La nostra esistenza nell’infinitamente grande e nell’infinitamente piccolo

Che il sorriso di Louise sia il punto di partenza per il viaggio nello spazio più profondo e poi, a ritroso,  nello spazio interatomico,  ha certamente un suo significato. Ma quello che mi ha colpito di questo video è l’irrilevante peso che ha la specie umana nell’immensità dell’universo. Nel 1928 il filosofo e matematico Bertrand Russell racconta così la presenza dell’umanità nello spazio infinito:

“…L’universo, quale l’astronomia ce lo rivela, è immenso. Quant’altro ci sia di là della portata dei telescopi, non possiamo dire; ma quella parte che non conosciamo è di inimmaginabile immensità. Nel mondo visibile la Via Lattea rappresenta un minuscolo frammento. In questo minuscolo frammento il sistema solare è una macchia infinitesima, e di questa macchia il nostro pianeta costituisce un puntolino microscopico. Su questo puntolino tanti minuscoli aggregati di carbonio ed acqua, dalla struttura complicata, e dotati di alquanto inusuali proprietà fisiche e chimiche, strisciano per pochi anni, fino a quando non tornano a dissolversi negli elementi di cui sono composti. Dividono il loro tempo tra il lavoro escogitato per posticipare il momento in cui ciascuno di essi si dissolverà, e frenetiche lotte per impedire quel lavoro agli altri esseri della loro specie. Convulsioni naturali distruggono periodicamente migliaia o milioni di essi, e le malattie ne spazzano via prematuramente un numero anche maggiore. Questi avvenimenti sono considerati disgrazie; ma quando gli uomini riescono a procurare con le loro stesse mani simili distruzioni, ne gioiscono, e ne rendono grazie a Dio…” .

(Bertrand Russell da “Saggi Scettici” – 1928)