Ecco la lettera di padre Alex Zanotelli che racconta i fatti della nave "Vera D" attraccata a Napoli con a bordo 9 immigrati clandestini e la gioia poi della loro liberazione. (madu)
Napoli, 16 aprile 2010
Vittoria
degli immigrati
Oggi alle ore 13.00 sei dei nove rifugiati della nave
da carico “ Vera D”, sono stati rilasciati dal CIE (Centro di
identificazione ed espulsione) di Brindisi , su istanza del giudice,
perché presunti minori. Abbiamo accolto questa notizia con un urlo di
gioia : giustizia fatta per gli immigrati, una vittoria per gli
attivisti napoletani che hanno difeso passo passo i nove immigrati.
Il
nostro impegno è iniziato quando il 7 aprile la nave da carico “Vera
D”, che batte bandiera liberiana, aveva attraccato al molo 51 nel porto
di Napoli, dichiarando di avere a bordo nove immigrati clandestini(erano
saliti segretamente ad Abidjan, in Costa D’Avorio).Per motivi di
sicurezza , la “Vera D” è stata bloccata dalle autorità portuali fino al
12 aprile, quando gli attivisti anti-razzisti ne sono venuti a
conoscenza. Da quel momento gli attivisti hanno iniziato a presidiare la
nave perché non salpasse, dato che il Ministero degli interni vuole che
gli immigrati vengano respinti. La lunga trattativa fra la compagnia
della nave e gli attivisti si è conclusa nel cuore della notte di quel
12 aprile. Alcuni attivisti , accompagnati da un legale, sono saliti a
bordo per incontrare i nove immigrati. Tutti hanno chiesto l’asilo
politico e sei di loro si sono dichiarati minorenni. Subito dopo è stato
presentato un esposto alla Procura della Repubblica e all’autorità
portuale, dove si richiedeva il diritto di asilo, nonché la tutela dei
sei minori. Così i nove clandestini (cinque nigeriani e quattro
ghaneani) sono sbarcati alle ore 12.00 del 13 aprile. Una bella
vittoria questa, in un’Italia che ha votato il “Pacchetto Sicurezza” di
Maroni, un’Italia che sta’respingendo’ i ‘disperati ‘della storia. E’
straordinario che il Comune di Napoli abbia dato la disponibilità ad
accoglierli.
I nove immigrati sono stati poi trasportati all’Ufficio
dell’Immigrazione della Questura di Napoli. Abbiamo presidiato
l’Ufficio per tutto il pomeriggio, proprio perché temevamo un colpo di
mano. Le trattative tra gli attivisti, i sindacalisti e i rappresentanti
del Comune di Napoli con la Questura di Napoli, hanno continuato senza
sosta. I nove immigrati sono stati esaminati all’ospedale e trovati
tutti maggiorenni:18 anni di età. Questa notizia ci aveva fatto
infuriare perché ci sembrava ovvio che almeno tre erano minorenni. A
posteriori, posso dire che la trattativa è stata una farsa ben recitata ,
perché la decisione era già stata presa dal ministro Maroni a Roma, e
alla Questura toccava solo ubbidire. Alle ore 20.00 tentiamo l’ultimo
incontro con il dirigente dell’Ufficio. Fu un momento durissimo. Ci
disse che i nove dovevano essere trasportati al CIE di Brindisi.
Insistemmo sul fatto che c’erano dei minorenni.” Se ci sono dei
minorenni- replicò il dirigente- me ne dispiace.” A quel punto persi le
staffe. “ Come può un pubblico ufficiale –urlai -dire se ci sono…. Ma in
che paese viviamo?” “ Devo ubbidire”, mi rispose. Uscimmo con tanta
rabbia in corpo. E ci disponemmo davanti al portone dell’Ufficio, da
dove dovevano uscire i nove per essere trasportati a Brindisi. La
Questura inviò un primo scaglione della Celere , guidato da una donna
tutta sorrisi. Nel frattempo, altri attivisti arrivavano:eravamo circa
un centinaio. Allora inviarono un secondo squadrone della Celere, armato
di tutto punto. Ci confrontammo così , faccia a faccia, per mezz’ora.
Poi l’ordine di caricarci. Tentammo di resistere, ma fummo travolti.
Alcuni di noi riuscimmo a svincolarci e a ritornare davanti al portone.
“Dovrete passare sul mio corpo-urlai- Voi non potete portare dei
minorenni in un lager.”Uno spintone mi fece barcollare e cadere.
“Vergognatevi!- dissi al Dirigente dell’Ufficio Immigrati. “Vai via,
sobillatore!”- mi gridò, mentre le gazzelle della polizia sfrecciavano
via portando gli immigrati.
Ero talmente scosso che mi misi a
piangere. Quello che avevamo subito era poca cosa in confronto al grido
di dolore dei nostri fratelli, anzi figli, africani.
La notizia ,
oggi,che la Questura di Brindisi ha riconosciuto che ben sei di loro
erano minorenni e che sono stati liberati, ci conforta e ci fa sentire
che non abbiamo lavorato invano .