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Emergency sulla situazione a Lampedusa

Quello che sta succedendo a Lampedusa è figlio di una politica criminale che da molti anni i governi di questo paese stanno attuando nei confronti dei migranti. Migranti che, oltre a essere privati dei più elementari diritti umani, vengono deliberatamente usati per esasperare gli animi, costruire “diversi” e “nemici”, alimentare guerre tra poveri.

La tensione e la violenza delle ultime ore, a Lampedusa come a Pozzallo, sono l’inevitabile conseguenza della politica di un governo che tratta gli stranieri come criminali, come problema di ordine pubblico, come bestie. Il sovraffollamento delle strutture, la carenza di assistenza di base, la privazione dei diritti fondamentali, oltre a essere una vergogna per un Paese che si vuole definire civile, comportano inevitabilmente l’inasprirsi del disagio e della violenza.
Grave è anche la mancanza di un progetto di accoglienza: migliaia di persone vengono lasciate marcire in condizioni disumane, senza prospettive, senza speranze, senza sapere cosa succederà di loro. A fare le spese di questa situazione, insieme ai migranti, sono ovviamente i cittadini italiani, lasciati pressoché soli a gestire tutti i problemi che una politica miope e disumana ha creato.

Disumana, nella maggior parte dei casi, è anche la situazione dei migranti che visitiamo ogni giorno nel sud Italia, presso le cliniche mobili di EMERGENCY: lavoratori trattati come schiavi, senza accesso all’acqua potabile, senza una casa, senza assistenza medica, senza diritti.

Confidiamo che i cittadini italiani abbiano la ragionevolezza e l’umanità che finora è mancata al governo, quell’umanità che permette di capire che gli “stranieri”, i “clandestini”, i “migranti stagionali” sono, prima che qualsiasi altra cosa, semplicemente “persone”, esseri umani. E come tali devono essere trattati. Ci rifiutiamo di cadere, anche a Lampedusa, nella logica della guerra: ci rifiutiamo di partecipare alla lotta di “quelli che stanno male”
contro ” quelli che stanno peggio”. Siamo dalla parte dei diritti: dei diritti degli italiani e degli stranieri, contro chi ostinatamente li nega.

Per conoscere il Programma di Emergency a favore dei migranti

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Venezia 2011: il cinema con i migranti.

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Presentati oggi alla Casa degli Autori alla 68 Mostra di Arte Cinematografica di Venezia l’elenco, pubblicato in fondo all’e-mail, e i messaggi dei firmatari dell’appello Venezia 2011: il cinema con i migranti.

