe la necessità di un indotto di altre strutture, e di conseguenza la privatizzazione del Cansiglio».

È intervenuto anche Cesare Lasen, già pressidente del Parco nazionale Dolomiti bellunesi, una delle autorità in campo botanico, per sottolineare l’importanza del Cansiglio su questo piano. Da qui la necessità che prima di pensare alla candidatura delle colline del Prosecco come patrimonio tutelato dall’Unesco, si prenda in considerazione questa la sollecitazione di De Stefani la candidatura del Cansiglio. O, ancor meglio, la sua aggregazione alle Dolomiti già protette. Duemila persone non se le aspettava proprio nessuno, ieri in faccia al monte Pizzoc, da una parte, e al monte Cavallo, dall’altra. Gli organizzatori hanno promosso al mattino alcune escursioni per conoscere puntualmente la foresta: lungo la strada del Patriarca, al Giardino alpino, al Museo naturalistico e a quello etnografico “Anna Vieceli”; il gruppo più nutrito ha voluto conoscere i grandi alberi della foresta, i più storici.

Poi la festa e, prima che diluviasse, le riflessioni ad alta voce. C’è ancora tempo hanno convenuto gli oratori perché Zaia, che ha dimostrato grande sensibilità nel salvare centinaia di cervi dalla mattanza, ritiri il bando di vendita del San Marco, e magari lo faccia abbattere essendo in condizioni precarie, e lasci il colle su cui sorge alla fruibilità delle migliaia di visitatori dell’antico bosco da remi della Serenissima Repubblica.
La festa è proseguita quando è cessata la pioggia. È stata ospitata dall’ex base militare della guerra fredda, dove sta per essere definitivamente sistemato un grande parcheggio per camper e dove uno dei vecchi hangar sarà trasformato in un Museo della guerra fredda, con annesso auditorium. Museo che i sindaci ritengono inutile («non si possono spendere 600 mila euro in questa maniera» commenta il sindaco di Tambre), mentre sarebbe più urgente la definitiva sistemazione del parcheggio dei camper.

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Fonte: Salva le Foreste

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Approfondimento

Alpago

Cansiglio

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