Stefano Cucchi: Orrore senza fine

  

 
 
 
 
 Fonte: Il Manifesto
 
di Franco Corleone
 
La morte di Stefano Cucchi sgomenta per il carico di inaudita violenza
esercitata verso una persona fragile; colpisce per il peso di
omissioni, sciatterie, menzogne, che hanno accompagnato un calvario di
sette giorni, dal fermo all’autopsia.
E’ una vicenda che condensa in
sé -esasperati- tutti i malanni e le contraddizioni del funzionamento
della giustizia, del carcere non trasparente, della legge sulla droga.
Stefano
Cucchi viene fermato per il possesso di un pezzo di hashish,
all’udienza di convalida si presenta con un avvocato d’ufficio; il
giudice conferma l’arresto e rinvia il processo a nuova seduta (quali
esigenze cautelari impedivano la liberazione o gli arresti
domiciliari?); entra infine nel tunnel che lo porta a Regina Coeli, poi
al Fatebenefratelli e infine nel repartino bunker dell’Ospedale Sandro
Pertini.
In questo percorso costellato di puntigliosità burocratiche
non c’è spazio per i diritti elementari di civiltà, prima ancora che
per il dettato dell’Ordinamento penitenziario; non c’è spazio per un
briciolo d’umanità verso i familiari, prima ancora che per il diritto
alla salute e alla vita di un detenuto.
La riforma che ha passato la
sanità penitenziaria al servizio sanitario pubblico ha fallito, in un’
occasione che poteva costituire il banco di prova per segnare la
differenza e garantire i principi costituzionali.
Stefano Cucchi non
è un caso isolato, purtroppo. Che cosa dicono oggi i nomi di Marco
Ciuffreda, di Giuseppe Ales, di Alberto Mercuriali, di Roberto
Pregnolato, di Stefano Frapporti, di Aldo Bianzino? Sono persone morte
in carcere in circostanze non chiare o suicidatesi per reazione
all’arresto legato alla detenzione di pochi grammi di stupefacenti.
Sono persone presto dimenticate o su cui neppure si è acceso
l’interesse dei media e delle istituzioni. C’è da augurarsi che questa
volta le indagini procedano speditamente per arrivare a conclusioni non
desolanti e non deludenti. Si tratta di sapere subito con precisione
come sono andate le cose. Questa sarebbe la prima conquista di verità e
di giustizia. La seconda, di non avere riguardi verso gli eventuali
colpevoli, qualsiasi divisa essi indossino. (leggi tutto)