Liberi di non credere: Roma 19 settembre 2009 per un paese laico e civile

 

 

 

19 SETTEMBRE 2009, ROMA
LIBERI DI NON CREDERE
primo meeting nazionale per un paese laico e civile

 

Erano pochi milioni, cent’anni fa. Oggi sono circa un miliardo. Il
formidabile aumento del numero dei non credenti è l’unica, rilevante
novità nel panorama religioso mondiale degli ultimi decenni. Un
fenomeno che, peraltro, nei paesi democratici non accenna affatto a
fermarsi: una crescita che, significativamente, non è il frutto
dell’opera di ‘missionari’ dell’ateismo e dell’agnosticismo, ma l’esito
di centinaia di milioni di riflessioni individuali. Circostanza ancora
più eloquente, la loro diffusione è maggiore quanto maggiore è la
diffusione del benessere, dell’istruzione, della libertà di
espressione. Lungi dal portare le società alla rovina, come vaticinano
leader religiosi incapaci di trovare risposte più adeguate alla
secolarizzazione, atei e agnostici ne rappresentano la parte più
dinamica, quella che più contribuisce alla loro crescita: rispetto alla
media della popolazione sono più giovani, più istruiti, più aperti al
nuovo, più tolleranti nei confronti di chi viene troppo spesso dipinto
come ‘diverso’: stranieri, omosessuali, ragazze madri, appartenenti a
religioni di minoranza.

Quasi ovunque il mondo politico ha registrato questi cambiamenti,
improntando le legislazioni nazionali a norme sempre meno dipendenti
dall’etica religiosa prevalente (ancora per quanto?), e valorizzando
per contro l’autodeterminazione dei singoli individui. Persino in una
“nazione cristiana” quale sono ritenuti gli Stati Uniti, un americano
su sette non appartiene ad alcuna religione: non è un caso che, nel suo
discorso di insediamento, Barack Obama abbia esplicitamente
riconosciuto il ruolo dei non credenti.

Un solo paese occidentale sembra fare eccezione, nonostante la
religiosità sia in calo anche lì. È il paese con la classe politica
meno apprezzata, con i livelli più bassi di libertà di espressione: un
paese che tanti, in patria e all’estero, ritengono in declino. Quel
paese è il nostro, quel paese è l’Italia. Un paese dove i non credenti
sono i paria della società, relegati dalla legge (e dal
condizionamento sociale) a cittadini di quinta categoria: l’incredulità
viene buona ultima, quanto a diritti, dopo la Chiesa cattolica, le
confessioni sottoscrittrici di Intesa, i culti ammessi e le confessioni
non registrate. Un paese dove si può essere censurati se si tenta di
scrivere che Dio non esiste. Un paese dove, in televisione, è
impossibile ascoltare una critica alle gerarchie ecclesiastiche. (leggi tutto)

 

 

Vogliamo l’uguaglianza, giuridica e di fatto, di credenti e non credenti

Vogliamo l’affermazione concreta della laicità dello Stato

Vogliamo la fine di ogni privilegio, di diritto e di fatto, accordato alle confessioni religiose

Vogliamo che le concezioni del mondo non religiose abbiano la
stessa visibilità e lo stesso rispetto delle concezioni del mondo
religiose