In un festival molto caratterizzato da film italiani sull’immigrazione, quest’appello di registi, attori e artisti del cinema lancia un messaggio chiaro di denuncia e sensibilizzazione.
Chiediamo che:
1. Si intensifichino gli sforzi a livello internazionale per ridurre l’eccidio intollerabile di profughi in fuga dalla Libia. E’  disumano ciò che è successo dal marzo 2011 ad oggi: civili in fuga da un Paese sotto attacco militare sono stati lasciati completamente soli ad affrontare il mare, con un bilancio di almeno 1500 vittime. E’ dovere umanitario internazionale ed italiano in primis, fare di tutto perché chi fugge da una guerra a cui il nostro stesso paese partecipa, peraltro con l’obiettivo dichiarato di proteggere i civili, sia adeguatamente tutelato.
2. Si riconosca senza esitazione a tutti i profughi in fuga dalla Libia la possibilità di ottenere o una protezione umanitaria in Italia o, se espressamente richiesto dalla persona interessata, un rimpatrio assistito nel proprio Paese di provenienza.
3. Contemporaneamente ci si impegni a non replicare mai in futuro la scellerata politica dei respingimenti, attivata nel maggio 2009 con l’allora “amico” Gheddafi nonostante le denunce di vari organismi internazionali. Nessun respingimento in mare è accettabile, né verso la Libia né verso altri Paesi, come purtroppo sembra stia succedendo nelle ultime settimane verso la Tunisia.
4. Venga abolito il reato di clandestinità e si blocchi il prolungamento a 18 mesi della detenzione nei CIE, Centri di Identificazione ed espulsione, la cui organizzazione e funzione va completamente ripensata essendo diventati luoghi di intollerabile sospensione dei diritti, di forte umiliazione delle dignità personali e di isolamento civile e democratico. Venga a questo proposito revocata la circolare ministeriale che impedisce l’accesso di giornalisti e altri osservatori nei Centri stessi.
5. Venga pensato e finanziato un vasto programma di diffusione culturale e sociale di pratiche di accoglienza e integrazione. Da una parte vengano rivisti i modi di gestione dei vari centri di accoglienza, in particolare i CARA (Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo), troppo spesso ridotti a semplici dormitori isolati e spersonalizzati; dall’altra si attivino percorsi culturali di conoscenza, incontro e informazione per ricostruire una società aperta e solidale.
6. Venga riconosciuta la piena cittadinanza ai giovani 2g, ovvero i cittadini cresciuti in Italia ma figli di stranieri.
All’appello ha aderito anche la campagna L’Italia sono anch’io, tramite la quale si chiede di ottenere il diritto di voto e la cosiddetta cittadinanza breve per le persone di origine straniera che vivono in Italia.
Per ulteriori informazioni e per sostenere la campagna vi invitiamo a visitare il sito:
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ELENCO DEI FIRMATARI
Andrea Segre, Guido Lombardi, Marco Paolini, Giuseppe Battiston, Valerio Mastandrea, Elio Germano, Roberto Citran, Gaetano Di Vaio, Luca Bigazzi, Francesco Bonsembiante, Marco Tullio Giordana, Daniele Vicari, Daniele Gaglianone, Gian Paolo Cugno, Marco Bertozzi,Davide Ferrario, Giuseppe Baresi, Cineforum FIC Il posto delle Fragole – Oleggio (NO), Maurizio Sciarra, Anna Lodeserto, Paolo F.N. Ferrario, Guido Iuculano, Valerio Calzolaio, Domenico Marzaioli, Dario Formisano, Tanja Marcijan, Renata Bertolas, Roberto Giannarelli, Sabrina Morena, Ilaria Rossi Doria, Enrico Calamai, Florestana Piccoli Sfredda, Annunziata Fineschi, Valentina Forti, Angelo Tantaro – Cineclub Roma Fedic (Federazione Italiana Cineclub), Melina Caudo, Gian Luigi Nieddu, Lilia Manganaro, Paul Lee, Diego Nunziata – Cinemadocumentario.it, Simone Amendola, Filippo Baracchi (Ass.Cult. Settimo Binario Mestre-VE), Marco Den tici, Mimmo Mastrangelo, Ugo Adilardi e Paola Scarnati (AAMOD), Christian Cinetto, Pilar Castel, Giovanna Gatteschi, Andrea Bettinetti, Cristina Mantis, Giacomo Abbruzzese, Sergio Pelone, Claudio Metallo, Gianluca Di Girolami – Liberi Nantes ASD, Roberto Mazzarella, Gianluca De Falco, Maria Rosa Dominici, Roberta Lena, Pippo Mezzapesa, Marcello e Roberta Tobia, Paolo Pisanelli, Paolo Barbati, Cecilia Mangini, Stefania Bogo, Giovanni Cioni, Eky, Annalisa Forgione, Sara Zavarise, Gabriella Guido – rete PRIMO MARZO e LascateCIEntrare, Filippo Miraglia – ARCI, Maria Adele Roggero, Prospero Bentivegna, Ivan Nick Mbongo Kapalala, Gianfilippo Pedote, Luisa Acerbi, Stefania Incagnoli, Beppe Casales, Barbara Sorrentini, Maria Luisa Forenza, Giuseppe Barnato, Antonio Pecoraro, Circolo ARCI Thomas Sankara, Enrico Montalbano, Enrica Boffetta, Cristina De Ritis, Massimo D’Orzi, Cécile Kyege Kashetu &nda sh; rete PRIMO MARZO
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Italia 2009 – Migranti: violazione del diritto d’asilo, respingimento e tortura

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Migranti, sui respingimenti del 2009 l’Italia è sotto accusa

È forse vicina all’epilogo la vicenda dei migranti respinti in Libia nel 2009 dal Governo italiano. Gravi le accuse da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo: palese violazione del diritto d’asilo, respingimento e tortura.

di Valentina Valente

Avevano vagato per 3 giorni e 3 notti, all’addiaccio, senza cibo né acqua, i circa 200 migranti che, nella notte fra il 6 e il 7 maggio 2009 furono intercettati a sud di Lampedusa dalle motonavi italiane e consegnati nelle mani dei poliziotti libici. Fra di loro 41 donne, alcune incinte, e molti bambini. Soccorsi dalle motovedette italiane, era stato fatto credere loro che sarebbero sbarcati a Lampedusa.

Speranza subito spenta con l’arrivo nel porto di Tripoli. Qui, senza neppure essere stati identificati, venivano consegnati alle autorità libiche contro la loro volontà ed abbandonati al loro destino.

A solo un mese di distanza da quella tragica notte, il leader libico Gheddafi veniva accolto in Italia tra fasti e onori. È arrivato il momento della resa dei conti. Il 22 giugno il Governo italiano è stato infatti chiamato a rispondere, per la prima volta, davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo sui respingimenti collettivi di migranti verso la Libia.

“I ricorrenti, 11 somali e 13 eritrei, sono vittime di una chiara violazione dell’art. 3 della Convenzione che vieta il respingimento verso Stati in cui vi è il rischio di subire torture o trattamenti inumani e degradanti”, dichiarano gli avvocati Anton Giulio Lana e Andrea Saccucci, difensori di 24 dei migranti vittime dei respingimenti, e componenti del direttivo dell’Unione forense per la tutela dei diritti umani. (leggi tutto)

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Fonte: il Cambiamento

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